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Autore: Orochi Shiki    25/04/2012    4 recensioni
In un pianeta dove gli esseri umani convivono con esseri metà uomo metà animale chiamati Hybrids, un ragazzo alla ricerca della sua identità è destinato a combattere in una sanguinosa guerra senza sosta, in cui scoprirà il suo vero valore e il suo destino.
Una rivisitazione dell’universo di Sonic Adventure 2/Shadow the Hedgehog in salsa mecha/Nagaiana, in cui niente è quello che sembra …
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dr. Eggman, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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 Prima di cominciare, una piccola (ma obbligatoria) precisazione: l’autrice non è la proprietaria della serie Sonic the Hedgehog (Anche se dubito che faccia una qualche differenza, visto che sono del parere che la Sega assuma scrittori di fan fiction per le trame dei suoi nuovi giochi, ma sto divagando). Secondo, se siete venuti qui sperando in intermezzi romantici del tipo maschio/maschio o femmina/femmina, potreste voler cambiare storia; qui non ne troverete! Non perché io sia contraria allo Yaoi o allo Yuri (purché sia canon, mi raccomando), ma semplicemente non tratto il genere! Terzo, in questa serie mi sono presa la libertà di trasformare i furry in kemonomimi (Ovvero persone con tratti animali come orecchie e coda pelose), perché non mi sento a mio agio a fare pairing umano/animale (e poi, senza offesa per le fan girl, ritengo gli umanoidi più sexy di buffi animali antropomorfi, non me ne vogliate assolutamente …).
Detto questo, cominciamo pure!


