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Autore: Maggie_Lullaby    25/04/2012    11 recensioni
Nick, dopo la fine della storia d'amore più bella della sua vita, sembra non sapere come andare avanti e si lancia nel suo lavoro più di quanto non abbia mai fatto.
Clio è una bambina dalla spiccata intelligenza, una parlantina acuta e gli occhi da sognatrice.
Quando si incontrano per caso, nell'ultimo posto in cui entrambi vorrebbero essere, scopriranno che, in un modo o nell'altro, non possono più stare l'uno senza l'altra.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao bellissime Approfittando di questo Mercoledì di vacanza e dato che questo è l'ultimo capitolo ed era già pronto, ho deciso di postare oggi anziché aspettare sino a Venerdì.

Sono senza parole, non credevo che postare quest'ultimo capitolo mi avrebbe fatto questo effetto e voglio ringraziare ognuno di voi per il supporto che mi avete dato durante questi mesi. Grazie, davvero, siete meravigliose.

Tra qualche giorno posterò un “capitolo extra” in cui scriverò dei ringraziamenti decenti e vi farò un riassunto dei miei futuri progetti qui su EFP, se a qualcuno di voi possono interessate.

Grazie, di cuore.

Per la canzone cliccate qui. Io la amo, semplicemente, ha un testo stupendo, romantico, dolce e... beh, è semplicemente perfetta. Spero vi piaccia, così come spero che questo finale vi soddisfi.

Capitolo 18.


And if a double-decker bus
Crashes into us
To die by your side
Is such a heavenly way to die
And if a ten-ton truck
Kills the both of us
To die by your side
Well, the pleasure - the privilege is mine
Oh, there is a light and it never goes out.

{There Is a Light That Never Goes Out; The Smiths}

 

A Los Angeles quel giorno c'era il sole.

Se fosse stato un qualsiasi altro giorno, non sarebbe stato un evento degno di nota. Los Angeles era in California, uno degli Stati che vantavano il maggior numero di giorni soleggiati negli Stati Uniti.

Quel giorno, però, la presenza del sole stupì Nicholas. Quel mattino si era svegliato dai suoi sogni agitati con la convinzione che dovesse essere una giornata nuvolosa.

Quando aveva visto il cielo terso e i raggi solari che illuminavano la città, si era sentito quasi spezzato, finché non aveva pensato che, forse, Clio avrebbe preferito che ci fosse il sole e non le nuvole.

Clio era morta da tre giorni.

Nick si aggiustò meglio la cravatta nera, sistemando il risvolto della giacca in tinta mentre attraversava il prato verde del cimitero, Joe che camminava due passi dietro di lui.

Il ragazzo si fermò di scatto quando vide la folla che si stava radunando a una ventina di metri da lui, circondando probabilmente la piccola bara della bambina.

Sentì il respiro farsi più pesante e le lacrime appannargli gli occhi.

Joe gli appoggiò una mano su una spalla.

«Ce la fai?», domandò con tono dolce.

Nick non rispose – aveva parlato così poco, negli ultimi tre giorni – e si limitò ad annuire piano, prima di poggiare una mano su quella del fratello per poi ricominciare ad incamminarsi.

Mentre si avvicinava alla piccola folla si accorse che stava attirando su di sé parecchi sguardi tra i presenti ma non ci fece caso e proseguì dritto fino a raggiungere la persona che gli interessava.

Laura era in piedi, un vestito nero le copriva il corpo magro e sciupato, lo sguardo fisso sulla bara della figlia.

Nick la abbracciò di slancio, circondandola con entrambe le braccia e sentì, dopo un leggero brivido della donna, le sue mani che si aggrappavano a lui come se fosse un'ancora di salvezza.

Rimasero immobili per parecchi istanti, riscuotendosi solo nel momento in cui il reverendo – Oliver Stone – richiamò la loro attenzione con voce gentile e pacata.

Nicholas rimase accanto a Laura, prendendola per mano, mentre tutti i presenti si sistemavano meglio in cerchio.

Paul e Denise erano arrivati dal Texas il giorno prima, dopo che Joe li aveva chiamati informandoli dell'accaduto in modo tale da poter dare a Laura – e Nick – del supporto; Danielle e Kevin li avevano raggiunti poche ore dopo. Nonostante non avessero conosciuto molto bene né Laura né Clio avevano insistito per venire.

