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Autore: saku89    26/04/2012    2 recensioni
Nata come una one-shot questa fan fiction è arrivata a tre capitoli e li si è conclusa. Inizialmente sanoxheisuke ha visto poi un inversione di rotta. Quindi ci sarebbe uno shonen-ai solo nel primo capitolo. Presenti alcuni personaggi storici e, nel dubbio, aggiungo l'ooc.
II capitolo:
"- Sano, sei sicuro che sia stata una buona idea lasciare Hijikata nelle mani di Masa-san?
- No Shinpachi, non ne sono per niente sicuro, anzi! avrei dovuto fermarla. Speriamo che Hijikata sia ancora vivo al nostro ritorno.
Sospirò.
- Perché quelle facce preoccupate? Masa-san è brava, no?
domandò Heisuke, leggermente confuso.
- In cucina sicuramente,
commentò Shinpachi.
- Ma in medicina no, assolutamente no,
sospirò il capitano della decima unità.
- E' un vero disastro - continuò - mai farsi curare da lei. Ogni volta tira fuori rimedi strani che dice siano tramandati nella sua famiglia da generazioni. Senza contare le tisane, quelle sono la sua arma micidiale. Il bello è che lei non se ne rendo conto."
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Misunderstanding and dreamless. La fine di una lunga giornata.
Melancholy.