ACT 1: Perfect Hybrid


50 anni prima …

La ragazzina bionda vestita di azzurro spinse con determinazione l’interruttore per bloccare l’apertura della porta automatica che conduceva alle capsule di fuga. La sua fragile costituzione rese questo gesto molto più faticoso di quanto anticipasse e una volta riuscitaci, si lasciò cadere in ginocchio in preda alla stanchezza. Un giovane Hybrid in nero dai selvaggi capelli metà corvini e metà rossi si inginocchiò al suo fianco offrendole sostegno, i suoi occhi cremisi pieni di apprensione.
“S … sto bene … non preoccuparti per me …” sorrise debolmente la piccola ragazza osservando il volto olivastro del giovane, mentre questo l’aiutava ad allontanarsi dalla porta lentamente. I suoi occhi andarono poi alla porta. “… non durerà a lungo … riusciranno a sfondarla … ma se riescono a prenderci … tutto … anche tutto il lavoro di mio nonno … sarà perduto …”
Il ragazzo non rispose. Era consapevole del fatto che quei soldati non si sarebbero fermati davanti a nulla pur di catturarli … o peggio … già avevano ucciso diversi ricercatori e altre cavie. E probabilmente anche lo stesso professore. Che differenza avrebbero fatto una ragazzina umana e un giovane Hybrid?
“È per questo … Shadow … che devi andartene di qui … prima che sia troppo tardi …!”
“NO!!” l’Hybrid scosse più e più volte la testa, stringendo gli occhi. “Rifiuto di scappare e lasciare te e il professore qui da soli!” poi si irrigidì, strinse i denti. “No … rimarrò qui … rimarrò qui e gliela farò pagare …! Li sterminerò! Uno ad uno!! Nella stessa maniera spietata in cui ci hanno fatto questo!”
La biondina ebbe un brivido nel guardare il volto dell’Hybrid, i cui occhi color sangue presero a scintillare di furore. Furore omicida. Poi sentì una grande tristezza colmarle il cuore, mentre le lacrime iniziarono a scorrere lungo le sue guance. Persino Shadow rimase interdetto nel guardarla. Prima che lui avesse il tempo di controbattere, lei gli si buttò addosso e lo strinse forte a sé, quasi come se volesse fondersi con lui. Sembrò che il tempo si paralizzasse in quell’istante.
“Shadow … oh, mio povero Shadow …” singhiozzò lei. “ormai per te non c’è più niente … non ti è rimasto altro che l’odio … nient’altro che la rabbia … è così triste … così ingiusto …”
Lui all’inizio rimase immobile a guardarla piangere sommessamente, non sapendo come altro reagire. Gli si spezzava il cuore nel vederla così, e desiderò ancora di più di poter far sparire tutta quell’orribile situazione. Ma cosa poteva fare?
“… Maria … io …” Sussurrò lui, muovendo lentamente le braccia intorno al corpo di lei.
Prima che potesse finire la frase, un gran boato riempì la stanza e la porta fu letteralmente spazzata via da una carica esplosiva. In una manciata di secondi, la stanza si riempì di uomini armati che puntarono le loro pistole contro i due ragazzi. Uno di loro, un ufficiale, si avvicinò lentamente ai due.
“Ce ne è voluto di tempo per seguirti, signorina. Quel soggetto di ricerca è l’ultimo esemplare del Progetto Shadow da terminare. Ora, perché non fai la brava e non ce lo consegni? Odierei dover usare le maniere forti su una bambina.”
“Ah, volete me?! VENITE A PRENDERMI, BASTARDI!!” Sbottò l’Hybrid con furia, mettendosi in posizione di guardia.
“Io lo sconsiglierei,” sogghignò l’ufficiale. “non vorremmo rischiare di coinvolgere la signorina, vero?”
A quelle parole, Shadow serrò la mascella e, fremente di rabbia, abbassò i pugni. Avrebbe voluto farli fuori tutti, ma non poteva permettersi passi falsi; non finché avrebbe voluto dire mettere in pericolo la vita di Maria!
L’ufficiale sorrise ancora una volta. “Confido che non ci saranno altri colpi di testa. Fa il bravo e lasciati catturare e non ci saranno problemi per la tua amichetta.”
Shadow fece una smorfia di disappunto. Poi rivolse il suo sguardo verso Maria, che prima contraccambiò il gesto e poi guardò alla sua sinistra, da dove si vedeva l’esterno della colonia spaziale e il pianeta sottostante. Poi guardò le capsule di fuga alle sue spalle; un’idea prese forma nella mente della giovane e la sua espressione si fece più decisa.
Prima che Shadow avesse il tempo di reagire, Maria lo spintonò all’interno di una capsula di fuga stazionata proprio dietro di lui, chiudendone il portello prima che questo si riprendesse.
“Brutta piccola … FUOCO!! SPARATE!!” Gridò l’ufficiale.
“M … ma signore,” balbettò il soldato alla sua sinistra. “è solamente una bambina …!”
“Uuuurgh! IDIOTI!! ECCO COSA SIETE!!” Sbottò allora il comandante strappando il fucile di mano al soldato e puntando contro la giovane ragazza.
Il suo colpo preciso andò a colpire la piccola alla schiena, facendola cadere di faccia per terra.
“Maria!! NOOOOOOOOOO!!” Gridò Shadow guardando tutta la scena in un misto di rabbia, tristezza e orrore. Batté più volte i pugni con violenza sul vetro della capsula, sperando di riuscire ad infrangerla e uscire per poter andare in soccorso della sua amica umana, ma invano. Provò allora a tendere gli aculei che aveva sul dorso e sul retro della testa, ma anche quello risultò inefficace.
Un altro dei soldati puntò il fucile contro la capsula che conteneva l’umanoide e sparò alcuni colpi, senza comunque riuscire a scalfirne il vetro. Una capsula di fuga progettata per scaricare gli esemplari nello spazio … è ovvio che sia fatta di un materiale resistente. Pensò l’ufficiale al comando. “Non importa, ce ne occuperemo più tardi. La cavia non può comunque fare nulla finché è all’interno.” Disse poi ordinando ai suoi uomini di lasciare momentaneamente la zona. Subito i soldati obbedirono all’ordine e uscirono dal buco che un tempo era la porta della stanza.
Passarono alcuni secondi di silenzio, durante i quali l’eco degli stivali dei soldati si allontanò sempre di più. In preda allo sconforto, Shadow strinse gli occhi e serrò i denti, i pugni frementi sul vetro. Nella sua mente non c’erano altri pensieri se non un odio nero e smisurato per quelle persone che avevano frantumato la sua unica gioia e un profondo senso di perdita.
Poi, colse di sfuggita un movimento. Maria respirava ancora. Era ancora viva! All’umanoide si strinse tuttavia il cuore nel vedere i suoi abiti azzurri insudiciati da una macchia rossa che via via andava espandendosi. Fu agghiacciante. Maria si alzò lentamente e debolmente, riuscendo appena a respirare e sorreggendosi sulla capsula di fuga che conteneva Shadow.
Lui la chiamò a gran voce, guardandola negli occhi. In quegli splendidi occhi blu come il pianeta.
Lei sorrise dolcemente, perdendosi nei suoi occhi scarlatti. “Scusa … avrei tanto voluto … venire con te … sul pianeta azzurro … ma …”
“Ma che cosa dici?!” esclamò lui scuotendo la testa più volte. “Ci andremo lo stesso! Insieme! È questo che ci siamo promessi, ricordi?!”
Lei non rispose. Rimase fissa a guardarlo, mentre una lacrima le scese dalla guancia destra. Poggiò entrambe le mani sul vetro e ci si accoccolò, quasi come per sentire il calore dell’umanoide tramite esso.
“ Il nonno aveva ragione … sei così puro … perfetto …” sussurrò lei, prima di dirigersi, zoppicando verso il meccanismo di scarico delle capsule di fuga. Si girò ancora una volta verso di lui, tenendo la mano ben salda sulla leva.
Shadow spalancò gli occhi, mentre un brivido gli percorse la schiena. “Maria, non vorrai …!?”
“Ora… è tutto nelle tue mani … questo pianeta … gli umani che ci vivono … promettimi … che--”
Shadow non riuscì a sentire la fine di quell’ultima frase, poiché un frastuono di esplosioni e distruzione coprì la voce della ragazza. Evidentemente quei soldati erano tornati con l’artiglieria pesante per terminare l’opera e cancellare ogni traccia della colonia Ark e del progetto. Quando finalmente il frastuono sembrò cessare, l’ultima cosa che l’Hybrid riuscì a sentire fu la flebile voce di Maria che dolcemente gli sussurrò: “Adios… Shadow the Hedgehog” prima di abbassare la leva e accasciarsi al suolo, facendo sì che il portello situato al di sotto della sua capsula si aprisse, facendola cadere nell’infinità dello spazio.
Poi il silenzio assoluto. E la colonia Ark che si allontanava a poco a poco. Il vuoto dello spazio. In confronto al vuoto che l’umanoide aveva nel cuore, cosa mai era? Maria … non era riuscito a fare nulla per lei … e ora non l’avrebbe rivista mai più … perduta per sempre … sul vetro riuscì a vedere il pianeta azzurro. Il grande pianeta azzurro. E il suo stesso riflesso. In quel momento, gli sembrarono entrambi orribili, abominevoli.
Dannazione …!
Strinse i pugni sul vetro e distolse lo sguardo con un singhiozzo sommesso, chinando il capo.
Dannazione!
Tutto il suo corpo prese a fremere, del tutto incapace di continuare a trattenere i suoi sentimenti.
Sconforto. Disperazione. Rabbia. Frustrazione. Odio. Il senso di perdita sentito in precedenza centuplicato. Una smisurata sete di vendetta. Tutte queste emozioni esplosero insieme in un unico, violento grido, sebbene nel vuoto dello spazio questo risultasse del tutto silenzioso.
“DANNAZIONEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!”

