Il
Genio della Lampada.
“Mi
dispiace così tanto,
Bonnie..”
Alzai
il volto per guardare quello della
bellissima Elena, in piedi affianco a me. Abbassai subito lo sguardo e,
senza
controllare l’espressioni del volto, sorrisi di un sorriso
ghignante.. diabolico.
Davanti a me c’era anche Meredith che sapevo mi guardava
concentrata cercando
di utilizzare la sua razionalità e di trovare un chiarimento
a quell’assurda
situazione.
Avrei voluto saltare al collo di entrambe le mie migliori amiche e
stringerle
forte. Sto bene! Avrei voluto
trillare contenta nelle loro orecchie E’
finita!
Invece cominciai a ridere, senza controllo, così tanto da
farmi lacrimare gli
occhi. Guardando le facce preoccupate di Elena e Meredith, quella cosa
che
controllava il mio corpo, si finse timida e mise una mano davanti alla
bocca,
mentre continuava a ridacchiare.
Se fossi stata la Bonnie McCullough di sempre sarei arrossita
vistosamente e,
sapendo questo, desiderai ardentemente che una crepa si aprisse nel
pavimento
della mia camera e inghiottisse quella ragazza che di sicuro non ero io.
Era
iniziato tutto per un banalissimo esperimento.
Uno stupido e semplicissimo
esperimento.
Avevo trovato in soffitta un vecchio librone di famiglia e lo avevo
subito
mostrato alle mie amiche; nonostante la mia curiosità ero
anche piuttosto timorosa,
non avrei voluto neanche aprirlo. Non avevo mai amato il mio dono e mai avevo usato la magia per
scopi personali o, addirittura, per divertimento.
Ne ero spaventata, lo ero sempre stata, poiché ero a
conoscenza che dentro di
me – con me- cresceva
qualcosa di
molto grande e potente .. e ingestibile.
O almeno, nelle mie mani lo era. Avevo paura e non mi sentivo pronta.
Essere
sicura di me stessa non era mai stato uno dei miei punti di forza,
purtroppo.
Tuttavia Elena mi aveva convinto a tentare.
- Sarà divertente, vedrai!-
aveva
detto puntellando il suo indice snello sulla pagina del grimorio
–
è
semplice e magari ti servirà a far pratica, no?-
A lei si era aggiunta Meredith che, calma e quasi inespressiva, aveva
aggiunto
in maniera molto pratica – E non
c’è
bisogno di entrare in alcuna trance.- Mi aveva sorriso
convinta –Sarà un esperimento e per nulla pericoloso.-
Elena mi aveva abbracciato, entusiasta –Così
potremo finalmente vedere il grande potere di Bonnie McCullough! E non
provare
a dire di no!
E
così era successo.
Non
avevo semplicemente
potuto negare qualcosa alla bellissima e imperiale Elena, non avrei mai potuto. Non se lei usava quel tono
da Regina. (E neanche in nessun altro caso, purtroppo.)
E poi erano entrambe così
eccitate.
Volevano vedere di cosa,io, ero
capace. Per un attimo avevo pensato che fosse l’occasione per
riscattarmi in
qualche modo, per mostrare a tutti che non ero solo
una streghetta paurosa.
Ma
avevo fallito, di nuovo.
E
dire che l’incantesimo non era poi così
difficile, uffa.
Si trattava di un incanto semplice che permetteva, a chi lo usava, di
poter
esprimere un desiderio.
Per la prima volta, durante l’uso della magia, non ero
spaventata. Solo
ansiosa. Dovevo creare una pozione; era tutto semplice e non
doloroso. Un po’ come cucinare, no?
Ma io ero sempre stata una frana anche ad educazione domestica e bere
quell’intruglio che avevo preparato non era stata una buona
idea.
Adesso
mi ritrovavo agghindata in maniera
assurda e imbarazzante e – cosa ancor peggiore- ero senza il
minimo controllo
del mio corpo o della mia voce.
I miei capelli rosso fuoco erano legati in alto, da un grosso
elastico verde proprio al centro della mia testa e
ricadevano ondulati fino alle spalle scoperte. Cavolo, più
che essere vestita
ero.. svestita!
Indossavo una misera fascia verde
messa in modo da coprire il seno e avevo l’addome e la
schiena coperti (per
modo di dire) da un lieve tessuto bianco ma trasparente
che ricadeva dal top e si fermava all’altezza
dell’ombelico.
I miei amati jeans si erano tramutati in pantaloncini bianchi a vita
bassa e –
come se non bastasse- bombati a palloncino. Almeno erano elasticizzati
e, sia
l’elastico presente al bordo della vita sia quelli alle
ginocchia erano
colorati di un verde acceso, dello stesso colore della fascia. Per lo
meno ero
scalza e non indossavo un paio di pantofole a clown
o da fata come quelle di Campanellino.
Sembrava
quasi un film che stavo effettivamente
guardando. Era come se
qualcosa, di quella pozione, avesse espulso la mia parte normale
e coscienziosa all’esterno, proiettandola sottoforma di una
specie di spirito che
nessuno poteva
vedere o sentire. (Alla parola fantasma mi vengono i brividi..).
Al contrario l’incanto aveva fatto esternare una parte di me
che non avevo idea
esistesse e, sinceramente, non avrei mai voluto conoscere.
Era così.. estroversa!
Spavalda, noncurante, decisa e ferma nelle decisioni, sicura di
sé .. demoniaca!
Improvvisamente dicevo tutto
quello che pensavo senza, però, pensare a quello che dicevo.
Tutto un gran casino.
Io non avrei mai voluto essere uno spiritello
ignorato
da tutti ma perfettamente
cosciente di quello che gli accade intorno. Insomma, non so se capite,
era tremendamente imbarazzante!
Guardai
imbronciata il mio corpo
seduto, completamente a suo agio, sulla sedia girevole posizionata
davanti al
letto che di solito era accostata alla scrivania; sospirai guardando
Meredith
ed Elena che parlavano tra loro cercando di risolvere il pasticcio.
Vidi terrorizzata Elena mentre andava a sedersi sul letto.
NO! Gridai invano al suo indirizzo
ma
parve che la mia voce non potesse raggiungerla. E come avrebbe potuto?
Fortunatamente Meredith ebbe il mio stesso momentaneo ardire e
l’avvertì del
pericolo “Elena!” lei saltellò
improvvisamente e scattò in piedi evitando di
sedersi.
“Oh.” Fece poi accucciandosi poi ai piedi del letto
“Me ne ero quasi
dimenticata..”
Beh, io no!
Oltre al mio nuovo look dal gusto perfettamente discutibile, la magia
aveva
fatto spuntare dal nulla un altro simpatico accessorio.
Un vasetto dal collo lungo colorato in tutte le tonalità di
verde scoperte – e
non- dall’uomo, decorato da una strana scritta bianca e in
rilievo che né io,
cosciente ma invisibile, né le mie adorata amiche ancora corporee avevano riconosciuto o saputo a
tradurre.