Tutti gli occhi erano puntati su Souji che, dopo un discorso serio, seppur molto breve, aveva deciso di rendere partecipi anche gli altri della grandiosa entrata in scena della Shinsengumi all' Ikeda'ya.
- Allora, le cose sono andate così...
Toc. Toc.
- Chi è?
- Shinsengumi.
- Ma vi sembra l'ora? La gente dorme!
- Lo sappiamo. Tagliate! Tagliate! Tagliate!
- Siiii!
- Waaaaaa!
...e poi siamo entrati. Kondo ci ha presentato, come fanno le persone educate, e dopo... bè, ci siamo divertiti. Eravamo in leggero svantaggio, ma...
- Souji, non dire stupidaggini. Quando mai abbiamo bussato? Kondo-san ha sfondato la porta!
disse Heisuke contrariato, provocando le risate di tutti i presenti.
- E va bene, lo ammetto, non è andata esattamente così. Ma le battute all'incirca erano queste,
rispose Souji con tranquillità, stuzzicando ulteriormente il capitano dell' ottava unità.
- Ma quando mai! Non gli abbiamo dato neanche il tempo di parlare! Kondo-san ci ha presentato con un " Shinsengumi! Secondo comando imperiale, ristabiliremo l'ordine!" e poi - aggiunse scimmiottando - "Se opponete resistenza, risponderemo con la forza!" Come previsto...
- Ehi...
Souji, innervosito dal tono con cui Heisuke aveva imitato Kondo, sfoderò il suo famoso sorriso-trappola: io sorrido, tu muori. Davanti a quell'espressione che come al solito ghiacciava l'atmosfera, tutti smisero di ridere, guardando perplessi il capitano che, dopo essersi alzato, si stava dirigendo con una calma raggelante verso il ragazzo. Eppure, nonostante l'espressione truce, sembrò ai presenti che sotto sotto, in fondo, se la ridesse anche lui. 
- Forse esagero, non so. In ogni caso, mi ha dato fastidio quel tono da presa per il culo,
spiegò con un sorriso stampato in faccia. Heisuke, terrorizzato, conoscendo fin troppo bene il compagno indietreggiò, trascinando con se il cuscino, fino a sbattere contro qualcosa. O qualcuno.
Sano, nonostante tutto, scoppiò nuovamente a ridere, divertito dalla scena, benché sapesse perfettamente che se Okita decideva che una persona doveva morire, era così e basta. Ma anche lui, come gli altri, aveva intuito che dietro quell'apparente sadismo, c'era un Okita Souji che stava morendo dalle risate. Per l'imitazione di poco prima, ovviamente. Ma anche per la faccia del ragazzo, che continuava ad indietreggiare.
Prese per le spalle Heisuke che nel mentre, con lo sguardo rivolto verso il capitano della prima unità, si era reso conto che la sua vita finiva lì. In braccio a Sano tra l'altro.
- Dai Souji, non costringermi a fargli da guardia del corpo - disse il capitano della decima unità divertito - per quanto... non sarebbe così male.
Le ultime parole uscirono sussurate, ma Todo Heisuke le sentì fin troppo bene. Deglutì, confuso e terrorizzato: dietro di lui Sano svelava la sua nuova inclinazione - sorprendendolo non poco, data la sua relazione con Masa, una donna bella, gentile e solare - e davanti lo sovrastava, mano su un fianco, occhi vispi e sorriso-trappola, il pericolo numero uno - o forse due, non bisognava dimenticare Hijikata - della Shinsengumi. Insomma, la situazione non volgeva a suo favore.
Inaspettatamente Souji cominciò a ridere, sorprendendo tutti.
- Ne, Sano! Cosa dirà Masa quando scoprirà i tuoi gusti?
Il capitano della decima unità scoppiò anche lui in una risata divertita.
- Tranquillo, Masa è la mia sola e unica fonte di felicità. Heisuke sarebbe un passatempo,
concluse canzonatorio, provocando l'ira del compagno.
- Ehi ehi, io non sono il passatempo di nessuno!
- Vuoi una relazione seria? Non saprei, mi prendi alla sprovvista.
Il capitano dell'ottava unità si alzò di scatto, agitato e con la testa che scoppiava. Sentiva la ferita che si era procurato all' Ikeda'ya pulsare forte. Sperò vivamente che la medicina Ishida della famiglia Hijikata facesse effetto. Si girò a guardare Souji e notò, con immenso sollievo, che era stato distratto dal gatto di casa - ormai lo si poteva definire tale - dimenticandosi per il momento della sua vendetta. Toshi ogni tanto era provvidenziale.
Nel frattempo gli altri, seduti in cerchio, ridevano spensierati. Eccetto il vice-comandante, che alla vista del micio aveva assunto uno sguardo truce.
- Souji...
- Ah, Kondo-san!
Pigolò il capitano della prima unità, snobbando completamente l'uomo. Il comandante della Shinsengumi entrò nella stanza sorridente, salutando e sedendosi tra Hijikata e Yamanami.
- Lo shiban di ieri è stato memorabile - iniziò serenamente - abbiamo arrestato e eliminato dei rivoltosi di Choshu, Higo e Tosa e molti stanno iniziando a  riconoscere il nostro valore. Andremo lontano.
Un sorriso soddisfatto, ma soprattutto colmo di felicità, apparve sul volto di tutti. Sapere che gli Shinsengumi, considerati assassini,
rinominati miburo e cani randagi, nonostante fossero i protettori di Kyoto, cominciassero pian piano a essere considerati di più, rendeva tutti i presenti nella sala, ma anche chi non c'era, sempre più fieri di se e del proprio lavoro.
- Però, Kondo-san, avete rischiato grosso. In dieci contro quaranta,
constatò San'nan.
- Lo so, ma ne è valsa la pena.
Un miagolio riscosse coloro che erano ancora persi nei propri pensieri. Hijikata sospirò.
- Souji, potresti smetterla con quel gatto?
- Non starlo a sentire Toshi-chan, Hijikata-san è cattivo.
Una vena tornò a pulsare feroce sulla fronte del vice-comandante, mentre tutti si lasciavano andare ad una nuova risata spensierata. Heisuke non poté non lanciare a Sano, che ancora rideva, un occhiata perplessa. Pregò i Kami che fosse tutta una sua impressione, altrimenti avrebbe dovuto affrontare un discorso spiacevole.