Epoca Moderna …

“Quali sono le condizioni del soggetto?” Chiese l’uomo pelato e tondeggiante dai folti baffi a uno dei robot medici, senza distogliere lo sguardo dal vetro che mostrava l’interno del centro medico.
“Ah, dottore!” il robot ebbe un sussulto e salutò goffamente lo scienziato. “Fisicamente è a posto, non presenta lesioni fisiche. Ma da ieri rifiuta di riprendere conoscenza.”
“Questo lo vedo da solo, imbecille!!” sbottò l’uomo saltando sulle sue lunghe gambe slanciate. “Voglio sapere se ci sono delle anomalie di qualche tipo!”
“Ne, nessuna riscontrata, signore. Risulta un Hybrid perfettamente normale!” balbettò il robot, temendo l’ira del suo creatore.
L’uomo si grattò la tempia con un dito ed esalò un sospiro irritato, prima di dichiarare: Vado da lui” ed entrare nell’ambulatorio.
All’interno dell’ambulatorio non vi era nessuno, se non una figura giovane e di costituzione normale stesa su di uno dei letti, collegata ad un’apparecchiatura che ne monitorava le funzioni vitali. Nella stanza, nessun suono, se non i ritmici e regolari bip del macchinario, che riproducevano le pulsazioni del soggetto. Lo scienziato si avvicinò alla persona e la esaminò.
Chiunque avrebbe potuto dire che si trattasse di un ragazzo Hybrid, per via delle orecchie pelose che spuntavano ai lati della testa e per la forma del naso, che ricordava leggermente quello di un animale. La sua carnagione era olivastra e gli ispidi capelli – così come le orecchie – erano neri, sebbene con abbondanti ciocche rosse. Non dimostrava più di diciassette/diciotto anni, ma il dottore sapeva quanto in realtà questo esemplare fosse più vecchio. Normalmente, l’età di un Hybrid non si distacca mai più di tanto da quella di un comune essere umano, ma l’essere steso in questo letto … lui era diverso … lo scienziato lo sapeva.
“Non mi sorprende che tu sia in questo stato,” sogghignò l’uomo senza distogliere lo sguardo dall’umanoide addormentato; “considerando che hai usato il tuo potere al massimo subito dopo esserti svegliato da una stasi durata cinquanta anni.”
Lo scienziato baffuto prese uno sgabello e si sedette a fianco a lui, guardandolo con l’aria soddisfatta di chi ha il successo assoluto fra le mani. Mio nonno, Gerald Robotnik, era un vero genio. E tu sei la prova vivente del suo estro. Il suo sorriso malizioso si ampliò. Shadow … l’Hybrid assoluto … l’Hybrid perfetto … la forma di vita più potente, destinata a sorpassare tutte le altre, umane o Hybrids che siano! Devo ammetterlo, all’inizio non seppi come reagire quando sbloccai quella strana capsula e tu ne uscisti, ringraziandomi di averti liberato e mi promettesti di far avverare i miei desideri, come il fiabesco genio della lampada. Ed è proprio quello che ora mi aspetto da te. Sei la mia piccola oca dalle uova d’oro, Shadow. Ho grandi aspettative per te.
Improvvisamente, il macchinario che monitorava le funzioni vitali di Shadow aumentò leggermente la frequenza del segnale sonoro e i diagrammi sul monitor si fecero più frenetici, sebbene l’unico segno di cambiamento all’esterno fu un che la sua respirazione si fece più accelerata e che le sue dita iniziarono a sussultare.
“Pare che il nostro Bell’Addormentato stia sognando … che darei per sapere cosa!” ridacchiò una voce femminile e suadente sopra la testa del professore. L’uomo alzò lo sguardo per vedere una sensuale Hybrid pipistrello pendere dal soffitto a testa in giù: aveva i capelli color platino e la carnagione scura, e indossava un corpetto rosa a forma di cuore e una minigonna nera che lasciavano ben poco spazio all’immaginazione. Alle braccia portava dei guanti bianchi dai risvolti rosa, che arrivavano fino ai gomiti, e le sue gambe erano adornate da stivali dello stesso colore con i tacchi a spillo.
“Tsk … ti riconosco … tu sei la ladra che voleva rubare il mio Chaos Emerald!” Ringhiò lo scienziato umano.
La donna non si scompose e saltò giù dal soffitto con un’agile capriola. Non appena toccò terra saltò davanti all’uomo e lo guardò con irritazione negli occhi. “Come-come? Il TUO Chaos Emerald? Quello era il MIO Chaos Emerald, che TU hai tentato di rubarmi da sotto il naso. E, per tua informazione, caro il mio dottor Eggman, tutti i gioielli del mondo appartengono alla sottoscritta, a Rouge the Bat!”
“Come diamine hai fatto a entrare nella mia roccaforte, ragazza?! Dovrebbero esserci sensori di sicurezza e guardie robotizzate ovunque, quindi come hai …?!”
La donna di nome Rouge ridacchiò e incrociò le braccia con un sorriso vanitoso. “Diciamo soltanto che so una cosa o due sull’infiltrazione. Ma veniamo al dunque. Tu vuoi i Chaos Emerald, io voglio i Chaos Emerald. Cerchiamo entrambi la stessa cosa. Quindi perché non ci facilitiamo il compito e non li cerchiamo insieme? Se accetti, potrei anche considerare di perdonarti per avermi soffiato il tesoro da sotto il naso …”
Il dottor Eggman si massaggiò il mento con l’indice. “… e chi mi garantisce che non mi pugnalerai alle spalle una volta trovati tutti e sette gli smeraldi?”
La donna pipistrello fece spallucce. “Giusta osservazione. Domanda migliore: come pensi di riuscire a recuperarli senza l’aiuto di una cacciatrice di tesori esperta come me? So dove potresti trovarli. E con la mia conoscenza in materia e le tue risorse tecnologiche, ci riusciremo nella metà– no, in un terzo del tempo!”