Osservai
quella boccetta gonfiando
le guance indispettita, con astio, come se fosse la causa di ogni male.
Sentii
Meredith sospirare e quando la guardai la mia bocca si aprì
in una ‘O’ muta.
Meredith – la calma e giudiziosa Meredith - si stava passando
una mano sulla
faccia “E adesso?” Domandò, forse ad
Elena, forse a se stessa.
Con mio grandissimo orrore sentii la mia stessa voce intercettare
quella della
Gilbert e parlare calmissima “Potete sempre prendere in mano
quel vasetto e
diventare le mie padroncine.” Poi ridacchiò
“Potremmo divertirci molto
insieme!”
Le mie amiche si guardarono negli occhi serie “Come la
facciamo ritornare? Dove
pur esserci un modo, una cura..”
Fece
Elena determinata.
“Potreste avere ben tre
desideri!”
Stavo intanto annunciando io, o quella che potevo sembrare io, parlando
a
mitraglietta “Uno a testa e magari il terzo-“
“Zitta tu!” Scattò Meredith azzittendomi.
Forse
in un’altra occasione ci sarei
rimasta male ma, no, decisamente non era quello il caso; quella volta
ero
completamente d’accordo con lei.
Vidi
il mio alter-ego sbuffare “Come
siete noiose! Adesso sono bloccata qui e fin quando qualcuno non prende
in mano
la mia casetta non posso fare
letteralmente nulla!”
E, mentre la mia voce continuava a lamentarsi, sia Meredith che Elena
avevano
deciso di cercare qualcos’altro nel libro che avevo trovato
in soffitta per
vedere come risolvere la situazione. Come piano poteva andare bene se
non fosse
per il fatto che il grimorio fosse rimasto giù in cucina
dove avevo tentato di preparare
l’intruglio magico.
Andai letteralmente in panico.
Volete lasciarmi – cioè, lasciarla qui da sola!? Incustodita!? (Stavo
praticamente urlando) Potrebbe.. POTREI
combinare un pasticcio dietro l’altro!! Strepitavo
e strepitavo e, quando
ormai stavo per demoralizzarmi Elena – saggia, saggia Elena -
si fermò sulla
soglia della porta.
“Ehi
tu! Genio dei miei stivali!”
Vidi la mia testa girarsi di scatto indispettita dal nomignolo
“Rientra nella
lampada!”
Mi vidi aprire la bocca per rispondere ma il vocione di Elena mi
bloccò
“Adesso!” Tuonò la mitica Gilbert e , di
conseguenza, la vera me
saltellò di gioia.
Feci una gran fatica, poi, a tornare con i piedi per terra,
però. La gravità
era una gran bella cosa e io non potei fare a meno di odiare ancor di
più
quell’assurda faccenda che mi aveva letteralmente
tolto la
terra da sotto i piedi.
Odiavo anche il fatto di odiare la mia totale dipendenza da qualsiasi
voglia
certezza.
Poco
dopo sospirai quasi stanca.
La Bonnie corporea, non so come, era sparita dalla mia camera e per un
attimo
persi un battito. Scacciai il dubbio di avere ancora un cuore, dubbio
che già
dal fatto che ci fosse era a dir poco inquietante e spaventoso; quindi
mi
avvicinai al mio lettuccio cercando di respirare lentamente.
Mi accucciai come aveva fatto poco prima Elena e poggiai un occhio al
bordo
circolare del vasetto, spiando dentro.
Accipicchia!
Dentro quel coso minuscolo
c’era una
vera e propria abitazione! Vidi, con troppe emozioni tutte insieme per
poterle
distinguere, il mio corpo in miniatura spaparanzarsi su un divanetto
bianco e
incrociare le caviglie su un tavolino davanti a sé.
Seguì uno schiocco di dita
e uno schermo si accese. Sobbalzai lievemente al suono ovattato della televisione e solo dopo mi accorsi di un
lieve picchiettare al vetro della finestra.
M’irrigidii immediatamente e mi voltai spaventata.
Un corvo si era posato sul davanzale della mia camera. Un corvo grosso, troppo grosso per essere un
comune corvo.
Trattenni il respiro sgranando gli occhi.
Damon!
Non era la prima volta che si presentava in camera mia, ma di solito
veniva – a
disturbarmi- mentre studiavo o nei momenti di pura
e disarmante calma (
tanto per stravolgermi un po’) o assoluta
noia ( così per divertimento, a far imbarazzare
la tanto cara e pudica
Bonnie.)
Sperai con tutto il cuore che non fosse uno di quei momenti e che, se
fosse
riuscito ad entrare, non si sarebbe messo a curiosare in giro.
Allargai ancor di più gli occhi, spaventata No,
no, no, no,no.
Ma fu tutto inutile, con un lieve cigolio l’anta della
finestra si schiuse; il
corvo dai riflessi arcobalenici saltellò in avanti e quando
fu assicurato sul
pavimento si trasformò.
Damon,
ora in forma umana, corrugò
la fronte guardando circospetto in giro “Hn.”
Segno di disapprovazione. Bene. Vai via
adesso? Ormai supplicavo ogni entità conosciuta o
non, di far sentire la
mia voce al vampiro. Poi lui parlò
“L’uccellino sembra esser volato via.”
Ok, fantastico. Mh-mh. Non ci sono.
Davvero! Adesso vai ad annoiarti da un’altra parte? Eh? Per
favooooore …
“Strano. Pensavo di interrompere una magnifica serata tra
donne.”
Ah. Feci atona con una punta di
incosciente fastidio Sei venuto qui per
Elena, allora.
Scossi la testa quasi immediatamente ai miei pensieri e
strepitai un No! Quando vidi gli
occhi nerissimi di
Damon posarsi sul vaso-casetta della non-me.
No,no,no. Damon non toccare. Non farlo!
E, assurdamente, sperai con tutto il cuore che si dirigesse verso uno
dei
cassetti dove tenevo la biancheria intima, lasciando perdere quella
boccetta.
Idiota! Gli gridai contro, Combinerai un pasticcio!
Probabilmente non avrei ma avuto il coraggio di gridare in faccia a
Damon in
quel modo e, forse, per una volta, essere invisibile mi aveva fatto
dimenticare
tutto il mio timore e me ne ero semplicemente infischiata. Solo poi mi
resi
conto che quegli insulti potevano andare benissimo anche a me.
Feci
un gridolino spaventato e mi
coprii il viso con le mani quando Damon prese in mano il magico vaso
verde.
Allargai lievemente le dita per poter vedere la faccia sorpresa di
Damon e una
nuvoletta verde e bianca far apparire la Bonnie trasformata. Aveva le
mani
congiunte e un sorriso splendente in volto.
Guardai, accaldata in volto, il mio corpo inchinarsi
completante a novanta gradi in perfetta
rigidità ed annunciare “Al vostro servizio, mio
padrone.”