- Trottole.
Hijikata Toshizo si soffermò ad osservare le trottole inseguitrici posizionate proprio in mezzo alla veranda e alla figura che, sdraiata in terra, le contemplava con espressione compiaciuta. 
- Souji, ti piace ancora giocare con le oikake-koma.
- Le ho ritrovate questa mattina e pensavo di farle vedere ai bambini del vicinato.
Hijikata non rispose, decidendo di passare oltre e non rifilare al ragazzo una ramanzina sulla sua posizione all'interno della Shinsengumi e, di conseguenza, sul suo comportamento poco consono al suo grado di Fukuchō Jokin.
- O forse, Hijikata-san, preferivate delle kiccho-koma? - chiese con un sorriso sornione - magari per questa sera. So che andrete a trovare Okiku e un pizzico di fortuna...
- Souji! 
- Va bene, va bene,
rispose annoiato. Ormai era abituato alle continue riprese e ramanzine di Hijikata. Se ne era sentite fare così tante, che non gli facevano più ne caldo ne freddo. Non che gli fosse mai importato molto poi, di quelle parole dette più al vento che a lui. Semplicemente, non se l'era mai filate. 
Un miagolio stroncò sul nascere qualsiasi replica.
- Toshi, che tempismo!
A quel punto il vice-comandante, prossimo all'esaurimento nervoso, non potè far altro che andarsene e lasciare il suo sottoposto e la palla di pelo ambulante a giocare con le trottole. Si girò di sfuggita, giusto per controllare che Souji non stesse pianificando uno dei suoi soliti e fastidiosi scherzi. Il ragazzo tuttavia non stava facendo altro che accarezzare affettuosamente la bestiolina, e a vederli così, vicini e sorridenti, gli sembrarono amici di una vita, intenti in una chiacchierata sui tempi andati. Un pensiero lo attraversò, fugace: chissà come stava Tamejiro. Non lo sentiva da molto, da quando aveva annunciato che, per via della sua posizione nella Shinsengumi, non poteva più sposare Okoto. E chissà come stava lei.
Si girò, continuando per la sua strada, diretto verso la sua camera, dove una pila di rapporti chiedevano di essere visionati. Un ulteriore miagolio lo raggiunse e, come in risposta, un ghigno rabbioso uscì dalla sua bocca. Sembrava quello di una bestia. D'altronde, lui era un lupo di Mibu.



Tani Sanjuro osservava il suo vecchio allievo, Harada Sanosuke, esercitarsi con la lancia. La sua tecnica come al solito era impeccabile.
In piedi vicino l'entrata del Dojo, cercava di memorizzare ogni singolo movimento, imprimendolo ben bene nella memoria, in modo tale da avere presente tutti i suoi punti deboli se mai ce ne fosse stato bisogno. In fondo chissà, il futuro è imprevedibile. Shinpachi, vicino a lui, osservava l'amico perfezionare i suoi colpi, sempre più secchi e decisi. Con la spada faceva schifo, con la lancia era un genio. 
Ovviamente aveva ripreso tutto dal suo maestro, Tani Sanjuro, e i due ormai potevano essere messi sullo stesso livello in quanto a forza e abilità. Però Sano aveva qualcosa che al suo istruttore mancava e che lo poneva, anche se di poco, un gradino sopra di lui. Shinpachi non sapeva dire bene cosa fosse, ma certamente faceva la differenza.
- Ehi, Sano! Per oggi basta fare il solitario. Ci alleniamo insieme?
- Ma si, perché no? Se vinco io mi offri da bere.
- Ci sto! E se invece a vincere sarò io, mi farai mangiare a sazietà i manicaretti di Masa e...
- E..?
- ... e mi spiegherai quella battuta sulla guardia del corpo che hai fatto ad Heisuke!
Il capitano della decima unità gli rivolse un occhiata perplessa.
- Non mi avrà mica preso sul serio!
Un ghigno divertito apparve sul volto di entrambi, mentre Sanjuro si sedeva sui tatami, appoggiandosi alla parete.
Shinpachi afferrò una bokuto.
- Ci stai?
- Ci sto!
Si scrutarono per qualche secondo poi, veloci, si lanciarono l'uno contro l'altro.