Lo scienziato considerò attentamente le parole della Hybrid. Per mettere in atto i suoi piani aveva bisogno di tutte e sette le gemme. D’un tratto, l’idea di collaborare con la cacciatrice di tesori lo solleticava. I suoi occhi andarono poi a posarsi sull’Hybrid porcospino nel letto. E se alle loro risorse si fosse unita anche la potenzialità di quella potentissima creatura?
“Affare fatto,” lo scienziato umano annuì. “Ma dovrai restare qui finché non decideremo il prossimo passo. È accettabile?”
Lei annuì in risposta. “Non ci sono obiezioni. E poi, c’è qualcosa che mi incuriosisce. Questo ragazzo …”
Eggman sbuffò. “Basta che non crei problemi nella base. Vado a vedere come sta Omega.” mugugnò uscendo dall’ambulatorio. Mentre camminava via, ordinò rabbiosamente al robot medico di avvisarlo se Shadow avesse ripreso conoscenza e di dire all’Hybrid di recarsi in un certo luogo.
Non appena se ne fu andato, Rouge diresse i suoi occhi color acqua su Shadow, che sembrò essere tornato a un sonno meno turbolento. Lei si inginocchiò vicino al suo letto e lo studiò attentamente, dal basso verso l’alto. “E così è lui, hm? Beh, a vederlo sembra un Hybrid riccio normalissimo. Hmm … fisico ben scolpito ma snello, bel faccino … devo ammetterlo, è un gran bel pezzo di ragazzo!” Pensò ad alta voce con un sorrisetto malizioso, ma di tutt’altro tipo rispetto a quello del dottor Eggman, specie dopo aver constatato che sotto il lenzuolo non sembrava avere niente a coprirlo.
Rimase per diversi minuti lì, a guardare il ragazzo riccio dormiente. Sembrava così tranquillo e inoffensivo da sembrarle quasi un bambino. Un bambino cinquantenne dai poteri smisurati, ma comunque un bambino, ridacchiò fra sé e sé. Poi, quando si fu stufata di starsene lì, si rialzò in piedi, decisa a fare un bel giro turistico per quella che sarebbe stata la sua momentanea base e voltò le spalle al letto.
D’un tratto, un movimento alle sue spalle fece suonare un campanello d’allarme nella sua testa, e fece una giravolta per tirare un bel calcio ruotante a chiunque l’assalisse. Sentì la persona in questione incassare il colpo e saltare rapidamente sul letto, in ginocchio.
“Sei sempre così amichevole quando ti svegli la mattina?” commentò Rouge incrociando le braccia. Non sembrò molto sconvolta dall’essere attaccata dalla stessa persona che pochi istanti prima dormiva tranquilla in quel letto e che ora, inginocchiata su quel letto in posizione di guardia, la fissava nervosamente tramite i suoi occhi cremisi. Tuttavia rimase sorpresa del fatto che, sebbene si fosse appena ripreso da un periodo di incoscienza, potesse già muoversi così agilmente.
Ci volle qualche istante prima che Shadow si accorgesse degli elettrodi a cui era collegato e se li strappasse uno a uno, incurante del dolore che questo gesto gli procurò sulla pelle. “Che scherzo è questo …?! Dove diavolo mi hai portato, donna?!”
Lei sorrise con un lieve rossore. “Piano. Piano. Un tipo bello come te non ha ragione di scaldarsi tanto. A proposito, so che mi pentirò di aver detto queste parole ma … dovresti considerare di metterti qualcosa addosso. Non ti ho ancora fatto niente, ma se resti così non ci sono garanzie …”
Istintivamente, il ragazzo abbassò lo sguardo, accorgendosi solo in quell’istante di avere addosso solo un paio di mutande nere. Arrossendo violentemente, si guardò freneticamente intorno per vedere dove si trovassero i suoi vestiti. Poi il suo campo visivo recepì in rapido movimento e prese al volo quello che notò poi essere la sua tuta nera, ordinatamente piegata.
“Abbiamo un animo puro, hm?” ridacchiò Rouge dopo avergli lanciato i vestiti. Poi si girò dall’altra parte. “Con comodo. Io non guardo. Voglio dire, quello che c’era da vedere l’ho già visto!”
“… non hai ancora risposto alla mia domanda!” bofonchiò imbarazzato Shadow, ancora rosso in faccia, rimettendosi i pantaloni. “Chi sei, e che razza di posto è questo? Sei tu che mi hai portato qui?”
“Io? Chiamami Rouge. E questa è Metropolis, la roccaforte del dottor Eggman. Lui ti ha portato qui, non io. Anche se non mi sarebbe dispiaciuto … come dire … poterti toccare con mano …” rispose lei, guardandolo mentre essendosi rimesso la tuta e i guanti, si infilò i pattini a reazione. Come risposta, le annuì senza guardarla in faccia.
“Ma ora tocca a me fare le domande;” l’espressione della donna pipistrello si fece seria di colpo. “Visto che d’ora in poi sembra che dovremo collaborare, voglio saperlo: per quale ragione hai deciso di lavorare con il dottore? Io lo faccio per gli smeraldi, ma tu? Che ragione hai?”
Lui la guardò duro, ammutolendola. Quando Rouge distolse lo sguardo, lui si avvicinò, le prese il mento nella mano e la costrinse a guardarlo negli occhi. La ragazza vide un’ombra nera di sentimenti negativi in quegli intensi occhi scarlatti, e la cosa la lasciò di stucco. Shadow le intimò, con una voce fredda e tagliente come la lama di un rasoio: “Non fare domande su cose che non ti riguardano. Questo se ci tieni a restare in salute!”
Lei reagì d’istinto e lo spintonò via con un gesto brusco. Ne seguirono diversi secondi di silenzio teso e imbarazzante. La situazione fu interrotta dal robot medico, che accorgendosi del fatto che il paziente si fosse ripreso, disse in maniera riverente che era atteso al laboratorio nel piano di sotto. Prima che Rouge avesse modo di dire qualcosa, Shadow si girò un momento a guardarla senza dire una parola, come per dire “l’argomento è chiuso”, e si diresse fuori dall’ambulatorio, sotto lo sguardo imbronciato di Rouge.