E
lì mi sentii morire
dall’imbarazzo. Non sarei mai più
uscita di casa, anzi, non sarei mai più uscita da sotto le
coperte e sarei
rimasta nascosta lì fino alla fine dei miei giorni. Lo
giurai sulla mia vita.
La
prima reazione di Damon fu alzare
un sopracciglio, poi, dopo una veloce ma attenta occhiata al mio nuovo
look presumo,
scoppiò letteralmente a ridere.
Bene!
Feci
indispettita, Io sto praticamente morendo
dall’imbarazzo e lui ride. Ride! Avrei tanto voluto
puntargli un indice
contro – cosa che feci ma lui, ovviamente, non vide- e dirgli
Cosa ci sarebbe di tanto divertente!? Eh!?
E, nonostante sapessi che dal suo punto di vista quella
visione poteva
essere paragonata alla barzelletta più divertente che avesse
mai ascoltato in
tutta la sua lunga esistenza, io non avrei cambiato idea.
Uffa!
Sapevo che mi avrebbe preso in giro fino alla fina dei miei
giorni, una
volta sistemata la faccenda. Perché si doveva sistemare. Per forza.
Con
grande orrore vidi, mentre la
risata di Damon si attenuava, la me stessa
diabolica posare una mano sul fianco muovendo sensuale il
sedere di lato e
sorridere zuccherosa “Direi che mi sono trovata un padroncino
con cui
divertirmi.” Poi lo guardò maliziosa da capo a
piedi “E che padroncino!”
Fece due passi, in maniera molto lenta e – accidenti!-
sexy, e cominciò ad accarezzare i pettorali del vampiro
continuando a
sorridere.
No.. Mi lamentai con voce strozzata Fermati..
Chissà
cosa stava per dire
quell’incredibile imbarazzante non-me
quando Elena e Meredith entrarono in camera mia spalancando la porta.
Vidi il genietto alzare gli occhi al cielo e girarsi verso le mie due
salvatrici e allo stesso tempo Elena far cadere il tomo dove
probabilmente
avevano trovato qualcosa.
“Cosa ci fai tu
qui!?” Domandò subito
la Gilbert guardando prima lui, poi ‘me’ e infine
il vasetto verde caduto per
terra “Non l’avrai mica preso e strofinato,
vero?”
E mentre io, come una bambina di cinque anni, annuivo convinta, lui
sorrise
posando le mani sulla spalle nude del mio corpo incontrollato
“Strofinato,no. Preso, lo
ammetto. Sono
stato curioso.” Poi posò uno sguardo profondo e
intenso su Elena “Adesso, gentilmente,
potete dirmi cos’è successo
qui dentro?”
E
mentre io stavo strepitando Togli quelle
manacce da- Elena sospirò
“Qualcosa è successo.. a Bonnie.”
“Questo lo vedo.” Fece lui condiscendente
“E’ diventata meno
noiosa, e questo mi fa piacere,ma come esattamente? Un
miracolo?”
Sentii gli occhi pizzicarmi a quella frase così.. offensiva
nei miei riguardi e
mormorai un Cattivo..
Elena tramontò gli occhi al cielo e sbottò seria
“Non sono affari tuoi!”
Meredith si mordicchiò il labbro inferiore “Io
credo di si.” Poi si voltò verso
la bionda e fece decisa “Ormai è
coinvolto.” Spiegò “Bonnie si
è legata a lui.”
Io
non mi sono legata proprio a nessuno! Tanto meno a questo borioso
vampiro dei
miei stivali!
Lo
guardarono entrambe corrucciate
mentre lui sorrideva ancora tranquillo. Damon si sedette sul letto,
assolutamente a suo agio, e la non-me
finì sulle sue gambe.
Avvampai.
Mi vidi allacciare le braccia alle sue spalle e immergervi il volto,
strofinando il naso sul suo collo. Mi voltai velocemente non volendo
guardare
altro.
Salvatemi!! Vi prego!! Supplicai le
mie amiche sapendo che sarei andata a fuoco da un momento
all’altro per
l’imbarazzo.
“Vi
ascolto.” Fece Damon con voce.. divertita?
Ma
io lo ammazzo! Lo riduco in polvere! Lo disintegro!
E
mentre io, completamente inutile,
cercavo di fargli sentire tutta la
rabbia – forse infantile- che provavo Elena
raccontò a Damon tutta la
storiella.
Che lui trovò incredibilmente divertente. Ancora.
AH!
Gridai Mi fai solo innervosire!! Brutt-
“Quindi
adesso, mentre noi andiamo
da Stefan e gli chiediamo di tradurre la scritta sul vaso dell’anima di Bonnie, tu starai
in questa camera e la terrai al
sicuro.”
Cosa?!
Elena, sei impazzita?
“Sicura?”
Domandò Meredith.
“Certo” Assicurò la Gilbert
“Sarebbe comunque più pericoloso portarla in giro
e
Damon adesso è l’unico che può avere il
controllo su di lei.”
E
questo, proprio no, non mi piace per niente. Strepitai
Elena! Per favore!
“Va
bene allora.” Concesse calma
Meredith, poi si rivolse severa al vampiro “Prova solo a molestarla in qualunque modo e poi te la
vedrai con me. Che sia
chiaro.”
Damon
le rivolse un’occhiata
scettica e Elena mise fine alla situazione di stallo “Dai,
andiamo.” Poi si voltò
un ultimo istante verso Damon, prima di andarsene, e
annunciò seria “Sto avendo
fede in te, Damon. Te l’affido. Abbi cura di lei.”
Poi
calò il silenzio.
Sentivo gli occhi lucidi per le parole di Elena e di Meredith e
qualcosa nel
mio cuore si riscaldò. Avevo delle magnifiche amiche e ne
avevo appena avuto la
conferma. Un’altra. Sorrisi.
Nel bel mezzo del mio momento di amore fraterno con le mie migliori
amiche, fui
distratta dalla mia stessa voce che esclamava un
“Bene!” e quando mi girai il
sangue mi si gelò nelle vene.
NO!
Quella
decisamente non ero io, no,
proprio no. Quella che aveva appena spinto Damon sul letto facendolo
sdraiare
di schiena pressandolo sulle spalle e che si era seduta a cavalcioni su
di lui
baciandolo.
Cos-!?
Vidi
chiaramente gli occhi di Damon
allargarsi stupiti e sentii una lacrima rigarmi la guancia quando lui
strinse
il suo corpo allacciando le braccia attorno alla vita e
schiacciandosela
contro.
Quando lui chiuse gli occhi e il bacio si approfondì sentii
qualcosa nel petto.
Qualcosa di brutto, di vuoto. Qualcosa che stava scavando dentro di me
e mi
stava svuotando.
Io stavo baciando Damon ma non
sentivo nulla.