Kondo Isami, Inoue Genzaburo e Suzuki Mikisaburō. Tre capitani, tre uomini d'onore, tre sempliciotti che appena videro Okita Souji sdraiato per terra a osservare le sue trottole inseguitrici si avvicinarono incantati. O perlomeno così fece il comandante, che si accucciò in contemplazione.
Il capitano della sesta unità si fece scappare una risata divertita, mentre quello della nona non potè che guardare, con una certa perplessità, il suo superiore.
- Souji! Dove hai preso queste oikake-koma?
domandò entusiasta.
- Le ho trovate questa mattina. Erano insieme alle cose che avevo portato con me dallo Shieikan. Me le ero proprio dimenticate.
- Mi ricordo che ci giocavamo spesso. Con queste, e con la trottola da lancio gigante che avevamo comprato a una bancarella. Era pesantissima.
- Kondo-san, ricordi anche che la prima volta che hai provato a tirarla ti è finita su un piede?
I tre capitani scoppiarono a ridere.
- E quindi Kondo-san, ti dilettavi a giocare con le nage-koma?
domandò divertito Mikisaburō, lisciandosi i baffetti.
- Oh, bè... diciamo che non ero molto bravo,
rispose il comandante, preso da un leggero imbarazzo. E nonostante questo il suo sorriso spensierato era ancora lì, stampato in faccia, quasi fosse scolpito nella pietra.
- Souji invece era bravissimo - continuò l'uomo - e sembra esserlo tutt'ora. Però non ti sforzare troppo. Anche se hai preso la medicina Ishida, per guarire c'è comunque bisogno di riposo, capito?
- Si, Kondo-san.
- A breve verrà a farci visita Matsumoto-sensei,
ricordò ai presenti il capitano della nona unità.
- Giusto! Vedrai che ti darà una cura e starai subito meglio.
Souji osservò Kondo con attenzione, cercando di imprimere, come ogni volta, la sua figura sorridente e spensierata nella mente. Nonostante quella mattina l'uomo avesse parlato di una Shinsengumi che sarebbe andata lontano, il capitano della prima unità sentiva che il sogno di Kondo, Hijikata, ma anche il suo e di tutti gli altri, di veder riconosciuto il loro valore e di una squadra di samurai che sarebbe durata nel tempo, per sempre, era niente più che un sogno, quasi impossibile da realizzare. Eppure Kondo ci credeva. E proprio per questo ci avrebbe creduto anche lui.
Annuì.
- Bene. È il tramonto e prima di cena ho una riunione con Toshi e San'nan. Passerò a trovarti più tardi e mi raccomando, non ti sforzare troppo, chiaro?
- Si - rispose con un sorriso rassicurante, poi biascicò divertito - Ma Hijikata-san non doveva uscire?
- Oh. Si, in effetti si, ma ha cambiato improvvisamente idea, e non so perché. Però...  
Si rese improvvisamente conto di essersi dimenticato, ancora una volta in quei pochi secondi, della riunione.
Sorrise, piuttosto imbarazzato.
- Devo andare! 
I tre capitani videro il comandante svoltare l'angolo con passo veloce e non gli fu difficile intuire che era sicuramente in ritardo.
- Anche noi andiamo, è il nostro turno per la ronda.
E Okita ancora una volta annuì.
Prese le sue trottole inseguitrici, che nel frattempo si erano fermate, e le lanciò di nuovo. Ma quale cura e cura, sapeva bene con cosa aveva a che fare e non c'era niente che potesse guarirlo.
Un espressione malinconica gli oscurò il viso. Gli tornarono alla mente lo Shieikan, i suoi allenamenti con Kondo, le serate passate tutti insieme in quel dojo di campagna, Shinpachi, Sano, le sue litigate con Hijikata, le risate... forse una trottola propiziatoria lo avrebbe aiutato. Ma prima di tutto doveva mostrare ai bambini del vicinato le sue oikake-koma.
Osservò il tramonto, seduto sotto la veranda. Vicino a lui le piccole trottole ancora giravano, segno forse che la vita, almeno per un po', sarebbe ancora andata avanti. 