Nick passò lo sguardo su tutti: c'erano parecchie infermiere dell'ospedale, le quali consideravano Clio ormai quasi come una nipote; il dottor Gray, accompagnato dalla moglie, lo sguardo triste e sconvolto; c'erano anche tutte le ex compagne della squadra di calcio di Clio, accompagnate dai genitori.

L'ultima persona su cui si posò lo sguardo di Nick fu Howard Randall.

Quando Laura gli aveva raccontato di lui, se lo era immaginato come un uomo ben distinto, dai capelli e gli occhi scuri, e si stupì nel constatare che era ben diverso: in effetti, pensò poco dopo, non l'avrebbe potuto riconoscere se non fosse stato diverso.

Era identico a Clio. Aveva i capelli vermigli, gli occhi zaffiro – ora confusi, come se non si rendesse conto di dove si trovava esattamente – e il naso della bambina. Gli zigomi erano più marcati, più seri, però. Clio aveva ereditato dalla madre le labbra sottili e i lineamenti dolci.

Howard era accompagnato da quella che doveva essere la nuova moglie, una donna giovane, araba, vestita di nero.

Una scarica di rabbia attraversò la spina dorsale di Nick, sino alla punta delle dita e dovette chiudere la mano libera a pugno, limitandosi a stringere più forte quella che teneva Laura. Come osava quell'uomo presentarsi dopo anni di assenza solo per il funerale della figlia? Come aveva avuto il coraggio di farsi vedere dopo essere scappato dalla sua famiglia in modo così vigliacco?

Ebbe l'istinto improvviso di urlargli contro, di spingerlo, di tirargli un pugno, di fare qualcosa e solo la voce del reverendo riuscì a distrarlo.

Nicholas prese un respiro profondo e, questa volta, i suoi occhi si posarono sulla fotografia appoggiata davanti alla tomba.

Clio era bellissima: sorrideva, lo sguardo distratto, non guardava verso l'obbiettivo, ma verso la madre. Nick lo sapeva bene, perché l'aveva scattata lui quella foto, prima che le tagliassero i capelli, prima che la malattia peggiorasse.

Nicholas avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare a quei giorni.

Si rese conto solo dopo qualche minuto che stava piangendo; sentiva le lacrime salate scivolargli lungo le guance e sparire nel colletto della camicia, altre gli bagnavano le labbra. Non tentò nemmeno di nasconderle, a quale scopo? Non si vergognava di piangere. Soprattutto, non si vergognava di piangere per Clio.

Il reverendo stava continuando il suo epitaffio, dicendo alcune frasi di rito che Nick stava ascoltando appena.

Si voltò verso Laura, per guardarla in viso. Non stava piangendo, il suo dolore andava oltre le lacrime. Era come se si fosse spezzata e, Nicholas sapeva, che non sarebbe mai tornata la donna di un tempo. Forse, un giorno, sarebbe tornata a sorridere, a cercare di riprendere in mano la sua vita, ma non sarebbe mai più stata la donna che Nick aveva conosciuto.

È strano, nella lingua inglese* esistono parole come orfano, che indica un figlio che ha perso i genitori, vedovo, un marito che ha perso la moglie, e vedova, una moglie che ha perso il marito, ma non esiste una parola che descriva un genitore che ha perso il figlio. Forse era qualcosa di così sbagliato, di così doloroso, che non esiste una vera, unica parola per descriverlo.

Nicholas, in quel momento, si sentiva come un padre che ha perso la figlia. E sapeva che quel dolore in fondo al cuore, sordo, palpitante, non sarebbe mai scomparso, che avrebbe fatto parte di lui per sempre.

Un sorriso triste si disegnò sulle labbra del ragazzo, mentre le lacrime ancora gli scorrevano lungo le guance, sapendo che, in fondo, non gli dispiaceva che quel dolore di fondo sarebbe rimasto con lui per sempre: non avrebbe mai scordato Clio e il modo in cui si sentiva quando era con lei, almeno.

Cercò di prestare attenzione alle parole del reverendo Stone, senza mai staccare gli occhi dalla foto di Clio.

All'inizio non si rese conto della figura nera che si era unita al gruppo riunito intorno alla bara, non stava prestando attenzione a nulla che non fosse foto di Clio o la mano di Laura. Non si accorse di quella presenza per molto tempo, per quasi tutta la durata del funerale.

