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Autore: Poisoned_Cherry    26/04/2012    0 recensioni
Può sembrare un po' banale lo so, ma l'ispirazione per questa fan fiction me l'hanno data una canzone di Mina e alcune canzoni dei Blood on the dance floor. In questa storia Gerard dovrà capire cosa prova davvero verso Eliza, la sua attuale ragazza e Fank, l'amico d'infanzia del fratello. Tutto le emozioni e tutti i sentimenti che proverà durante questa storia sono del tutto nuovi per lui e non sarà facile scegliare ciò che è giusto. Descriverò uno strano incontro tra i due protagonisti e come sia nato il loro strano rapporto composto da un'amicizia unica e un pizzico di amore.
I protagonisti sono Gerard e Frank, ma appairanno un po' tutti. Spero non sia una storia trita e ritrita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                                            Capitolo 7
                                                                                                         The exception!



Suonò la sveglia. Erano le 7:30 e per fortuna né Mikey, né mia madre, dovevano svegliarsi presto. Ci alzammo e ci preparammo in un paio di minuti e dopo un’ora esatta, fummo fuori di casa senza aver svegliato nessuno.

Andammo in un bar a fare colazione… era un bel bar, non molto lontano di casa mia, mh forse distava poco più di 5 minuti di strada a piedi.
Era un bar enorme, già pieno di gente, soprattutto di ragazzi che dovevano andare a scuola. Alcuni di questi salutarono Frank e lui mi disse che li conosceva perché la scorsa estate andò a fare l’animatore in un campus estivo e lì incontrò molti di loro.
Frank ordinò un cappuccino e un croissant, io invece ordinai un caffè lungo e un muffin con goccio di cioccolato… avevo bisogno di qualcosa di dolce per migliorare il mio umore. Ero triste perché stasera avrei dovuto dire a Eliza che la mollavo per stare con Frank… dovevo dirlo davanti mia madre e mio fratello… ero… ero confuso. Si! Ero confuso perché ora non ero più tanto convinto che questa fosse la cosa giusta.
<< Accomodiamoci fuori, voglio godermi questo sole caldo e questa splendida giornata! >> Esordì Frank, destandomi dai miei pensieri. Accennai un sorriso e lo seguì.
Stavamo aspettando la nostra colazione seduti in un tavolo, stavamo in silenzio… Frank osservava il cielo, suppongo stesse pensando anche lui alla cena di stasera… io invece guardavo lui… osservavo le sue braccia chiare, scrutando i suoi tatuaggi… lo rendono così… così affascinante. Ricordai la sensazione che provai dentro il bagno del cinema quella sera… toccavo i suoi tatuaggi e sentivo le linee così marcate e mi piaceva ripassare quei disegni con le mie dita. Un brivido mi percorse in tutto il corpo… ricordare quei momenti mi stava facendo eccitare e mi destai dai miei pensieri scuotendo la testa.
Finalmente arrivò il cameriere e ci porse la nostra colazione. Ero affamato e con un solo morso, addentai mezzo muffin e Frank iniziò a ridere, mentre mi fissava ed io, imbarazzato, mi portai istintivamente una mano alla bocca e ingoiai il boccone, il più in fretta possibile. Quella sua risata mi faceva sciogliere… era… era la più bella e contagiosa, che io abbia mai sentito.
<< Sei buffo, sai? Cioè voglio dire… mi fai ridere quando vuoi ricomporti dopo aver fatto qualcosa che ti sembra sbagliata >> Mi disse ridendo ancora. Non capivo se mi stava sfottendo o voleva dire che quel mio modo di fare gli piaceva e, quando si accorse della mia espressione abbastanza confusa, disse: << Non voglio offenderti, sia chiaro! Anzi… mi piace quando fai così! Mi piace ogni tuo comportamento… >>. Lo vidi arrossire, quando pronunciò l’ultima frase e arrossì anch’io.