Sano afferrò saldamente la yari, osservando attentamente il suo avversario, cercando nel frattempo di regolarizzare il respiro. Come aveva previsto, l' allenamento con Shinpachi non era cosa da niente, ne tanto meno breve. Avevano cominciato al tramonto e ormai era sera inoltrata. Sperò vivamente che l'amico si arrendesse per fame, ma, conoscendolo, sarebbe potuto andare avanti all'infinito. Alla faccia dell'allenamento.
Sanjuro li osservava attentamente, gli occhi accesi dalla passione che provava ogni volta che vedeva un allenamento o, meglio ancora, un combattimento. Soprattutto quando era lui a trovarsi nel mezzo della mischia, sventolando da una parte all'altra la sua yari. Ovviamente non si muoveva a caso, i suoi colpi erano precisi e calcolati. Non per niente era maestro di yarijutsu.
Shinpachi aveva deciso che era giunta l'ora di darci un taglio. Erano almeno due ore che si allenavano, se non di più, e quella sera a cucinare c'erano Heisuke e Inoue. Poteva sembrare un affermazione banale - bene o male tutti erano in grado di cucinare nella Shinsengumi - ma Gen-san, oltre a essere bravo con la spada, preparava manicaretti che potevano essere secondi solo a quelli di Masa.
Heisuke invece era un disastro. E lui aveva fame, troppa fame e si sarebbe mangiato anche gli impiastri dell'amico se fosse servito a riempire il vuoto del suo stomaco. Era ora di finirla.
Afferrò la bokuto con una sola mano, ritto in piedi, assumendo la posizione d'attacco e stampandosi in faccia un sorriso di sfida, che il più delle volte aveva il potere di mandare in bestia Heisuke, ma che con Sano non attaccava proprio. L'amico infatti non era tipo da farsi abbindolare da un ghigno beffardo e forse un po' derisorio. Anzi, si opponeva sempre con un altro ghigno. E con il suo asso nella manica.
- Hai fame?
domandò con tono vago il capitano della decima unità.
- Io fame? Figuriamoci.
- Hai fame.
Questa volta era una constatazione.
- E va bene, si, ho fame. Quindi sbrighiamoci! Voglio assaggiare i manicaretti di Masa.
- E chi ti ha detto che a vincere sarai tu?
- L'ho detto io!
- E la cena preparata da Gen-san?
- E da Heisuke.
- Se quella di Heisuke può essere definita cena...
- Già... bè divorerò prima quella e poi domani a pranzo mi gusterò i piatti di Masa.
- E Kotsune che ne pensa della tua spropositata ammirazione per la cucina della mia fidanzata?
Shinpachi sentì alcuni brividi freddi salirgli lungo la schiena e una presenza oscura e malvagia alle sue spalle. Si girò lentamente, sicuro di trovare la sua ragazza con un coltello da cucina in mano pronta a farlo a fette. Certo, una geiko con un coltello da cucina in mano era una figura piuttosto... inquietante. Ma no, cosa andava a pensare! Kotsune-chan ora era al Kameya, oppure stava passeggiando per Kyoto, in ogni caso non si trovava certo al Mibu Tonsho! Però, quella vocina che tagliente gli sussurrava:" E così preferisci la fidanzata del tuo amico a me..." non voleva proprio andarsene. Si sarebbe accontentato dei manicaretti di Gen-san. Accontentato... insomma, erano piatti di tutto rispetto!
- Hai vinto tu!
- Kotsune-san apprezzerà il gesto,
rispose Sano abbassando la guardia, divertito.
- No! Non dirle niente! Potrei rischiare la vita.
- Certo che ha un caratterino...
- Non me ne parlare... ma la amo proprio per questo,
concluse sorridente, fiero della sua fidanzata.