Nessuna sensazione, niente di niente. M’immaginai qualcosa di
bianco e di
freddo e fui presa da un incredibile sconforto.
E non ne sapevo neanche il motivo.
Sentii
orripilata un gemito
fuoriuscire dalla mia bocca e quella di Damon e fui certa che il mio
viso mi
andò completamente in fiamme. Ma non era imbarazzo. Non solo
almeno. Sentivo
una fortissima rabbia sotto la pelle, un’irritazione che mai
avevo provato e
seppi che avrei potuto infuriarmi da un momento all’altro.
Abbandonai
immediatamente quelle brutte sensazioni e strepitai di nuovo, tornando
in me.
Piantatela!
Subito!
Mi
guardai a bocca aperta mentre
allontanavo il viso da quello del vampiro e sorridevo. Damon si
alzò con gli
avambracci rimettendosi seduto e avvicinò il volto verso di me, cioè verso di lei, e cominciò a baciarle il
collo scoperto.
Damon!
Annaspai il suo nome ma subito dopo sgranai gli occhi quando
il genio che
avevo invocato involontariamente mi lanciò
un’occhiataccia. Mi vede?
Mi chiesi stupita.
La vidi sorridere e abbassare il volto.
Baciò la mandibola del vampiro e avvicinò la
bocca al suo orecchio “Vuoi
mordermi?”
Tutto
si fermò.
O almeno mi parve così mentre Damon si allontanava di scatto
e guardava i miei
–suoi- occhi stupito
mentre io
smettevo di respirare, terrorizzata.
Senza accorgermene non pensai ‘no’
ma
solo Non così. E fu un
mormorio quasi
involontario.
Strinsi
le palpebre quando Damon si
alzò di scatto in piedi e di conseguenza il mio corpo rimase
attaccato a lui, quasi in un
abbraccio.
Accidenti.
Lui mi –Cioè.. le
afferrò i fianchi e
la baciò come se fosse arrabbiato, con forza. Ma io non
sentii comunque nulla.
Il respiro mi si mozzò quando Damon si girò e
fermò quel bacio solo per poter letteralmente
lanciare il mio corpo
minuto sul letto e finirmi poco dopo addosso.
No,
no,no. Cavolo! Ero
tutta rossa mentre lo vedevo accarezzarmi i fianchi nudi e farsi
più gentile
nei baci Te ne stai approfittando,
Damon!!
Ma lui non sentiva. Mai.
E non
vedeva. Non mi vedeva. E se ne
stava
davvero approfittando. Ma cosa dovevo aspettarmi da lui? Anzi era
già molto che
si fosse limitato ad un semplice bacio mentre aveva a disposizione una
ragazza
totalmente disponibile.(Totalmente vulnerabile).
Ma quella ragazza ero io, dannazione! Non volevo ed ero sicura lo
sapesse anche
lui, in fondo. Insomma avevo sempre creduto che in Damon ci fosse stato
altro, qualcosa di più
oltre al suo
aspetto donnaiolo, menefreghista, incurante e spietato, senza rimorsi.
Forse fu proprio questa mia convinzione
a non farmi perdere la speranza che staccasse la sua bocca da quella
che in
realtà non ero affatto
io.
Se
di me non t’importa Dissi
senza quasi accorgermene, con una disperazione oltremodo umiliante, Fallo almeno per la tua Elena. Lei mi ha
affidato a te. So che non vuoi deluderla.
Rimasi senza parole dall’intraprendenza da quello che
teoricamente doveva
essere un genio ( un genio cattivo, molto
cattivo.) Capovolse le posizioni e tornò su di lui
spostandolo manco fosse
di piuma.
Ehi tu! Se mi senti, piantala
immediatamente! Sbottai d’un tratto, di nuovo
infuriata, camminando così
velocemente verso il letto per poi finire quasi per volare, Piantala ho detto!!
Ma non potei toccarla. Le mani che avevo cercato,
disperatamente, di
attaccare alle sue spalle per spingerla via , semplicemente
l’attraversarono.
Subito dopo una forza trasparente, o almeno che io non vidi, mi
sbaragliò verso
il muro opposto facendomi sbattere di schiena.
Ma che stronza!
Mi
bloccai immediatamente, senza
avvicinarmi ancora, poiché Damon aveva nuovamente invertito
le posizioni.
Teneva le mani ai lati della testa di quel diavolo
ma si era fermato dal continuare a baciarla. Trattenni il fiato.
“Che fai?” Chiese lui in un sussurro che faticai a
percepire. “Cosa vuoi?”
La non-me sorrise “Oh,
andiamo.” Fece
disinvolta facendo vagare le dita sui contorni dei suoi pettorali
“Ho visto
come la guardavi.
Ti attrae, eccome se lo fa.”
Mormorò.
Elena.. Sussurrai inconsapevolmente,
sentendo gli occhi lucidi.
“Ti piacciono le donne forti, indipendenti e sicure di
sé.” Elencò la mia voce,
poi sorrise accattivante “E io devo essere
chi vuole il mio padrone.”
Gli diede un altro bacio a stampo e per poi ritornare con la testa sul
materasso e ridacchiare della sua espressione confusa “So che
ti piace”
Cantilenò e d’un tratto tornò
nuovamente su di lui.
Non lo baciò ma, accentuando a dismisura il mio rossore sul
volto e facendomi
venire il fiato corto, direzionò le sue mani esperte verso
la cintura del
pantaloni. (Cattive, manacce cattive almeno tanto quanto lei.)
Sentii il mio cuore smettere di battere dalla paura. Se durante i baci
avevo
sentito quella brutta sensazione se avessero fatto.. quello,
allora sarei morta. Lo sapevo. Scomparsa, puff!
E addio alla cara vecchia Bonnie.
Non respirai e smorzai un Damon..
“Adesso
basta.” Bofonchiò il vampiro
prendendo i miei – suoi, accidenti-
polsi,
facendomi sgranare gli occhi.
Poi successe tutto molto velocemente, Damon si alzò di
scatto e il mio corpo
finì seduto sulla sedia girevole che non era stata spostata.
Probabilmente il
genio era confuso tanto quanto me e quando lei alzò lo
sguardo, il nero degli
occhi di Damon la soggiogò “Adesso tu stai ferma
qui e dormi un po’.” Annunciò
come irritato.
E poi tac. Il mio capo cadde
all’indietro e io potei vedere i miei occhi chiusi. E il mio
corpo finalmente fermo.
Sai,
vero, che potevi semplicemente ordinarle di stare ferma e zitta e le
avrebbe
dovuto ascoltarti, si? Borbottai
io prima di fermarmi incredula di
botto.
Non l’aveva fatto!
Improvvisamente
svincolai una risata liberatoria e sollevata. Non
l’hai fatto! Gridai ancora ridendo contenta.
