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Autore: EnjolrES    26/04/2012    1 recensioni
Storia tratta da un'antica leggenda Giapponese: un Guerriero e la sua avventura piena di incontri e pericoli, amore e sofferenza...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nell’epoca dei valorosi Samurai, viveva un giovane uomo il suo nome era Takeshi.
Tutto ha inizio nell’allora piccola città di Sakai.
Era l’alba e le persone iniziavano la loro giornata. Takeshi si svegliò di soprassalto, dopo uno dei suoi tanti incubi: aveva i capelli madidi di sudore e i suoi occhi castani erano persi nel vuoto.
‘’Ogni notte lo stesso sogno’’ pensò ‘’che abbia un significato?’’.
Uscì dalla sua casa e andò a lavarsi, continuando a pensare a quello strano sogno: un drago, un enorme drago, con le squame dorate ed immense ali, che sorvolava la città di Osaka e la riduceva in cenere, persone che urlavano il pianto disperato dei bambini, e una giovane fanciulla, la donna più bella che lui abbia mai visto: aveva lunghi capelli neri, gli occhi a mandorla di un castano intenso e la pelle più candida della neve.
Takeshi la vedeva correre e gridare aiuto, per poi essere presa dal drago ed essere portata via. Non riusciva a dare un senso a questo sogno, ma dentro di sé aveva un terribile presentimento.
Dopo un bagno rinfrescante decise di far visita all’indovina della sua città, per farsi prevedere il futuro. –Salve vecchia Baa- disse all’anziana facendo un inchino.
-Salve a te, giovane uomo- rispose la signora,-Cosa ti porta da me in questi giorni di pace?-.
Takeshi raccontò il sogno all’anziana, senza tralasciare nessun particolare. La donna ascoltò in silenzio. I suoi capelli argento erano in contrasto con la sua carnagione scura e i suoi occhi emanavano saggezza.
Quando Takeshi finì di parlare, l’anziana prese una della sue mani, la strinse tra le sue, e disse: -Un lungo viaggio ti aspetta, giovane uomo, pieno di incontri e pericoli, amore e sofferenza, e…..- la donna si fermò all’improvviso, tremò e cominciò a sbiancare, così come i suoi occhi: era morta.
Takeshi fu preso dal panico, non sapeva cosa fare e corse fuori a cercare aiuto.
–Aiuto, la vecchia Baa sta male!- urlò. Subito un medico entrò nella casa dell’anziana. Al di fuori dell’abitazione tra la gente non si udiva proferire parola, avevano tutti lo sguardo fisso sulla casa. Takeshi era accanto alla porta, e aspettava impazientemente. Il medico uscì e scosse la testa, e tutti i presenti rimasero senza fiato. Il capo del villaggio si fece strada tra i civili e, arrivato davanti a Takeshi, gli sferrò un pugno in pieno volto.
–La causa della morte della nostra onorevole veggente- disse – è quest’uomo!-.
Takeshi rimase allibito da quell’esclamazione. “ Io non ho fatto niente” pensò, e senza neanche riflettere iniziò a correre verso la sua dimora.
Si chiuse la porta alle spalle, era terrorizzato, non sapeva cosa fare. La gente del suo villaggio lo stava accusando di omicidio, e la pena per questo reato era la morte. Decise di fuggire, e corse a preparare un misero bagaglio. Sapeva già dove si sarebbe diretto: avrebbe seguito le indicazioni del suo sogno, la sua meta sarebbe stata Osaka. Terminato di preparare il bagaglio, corse davanti una cassa che apriva di rado. La cassa era enorme ed interamente fatta di legno di ebano, con rifiniture verdi su entrambi i lati. Takeshi l’aprì: all’interno era situata la Wakizashi, la spada più importante per un Samurai. Il fodero dell’arma era di un nero intenso e rispecchiava completamente il suo nome: Kuroshi, ovvero “ MORTE NERA”. Kuroshi era appartenuta a suo padre, un Samurai suicidatosi nel rito dell’Hara-Kiri, quindici anni prima, quando Takeshi aveva appena compiuto sei anni.
Si legò la Wakizashi alla vita e il piccolo bagaglio sulle spalle, uscì dalla finestra sul retro della casa e si incamminò velocemente verso l’interno della foresta per far perdere le sue tracce e non si fermò fino a quando non ebbe oltrepassato i confini del suo villaggio. “ Non pensavo di dover fuggire da Sakai, ora cosa farò?” si chiese.
Quella sera si accampò in una radura nella foresta e costruì un piccolo rifugio con i materiali che la natura aveva da offrirgli. Prima di addormentarsi pregò e chiese agli dei Amaterasu e Tsukiyomi un po’ di fortuna.