Lo guardai, ma non riuscì a dirgli nulla, quindi sorrisi e sorseggiai il mio caffè. Lui divorò in pochissimo tempo il suo croissant e ne ordinò un altro. Questo invece di divorarlo, lo inzuppò nel cappuccino e quando stava per addentarlo per la quarta volta, dovette interrompersi perché lo stavo fissando da un pezzo. Ricambiò lo sguardo, con aria interrogativa e mi chiese: << Ma… che hai da guardare? >>, io sorrisi e gli dissi: << Potrei esordire con una battutaccia, ma preferisco non farla e dirti semplicemente di pulirti il labro superiore >>. Mi osservò per un momento, non capiva… poi, però, fu come se gli si fosse accesa una lampadina e iniziò a ridere pulendosi con un tovagliolo. Cercava in tutti i modi di farmi dire quella battuta, sfoderando un sorriso al quanto malizioso. << Guarda che con me non attacca quel sorrisetto, Frank >>, gli dissi ridendo. << Ah si? Bene… vedremo se continuerai a resistermi. >>, mi sfidò lui.
Finimmo la nostra colazione e ci alzammo per pagare. Discutemmo per un po’ su chi doveva pagare. Entrambi volevamo pagare tutto il conto e alla fine decidemmo che io avrei pagato ciò che aveva preso lui e viceversa.
Ora dovevamo scegliere se tornarcene ognuno a casa propria, oppure stare ancora un po’ insieme.
<< Sai cosa? Ti porto in un posto e tu non puoi rifiutare! >>, disse Frank, sempre con quel suo fare malizioso. Annuì e lo seguì. A un certo punto, tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans strappati alle ginocchia, un fazzoletto bianco, con le sue iniziali, FI, ricamate in un angolo. Mi avvicinò a sé, mi schioccò un bacio sulla fronte, sorrise e mi bendò. Ero spaesato e non capivo perché mi avesse bendato. A dire la verità, per un momento, che per me era interminabile, pensavo che fosse corso via… perché non lo sentivo più accanto a me. Poi sentì la sua risata e mi tranquillizzai. Gli chiesi cosa stava facendo e lui, avvicinandosi a me, mi sussurrò: << Sta tranquillo Gee, voglio portarti nel mio posto segreto. Non ci ho mai portato nessuno… vado lì ogni volta che voglio stare solo o quando voglio suonare senza essere disturbato. Ma… voglio portarci te. Voglio sapere che tu sia l’unico in grado di trovarmi, quando voglio scappare da tutti. E poi… voglio che tu faccia parte del mio mondo e il modo migliore per far si che accada, è quello di farti conoscere tutto quello che ne fa parte >>. La sua bocca così vicina al mio orecchio, il suo respiro così vicino al mio collo, la sua voce così sensuale, mi provocarono tanti brividi che pervasero il mio corpo e mi fecero perdere immediatamente l’orientamento. Mi girai verso di lui, anche se non ero sicuro che fosse ancora lì, perché non lo sentivo più vicino e tesi le braccia. Per qualche secondo toccai solo aria, poi sentì il suo braccio e lentamente con la mano destra scesi e presi la sua mano sinistra. La strinsi il più forte che potevo e dissi: << Voglio far parte del tuo mondo solo se tu farai parte del mio >>. Lui allora si avvicinò e mi baciò. Quel bacio fu lunghissimo. Non so di preciso quanto durò, ma so che fu uno dei più lunghi che io avessi mai dato. Le nostre lingue giocavano tra loro, l’una voleva acchiappare l’altra e quando riuscivano ad acchiapparsi, non volevano staccarsi. Quando Frank lentamente si staccò, dovetti appoggiarmi al muro e riprendere fiato. Cazzo quel ragazzo è capace di farmi girare la testa! Mi si avvicinò e disse sorridendo: << Hai visto? Non puoi resistermi! >>, parlava con tanta sicurezza di sé… sapeva che non avrei resistito e in fondo… a me non dispiaceva il suo modo di fare.