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Un lungo corridoio buio e freddo nel sotterraneo della base.
A parte il ponteggio soprelevato, era praticamente impossibile vedere più in là del proprio naso, né sotto né davanti. Inoltre si gelava quasi quanto in una cella frigorifera. Le luci, qui, non sanno cosa sono …? Pensò fra sé e sé Shadow, stringendosi infreddolito e spazientito le braccia.
“Ma bene, già in piedi! Ci hai messo meno di quanto anticipassi. Ciò dimostra che sei veramente un essere eccezionale.” la voce un po’ rauca del dottore riecheggiò da un altoparlante impossibile da vedere.
“Hm? Dottore? Dove si trova?”
Invece di rispondere alle domande dell’Hybrid, l’uomo ordinò “Accendete!” e in pochi istanti, le luci si accesero su di un lato del corridoio soprelevato. Shadow si girò di scatto verso la fonte della luce e vide stagliarsi davanti a lui la possente figura di un gigantesco robot rosso, le cui mani erano simili ad artigli e sulla cui spallina sinistra figurava uno stemma con la lettera greca “Omega”.
“DOTTORE! Ma questo è …!” saltò su incredulo Shadow.
I passi degli stivali del dottor Eggman riecheggiavano con dei tonfi metallici mentre l’uomo si avvicinò al ragazzo porcospino. Sul suo volto figurava un’aria di approvazione. “Che ne dici? Se ti piace, può essere tuo. È la mia più recente creazione: l’ho costruito basandomi su uno dei progetti di mio nonno per un’arma alimentata dai poteri dei Chaos Emeralds e sui miei robot della serie E-100. Puoi chiamarlo Chaos Omega.”
“E … e lei vuole darlo a me? Perché?” Chiese l’Hybrid riuscendo finalmente a distogliere lo sguardo da quel robot.
“Beh, dopo aver visto il tuo potere quando ti ho liberato, e il modo in cui riesci a sfruttare anche un singolo smeraldo, ho pensato che tu fossi il recipiente perfetto per questo robot. Come ti ho già spiegato, Omega qui trae la forza motrice e di attacco da un Chaos Emerald, come se la gemma fosse un generatore di qualche tipo. Con te ai suoi comandi, nessuno sarà in grado di fermarlo.” Il corpulento scienziato espose la sua argomentazione con assoluta fierezza e soddisfazione.
“No, intendo dire … perché vuole darmelo, quando ha visto quanto sono formidabile anche da solo? Con la smisurata forza in mio possesso, non ne vedo il motivo.” Replicò Shadow con un sorrisetto sprezzante.
Certo che il fegato non ti manca a parlarmi in questo modo, ragazzino! Pensò irritato Eggman contorcendo un sopracciglio. “Comunque, voglio augurarmi che il lungo sonno non ti abbia annebbiato la memoria sul nostro accordo. Mi hai promesso di aiutarmi a ottenere una forza distruttiva superiore, e spero vivamente che manterrai la parola."
“Non stia a preoccuparsi. Ricordo bene quella promessa, e ho già in mente di—"
La discussione fu interrotta dal suono dell’allarme e il corridoio prese a oscillare.
“Dannazione! Non ditemi che è di nuovo quel ragazzino Hybrid?!” Sbottò Eggman, infuriato.
“Dottore!” La voce gracchiante di un robot riecheggiò dall’altoparlante “G … G.U.N.! Quelli del G.U.N. stanno attaccando la città con diversi veicoli e robot di taglia media!”
G.U.N.. Shadow sentì come un tuffo al cuore nel sentire quella parola. G.U.N. … ora ricordo … certo! A causa loro, Maria… Strinse i pugni e tutto il suo corpo prese a fremere di rabbia. Si girò di scatto verso il dottore. “Io esco con il Chaos Omega!”
“TU COSA?!” Saltò su Eggman. “Non se ne parla, l’Omega non è stato ancora del tutto ottimato! Il suo sistema di interfaccia col pilota è ancora in fase sperimentale, e soprattutto, il robot non ha armi!”
“Allora sarà io a sperimentarlo! E per quanto riguarda le armi, mi basta che possa usare gli arti.” Rispose Shadow guardando il robot con un sorrisetto sadico.
“… suppongo non ci sia scelta.” Sospirò il dottore tirando fuori una gemma verde dalla tasca e dandola all’Hybrid. “Usa questo Chaos Emerald per attivare Omega. L’alloggiamento e sul bracciolo destro del sedile. Una volta a bordo, inseriscilo lì e si attiverà, se tutto va bene.”
“ Andrà bene. Non mi lascerò battere. Non da loro.”