***


- Itadakimasu.
- Ehi, Saito! Ho avvertito un leggero tremore nella tua voce. Lo so, la cucina di Heisuke spaventa anche il più freddo e spietato tra gli Shinsengumi, ma...
- Ehi, Shinpatsan! Non sarò bravissimo, ma qualcosa so cucinare!
- Certo, l'importante è esserne convinti,
replicò divertito Sano, scompigliando i capelli del ragazzo. Un brivido salì lungo la schiena del capitano dell' ottava unità. Eppure quel gesto era all'ordine del giorno. In ogni caso gli venne spontaneo osservare con una certa perplessità l'amico. O l'amante? No, doveva fermare il suo flusso di pensieri, lo portava a conclusioni affrettate.
- Sano, lo stai distraendo! Così non c'è più gusto a rubargli il cibo!
Shinpachi sembrava sinceramente offeso e il compagno, notando lo sguardo perplesso di Heisuke nei suoi confronti, non potè che ricambiare. Intuì che quell'espressione accigliata era sicuramente dovuta al fraintendimento che c'era stato quella mattina. Avrebbe chiarito subito. O meglio, avrebbe voluto chiarire subito, ma l'immagine di Shinpachi che, silenzioso, rubava il cibo all'amico, senza che questi replicasse tra l'altro, troppo intento a esaminare ogni sua espressione, lo fece desistere. Si sarebbe divertito ancora un po'.
I presenti, davanti a quella scena, non riuscirono a trattenere delle risatine. Eccetto ovviamente Hijikata, San'nan e Saito che, composti, si concessero comunque un sorriso divertito. Heisuke, con lo sguardo rivolto solo a Sano, le braccia incrociate, pensieroso, non si rendeva conto che la sua cena veniva gradualmente divorata, senza troppi complimenti, dal suo vicino. E nel frattempo, come se nulla fosse, il capitano della decima unità continuava a sostenere il suo sguardo, cercando di insinuare il dubbio, pur di non farlo girare.
Fu solo quando Shinpachi ebbe ripulito ciotola e piatto che Sano, senza troppi scrupoli e piuttosto divertito, si decise a parlare.
- Hai frainteso, stupido! Per me c'è solo Masa. Questa mattina ti stavo prendendo in giro!
- Eh?
Heisuke balzò in piedi di scatto, piuttosto sconvolto, mostrando un'agilità sorprendente. Senza dire una parola si voltò verso Shinpachi, che rideva soddisfatto. E fu solo quando si accorse che la sua cena era sparita e la ciotola di riso era stata ripulita, che il suo "eh?" di poco prima si ripropose ancora più acuto.
- Shinpatsan!
- Lo sai che adoro i manicaretti di Gen-san!
ghignò.
L'uomo in questione sorrise, non senza un leggero imbarazzo, mentre Tani Sanjuro, seduto vicino a lui, gli dava divertito una pacca sulla spalla.
- Sano, tu...
Heisuke non riuscì a concludere la frase, semplicemente ringhiò, girandosi di scatto e afferrando le bacchette.
- Shinpatsan...
ringhiò nuovamente, lanciandosi verso il capitano, che abilmente lo schivò. Ovviamente a nulla valsero i tentativi di appropriarsi del suo cibo, e tanto meno quelli di tirarlo fuori direttamente dalla sua bocca. Fu solo quando la situazione si fu risolta, con un Heisuke mugugnante e uno Shinpachi che mai si era divertito così tanto, che Sano fece notare ai presenti l'assenza di due persone.
- Souji non sta bene e è a letto, ma Kondo-san dov'é?
Hijikata e Yamanami osservarono di sfuggita la fusuma, e un sorrisino soddisfatto apparve sui loro volti.