Dopo un po’ mi afferrò per mano dicendomi: << Beh dobbiamo muoverci! Devo portarti nel mio mondo e poi devo riportarti nel tuo, perché dobbiamo prepararci per stasera! >>. Sentivo un filo di eccitazione nella sua voce e non capivo quale delle due cose che dovevamo fare, gli causava questo.
Camminammo in silenzio, mano nella mano, per non so quanto tempo. Avevo i piedi gonfi e il fiatone. Volevo sedermi e bere chissà quanti litri di acqua. Ma non volevo lamentarmi perché sapevo che Frank ne avrebbe approfittato per sfottermi.
Dopo un po’, Frank mi disse: << Ecco! Siamo quasi arrivati! Dobbiamo solo attraversare questo breve sentiero leggermente scosceso e poi siamo arrivati! Ah… se stai per chiedermi se posso sbendarti, la risposta è… NO! >>. Avrei voluto lanciargli un’occhiataccia, ma ovviamente non potevo.
Passarono 20 minuti, credo, e Frank si fermò. Mi teneva ancora per mano e, dopo avermi baciato di nuovo, mi disse di “ascoltare la natura”. Sentivo scorrere dell’acqua, gli uccelli che cinguettavano e volavano, il leggero venticello che muoveva le foglie sugli alberi… sentivo solo e soltanto la natura e stare bendato non era male. Ero costretto a utilizzare solo l’olfatto, odorando l’aria, che sapeva di terra bagnata e Primule; l’udito, ascoltando i suoni delicati della natura, quei suoni che in città non udiamo mai e che è un peccato, perché ti fanno stare bene e ti ricordano che a volte è bello fermarsi e immergersi in questo mondo favoloso; e il tatto, toccando la corteccia degli alberi o l’erba bagnata. Tutto questo mi permetteva di immaginare come fosse quel posto e mi sentivo come un bambino che legge una fiaba e cerca di immaginare quei luoghi che vengono narrati così dettagliatamente, quei dettagli che ti permettono di vedere nitidamente quei luoghi, non appena chiudi gli occhi.
Mi sedetti sul prato e mi chiedevo quando Frank si decidesse a sbendarmi. Lo sentì sedersi al mio fianco e si sdraiò, poggiando la testa sulle mie gambe. Rimanemmo così per un bel po’.
<< Quand’è che mi sbenderai? Voglio vedere il tuo mondo con i MIEI occhi e non con quelli della mia immaginazione! >>, esordì interrompendo quel favoloso silenzio. Frank sbuffò e poi sorrise. Si alzò e poi aiutò me. << Okay, okay! Mi stavo divertendo a farti le linguacce mentre non potevi vedermi! >>, disse con un tono quasi da bambino capriccioso. Mi tolse la benda ed io rimasi incantato alla vista di quel fiume e di tutto quel bellissimo paesaggio che ci circondava. Il cielo era azzurrissimo e non c’erano nuvole, il sole era caldo e rifletteva sull’acqua del fiume che scorreva vicino ai nostri piedi. Era limpidissimo e ogni tanto si vedevano dei piccoli pesciolini sguazzarci. Gli alberi e l’erba erano verdi… c’erano tutte le tonalità del verde e vicino al fiume crescevano delle splendide Primule, quando le vidi, pensai di raccoglierne qualcuna e portarla a mia madre.
Era come stare in paradiso… adorai immediatamente questo posto. Mi avvicinai a Frank e lo ringraziai per avermi portato qui e che un giorno lo avrei portato nel mio posto segreto. Ci sedemmo di nuovo sul prato e iniziammo a parlare del più e del meno. Era piacevole avere come sottofondo i rumori della natura.
Rimanemmo lì per chissà quante ore a parlare, ridere, confessarci ogni sorta di segreto e facemmo anche l’amore. Fu una scopata meravigliosa! Non lo avevo mai fatto su un prato e fu divertente ritrovarsi poi con i fili d’erba tra i capelli e anche nelle mutande!