Guardai curiosa e sorridente Damon
che si affaccendava per curiosare nel mio armadio e prelevare uno dei
lenzuoli
bianchi in uno dei ripiani più alti. Avevo già
capito cosa volesse fare e ridacchiai
nuovamente.
Ben
ti sta!
Sbottai mentre mi gustavo felice la scena di Damon che legava il mio
corpo
sulla sedia. Ben stretto mi raccomando. E
mi tuffai esausta sul letto, ad angelo, con le braccia e gambe aperte.
Dire che
mi sentivo leggera come una piuma era un eufemismo.
Avevo appena evitato di vedere il mio assassinio.
Meno male..
Quando
sentii Damon battere una
volta le mani ed esclamare “Ecco fatto.” Mi alzai a
sedere curiosa.
Ridacchiai.
Il pensiero che effettivamente ero io quella che aveva legato da
spalle a piedi su
una sedia e con un lenzuolo, manco fossi una mummia, non mi
sfiorò – in modo
fastidioso- neanche un attimo.
Vidi che stava per sedersi sul letto allora feci nuovamente il
giochetto della
forza di gravità, cento volte più serena.
Ancora sospesa in aria lo vidi mentre si sdraiava da una parte del
letto e
metteva le braccia dietro la testa e guardava il soffitto. Aggrottai la
fronte
andando esattamente sopra di lui, ancora a mezz’aria mi
voltai a pancia in giù
per guardarlo negli occhi e i miei capelli – non costretti in
una coda come
quella del genio- scivolarono giù sfiorando il suo volto
pallido.
Mi persi un momento nei suoi occhi scuri e misteriosi, cercando di
capire cosa
stesse pensando.
Poi
sussurrai, forse automaticamente
Perché ti sei fermato?
Per
Elena? O … per me? Volai
leggera nell’altra parte del letto e mi sdraiai accanto a
lui, nella stessa
posizione, a guardare il soffitto.
Comunque grazie. Di avermi fermato,
intendo. E di averlo fatto anche tu. Parlai come sei mi
potesse sentire Grazie Damon, sul serio.
Sospirò
e io mi girai verso di lui
con un gomito sul cuscino e una guancia sul palmo della mano, per
guardarlo
dall’alto Cosa
c’è? Mormorai.
Fui sorpresa quando lui borbottò qualcosa, come fosse una
risposta “Chi si
crede di essere..” Bofonchiò “.. per
sapere chi mi piace oppure no.”
Lo guardai un attimo seria poi ridacchiai divertita. Forse la non-me aveva toccato un nervo sensibile
urtando il suo orgoglio.
Damon chiuse gli occhi e io mi fermai corrucciando la fronte,
riflettendo su
quello che era accaduto e su ciò che avevo sentito.
Ma anche io pensavo ti piacesse Elena per
quei motivi.. Poi, dopo qualche minuto in cui lui
probabilmente si era
addormentato, tornai con le braccia dietro al testa a osservare
– senza
tuttavia vedere realmente- il soffitto.
Forse
non ti ho mai capito fino in fondo, Damon.
E,
stranamente, sentii uno strano
calore diffondersi nel mio corpo. Mi resi conto che volevo
conoscerlo. Che dovevo
farlo.
Fu la prima volta che mi sentii così tanto determinata in
tutta la mia vita; mi
chiesi se era così che si era sentita Elena quando voleva
conquistare Stefan.
In qualche modo sapevo che niente mi avrebbe fatto cambiare idea
perché la
voglia di sapere di lui era troppo
forte per io poterla comprendere o, al contrario, ostacolarla.
Sorrisi
avvicinandomi di poco a lui.
Chissà
perché, proprio
tu, mi stai dando tanta forza..
Chiusi
gli occhi con la mente piena
di questi pensieri confusi ma allo stesso tempo sicuri; chiusi gli
occhi
sorridendo, sentendomi per la prima volta sicura di me senza tentennare
e lo
feci lì, sul mio letto e accanto a quel vampiro dagli occhi
impenetrabili.
***
Non
sapevo quanto tempo era passato.
Forse mi ero addormentata anch’io senza accorgermene, ma
quando aprii gli occhi
lo feci perché ero scomoda.
Mugolai qualcosa strizzando le palpebre confusa. Quando ricordai tutto,
lo feci
con tanto impeto che mi alzai immediatamente.(Quando mai mi ero seduta?
L’ultimo
ricordo era il letto..)
In un millisecondo mi ritrovai con la faccia sul pavimento e gridai un
“Ahi!”
Successe
tutto molto velocemente e
allo stesso tempo in una lentezza quasi assurda.
Per prima cosa mi resi conto che avevo parlato. Nel senso, avevo
parlato sul serio. Poi compresi il
motivo della
caduta e del dolore: ero legata alla mia sedia con un
lenzuolo. E in modo
molto stretto, anche!
Sgranai
gli occhi.
Sentivo
il tessuto dei jeans e della
canotta bianca, avevo le mie amate scarpe di ginnastica ai piedi e i
capelli
sciolti.. Ero tornata!!
Non
feci neanche in tempo ad
esultare interiormente che una risata bloccò tutti i miei
pensieri.
Qualche istante dopo avevo finalmente lasciato il mio contatto con il
pavimento
ed ero seduta normalmente.
E Damon era seduto davanti a me,sul letto e con le mani sulle
ginocchia, con un
espressione sul viso a metà tra lo scettico e il divertito.
“
Ciao.. Mi sleghi?” Chiesi cercando
di moderare la voce e farla gentile,
gentile.
Lui
corrucciò la fronte “Come faccio
a sapere che non sei pazza?”
Lo
imitai nell’espressione
aggrottata “Pazz-.” Poi esclamai “Io non
sono pazza!”
Non
vidi neanche il movimento, non
capii nulla, se non che adesso avevo il viso di Damon ad un millimetro
dal mio.
Le sue labbra sfioravano le mie e ci furono due semplici cose che fui
in grado
di fare.
Arrossire. E Arrossire balbettando.
Quando
lui si allontanò lo fece
ridacchiando “Ok, ok. Sei tu.”
E
io m’imbronciai perché non avevo
capito se era un insulto oppure no.
Le mani di Damon erano
svelte e agili mentre
mi liberavano dalla morsa del lenzuolo e ci misi relativamente poco ad
essere sciolta.
Avrei
voluto parlargli, domandargli
un sacco di cose ma avevo così tanti pensieri per la mente
che non riuscii a
liberarne neanche uno.
Nonostante il lenzuolo fosse finito per terra e Damon fosse dietro di
me io
rimasi immobile, a guardare il vuoto cercando di mettere un
po’ d’ordine in
quella testa dura che mi ritrovavo.
“Mh.”
Mi
girai lievemente facendo cigolare
la sedia.
Lo vidi vicino alla scrivania, a cui aveva acceso la bajour dato che
nella
camera era immersa nel buio. (Che ore erano?)
Corrugai la fronte osservandolo meglio e per poco non strillai dal
terrore. “Damon,
mettilo giù!”