«Laura», chiamò a un certo punto il reverendo Stone, un sorriso dolce rivolto verso Laura e facendo finalmente alzare lo sguardo a Nicholas.

La donna annuì, tremante, abbandonando la mano del ragazzo e avvicinandosi alla bara per depositarci sopra una rosa bianca, dopo averla presa dal tavolino lì vicino.

Appoggiò il fiore, facendo ben attenzione a tutti i petali, per poi baciarsi la punta delle dita della mano desta e appoggiarle sulla foto di Clio.

Nick la vide muovere la bocca, ma parlava troppo a bassa voce per capire cosa stesse dicendo.

Laura rimase immobile davanti alla bara per lunghi minuti in cui regnò il silenzio fra tutti i presenti, poi prese un profondo respiro, probabilmente nel tentativo di calmarsi, e tornò al suo posto, accanto a Nicholas. Subito, le braccia del ragazzo corsero a stringerla, cercando di regalarle un minimo di conforto.

In fila, come in una lunga processione, tutti si avvicinarono alla bara di Clio, appoggiandoci sopra una rosa bianca, sussurrando magari qualche parola.

Quando la figura nera si avvicinò, Nick quasi non la riconobbe. Solo quando si voltò verso di lui, il suo cuore perse un colpo, per poi cominciare a battere ancora più forte.

Delta aveva gli occhi azzurri bagnati di lacrime. Gli rivolse un sorriso triste mentre appoggiava la rosa sulla bara di Clio, poi abbassò il capo e si baciò la punta delle dita per appoggiarle sul legno scuro.

Nick pensò che si sarebbe avvicinato a lui, ma invece tornò nel posto in cui, evidentemente, era stata sino a poco prima. Sul tavolo rimaneva una sola rosa, l'unica rossa, e Joe dietro di lui gli diede una leggere spinta per incoraggiarlo.

Il ventenne si sentiva come se i suoi piedi fossero di marmo e ogni passo gli costava talmente tanta fatica che quasi si fermò. Afferrò la rosa rossa e la depositò delicato sopra le altre.

Accarezzò con una mano il legno della bara, per poi fermarsi davanti alla foto di Clio. Vedere quel sorriso gli spezzava il cuore.

«Non ti dimenticherò mai», bisbigliò piano, quasi lui stesso non sentì la sua stessa voce. «Ti voglio bene».

Non disse altro, tutto ciò che Clio doveva sapere gliel'aveva già detto. Alzò lo sguardo verso il cielo e sorrise al sole splendente.

Ricordò che Clio gli aveva detto che l'avrebbe guardata, da qualunque posto poi sarebbe andata; gli piacque pensare che in quel momento la bambina fosse sul Sole e gli stesse sorridendo.

Arretrò, senza smettere di guardare il Sole, e tornò accanto a Laura.

Poco dopo, la bara venne calata nel terreno e Nick sentì un dolore acuto pulsargli nel cuore mentre la vedeva sparire dalla sua vista.

Si asciugò con il dorso della mano le lacrime che continuavano a rigargli le guance, implacabili, mentre iniziava a sentire un mal di testa pulsante a causa del pianto.

Pian piano, il cimitero iniziò a svuotarsi. La cerimonia era finita, capì improvvisamente, quasi sorpreso. Le era sembrata così banale, così poco speciale per una bambina come Clio.

Si voltò di scatto quando una mano gli sfiorò la spalla destra.

«Ehi», disse Joe con un piccolo sorriso triste.

Nick rispose con un cenno del capo.

Sentì le braccia del fratello stringerlo in un abbraccio e lasciò che nuove lacrime bagnassero la giacca di Joe, aggrappandosi con forza alla sua schiena.

Nicholas a malapena udì le parole di conforto del fratello e rimase semplicemente aggrappato a lui, con il desiderio di restare in quella posizione per il resto della sua vita.

Si separò da lui solo quando i singhiozzi si furono calmati e subito cercò con lo sguardo Laura, che aveva perso di vista da quando si era mosso verso la bara di Clio.

«Mamma e papà l'hanno portata a casa», spiegò Joe, intuendo cosa stesse pensando. «Era... non era in grado di... Ha bisogno di stare con qualcuno».

Nick annuì piano, mordendosi il labbro inferiore.