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All’interno della cabina di pilotaggio dell’Omega, posta nella zona centrale del corpo del mech, era situata una piattaforma semovente su cui poggiava il sedile. La piattaforma era collegata ad un piccolo ascensore che, alzandosi e abbassandosi, avrebbe funto da nesso fra l’interno e l’esterno del robot. Una volta posto il sedile all’interno, la rampa dell’ascensore si sarebbe piegata e compattata all’interno di un portello sottostante.
Shadow si sedette sul sedile di pilotaggio e azionò l’ascensore, che lo portò in pochi secondi all’interno dell’Omega.
“Sedile posizionato.” Riecheggiò la voce di un operatore robot.
Così questo è l’interno dell’Omega? Si chiese Shadow. Ma dove sono i controlli? Come si aspettano che possa controllare questo ragazzone senza?
“Shadow, mi senti?” questa volta fu la voce di Eggman a riecheggiare. “Ora inserisci lo smeraldo all’estremità del bracciolo destro, dove poggeresti la mano."
L’Hybrid, sentite quelle parole, diresse lo sguardo verso il bracciolo, e vide quello che sembrava un alloggiamento, grande abbastanza da infilarci un Chaos Emerald. Abbiamo fatto trenta … tanto vale fare trentuno! Pensò conficcando lo smeraldo nel bracciale.
Non appena compì questo gesto, lo smeraldo si illuminò, e il ragazzo sentì come se, partendo dalla mano destra, il suo corpo venisse attraversato da un’ondata di energia, mentre strisce di luce andarono ad attraversare tutta la cabina di pilotaggio, diramandosi da dove lo smeraldo era posizionato. In una manciata di secondi, vide accendersi i vari terminali e il monitor principale, che riproduceva l’esterno del robot visto dagli occhi dell’Omega.
“Accensione riuscita.” Recitò una voce meccanica nell’abitacolo.
“Perfetto,” sogghignò Eggman. “Posizionate il Chaos Omega per il lancio!”
A quell’ordine il robot fu trasportato da un tapis roulant su quello che sembrava essere una rampa verso l’alto.
“Sì, OK, bellino,” sospirò Shadow irritato, “ma seriamente, come lo cont—”
“LANCIO!!” Squillò la voce dello scienziato baffuto.
Immediatamente, il mech fu fatto partire a incredibile velocità lungo la rampa verticale. Se il ragazzo porcospino non fosse già stato abituato all’alta velocità, di sicuro si sarebbe sentito schiacciare. Invece, avvertì solo un lieve sobbalzo che durò solo nell’istante della partenza. Dopo una manciata di secondi, la macchina fu fatta uscire tramite un portello nel pavimento che conduceva all’esterno. Fuori, il cielo era rosso per il fuoco e il fumo oscurava il sole. Tutt’intorno vi erano robot di taglia media, carri armati e aerei con sopra il logo del Guardian Units of Nation.
“Cos… cos’è quello?!” sussultò il pilota di un jet vedendo il gigantesco robot rosso appena uscito dal terreno.
“Sembra che il dottore sia ancora preso dai suoi gingilli meccanici. Qualunque cosa partorita da quel pazzoide non porta mai buone notizie.” Rispose il conducente di un carro armato tramite intercom.
“Pare che le informazioni dateci dal nostro contatto fossero giuste. Eggman è davvero entrato in possesso di un’arma segreta.” Continuò un terzo soldato, pilota di jet.
“Beh, non gli permetteremo di continuare a portare caos e distruzione nel mondo. ALL’ATTACCO!!” Gridò impettito il comandante.
Immediatamente tutte le unità circostanti si buttarono addosso all’Omega.
Arrivano. Pensò Shadow aggrottando le sopracciglia. E io non ho idea di come far muovere questo coso … se almeno riuscissi a farlo camminare!
Non appena formulò questo pensiero e strinse la mano destra sullo smeraldo, la gemma verde prese a brillare, gli occhi del robot ebbero un flash ed esso fece un passo completo in avanti.
“Ho … ho capito …! Utilizzando il Chaos Emerald, posso interfacciarmi con Omega e farlo agire a seconda dei mie pensieri!” pensò lui a voce alta guardando la gemma sotto la sua mano. Il suo sguardo andò poi alle unità nemiche. “Beh, questo rende le cose MOLTO più facili per me …” mormorò con un sorriso sadico.
Uno dei robot G.U.N. scattò per attaccare l’Omega, che per tutta risposta scomparve nel nulla per pochi secondi e riapparve davanti ad un jet nemico, distruggendolo con un pugno. Poi attivò i retrorazzi in modo che potesse scendere in picchiata sul nemico di prima. Tutti i presenti poterono sentire il furioso grido di battaglia che arrivò persino a perforare la parete metallica dell’Omega. Con un calcio diretto, l’Omega spaccò letteralmente in due il robot nemico. Altri due jet si avvicinarono alla sua postazione, cercando di colpirlo con le loro mitragliatrici. I loro colpi rimbalzarono sulla dura corazza del robot gigante. L’Omega tirò indietro entrambe le braccia come se dovesse lanciare dei giavellotti e subito nelle sue mani apparvero delle lance di energia.
“Chaos … SPEAR!!!” gridò l’Hybrid alla guida, facendo sì che il robot scagliasse una lancia di energia su ognuno dei due jet, che esplosero. Ma prima che avesse tempo di riposare, un robot nemico ne approfittò per caricarlo. Fortunatamente, l’Omega fu abbastanza veloce da schivarlo, ma mentre faceva questo, un carro armato puntò il suo cannone addosso al mech e gli sparò contro. L’interno della cabina di pilotaggio vibrò violentemente per il colpo subito e, visto che il Chaos Emerald fungeva da collegamento mentale fra robot e pilota, l’ultimo sentì il dolore di tutti i danni inferti al primo sulla sua pelle.
Questo non fece che aumentare la rabbia e la determinazione di Shadow, che per tutta risposta prese il mech che prima lo aveva caricato e usò la mano dell’Omega per stritolargli la testa.
“Se in questo mondo c’è un dio, forse vi perdonerà. Ma io non sono così clemente …!” sibilò l’Hybrid con odio, guardando la testa del robot nemico che veniva ridotta in poltiglia. Poi prese il robot e lo lanciò con forza contro il carro armato. “Quindi chiedete perdono a lui e a Maria per le vostre colpe quando arrivate all’altro mondo!!” Il robot nemico esplose entrando in contatto con il carro armato, coinvolgendolo nell’esplosione e facendo sì che anch’esso saltasse in aria.