Lui non mi guardò neppure “Tranquilla
Uccellino.” Poi
avvicinò il vasetto verde al viso
assottigliano lo sguardo “E’ tutto sotto
controllo.”
Nonostante le sue parole sentivo le gambe tremarmi, avevo paura. E se
dentro
quel coso magico ci fosse stata ancora quella non-me?
Quando
Damon alzò lo sguardo per
posarlo sul mio alzò gli occhi al cielo.
“E’ tutto a posto, ti ho detto.” Fece
avvicinandosi a me tenendo ancora tra le mani la casa del Genio. Si
accucciò
davanti a me alzando i suoi occhi d’onice nei miei, poi
sorrise “ Sai, non è la
prima volta che mi capita.”
Allargai gli occhi “C-che vuol dire?”
Damon ridacchiò “Sono su questo mondo
ininterrottamente dal periodo del
Rinascimento Italiano e , al contrario di mio fratello, ho viaggiato
molto e mi
sono divertito.”
Io ancora non capivo. Era una situazione troppo assurda, troppo
anche per
lui!
Involontariamente avevo abbassato lo sguardo, vergognandomi di quello
che quell’essere
aveva fatto con il mio corpo.
Sentii le mani gelide di Damon prendermi il mento per farmi incrociare
nuovamente
il suo sguardo; lui ficcò gli occhi nei miei e io persi un
battito. Incurvò un
angolo di bocca in un sorriso sghembo e io andai a fuoco.
Dovevo cercare di calmarmi e di regolare il pulsare frenetico del mio
cuore o lui
avrebbe pensato..Già. Cosa avrebbe
pensato?
Che avrebbe fatto?
Dovevo parlare, quello era sicuro; dovevo concentrarmi su
altro che non
fosse il suo sguardo ipnotico e consapevole.
“Quanti geni hai conosciuto!?” Chiesi di botto, non
riuscendo a modulare la
voce e facendogli allargare il sorriso.
Si
alzò e parlò mentre si dirigeva
verso la finestra “Queste occasioni non sono così
frequenti, Uccellino.” Mi prese in giro
“Ne ho conosciuto solo
un altro, quasi centocinquanta anni fa. E non era un Genio.”
Aveva un tono dannatamente condiscendente, ma non volevo che mi
considerasse
una bambina. Non lo ero, non più. Allora insistetti. Guardai
la sua figura
assottigliando lo sguardo “E cos’era?”
Domandai indispettita.
Neanche io, che avevo vissuto in prima persona la faccenda, avevo
ancora ben
capito ciò che era successo. Damon sembrava saperne
più di quanto mostrava.
Lo sentii sospirare “Una strega, proprio come te.”
Poi rettificò quasi
immediatamente “Beh, molto più esperta, che sapeva
ciò che faceva.”
Gonfiai le guance imbronciata ma non potei ribattere che
continuò con il suo
racconto “La incontrai in un vicolo buio, in una notte come
tante. Era già
stata adocchiata da qualcun altro e io non feci altro che rivendicare
il mio
territorio. Uccisi quel vampiro incompetente senza pensarci molto. Non
m’importava
granché.”
Lo guardai stupita “Le hai salvato la vita.” Non
era una domanda, solo una
vocazione meravigliata. Qualcosa di caldo mi avvolse il cuore, qualcosa
che non
identificai.
Lui rise ironico “Volevo essere io a prosciugarla, caro Uccellino. Sarebbe semplicemente passata
dalla padella alla brace.”
Scossi la testa impercettibilmente. Lui ancora guardava fuori dalla
finestra e
io non riuscivo a distogliere il mio sguardo dalla sua figura
così oscura e
misteriosa “Che successe poi?” Chiesi con un filo
di voce.
“Non feci neanche in tempo a mostrarle i canini che mi aveva
già attaccato con
un incantesimo molto fastidioso al cervello. Non avevo idea della sua
natura e
capii tutto solo quando lei mi lasciò andare. Doveva avere
attorno ai sedici
anni, non di più.” Ci fu un attimo silenzio e io
mi chiesi il motivo di quelle
rivelazioni; mi
accorsi che in quel
momento mi sentivo importante e felice, e lo avevo appena realizzato.
Avrei saputo
qualcosa in più sulla vita passata di Damon e questo mi
elettrizzava molto più
del lecito.
“Mi chiese un favore.” Annunciò
girandosi, appoggiò la schiena al muro e
incrociò le braccia al petto. Mi sentii perforata dal suo
sguardo quando
continuò “Esaudire un suo
desiderio.”
L’occhiata si fece beffarda mentre rivolgeva lo sguardo alla
boccetta che aveva
ancora tra le mani e poi lo riporta su di me, che ero rimasta
inchiodata alla
sedia. “Fece questo simpatico incantesimo che la
trasformò in una donna
provocante, maliziosa, che mi saltò letteralmente
addosso.”
Diventai di fuoco. Non era molto diverso da quello che aveva fatto il
mio
alter- ego “ Quella notte perse la sua
virtù.”
Boccheggiai qualcosa, sempre più rossa e sempre
più sconvolta. Lui continuò
incurante della mia espressione o del rumore assordante del mio cuore
che mi
martellava nel petto e nelle orecchie. “La sua boccetta era rossa e il significato della frase
conteneva il suo desiderio più grande. Proprio come la tua.
Quando si rese
conto di ciò che voleva l’incantesimo
finì e lei ritornò nel suo corpo. Lo fece
poco prima di finire tra le lenzuola con il sottoscritto.”
“Voleva sesso.”
Feci indispettita “Voleva
solo fare sesso.”
Lui ridacchiò scuotendo la testa e posando il mio vasetto
sulla scrivania “Pensavo
l’avresti vista in modo più..romantico.”
Insinuò “Dato che il giorno dopo sarebbe dovuta
entrare in convento.”
Dopo un attimo di silenzio in cui lui mi aveva fissato divertito
riuscii solo a
fare un banalissimo e piatto “Ah.”
Avevo
nuovamente abbassato lo
sguardo, guardavo il pavimento ma sentivo i suoi occhi neri su di me.
Respirai
profondamente “Perché hai esaudito il suo
desiderio?”
Alzai gli occhi solo per essere trafitta dal suo sguardo che mi dava
chiaramente dell’idiota. “Scusa. Domanda
stupida.”
“Non me ne stupisco.” Fece lui facendomi diventare
rossa.
Poi, però, corrugai la fronte “Ma prima
… hai
rifiutato me.”
Perché mi dava fastidio? Ero sollevata che
l’avesse fatto ma questo
cosa voleva dire? Non ero abbastanza?
“Eri cosciente?” Domandò lui, forse
stupido.
Balbettai qualcosa in risposta “B-beh.. in
realtà.. potevo vedere..
in terza persona, diciamo.”
“Voi streghe.” Sbottò lui irritato
“Dovete avere sempre tutto sotto controllo.
