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Autore: _Alexis_    25/04/2012    4 recensioni
Il suo piccolo angolo di paradiso. Ah.
Rilassò i muscoli, respirò, vide un po’ più colorato.

Kyoraku x Ukitake
Yaoi molto leggero
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kyouraku Shunsui, Ukitate Jyuushiro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Di fretta, e senza curarsi in alcun modo che qualcuno lo avesse visto, si allontanò, con la testa che dal dolore pulsava pericolosamente, con gli occhi stanchi e un insolito desiderio di tornare in infermeria a far finta di essere malato, ferito o invalido.
Come lo erano tutti ancora a quel tempo, del resto. La stragrande maggioranza dei luogotenenti, e molti capitani erano ancora costretti nei lettini, chi con le ossa rotte, chi con arti amputati, chi ancora, invece, non si era neanche ripreso.
I lamenti si potevano sentire anche la notte, uno strazio.
E ciononostante gli incontri tra capitani continuavano, sebbene fossero sempre quattro o cinque ad essere presenti, e forse solo con il corpo –alludeva forse al capitano Hitsugaya, che da solo sembrava sprigionare un’atmosfera di depressione che coglieva tutti in breve?
Non riusciva a resistere, non ce la faceva. Erano passati pochi giorni, pochissimi, e si sentiva ancora come se dovesse morire presto.
Confusione, agitazione, ora più che mai.
Non ne poteva più, Kyoraku, che era uno di quei pochi disgraziati ad essersi ripreso per primo, in tempo per veder soffrire tutti gli altri.

Il suo piccolo angolo di paradiso. Ah.
Rilassò i muscoli, respirò, vide un po’ più colorato.
In quella stanza entravano solo pochi raggi di sole, e per questo, sebbene la giornata fosse piuttosto calda, l’ambiente era comunque abbastanza fresco. Accogliente, come sempre. Non sapeva se lo pensasse solo perché amava quel posto, o perché fosse veramente accogliente quel giorno.
Senza fare troppo rumore, si accostò, in punta di piedi, al futon sul quale Jushiro riposava beato. Accovacciato sotto le coperte che lo ricoprivano fin sopra il naso, non riusciva a vederlo bene, in quanto fosse voltato dall’altra parte, e tutto ciò che gli appariva era un’enorme massa di capelli bianchi, in parte ancora piuttosto disordinati e secchi, che facevano tutt’uno con coperte, cuscino e vesti. Luminoso.
Vedeva il suo torace allargarsi, restringersi, segno che stesse respirando tranquillo, e poteva solo immaginare la sua espressione. Il tutto era reso decisamente meno aggraziato da quel sangue sparso ovunque, il cuscino segnato da macchie in parte secche, in parte ancora leggermente umide, e le coperte sporche in vari punti, impronte e schizzi.
Segno che non doveva aver passato una notte tranquilla. Non pensò neanche per un attimo di svegliarlo. la sua sola presenza lo faceva già stare meglio, e sorrise tranquillo.

-Kyoraku… sei tu?
-mhm…

Mugugnò mentre si mordeva il labbro, in colpa per averlo svegliato, e sentiva quella voce calda e impastata che, tra il fruscio delle coperte che si spostavano, si faceva sentire flebilmente.
Ukitake fece uno sforzo immane già solo per voltarsi di schiena e guardare in viso l’amico.
Sebbene la sua pelle fosse più bianca del normale, e il volto molto meno tondeggiante e gli occhi verdi molto meno accesi, Kyoraku lo trovò tutto sommato piuttosto in forze, per aver passato tutti quei giorni tra vita e morte.
Cercava adesso di mettersi a sedere, il guerriero dai capelli argentei, facendo leva sull’avambraccio, con una smorfia di dolore, sudando per lo sforzo e il fiato a metà.
Kyoraku restò comunque immobile. Non per pigrizia o menefreghismo, ma sapeva che Ukitake preferiva così, e che se l’avesse aiutato l’avrebbe fatto sentire in qualche modo debole, cosa che era, almeno in quel momento.
Si lasciò scappare un gemito soffocato, quando finalmente riuscì a trovare una posizione comoda, e ricominciò a respirare.
La veste completamente aperta lasciava tranquillamente allo scoperto quello che era lo scempio del suo corpo in quel momento, le bende lo avvolgevano fin sotto i pettorali ed erano comunque già sporche di sangue in più punti.
Afferrò poi la tazza di Tè che era poggiata accanto al futon, sorseggiando lentamente, appagato da quel sapore caldo e rilassante.
-Grazie.
Kyoraku si lasciò scappare un mezzo sorriso, mentre lasciava andare il suo peso sulle mani poggiate all’indietro e pensava che quel Tè non l’aveva portato lui, ma preferiva stare zitto.
Ukitake si spostò i capelli dietro l’orecchio, mentre finiva felice il suo Tè tiepido, e l’altro lo guardava così. Mentre ricordava in che stato fosse solo il giorno prima, e le ferite che non si rimarginavano e la febbre che saliva.

Gli si avvicinò, gli tolse delicatamente la tazza di Tè dalle mani poggiandola a terra. Fece scorrere un braccio dietro la sua testa, accarezzandogli il collo, avvicinando le proprie labbra a quelle dell’altro, che si lasciò andare tranquillo.
Nessuno dei due chiuse gli occhi, e i loro sguardi erano puntati l’uno all’altro ad analizzarlo.
Kyoraku sentiva perfettamente il sapore del sangue nella sua bocca, ed era una cosa che non gli piaceva. Ma stava bene, Ukitake stava bene, poteva vederlo nei suoi occhi che lo guardavano tranquillo mentre piano assaporava il gusto dell’altro. Ogni immagine di dolore, di guerra, negli occhi di Ukitake non aveva posto, non c’era nulla che potesse spaventarlo. Assicuratosi di questo, allora, Kyoraku poteva chiudere gli occhi, e l’altro faceva altrettanto, per poi separarsi l’uno dall’altro.
Comunque, Shunsui, quasi come sfinito, si lasciò immediatamente andare, di peso, con il viso nascosto nell’incavo tra la spalla e il collo di Ukitake, respirandone l’odore, ancora in parte contaminato dal sangue, ma sempre così fresco e morbido, e gli accarezzava i capelli. Jushiro sorrise, gli poggiò una mano sulla testa, mentre sentiva il respiro dell’altro farsi adesso più interrotto, soffocato da piccoli singhiozzi sommessi.
Voltò lo sguardo fuori dalla porta, pensando che sapeva benissimo, sin dal momento in cui l’aveva sentito entrare, che l’amico fosse venuto lì solo per quello. E glie ne era grato.
Kyoraku non avrebbe mai potuto piangere di fronte a nessun altro, non per vergogna, non per questioni di orgoglio o sciocchezze simili.
Non avrebbe mai potuto mostrare alla sua o ad altra divisioni, di essere quello che, tra tutti, aveva più paura della guerra.


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Papapà!
scritta tipo... adesso, quindi boh, non so nemmeno che senso abbia...
a me, questi due, piacciono da morire, punto.
forse Kyoraku potrà essere un po' OOC, non saprei... è un po' così che me lo immagino io, combatte in maniera molto diversa dagli altri, l'abbiamo visto, e non perchè gli piace, di certo...

The Moment of Clarity (e titolo del capitolo) dolcissima canzone (una delle poche) di Roger Waters...
   
 
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