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Dall’interno della base di Eggman, intanto, il dottore e i robot del suo staff monitoravano la battaglia in corso fra l’Omega e le forze del G.U.N.. In tutta la base rimbombavano, tramite gli altoparlanti, le esplosioni delle unità nemiche e le grida furenti dell’Hybrid alla guida del robot gigante.
“Dot … dottore! I valori del Chaos Omega sono altamente instabili!” Esclamò un robot.
“Le condizioni del pilota?” Chiese un altro robot al compagno.
“Irregolarità nelle onde cerebrali! Pulsazioni in aumento! Livello di adrenalina alle stelle!” Rispose con timore crescente il primo robot.
“Ma non è possibile!” ribatté un terzo robot. “Tecnicamente né lui ne il robot sono in condizione di combattere! Come riesce anche solo a farlo muovere?!”
Eggman rise maleficamente, senza distogliere lo sguardo dal monitor. “È veramente … l’essere perfetto!!” Dichiarò a gran voce spalancando le braccia.
Intanto, dalla finestra della sua stanza, anche Rouge guardava lo svolgersi della cruenta battaglia. Non poté fare a meno di sentire una stretta al cuore per tutti i soldati che stavano morendo in quel massacro. Ma sapeva anche quale suicidio sarebbe stato uscire per fermare quello scontro. Rimase quindi a guardare, frustrata, quella raccapricciante scena.

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Dato che attaccare individualmente non sembrò funzionare, un gruppo di carri armati e robot del G.U.N. decise di unire le forze per concentrare i suoi attacchi sull’Omega, che per una volta sembrò piegarsi sotto il loro fuoco concentrato. Dentro la cabina di pilotaggio, Shadow mantenne la testa bassa e strinse i denti, sforzandosi di sopportare quanto più possibile il dolore lancinante che gli percuoteva l’intero corpo. Quando non ne poté più, alzò di scatto la testa e fece sì che l’Omega afferrasse un braccio del mech più vicino e lo strappasse. Poi, con un sadico sorriso deviato, concentrò tutta l’energia nella gemma, facendo caricare il robot per scatenare l’attacco finale.
“Presto, alzate gli scudi!!” Gridò lo scienziato, avendo capito le intenzioni dell’Hybrid.
“Chaos … BLAAAAAAST!!!” L’urlo di Shadow riecheggiò in tutta l’area mentre, dal suo robot, scaturì un massiccio scoppio di energia rossa che avvolse avidamente un ampio raggio di fuoco tutto intorno all’Omega. Tutte le unità G.U.N. circostanti furono completamente spazzate via, i loro piloti morti senza neanche avere il tempo di registrare l’accaduto. Se la roccaforte di Eggman non avesse avuto una barriera, probabilmente sarebbe stato tutto devastato. Invece le persone all’interno se la cavarono come se fosse stato tutto un terremoto di quinto grado.
Una volta sollevatosi il polverone, l’unico robot rimasto in piedi fu il Chaos Omega, il quale non riportava alcuna lesione dell’impatto appena avvenuto. Gli occhi scarlatti del robot scintillavano come fari in mezzo al fumo creato. Shadow, che fino ad allora si era abbandonato a una furia cieca, si lasciò cadere sullo schienale del sedile, ansimando per lo sforzo appena compiuto e per i danni riportati. Guardò verso l’alto, emise un sospiro e rimase per diversi istanti con gli occhi chiusi.
Fu allora che lei gli apparve. Il suo volto dolce. Il suo volto triste.
Un forte tonfo compiuto dal suo cuore gli rimbombò nelle orecchie e aprì istintivamente gli occhi. Si sentì scosso e disorientato, come se si fosse appena ripreso da un brutto sogno. Guardò intorno a sé la distruzione che aveva creato. La morte. La devastazione. Ma cosa ho fatto? Si chiese in preda ai brividi. Sebbene consapevole di essere stato lui a combinare quel macello, gli sembrò quasi impossibile, quasi come se avesse fatto tutte quelle cose in sogno, e non nella realtà. Come se le avesse fatte solo e unicamente in uno stato di trance.
In quel momento una realizzazione lo colpì. Scosse la testa ed emise un rauco, amaro risolino, alzando lo sguardo verso il cielo rosso sangue. “Già. Non ha importanza. È questa la strada che ho scelto, per quanto dolorosa. Ormai c’è solo una forza, solo una ragione che guida avanti questo mio corpo. La voglia di vendetta!”
 

NEXT EPISODE: Doppelganger
 

CHAOTIC CORNER: L’angolo degli aneddoti e delle curiosità – episodio 1


In quello che sembra essere un piccolo studio televisivo siedono, similarmente ai conduttori di un TG, due Hybrid: uno, Hybrid camaleonte, è vestito con un gi viola dalle braccia strappate (alla Ryu di Street Fighter, per intenderci), e porta sia dei guanti simili a quelli di un ninja che una fascia metallica sulla fronte, dello stesso colore del vestito, con un corno dorato in mezzo; l’altro, Hybrid di tipo riccio, indossa una lunga e futuristica veste bianca con accessori dorati, ha del trucco nero intorno agli occhi e i lunghi, ispidi capelli color platino prendono una curiosa forma sulla fronte, simile a una stella a cinque punte.