Non sia mai che abbiate qualche buco di
memoria nella vostra vita!”
E vorrei vedere te! Avrei voluto
rispondergli a tono, invece evitai che la discussione cambiasse piega,
mi alzai
decisa e domandai ferma “Perché, Damon?
Perché ti sei fermato?”
Anche lui fece due passi decisi verso di me per fronteggiarmi
“Lo volevi?”
Sibilò.
“No.” Non in quel modo.
“E allora perché stai scocciando?” Mi
canzonò lui, velenoso.
“Perché avresti potuto!”
Strepitai.
“ E chi ti dice che avrei voluto?”
Giusto, Bonnie. Gli occhi mi diventarono lucidi Perché avrebbe voluto desiderare una
cosa del genere con te?
Non risposi ma non abbassai lo sguardo. Lo stavo
fronteggiando e non volevo
tirarmi indietro; dentro avevo una determinazione che non mi ero
neanche
sognata ed ero certa che non avrei abbassato lo sguardo. Non volevo.
Non so cosa Damon vide nel mio sguardo brillante di lacrime che non
sarebbero
scese ma dovette pur vederci dentro qualcosa perché
ammorbidì i lineamenti del
viso e mormorò “Non
volevo deludere Elena.”
Crack.
Sentii
qualcosa rompersi,all’altezza dello sterno, e fece male.
Molto male.
Non
seppi con che coraggio gli
risposi sbottando “Non è
vero!” Lo
vidi sgranare gli occhi ma ormai la bomba era stata sganciata e non
riuscivo
più a fermarmi “Se lo avessi fatto per il tuo
Angelo non mi avresti neanche
baciato!”
Ero furente, negli occhi e nel petto sentivo un fuoco ardere e capii
che non volevo fermarmi, non volevo
arrendermi.“Perché
mi hai fatto pensare male di te all’inizio, e ho avuto paura! Perché mi hai fatto
male dannazione!”
Istintivamente portai una mano al petto e le sensazioni di vuoto furono
un
ricordo troppo vivido, troppo doloroso e agghiacciante e non riuscii a
trattenere una lacrima. Ma ero arrabbiata
con me stessa e furiosa con lui,
non
fermai la mia voce sebbene fosse tremolante e spezzata
“Ho visto cos’è successo qui dentro,
Damon. C’ero anch’io! Ed è stato
terribile.
Ogni volta che la tua bocca si scontrava con la sua
sentivo qualcuno scavarmi dentro, tagliarmi dall’interno col ghiaccio. Sentivo quel maledetto ghiaccio
velenoso ferirmi ad ogni carezza e prendersi qualcosa di me, pezzo per
pezzo,
fino a svuotarmi. Completamente, e
non lo sopportavo perché tu non ti fermavi e ti stavi
facendo ingannare! Perché
tu lo volevi!”
Respiravo affannosamente e sentivo la gola bruciarmi ad ogni
parola. Poi
mormorai “ Desideravi qualcuno che non ero io. Il mio corpo,
forse.” Mi passai
una mano sulla faccia, improvvisamente stanca. Poi ridacchiai senza
essere
divertita “Sinceramente non lo so più neanche io,
cosa volevi.”
Chiusi
gli occhi. Ero stanca. Mi ero
sfogata ma ero troppo debole perfino per le mie stesse emozioni. Il
silenzio
intorno a me appesantì tutto.
Per un attimo ebbi paura che se ne fosse andato ma non feci neanche in
tempo ad
riaprire gli occhi che sentii due labbra poggiarsi
sulle mie. Chiuse, ferme e immobili per un periodo di tempo che mi
parve
indefinibile.
Quando Damon si staccò da me e tornò con la
schiena in posizione eretta non mi
preoccupai neanche di sorprendermi, non ne avevo la forza.
“Che
significa?” Mormorai
guardandolo.
Lo sguardo che ricambiò fu indecifrabile, non riuscii a
capire nulla di quello
che gli stava passando per la testa.
Poi si girò e aprì la finestra. Un attimo prima
di trasformarsi in un corvo
mormorò quella frase che non mi fece dormire per due notti
di fila “Restituisco
ciò che ti ho rubato.”
E
se ne andò. Mentre le nuvole
oscuravano la luna nuova e il mio cuore volava via con lui.
Definitivamente.
***
Quella
notte avevo chiamato Elena e
Meredith per rassicurarle che stavo bene. Avevamo parlato per quasi due
ore e
io le avevo convinte – dopo una delle mie migliori arringhe-
che non volevo
venissero a casa mia perché ero stanca.
Non le volevo preoccupare e , anche se mi fecero domande su domande
(anche su
Damon), riuscii comunque ad evitare il loro arrivo immediato.
A
volte la sorellanza- velociraptor
poteva essere un problema. E io volevo solo rimanere sola con i miei
ricordi e
pensieri.
Da
quella brutta esperienza erano
passati due giorni e tutto era tornato bene o male alla
normalità. Tutto tranne
il congelamento dei miei rapporti con Damon Salvatore.
Lui non si era più fatto vedere, né di persona
né sottoforma di corvo
gracchiante. Io non avevo dormito per due notti aspettando inutilmente
che si
decidesse a farsi vivo per chiarire la questione.
Perché no, non era
affatto chiarita
dal mio punto di vista.
Non
ero stata io ad andare da lui
per due motivi fondamentali: il primo era l’orgoglio e il
secondo pizzico di
paura. Da una parte volevo fosse lui a venire da me e
dall’altra speravo non
venisse proprio.
Era
tutto molto frustrante. Accidenti.
Quel
pomeriggio ero andata alla
Pensione Salvatore solo per Elena che mi aveva chiamato urgentemente.
Codice rosso, aveva detto. E io ero
corsa da lei.
Era
nella stanza di Stefan e sul
letto aveva ben cinque diversi vestiti. Tutti meravigliosi e tutti da
sera.
“Che succede Ele ?” Avevo ancora il fiatone dalla
corsa in bicicletta ma lo
ignorai completamente guardando la mia migliore amica in intimo sotto
l’accappatoio
troppo grande. (Probabilmente del suo fidanzato.)
“Devi aiutarmi.” Disse decisa “Stasera
devo uscire con Stefan.”
“Vuoi una mano per scegliere un vestito?” Domandai
allibita “Voglio dire, una
mano da me?”
Elena mi guardò un attimo incredula poi scoppiò a
ridere “Sai, Bonnie, dovresti
darti più credito, amica mia.”
“Vuol dire che davvero tu
vorresti..”
“No, no.” Fece un gesto frettoloso con la mano
“Per quello ne ho già parlato
con Meredith.”
Ah, ecco. Corrugai la fronte
“ E
allora a che ti servo?”
“I capelli.” Annunciò lei imperiale
“Per questa serata speciale vorrei cambiare
look. Qualcosa di più aggressivo e provocante. Qualcosa come
i tuoi boccoli.”