Dio come mi faceva stare bene questo ragazzo! Si… io sto facendo la scelta giusta! Con Eliza era tutto monotono, ci vedevamo, andavamo a cena fuori o al cinema, andavamo a casa sua, scopavamo, il giorno dopo lei veniva da me a pranzo e tutto questo si ripeteva ogni settimana… monotono. Non voglio monotonia, io voglio passione! Voglio divertimento! VOGLIO FRANK! E anche se mamma e Mikey non lo accetteranno, io sarò disposto ad andarmene da casa mia, trovare una casa tutta mia e abitarci con lui. Fanculo tutti! Lui è la mia scelta. Lui è la persona che sa dare una scossa alla mia vita. Non accettavo che mio fratello mi chiamasse “checca”, perché ho sempre rifiutato l’idea che un uomo potesse innamorarsi di un altro uomo, ma… Frank… lui è l’unico che mi fa provare queste scosse, è l’unico che sa far smuovere tutto dentro di me anche con un solo sguardo. FRANK È L’ECCEZIONE!
Guardai l’orologio che avevo al polso e mi accorsi che erano le 17:15… cazzo era tardi e dovevamo tornare a casa e prepararci per la cena. Iniziavo a essere ansioso. Prima di andare, raccolsi delle primule e poi ci incamminammo per la via del ritorno. Camminammo a passo svelto, massimo alle 18:30 dovevamo essere a casa! E così fu.
Frank mi lasciò sul vialetto di casa mia e lui proseguì per la sua. Entrai, salutai mamma schioccandole un bacio sulla guancia e donandole quel piccolo mazzolino di fiori e mi diressi immediatamente in bagno, per farmi una bella doccia calda e iniziare a prepararmi per la sera. Mi lavai velocemente, mi vestì con un paio di jeans scuri, Converse nere e una t-shirt bianca. Asciugai velocemente i capelli e scesi giù per aiutare mamma.
 – Per caso sei stato con Frank stamattina? – mi chiese lei, accigliata.
 – Umh… si, siamo stati in giro. Perché? – non volevo farle sapere molto, non prima della cena, almeno.
 – No, niente. Pensavo che in quest’ultimo periodo passi più tempo con lui, che con Eliza… tutto qui.
 – Mamma… direi che ho il diritto di avere un amico e di passarci un po’ di tempo… – le dissi, con un tono secco.
 – Mh sarà… – chiuse lei, con tono seccato.
La aiutai a preparare la tavola, mentre lei cucinava. Mikey tornò a casa, dopo aver comprato delle spezie e dei porta-tovaglioli bianchi di porcellana.
Erano le 20:07 quando suonarono alla porta. Era Eliza e in mano aveva una busta, che conteneva la sua favolosa Crème brûlée. La bacia, per non farla insospettire, ma… non sentì quei brividi che sentivo ogni volta che Frank mi baciava. La feci accomodare sul divano e mi sedetti accanto a lei, mentre guardavamo la tv. Stavamo guardando mtv e stavano trasmettendo il video della canzone dei Paramore “The only exception”… e immediatamente mi venne in mente Frank e sul mio viso nacque un sorriso involontario. Eliza mi fissò e ricambiò il sorriso, pensando ovviamente che era rivolto a lei. Non appena si voltò, io m’incupì… dio mio, da lì a poco l’avrei lasciata. L’avrei lasciata per un ragazzo e so che la ferirò a morte.
Suonarono alla porta. Era Frank. Le gambe mi diventarono molli e volevo sprofondare. Non volevo ferire nessuno, ma lo stavo per fare. Respirai a fondo, accolsi Frank in casa e quando lo abbracciai, mi sentì meglio.