Rimasero in silenzio a lungo, ormai soli nel cimitero.

«Delta era qui», disse improvvisamente Joe, facendo rabbrividire Nicholas.

«Lo so», rispose semplicemente.

Joe sospirò, scrollando le spalle.

«Quando sei stato male, ti è venuta a trovare», aggiunse con tono indeciso, come se non sapesse come avrebbe reagito.

Uno strano senso di consapevolezza avvolse Nick.

«Lo so», ripeté a bassa voce. L'aveva sempre saputo.

La mano di Joe si riposò sulla spalla di Nick.

«Ti porto a casa. Poi questa sera potrai andare da Laura, se vorrai, ma ora andiamo a casa. Hai bisogno di riposo», gli sussurrò e il ventenne non poté fare altro che annuire, esausto. Non aveva la forza di ribattere.

Il ritorno a casa fu tranquillo, silenzioso. Nessuno dei due disse una parola, ognuno preso dai propri pensieri e dal proprio dolore.

Quando giunsero di fronte a casa, Nick si trascinò verso il portico di casa, lottando per tenere le palpebre aperte.

Non appena posò lo sguardo sugli scalini del porticato, però, i suoi occhi si spalancarono, il cuore che batteva a mille.

Delta era seduta, le mani giunte in grembo, lo sguardo basso e i capelli sciolti sulla schiena.

Nick doveva aver fatto qualche rumore – forse aveva trattenuto il fiato con forza, forse i suoi passi erano troppo pesanti – perché all'improvviso alzò il viso e Nicholas la poté guardare negli occhi. Quelle pozze cerulee, ora umide di lacrime, che facevano sempre accelerare il battito del suo cuore.

Joe li raggiunse, superando Nick ma fermandosi prima di raggiungere la ragazza. Le fece un cenno con la mano, amichevole, e Nicholas ebbe la sensazione che entrambi nell'ultimo anno non avevano perso i contatti come invece credeva.

«Io entro», disse il ventitreenne, passando lo sguardo dal fratello a Delta un paio di volte, per poi salire gli scalini ed entrare in casa.

Nick fece il primo passo verso la sua ex ragazza nel momento in cui Joe chiuse la porta alle spalle.

Esitava, camminando piano, incerto, e dovette fare un respiro profondo prima di sedersi accanto alla giovane donna.

Delta lo fissò a lungo, un sorriso triste che le solcava il viso gentile.

«Ciao Nick», mormorò piano e sentendo la sua voce, Nick sentì una strana sensazione di calore avvolgerlo per un istante.

«Ciao Delta», replicò lui, con tono roco. Si schiarì la gola.

Non sapeva cosa dire. Non sapeva nemmeno se voleva dire qualcosa, sapeva solo che era stanco e che avrebbe tanto voluto Clio accanto a sé, in quel momento, avrebbe voluto sentire uno dei suoi commenti leggeri.

Quasi gemette, ricordandosi che non avrebbe mai più sentito la voce della bambina.

Delta rimase zitta, rispettando il silenzio di Nick. Era una delle tante cose meravigliose di Delta, quella di sapere sempre cosa fare.

«Tu... cosa... Come mai eri al funerale?», gracchiò infine Nicholas, trovando la forza di parlare.

«Laura mi ha chiamata ieri mattina... Mi ha detto cos'era successo», spiegò lei, le mani ancora strette in grembo.

Non sapeva perché, ma Nick continuava a non trovare un senso a quelle parole.

«Laura? Tu conosci Laura?».

Delta annuì.

«L'ho incontrata in ospedale, quando... beh, quanto tu», si interruppe, iniziando a muovere le mani nervosamente.

«Quando sono stato male», completò per lei il ventenne.

«Sì».

Ancora silenzio.

«Non eri costretta a venirmi a trovare».

«Però volevo».

Il cuore di Nicholas si strinse, nel sentire quelle parole.

«Tu e Laura siete... siete molto in contatto?», chiese ancora, piano, pensando che, se così fosse stato, Laura gliene avrebbe parlato. Lei sapeva di Delta, le aveva raccontato tutto molto tempo prima.

E, al contrario delle sue aspettative, Delta annuì.

«Sono andate a trovare spesso lei e Clio», spiegò con tono esile.

Nick stava provando così tante emozioni, in quel silenzio, da non sapere esattamente come si sentiva.