Nel cuore della notte dei rumori sospetti lo fecero sobbalzare dal suo giaciglio, cercò nel buio la sua spada e impugnandola si fermò in piedi cercando di capire da quale direzione provenissero. Pochi minuti dopo vide qualcuno non molto distante da lui: riusciva solo a distinguere con difficoltà i contorni della figura di un uomo di corporatura robusta e goffa che a fatica si faceva largo tra la fitta boscaglia. Takeshi, con passo felpato si avvicinò all’uomo ed estrasse Kuroshishi dal fodero: la lama argentea sembrò risplendere di luce propria nella notte scura. Ridusse di più le distanze, e appena fu sicuro di non mancare il bersaglio, puntò la spada al collo della figura.
– Abbiate pietà di me! Vi supplico! – urlò l’uomo. Takeshi spostò la Wakizashi dalla gola dello sconosciuto: non aveva mai ucciso nessuno in vita sua e non sarebbe stata quella la prima volta, pensò. - Chi sei? – domandò.
- Sono Taiga Nutsurii, principe e figlio del sovrano di Osaka, la mia carovana è stata aggredita dai briganti e la mia scorta è stata trucidata -, Takeshi a quelle parole rimase di sasso “ il principe di Osaka! Gli dei mi hanno ascoltato!” pensò. –Non ho alcuna intenzione di uccidervi, non sono un assassino – disse.
– Vi ringrazio – rispose Masashi – ora potrei sapere chi siete voi? -. Scegliendo accuratamente le parole, il ragazzo rispose – Il mio nome è Yoroi Takeshi, sono il figlio di Yoroi Kabuto dell’ordine dei Samurai, partito dalla mia città in cerca di fortuna- detto questo tra i due piombò il silenzio che venne rotto subito dopo da voci provenienti da dietro alcuni cespugli.
– Sono i briganti – disse Taiga terrorizzato.
- Non preoccupatevi onorevole principe, vi proteggerò io! – disse con fierezza Takeshi.
Strinse ancora più forte l’elsa di Kuroshi, e si mise in posizione di combattimento. “ Non vorrei ucciderli” si disse “ Ma mi trovo costretto a farlo”. Avvistò i nemici: erano tre uomini armati fino ai denti, molto alti e muscolosi, e sicuramente non avevano intenzioni amichevoli.
Takeshi si avventò sul primo e gli conficcò la lama affilata nell’addome, non perse tempo ed estrasse subito dal corpo dell’uomo l’arma che fece roteare sulla sua testa per sferrare poi un unico fendente che recise la testa ad entrambi gli uomini rimasti. Velocemente si diresse verso Taiga, lo afferrò per un braccio e iniziarono a correre. – Non fermarti potrebbero essercene degli altri – disse. Corsero a lungo, e quando si fermarono il sole stava sorgendo dietro le colline, Takeshi grazie alla luce riuscì finalmente a vedere il volto di Taiga: non aveva più di sedici anni, i suoi capelli castani erano tutti arruffati e aveva dei grandi occhi neri. – Ci siamo persi? – domandò Taiga.
- Non credo – rispose Takeshi. Camminarono sempre dritti, finché raggiunsero una strada.
– Riconosco questa strada, siamo quasi arrivati ad Osaka- urlò felice Taiga. Giunta la sera decisero di fermarsi, poiché entrambi erano troppo stanchi per proseguire, erano affamati e non avevano cibo, per questo Takeshi costruì una trappola, sperando di poter catturare un coniglio. Aspettò a lungo ma dell’animale, o qualunque altro animale che sarebbe servito a sfamare i due giovani, nessuna traccia. Nel frattempo Taiga stava costruendo con un rametto e alcuni pezzi di stoffa resistenti, una fionda. Ormai rassegnato, Takeshi lasciò la postazione di caccia , e si accinse a preparare il giaciglio per la notte. Si addormentarono con lo stomaco vuoto che brontolava di continuo, ma felici perché ben presto avrebbero raggiunto la meta del loro viaggio.
Quella notte il sonno di Takeshi fu disturbato da continue voci che giravano nella sua testa: vedeva gli uomini che aveva ucciso, lamentarsi e condannarlo per la loro morte. Appena si fece giorno Takeshi svegliò Taiga e si incamminarono lungo la strada che li avrebbe portati a chiudere il loro peregrinare.
– Vi ho sentito lamentare nel sonno, qualcosa non va? – chiese il principe.
- No, niente – rispose il guerriero, e continuarono a camminare in silenzio.
Nel tardo pomeriggio scorsero Osaka, a pochi chilometri da loro, che raggiunsero alle prime ore dell’imbrunire. Entrati nella città, le persone si voltavano per guardare i due viaggiatori, e appena riconobbero il principe si chinarono tutti in segno di rispetto. Osaka era molto grande e le vie molto affollate per la Festa della Rinascita, c’erano bancarelle ovunque su cui erano esposte una infinità di merci. Taiga si diresse verso il palazzo imperiale e Takeshi, seguendolo, si confondeva con la sua ombra. Arrivarono innanzi un enorme portone: era color oro, e sulle due ante erano scolpiti dei draghi.