- Ah, la cucina di Gen-san è fantastica!
- Già. Grazie per avermi fatto compagnia, Kondo-san.
L'uomo scoppiò a ridere, in evidente imbarazzo, non sapendo bene cosa rispondere.
- E' buona? Ho detto a Gen-san di preparare qualcosa di speciale.
- E' ottima, come sempre.
Souji sorrise, portando alla bocca un po' di verdura. Kondo lo osservò, interrompendo per qualche secondo il suo pasto. Era poco più che un ragazzino quando era arrivato al suo dojo, aveva solo nove anni. Gen-san, sorridente, lo aveva portato in palestra, e non c'era voluto molto per capire che davanti a loro si presentava un vero e proprio genio. Qualche allenamento e... a dodici anni aveva già battuto l'istruttore del clan Shirakawa.
Provava per il ragazzo un affetto profondo e vederlo in quello stato, con la tosse che lo prendeva all'improvviso e il fisico affaticato, lo preoccupava ogni giorno di più. Per fortuna Hijikata aveva provveduto per tempo a contattare Matsumoto-sensei e a breve il ragazzo, seguito dal medico, sarebbe guarito. Una volta ripresosi, gli avrebbe proposto di ricominciare ad allenarsi insieme. Era certo che gli avrebbe fatto piacere. Non solo a Souji, ma anche a lui.
- Kondo-san?
- Come?
- Tutto bene?
- Oh, si, ero solo sovrappensiero. Quando guarirai ci alleneremo di nuovo insieme. Come ai tempi dello Shieikan. 
Il ragazzo spalancò gli occhi e subito annuì. Quello che aveva sul volto era un sorriso sincero e pieno di speranza. Una speranza vana, se le sue supposizioni erano esatte. Sarebbe stato bellissimo potersi allenare con Kondo ancora una volta, prima di... Il suo sorriso per un attimo morì, riprendendosi subito dopo. Ma si, poteva credere nel sogno di tutta la Shinsengumi, perché non poteva credere nel suo piccolo sogno personale. Si stava creando una nuova vita fatta di speranze e illusioni. Avrebbe creduto anche in quella.
- Mi batteresti sicuramente, Kondo-san,
sorrise, sollevato dall'aver finalmente risolto, anche solo in minima parte, i suoi tormenti.
- Non penso, la vecchiaia si fa sentire e...
Okita Souji scoppiò a ridere.
- Tu non invecchierai mai!
disse tra una risata e l'altra, sotto gli occhi sereni e felici di Kondo Isami.


Quella sera Shinpachi tentò la fuga per andare a Shimabara, ma venne prontamente fermato da un Hijikata non troppo incline a gentilezze e permessi d' uscita. Sano, davanti alla scena, rideva spensierato, spettinando ogni tanto un Heisuke che, a stomaco vuoto, bofonchiava maledicendo tutto e tutti, kami compresi.
E mentre Saito, con un impercettibile sorriso, si godeva la scena, affiancato da San'nan e da altri Shinsengumi, Souji e Kondo, davanti a una kiccho-koma, ridevano spensierati.


Continua...








Note: Here we go!
Ok, mi sono resa conto che quando scrivo le note mi diverto e chiacchiero, chiacchiero, chiacchiero e non mi sto più zitta. Quindi questa volta sarò breve. E poi già il glossario è lungo chilometri, quindi stop! 
Inizio con il ringraziare Ellie e Chandrajak per i preziosi consigli che mi hanno dato sul rapporto Hijikata-Okita, riguardo il suffisso -san. Dopo settimane che ci ragionavo alla fine, con i loro suggerimenti, sono arrivata a una conclusione. Grazie a entrambe! :) 
E ora passiamo alla ff.
Periodo storico: i due giorni successivi all' Ikeda'ya, 6/7 Giugno 1864
( con reminescenze di PeaceMaker Kurogane nel racconto di Souji ).
Una SanoxHeisuke leggera e fraintesa. Fraintesa da quel fessacchiotto di Heisuke, che non ha capito un tubo. La verità è che in questa fan fiction per me Sano ha Masa e, per quanto mi riguarda, la adora! (Sia chiaro, non disprezzo assolutamente ne shonen ne yaoi, anzi!)    
Inevitabile purtroppo l'ooc. O forse era evitabile ma non sono stata in grado di evitarlo. 
Inoltre non avevo voglia di stare a inserire le ō, come nella ff con micio-chan, quindi ho lasciato l'"ou", che fa la sua bella figura.
Prossimo capitolo pronto e in arrivo, ma anche tre esami sono in arrivo, quindi prevedo l'aggiornamento tra una settimana circa, sempre che per voi la storia meriti di proseguire. :)
Grazie in anticipo per qualsiasi cosa, anche per un insulto. Fa sempre piacere ricevere un commento, qualunque esso sia.