Ci accomodammo a tavola e mamma iniziò a servire gli antipasti di salmone, si era data così da fare oggi ai fornelli, che non volevo interrompere questa favolosa cena. Allora feci intendere a Frank che avremmo comunicato la notizia dopo cena e lui annuì.
Finimmo di cenare e mi sentivo scoppiare. Era stato preparato tutto a base di pesce ed ero sazio davvero.
Prima del dolce, io e Frank ci alzammo e annunciammo che dovevamo dare una notizia. Mikey, Eliza e la mamma allora si accomodarono nel divano e noi due rimanemmo alzati.
 – Bene… dobbiamo, anzi… devo darvi una notizia. – annunciai con voce tremante.
 – Non so a quanti di voi piacerà, ma so che per molti di voi, sarà una notizia shoccante. Io… beh…  io… – guardai Frank, per cercare conforto e lui mi poggiò una mano sulla spalla e si avvicino di più a me.
 – Figliolo dicci! Non farci preoccupare! – disse mia madre, con tono preoccupato, ma che nascondeva un filo di consapevolezza.
 – Eliza… io non ti amo più! – dissi d’un fiato, mentre le facce dei tre assumevano espressioni deluse.
 – Io… io amo un’altra persona! – mamma ed Eliza iniziarono a piangere e Mikey mi fissava arrabbiato e deluso. Se Frank non mi avesse stretto la mano, sarei scoppiato a piangere anch’io.
 –Io amo Frank. E lui ama me. E si Mikey, potrei dire che sono una checca… ma sai una cosa? Non m’importa! Sono innamorato. Lui è l’eccezione. Lui è la persona che mi fa sentire vivo ogni volta che lo guardo. – dissi con un tono fermo, poi rimasi in silenzio, aspettando che qualcuno parlasse.
 – Mi… mi fai schifo! – disse Eliza piangendo e urlando, si alzò dal divano, mi diede uno schiaffo e se ne andò sbattendo la porta.
Volevo urlarle qualcosa, ma non mi uscì nulla. Frank strinse ancora più forte la mia mano, lo guardai, accennò un sorriso e mi tranquillizzai.
 – Figliolo… sei sicuro di quanto hai detto? – mi chiese mia madre, asciugandosi le lacrime.
 – Mamma… come fai ancora a chiamarlo “figliolo”? Ti ha deluso. Ci ha deluso tutti. Io non voglio un fratello finocchio. – disse Mikey, con lo sguardo infuocato, che teneva sempre fermo su di me.
 – Mikey… non puoi parlare di me così. Non puoi! – mormorai, ormai con le lacrime che sgorgavano e scivolavano lente sulle mie guancie.
 – Fanculo Gerard! Vattene a fanculo! Vattene da questa casa! Se non te ne vai tu, me ne andrò io! Non ho intenzione di dividere la casa con uno che si fa inchiappettare. – disse secco Mikey.
 – Mamma… tu non dici nulla? – quasi la pregai di parlare.
Lei stava in silenzio e piangeva. Il suo sguardo si fissava su Frank e poi su di me, senza fermarsi.
Ci fu un momento di silenzio, dove tutti fissavano tutti. Poi mamma si alzò, aprì la porta d’ingresso e con tono secco disse: << Hai 5 minuti di tempo per salire in camera tua e raccogliere le cose che ti serviranno per passare la notte fuori. Non ti voglio in casa mia almeno per 24 ore >>. La guardai rassegnato. Corsi in camera mia e raccolsi ciò che trovai sparso sul mio letto e sul pavimento. Scesi in salotto, guardai mia madre e mio fratello e uscì da quella casa.
Frank mi aspettava sul vialetto. Mi abbraccio, ma non disse nulla. Ci avviammo meccanicamente verso casa sua, entrammo e mi accompagnò in camera sua. Mi misi il pigiama e l’ultima cosa che ricordo, fu di essermi steso sul letto di Frank e di essermi lasciato andare in un pianto liberatorio tra le sue braccia.
   
 
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