– I draghi sono il simbolo della vostra città? – chiese Takeshi.
– Non precisamente, sono le nostre divinità, tra cui il più importante è il possente Shin, il drago dorato – rispose Taiga.
Entrarono nel palazzo: l’atrio era enorme e ai lati c’erano due file di colonne di colore rosso, le pareti e il soffitto interamente dipinte d’oro. Si presentarono davanti al sovrano e giunti al suo cospetto si inchinarono. Il vecchio imperatore si diresse verso il figlio e lo abbracciò forte – Quanto ho temuto per la tua vita, figlio mio! – disse con le lacrime che solcavano il suo viso e bagnavano la sua barba bianca.
- Se sono vivo, o padre, lo dovete solo a questo nobile guerriero – disse indicando Takeshi che si era fermato un passo dietro il principe.
- Come posso ricompensarti mio giovane valoroso? - chiese l’imperatore.
– Non chiedo niente, vostra maestà- rispose con rispetto Takeshi.
- Tu hai salvato la vita al mio unico figlio maschio erede di tutte le mie ricchezze, avrai una ricompensa degna della tua impresa, ti darò in moglie mia figlia!
- Sakura, figlia mia, vieni a conoscere il tuo valoroso sposo -.
Da un gruppo di persone si alzò una fanciulla: era colei che Takeshi aveva conosciuto nel suo sogno, solo che vedendola lì, davanti a lui gli appariva ancora più bella: indossava un kimono blu con su ricamati dei fiori rosa e i suoi lunghi capelli erano racchiusi sulla testa da piccole ghirlande di petali di ciliegio. Takeshi non riusciva a credere che avrebbe sposato una donna così affascinante e avvenente, e con un lungo inchino disse all’imperatore – Sono molto onorato di prendere in moglie vostra figlia -.
– Quindi accetti la mia proposta? – replicò l’imperatore.
- Si –rispose Takeshi senza distogliere lo sguardo dalla bellissima Sakura. Quella sera stessa si preparò un sontuoso banchetto per celebrare la Festa della Rinascita, il ritorno del principe e annunciare le nozze della principessa con il valoroso guerriero. Durante il ricevimento le portate si susseguivano copiose con le più svariate qualità di carne, pesce e bevande servite in piatti d’argento e coppe di fine vetro soffiato. Due settimane dopo si celebrarono le nozze. La cerimonia fu solenne, Takeshi indossava il caratteristico kimono nuziale e Sakura il suo abito formato da altri sette abiti sovrapposti ricamati con filigrana e seta purissima.
- Resteremo uniti fino alla morte – disse la ragazza.
- Certamente, sul mio onore – rispose Takeshi.



Sono trascorsi ormai cinque anni da quel giorno; il vecchio imperatore è morto, e al suo posto regna il giovane Taiga.
Takeshi e Sakura vivono con lui a palazzo circondati dall’amore dei loro sudditi. In un tranquillo giorno un ragazzo si recò al cospetto dell’imperatore e urlando disse – Vostra maestà! Vostra maestà! Qualcuno ha risvegliato dal suo profondo sonno il possente Shin! -.
– È la verità ragazzo? Chi è stato? – chiese Taiga.
- Si, vostra maestà! È la verità ma non so chi sia il colpevole -. Takeshi ascoltò ogni singola parola e si ricordò del suo sogno “ Non è possibile” pensò “ E ora… oh no! Sakura è in pericolo!”. Corse nel giardino dalla sua amata e disse con voce tremula – Mia dolce sposa, devi nasconderti, il drago… - .
Non riuscì a terminare la frase, che un enorme drago dorato atterrò nella piazza del palazzo imperiale. – Voglio un sacrificio – ordinò il possente e forte Shin – Altrimenti sterminerò tutta la gente di questa città! - . Taiga, Sakura e Takeshi si diressero nella piazza e si ritrovarono al cospetto del drago.
– Dicci, cos’è che vuoi, o grande Shin? – chiese il giovane imperatore.
Il drago si guardò intorno, e fece uscire dalle sue narici una nuvola di fumo grigiastro.
– Quello che io voglio è un sacrificio, e voglio questa ragazza! – disse fissando lo sguardo sulla principessa. Takeshi, a quelle parole, perse il senno ed estrasse Kuroshishi dal fodero, si trafisse il petto e prese il suo cuore, poi disse – Prendi il mio cuore come sacrificio, perché il mio amore risiede al suo interno – e detto questo spirò.
Il drago contento di quel gesto estremo se ne andò, lasciando Sakura in un pianto disperato riversa sul corpo del suo amato.
Il giorno dopo si svolsero i funerali di quel grande eroe e Taiga fece incidere sulla sua lapide: “Hana wa sakuragi, hito wa bushi”.
Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero.








E' una storia decisamente troppo veloce, la scrissi per un concorso quando frequentavo il primo anno di Liceo!
Vi ringrazio per averla letta! :D
  
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