Rimasi letteralmente a bocca aperta sgranando gli occhi.
Rimasi così per
qualche istante prima di sorridere entusiasta e saltare al collo della
mia
migliore amica “Certo che te li faccio! Non vedo
l’ora!”
Anche lei rise con me.
“I tuoi attrezzi sono in soggiorno. Va’ pure, ti
aspetto.”
E
io ero andata.
Saltellando e canticchiando con un
sorriso ebete sulla faccia, ero contenta. La mia espressione entusiasta
gelò
sul mio volto quando, seduto sul divano del soggiorno, c’era
proprio Damon Salvatore
con tanto di bicchiere di Bourbon in mano.
“Che ci fai tu
qui?” Feci
improvvisamente colta dal panico, con due ottave d voce superiore al
normale.
Lui si voltò prima confuso tanto quanto me e poi
inespressivo. Si alzò stizzito
e “Ci vivo.” Mi rispose freddo prendendo poi le
scale per tornarsene in camera
sua.
Da
canto mio rimasi imbambolata per
uno, forse due, minuti. Guardavo senza vedere le piastre per capelli
sul
tavolino, senza neanche provare a prenderle per tornare da Elena con un
sorriso
sul volto.
Mi accorsi di quello che stavo facendo solo quando mi ritrovai davanti
la porta
della sua camera. La porta aperta e lui, idiota.
Decisi di continuare a non pensare
perché
la sua immagine con ancora un bicchiere di cristallo in mano mi stava
mandano
in bestia.
“Avresti potuto continuare la tua bevuta giù. Lo
sapevi no?” Sbottai entrando e
chiudendo con forza l’entrata.
Lui si voltò verso di me con sguardo arrabbiato
“Nessuno ti ha invitato qui
dentro. Sparisci, rossa.”
“Eh, no.” Feci io indispettita ricordandomi
improvvisamente tutte le sensazioni
che avevo provato prima di ritornare nel mio corpo. “Si
può sapere che hai,
Damon?”
Lui si era voltato e stava camminando verso l’immenso letto
al centro della
gigantesca stanza. Stavo per gridargli dietro qualcos’altro
ma lui m’intercettò
“Niente. Non abbiamo nulla da dirci. Se permetti, quella
è la porta.”
Dire
che ero indignata era un
piccolo minuscolo eufemismo. Feci esattamente l’opposto di
quello che mi aveva
ordinato e camminai spediva verso di lui.
Borbottai un “Ma per favore!” molto sarcastico e
gli afferrai il polso
facendolo girare.
E
seppi per certo che non si
aspettava di ritrovarsi le mie labbra sulle sue tanto irruenti. Non me
lo
aspettavo neanche io!
Dovetti mettermi in punta di
piedi per
raggiungerlo e di sicuro non capivo più nulla di quello che
mi stava capitando
attorno.
Sentivo il cuore martellare talmente forte e velocemente che avevo una
paura
fondata di andare a finire all’ospedale.
Ma il timore più grande fu all’inizio, quando
Damon si era praticamente trasformato
in una statua di sale.
Non aveva ancora tentato di uccidermi per tanta irriverenza e
sfacciataggine ma
non si era neanche mosso.
Non saprei dire quanto rimasi in attesa di una sua risposta. Secondi,
ore.
Ad
un certo punto però qualcosa
cambiò.
Credo che il verso che fece sia da considerare un ibrido tra un ringhio
e un
gemito ma non me ne importò molto dato che pochi secondi
dopo mi ritrovai una
sua mano sulla nuca e l’altra ( che aveva fatto cadere il
bicchiere a terra rompendolo)
sul fianco.
Mi cinse in una stretta che fece quasi male e il bacio divenne irruente
tanto
quanto lui; percepivo la sua rabbia ma anche la sua indecisione e ne
rimasi
sconvolta e affascinata allo stesso tempo.
Ci
baciammo per quelli che a me
sembrarono secoli; io alla fine ( terminata l’onda di
adrenalina che mi aveva
cacciato in quella situazione) mi ero lasciata andare alla mia indole
dolce,
quasi paurosa della situazione e Damon aveva ripreso il controllo di se
stesso,
baciandomi con il chiaro intento di farmi perdere la testa.
Mi
ero saldamente aggrappata alla
sua maglia scura con lo scollo a ‘V’ , temendo di
poter cadere dato che sentivo
le ginocchia come gelatina tremante, e lui aveva spostato entrambe le
mani sui
mie fianchi, stringendomi a lui.
Ero
finita al settimo cielo.
Tutto sembrava essere esattamente dove doveva essere come mai era
successo
prima e ne ero elettrizzata. Sapevo
che tra le braccia di Damon avrei vissuto
l’inferno
ed era quella consapevolezza che bruciava dentro me come fuoco ardente
e mi
aveva appena dato quella determinazione che mai più mi
avrebbe abbandonata.
Quando
ritoccai il pavimento con i
talloni e ci staccammo io ero decisamente affannata; i nostri sguardi
si erano
subito incatenati e lui aveva ghignato poggiando la sua fronte sulla
mia. Mi
teneva ancora stretta e la mia capacità di formulare qualche
pensiero coerente
sembrava essere andata persa.
Damon Salvatore mi aveva letteralmente mandato in cortocircuito.
“I
capelli .. Elena..”
Le
mie parole erano totalmente
contrarie ai miei gesti dato che le mani che tenevo aggrappate al petto
del
vampiro strinsero maggiormente la presa. Avevo paura che se me ne fossi
andata
poi tornare da lui sarebbe diventato impossibile.
Damon
però sorrise ancora, furbo e
con gli occhi neri che brillarono e seppi che se non fossi stata
già
perdutamente innamorata di lui, sarei caduta tra le sue grinfie in quel
preciso
istante.
“Elena
può aspettare.” Mormorò lui
deciso prima di ricongiungere l nostre labbra.
E
io gli avevo dato pienamente
ragione.
Elena poteva aspettare, tutti
avrebbero potuto aspettare.
Sorrisi
sulle sue labbra allacciandogli le braccia al collo e per un momento
fugace
ripensai al mio Genio della Lampada che probabilmente se la stava
spassando,
nel suo magico vaso verde ancora intatto e ben curato sulla mia
scrivania.
Beh, che altro dire .. fatemi sapere che si è piaciuto o se vorreste lanciarmi le vostre tasiere in testa
:)
L'unica precisazione forse riguarda alla Pensione dei Salvatore.
Ho voluto rimanere con lo standard del telefilm, dove 'vivono' assieme
un po' perchè mi piace di più così, un po' perchè serviva alla storia.
Adesso credo sia davvero tutto.
Sono davvero felice che la prima cosa scritta sul 'Diario del Vampiro' sia una Bonnie-Damon.
Sebbene non ho ancora finito di leggere la saga, li amo già alla follia <3
Baci e alla prossima (?)
Tess.