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Autore: None to Blame    25/04/2012    1 recensioni
"Solo una persona riusciva a scavalcare quel muro. Solo una persona riusciva ad osservare.
Quello sguardo esplorava, andava oltre.
Lui aveva - no - lui era la chiave per l'osservazione profonda, il lasciapassare per innumerevoli terre inesplorate.
E io avevo la fortuna di accompagnarlo nei suoi viaggi. "
POST - REICHENBACH
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un altro giorno che muore.



Sono ancora solo, sono sempre solo ad osservare queste ore che scivolano via, lentamente..


No, non ho quel dono, non sono capace di osservare. Semplicemente, guardo.



Guardo il denso fluire dei passi, guardo i futili problemi che assillano la gente, guardo un tramonto, l'ennesimo tramonto, ancora quel sole che suda sangue dietro nuvole pesanti.


Guardo un orizzonte non meglio definito, un limite non geografico, non politico, non visivo. E' un limite interno, che occlude in un velo silenzioso quelle urla che non possono essere udite. Che non possono essere esternate.


Guardo le foglie tremare al suono del vento, abbandonarsi ad una melodia che solo loro riescono a percepire, staccarsi dal ramo, dalla loro terra natìa con l'irresponsabilità di una giovane che segue il suo amante per luoghi sconosciuti. Le guardo volteggiare in un valzer spensierato e poi cadere dolcemente, tristi e deluse, al suolo, nell'attesa di un altro partner col quale condividere pochi istanti di pura gioia.


Mille verità sfuggono ai miei occhi. Mondi irraggiungibili da uno sguardo offuscato dalla quotidianità come il mio.



Solo una persona riusciva a scavalcare quel muro. Solo una persona riusciva ad osservare.


Quello sguardo esplorava, andava oltre. Lui aveva - no - lui era la chiave per l'osservazione profonda, il lasciapassare per innumerevoli terre inesplorate. E io avevo la fortuna di accompagnarlo nei suoi viaggi.

Così il mondo mi si palesava in modo sempre più limpido e curioso, la routine quotidiana si svolgeva senza traccia di monotonia, la vita acquisiva nuovi significati.


E la mia stessa essenza era cambiata, ero diventato capace di osservare. Molti dettagli mi restavano celati, ma c'era qualcosa, un'unica cosa - un'unica persona - che non lo era, che non risultava incomprensibile.




Ora continuo a guardare. Guardo le mie mani tremare, guardo i miei occhi - limitati, offuscati, ciechi - bruciare.

Guardo le mie reazioni. Guardo queste sensazioni che si muovono in me senza la possibilità di dar loro un nome.



Ed ancora guardo il tempo che si prende gioco delle mie aspettative.



Perché io sto aspettando. Invano.. Io qui aspetto un fantasma, un'ombra o solo un ricordo. Niente di reale, nulla di tangibile. Solo un'astratta percezione, un brivido istantaneo, un filo sottile a cui aggrapparmi.



Guardo; e aspetto.



Aspetto il giorno in cui potrò di nuovo osservarti, Sherlock.

   
 
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