Hybrid in viola: Buona giornata a tutti, e benvenuti al primo episodio del Chaotic Corner: l’angolo degli aneddoti e delle curiosità. Io sono Espio, il commentatore. E questo accanto a me è …
Hybrid in bianco: (Rimane zitto e imbronciato, poggiando le braccia incrociate sul banco)
Espio: Beh, che aspetti? Presentati, no? Perché fai tanto il sostenuto?
Hybrid in bianco: Mi sono rotto le scatolette! Sono stufo di essere messo in secondo piano! Dalla Sega, dai fan! Non ho nemmeno una cavolo di particella in questa cavolo di fan fiction del cavolo! Ti pare giusto?! Tu almeno un ruolo nella storia lo avrai! Non subito ma lo avrai!
Espio: (Lo guarda interdetto, con una gocciolina di perplessità) Sssssssssì. Beh, per lo meno sei il conduttore di questo programma … non mi sembra una cosa da poco.
Hybrid in bianco: (Sbatte le mani sul banco, alzandosi in piedi) Parlando di questo … IO sono il conduttore, e TU il commentatore/giornalista. IO sono più importante di TE! Quindi dovrei essere IO a presentarmi per primo!
Espio: … allora perché non l’hai fatto subito?
Hybrid in bianco: (Si blocca, realizzando le parole di Espio)
Espio: (Ma tutti io li trovo, gli imbecilli …?) Comunque, come stavamo dicendo, quello accanto a me è il conduttore.
Hybrid in bianco: (Si inchina, rosso in faccia) Salve a tutti! Sono Silver!
Espio: ……… chi?

Silenzio imbarazzante che dura diversi secondi. Subito dopo, Silver si lascia cadere sul banco, piangendo.

Espio: (Grattandosi la guancia) So che mi pentirò nel dire questo ma … mi mancano Vector e Charmy. Comunque, visto che abbiamo perso già parecchio tempo con le presentazioni, passiamo subito al programma. L’argomento di oggi è … (Preme un pulsante rosso su un telecomando che fa scendere un cartello)

COME NASCE “CHAOS OMEGA ROBO”

Espio:
Tutto ebbe inizio quando l’autrice, Orochi Shiki, iniziando a disegnare i personaggi di Sonic in versione umanizzata dopo una maratona degli spezzoni di alcuni giochi 3D su Youtube, provò a fare un disegno su come sarebbe stato il gioco “Shadow the Hedgehog” se fosse stato fatto da Go Nagai. (Per quelli di voi che non sanno niente della storia dell’animazione giapponese, che vivono in un eremo, o che conoscono solo la Japanimation moderna: Go Nagai è considerato il padre del genere “robottoni”, che partì con Mazinga Z e ispirò serie a non finire.). Pare che, quando Shiki mostrò il disegno allo stesso Shadow, questo commentò sarcasticamente: “Ssssì, e già che ci siamo, perché non trasformi Omega in un robot gigante?”, inconsapevole che il fatto l’avrebbe ispirata per questa storia.
Silver: (Smettendo finalmente di frignare) Orochi Shiki? Non la conosco …
Espio: Beh, nemmeno io la conoscevo … finché, facendo alcune ricerche sulla rete, non sono capitato su Fanfiction.net e non ho trovato la sua fan fiction crossover su Persona 3 e Lucky Star, “Peru*Suri”.
Silver: Ah, sì! Non era male. Ma non è ancora finita …
Espio: Beh, diciamo che il tempo e le circostanze non le sono stati favorevoli. In breve: da un lato vorrebbe finirla, ma dall’altro no. Deve ancora decidere.
Silver: Spero opti per la prima! Voglio vedere come va a finire!
Espio: In ogni caso, questa è la prima volta che Shiki pubblica una fan fiction in italiano. Diamole tutto il nostro sostegno, ragazzi!
Silver: A proposito, Espio … hai detto che Shiki ha guardato i video dei nuovi Sonic … non è che per caso ha guardato anche …
Espio: “Sonic 2006”? No, quello non l’ha guardato. Non le interessa.
Silver: (Lasciando cadere le spalle con una lacrimuccia) Lo sapevo lo sapevo lo sapevo …
Espio: … comunque, proprio come nell’angolo Blue Velvet di Peru*Suri, anche qui sproniamo i lettori a mandarci idee, aneddoti e domande sulla storia, che l’autrice potrebbe inserire sotto forma di extra, scene bonus o siparietti. Quindi, se vi piace la storia, sentitevi pure liberi di dire la vostra. (A Silver) Cos’altro abbiamo in serbo per la puntata di oggi??
Silver: (Consegna mesto un foglio ad Espio)
Espio: … se sei tu il presentatore, ‘ste cose dovresti farle TU … che pazienza … (Legge) Oh, pare che la nostra prossima rubrica si intitoli: “LE SPECIFICHE DI CHAOS OMEGA”. Vediamo un po’ … ma qui non c’è niente di tecnico! Sono solo schizzi approssimativi del robot con delle scritte in piccolo! (Stringe gli occhi per leggere) “Altezza: una ventina di metri. Peso: un centinaio di tonnellate. Armi: Quelle che usa Shadow tramite il Chaos Control, quindi può distorcere tempo e spazio, teletrasportarsi e così via” … e questo me lo chiamate un resoconto dettagliato?! Chi l’ha scritto, Vector?!?!?! (Appallottola il foglio e lo butta via, irritato) Guarda se devo lavorare così! Sono tutti dei gran—

Lo schermo sfarfalla e, al posto dello studio appare un cartello con Knuckles super deformed che tiene il broncio e la scritta “Ci scusiamo per l’interruzione, le trasmissioni riprenderanno il prima possibile!”

Voce di Knuckles: Andiamo, Espio! E poi dici che sono io il permaloso! (Si sente una porta che sbatte) Ah, splendido! E ora come lo continuiamo il programma?
Voce di Silver: Er, ci sono ancora io!
Voce di Knuckles: Vabbè, ho capito l’andazzo! Per oggi basta così. Riprendiamo la prossima volta, per allora Espio si sarà calmato.
Voce di Silver: MA QUALCUNO MI STA A SENTIRE?!?! IO SONO IL CONDUTTORE!!
Voce di Knuckles: Ci vediamo la prossima volta! Mi raccomando, mandate tanti commenti e suggerimenti! Ehi, niente male. Forse dovrei condurlo io, questo programma!
Voce di Silver: … vi odio tutti quanti!!

  
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