«Ma loro... loro non mi hanno mai detto niente... E io ero sempre lì, non ti ho mai vista», la voce gli si ruppe.

«Venivo quando sapevo che non c'eri, il mattino presto o a pranzo, ogni tanto. Sono stata io a chiedere loro di non dirti niente... Non sapevo come avresti reagito, Nick. Non sapevo cosa avresti fatto, io... non so nemmeno di cosa avevo paura, esattamente, ma non volevo che tu sapessi di me. Mi dispiace».

«Non volevi vedermi», replicò secco il ragazzo.

«Certo che volevo vederti, Nick, ma l'ultima volta che ci siamo visti sei scappato via. Come potevo sapere che non avresti fatto lo stesso, vedendomi a casa di Clio? O che avresti passato meno tempo con Laura e Clio per paura di vedermi?».

«Non l'avrei fatto», sbottò lui.

«Ma io non potevo saperlo», sussurrò Delta, dolcemente, e la rabbia di Nicholas scomparve così come era venuta.

Il silenzio ricadde su di loro, avvolgendoli.

«È... è stata Clio, sai? A volere che venissi al funerale», mormorò Delta. «Laura mi ha detto che gliel'ha chiesto lei, il giorno che è... che è morta. Non so perché... non eravamo così intime. Tu lo sai?».

A Nicholas si mozzò il fiato sentendo quelle parole, mentre si rendeva conto di ciò che Clio aveva fatto per lui, di come profondamente l'aveva capito, più di molte altre persone che conosceva da una vita.

«Mi dispiace per Clio», sussurrò Delta, gli occhi bassi e di nuovo umidi di lacrime, non sentendolo rispondere. «Mi dispiace tanto».

Fu come se Delta, con quelle parole, avesse toccato una corda scoperta dell'animo di Nick perché il ragazzo sentì il bisogno di coprirsi il viso con le mani, nuove lacrime che gli bagnavano il viso.

«Oh, Nick», mormorò Delta, con tono spezzato, allungando una mano e accarezzandogli la schiena con gesti incerti, come se si stesse chiedendo se poteva farlo o meno.

Nicholas non la allontanò. Anzi, si avvicinò più a lei, cercando il conforto delle sue braccia, del suo profumo così familiare, della sua stretta dolce e della sua voce melodiosa.

«Perché è dovuta morire?», farfugliò, cercando di respirare normalmente. «Perché? Era la persona migliore che io abbia mai incontrato... non meritava di morire. Come può Dio permettere una cosa del genere?».

Non poteva esistere un Dio se bambini come Clio morivano ogni giorno in tutto il mondo.

Esisteva veramente Dio, dopotutto? Come aveva fatto a non sentirlo pregare nemmeno una volta, in tutti quei mesi? Come aveva potuto permettere una cosa del genere?

«Forse questo mondo fa troppo schifo per le persone come Clio, e Dio le porta con sé in un posto migliore. Più bello. Più sicuro», mormorò Delta, continuando a stringerlo forte.

Nick la ascoltò attentamente, rapito da quelle parole.

«Tu però sei sopravvissuta», sussurrò.

Sentì Delta tremare sotto le sue braccia.

«Forse non sono speciale», rispose piano lei.

Non è vero, avrebbe voluto rispondere Nick, ma non lo fece. Semplicemente, le parole non uscirono.

Lasciò la presa e si staccò da lei, pur sfiorandola sempre con le gambe.

La guardò dritta negli occhi, il respiro veloce.

«Mi sei mancata tanto», mormorò piano.

Vide gli occhi di Delta illuminarsi di nuovo come quando stavano insieme, quando erano felici insieme e andava tutto bene.

«Mi sei mancato anche tu», disse Delta. E sorrise.

Fu un sorriso sincero, speranzoso, vero. La mano di Nick corse quasi inconsapevolmente a prendere quella di Delta e, quando le loro dita si incrociarono, percepì una sensazione di completezza.

E, Nick lo sapeva, doveva ringraziare solo Clio, perché era stata lei a mandare Delta di nuovo da lui, era stata lei a pianificare tutto, a pensare a lui anche quando avrebbe dovuto pensare solo a sé stessa. Doveva ringraziare solo Clio se sarebbe stato di nuovo felice, un giorno. Doveva tutto a Clio.

E non l'avrebbe mai dimenticato.

 

Fine.

  
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