saku




Glossario:

Yamanami "San'nan" Keisuke: Perchè ogni tanto l'altro vice-comandante della Shinsengumi va chiamato con il suo vero nome. In questo caso cognome, come per Hijikata.
Masa: Harada Sanosuke la sposò nel 1867 (o 1866?) e da lei ebbe un figlio, Shigeru. Dopo il matrimonio andarono a vivere vicino al quartier generale della Shinsengumi, in quel periodo il tempio Nishi-Hoganji.
Shiban: Letteralmente "turno della morte". È la squadra, composta da quattro uomini, a cui tocca fare irruzione per prima nel covo del nemico. Quello dell' Ikeda'ya non si può definire propriamente uno shiban, ma fatemela passare per buona, dai, solo per questa volta. :)  
Okiku: Una delle amanti di Toshizo. Da lui ebbe una figlia, morta poco dopo la nascita. Da quel momento i due cominciarono ad allontanarsi l'uno dall'altra fino a lasciarsi definitivamente. Okiku sposò un altro uomo, ma sembra morì ancora giovane.
In questa shot il malumore di Hijikata è dovuto appunto a Okiku. I due, infatti, si stanno lentamente separando.
Tamejiro e Okoto: Tamejiro (1812-1883) era il fratello maggiore di Hijikata. Aveva 24 anni quando Toshizo nacque. Fu lui a combinare il matrimonio tra Okoto e Hijikata. Quest'ultimo non ebbe nulla da ridire. Partì per Kyoto con la promessa che appena avesse acquisito una carica di tutto rispetto avrebbe sposato Okoto, ma, ritrovatosi vice-comandante della Shinsengumi, per proteggerla annullò il matrimonio. 
Fukuchō Jokin
: traduzione "assistente del vice-comandante."
Oikake-koma: trottole inseguitrici. Un tipo particolare di trottole.
Kiccho-koma: trottole propiziatorie. Okita prende in giro Hijikata, suggerendo questo tipo di trottola per passare una serata "interessante".
Nage-koma: trottola da lancio gigante. (L'ho vista, vi giuro, è veramente grande!)
Tani Sanjuro: Capitano della settima unità. Entrò nella Shinsengumi nel 1863 e divenne ben presto capitano. Lanciere e maestro di Harada Sanosuke, praticò e insegnò lo stile Taneda Houzouin (stile di combattimento con la lancia). Abile anche nell'arte della spada, praticò lo stile Tyokushin e probabilmente ne fu istruttore, anche se per poco tempo. Le cause della sua morte, avvenuta nell' Aprile del 1866, non sono ancora chiare e tra le varie ipotesi, una vedrebbe coinvolto anche Saito Hajime.
Bokuto: Spada di legno utilizzata negli allenamenti.
Suzuki Mikisaburō: Capitano della nona unità. Fratello minore di Itō Kashitarō, lasciò la Shinsengumi insieme a lui con, tra gli altri, Todō Heisuke e Saitō Hajime.
Kotsune e il Kameya: Fidanzata di Nagakura Shinpachi (e molto probabilmente moglie), Kotsune era una geisha del Kameya, a Shimabara. I due insieme ebbero una bambina, che chiamarono Oiso (o Isoko?), ma la donna morì poco dopo averla data alla luce. Shinpachi, impegnato a breve nella battaglia di Toba-Fushimi, non potè assistere al parto. Riuscì comunque a ritrovare la sua bambina e la affidò alla sorella di Kotsune. L'uomo rivide la figlia ancora due volte, e nella seconda la ragazza era una star affermata. 
Geiko: Equivalente di "Geisha", a Kyoto.


  
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