L'elicottero volava velocemente, allontanandosi il più possibile dal tempio ormai in procinto di crollare. Uno dei membri dell'equipaggio del veicolo si rivolse al suo capo:

-Signore, ci stiamo dirigendo verso la Mishima Zaibazu. La signorina Williams è stata recuperata e un dottore la sta aspettando in sede per visitarla.-

-Bene, procedete.- rispose il loro capo, senza distogliere lo sguardo dal tempio.

-Desidera qualcosa, signore?-

-No. Occupatevi di Nina, piuttosto.-

-Agli ordini!- risposero i soldati della Tekken Force.

Tutto sembrava finito ma Jin sentiva che una nuova tempesta stava per scoppiare.

-E' stato troppo facile...- mormorò fra sé.

Ritornati alla base, Jin si ritirò nei suoi alloggi privati. Nina fu portata nell'infermeria della Zaibazu e sottoposta a vari test e controlli.

Aveva ricevuto diverse botte alla testa ma non troppo gravi da procurarle danni celebrali permanenti. Era stata davvero fortunata.

Il dottore avvertì Jin delle condizioni della sua guardia del corpo, rassicurandolo. Poi, insistette nel fare qualche controllo a Jin stesso per precauzione. Jin accettò.

-Gliel'ho detto, sto bene. Ho solo un lieve mal di testa.-

-Era solo per precauzione, sign. Kazama. Comunque, , qualche ora di riposo non le farebbe male. Posso darle qualche antidolorifico per il mal di testa  un sonnifero per riposare...-

-Non sono un tipo che s'imbottisce di medicine.-

-Li preparo comunque, signore. Nel caso decidesse di usali.-

Jin rifletté sul fatto che un po' di sonno lo avrebbe aiutato di certo e lo avrebbe liberato da quegli strani pensieri che gli giravano per la testa. Afferò il sonnifero e lo strinse tra le mani.

-Dottore, si occupi di Nina e non la lasci sola nemmeno per un istante.-

-Sarà fatto, signore.-

Jin si diresse di nuovo verso la sua camera da letto con l'intenzione di farsi una bella e sana dormita.

Arrivato in camera, prese il sonnifero e aspettò che facesse effetto.

Dopo ciò, scivolò in un sonno profondo.

Si accorse che si trovava in un sogno. Lo sapeva perché si trovava nelle stesse foreste vicino alla sua vecchia casa dove viveva con sua madre prima che fosse uccisa, o meglio, scomparsa.

Jin era convinto che sua madre fosse ancora viva.

La foresta non era cambiata: gli stessi grandi e vecchi alberi, stessi fiori e lo stesso piccolo ruscello in cui da piccolo si divertiva a giocare iin estate... tutto era rimasta uguale.

Camminando tra quegli alberi ripensò a come la sua vita fosse cambiata in pochi anni. Da semplice ragazzo si era trasformato in un giovane uomo il cui hobby principale era comandare e uccidere. Si stupì di tutto questo.

Si stupì di come fosse diventato, nel giro di pochi anni, un mostro.

Arrivato a una grande, vecchia quercia si accorse della presenza di una donna ai piedi di essa.

La donna si alzò e sorrise al giovane. Jin la riconobbe.

Era sua madre.

Non era la prima volta che le appariva in sogno. Ma mai in nessun sogno era apparsa così reale.

Allungò la mano verso di lui e Jin l'afferrò subito, stringendola.

Jun Kazama aveva uno sguardo fiero e sereno.

-Sei stato così coraggioso, tesoro. Hai fatto un ottimo lavoro ma ti sarai reso conto che hai vinto una battaglia. Ti manca ancora molto per vincere la guerra.- Jun si rivolse a suo figlio con un tono dolce come il miele.

-Mi dispiace. Sarai delusa da me. Per tutto quello che ho fatto, per quello che sono diventato... tu non mi hai educato ad essere un mostro.-

-No, tesoro. Tu non sei un mostro. Tu sei un eroe che sta combattendo per la salvezza di questo pianeta e dei abitanti. Un eroe come... come gli eroi dei manga che leggevi sempre da piccolo e che ti piacevano tanto. Mi ricordo che volevi diventare come loro.-

Jin si stupì del fatto che la madre avesse appena detto quelle parole o forse era quello che voleva sentirsi dire.

Jun appoggiò la sua mano sulla  guancia di Jin, sorridendo.

Anche Jin sorrise, ripensando a quei bei momenti. Da quanto tempo non sorrideva? In quei tempi lo faceva solo nei sogni. Nella realtà, aveva dimenticato come si faceva.

-Devi solo continuare per questa strada.- proseguì Jun. -Ti ricordi quella frase che ti ripeto sempre e che i tuoi amati eroi dei manga dicevano sempre in ogni loro battaglia? "La giustizia trionfa sempre sul male" e quindi, tu trionferai. E, più avanti, tutto il male che hai fatto verrà ripagato. Ma ricorda anche un'altra mia frase: "Un uomo senza amici non è niente". Tieni vicini i pochi amici che hai, Jin. Dopo te ne pentirai se si allontaneranno.-

Jin annuì anche se non riusciva a comprendere le ultime parole pronunciate dalla madre.

-Per ora stai attento.- concluse Jun.

All'improvviso, Jin percepì una presenza oscura dietro di sé.

Suo padre li stava osservando. Chissà da quanto.

Nella foresta scoppiò un incendio. Tutto prese fuoco: gli alberi, i fiori...

Si girò verso sua madre ma lei non c'era più.

La risaa sadica di Kazuya Mishima rimbombava nelle orecchie di Jin.

Jin si svegliò di soprassalto. La sua fronte era sudata. Il respiro era affannoso.

Quello era stato uno dei peggiori incubi della sua vita.

La risata di sua padre era ancora impressa tra i pensieri di Jin ma lui cercava di non ascoltarla.

-Bastardo...-

Guardò l'orologio: erano le 23:34. Aveva davvero dormito per più di 5 ore? Sembrava fossero passati pochi minuti da quando aveva preso il sonnifero.

Andò nel bagno e si lavò il viso. Non si era ancora ripreso da quell'incubo.