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Autore: winchestersister    26/04/2012    0 recensioni
"Entrai nella casa abbandonata. Avevo in mano una pistola caricata a sale. Avevo un po' di paura, ma non potevo certo tirarmi indietro. C'era qualcosa che minacciava la città e io dovevo scoprire cos'era. Camminavo lentamente, cercando di non fare rumore, ma ogni tanto mi veniva da ridere e non riuscivo a controllarmi. C'era troppo silenzio."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrai nella casa abbandonata. Avevo in mano una pistola caricata a sale. Avevo un po' di paura, ma non potevo certo tirarmi indietro. C'era qualcosa che minacciava la città e io dovevo scoprire cos'era.

Camminavo lentamente, cercando di non fare rumore, ma ogni tanto mi veniva da ridere e non riuscivo a controllarmi. C'era troppo silenzio.

Dopo un po' sentii una specie di fruscio e cercai di trovare il luogo da dove proveniva quel suono.

Mi mossi cautamente, mentre il fruscio si faceva sempre più forte.

Ad un certo punto scorsi una figura non molto lontana da me.

- Mani in alto! - gridai. Era la prima cosa che mi venne in mente.

La figura si girò e mi punto un'arma addosso. Oh, cavolo, pensai. E ora che faccio? È un fantasma armato!

- Butta la pistola verso di me e metti le mani ben visibili! Hai finito di terrorizzare gli abitanti di questa città! - gridai.

- Cosa? Guarda che non sono io il fantasma, qui – rispose la figura. Non so come, ma mi fermai subito e abbassai la pistola. La figura mi venne incontro e notai che era un ragazzo davvero molto carino. Gli buttai addosso dell'acqua santa e lui non fece una piega. Almeno sapevo che era umano.

- Che ci fa una ragazzina qui dentro? - chiese.

- Non sono una ragazzina. Senti, non ti conviene stare qui, potresti non arrivare vivo a domattina. Se vuoi un consiglio, corri via da questa casa il più presto possibile.

Il ragazzo si mise a ridere e mi squadrò da capo a piedi.

- Sei tu che devi andartene. Non vorrei spaventarti, ma c'è qualcosa in questa casa che non ti piacerebbe vedere.

Ma mi aveva preso per una sprovveduta? Sapevo benissimo che c'era qualcosa in quella casa, c'ero andata apposta!

- Ascolta, so benissimo cosa sto facendo... Ahhhh! - gridai. Dietro a quel ragazzo c'era il fantasma di una donna. Avevo lo sguardo cattivo e stava per attaccare.

Lui si girò di scatto e colpì il fantasma con un piede di porco. Da dove l'aveva tirato fuori? Il fantasma sparì, e lui si rivolse a me.

- Starà via per qualche minuto, giusto il tempo di uscire da questa casa e andartene. Forza, ti accompagno.

Stavo per protestare ma mi prese il braccio con forza e mi portò fuori.

- Ehi! Lasciami! - gli gridai contro, ma lui non mi lasciò. Mi portò davanti ad una macchina che non riuscivo a distinguere bene nel buio, dove davanti c'era un altro ragazzo.

- Sammy, l'ho trovata dentro la casa.

- E io cosa dovrei fare?

- Non lo so, raccontale qualche favola.

- Scusate, ma non sono una bambina. Devo entrare in quella casa e uccidere quel fantasma! - dissi furiosa. Chi erano quei due per impedirmi di fare il mio lavoro?

- Dimmi la verità, è il tuo primo lavoretto, vero? - chiese il ragazzo che avevo incontrato nella casa.

- Non so neanche il tuo nome, quindi non ho intenzione di risponderti.

- Come pensavo, sei una novellina. Comunque io sono Dean, e lui è Sam. Mio fratello – disse sorridendo. Aveva un'aria beffarda che non mi piaceva molto. Un'aria da chi sapeva tutto o almeno credeva di sapere tutto. - Ora sei tu che devi dirci come ti chiami – aggiunse poi.

- Jennifer. Jennifer Hale – risposi lentamente.

- Bene, Jennifer. Hai un posto dove dormire?

Feci cenno di no.

- Allora verrai con noi. Sarò antipatico quanto vuoi, ma non lascio una povera donzella indifesa in balia della notte. Sai quante creature malvagie ci sono qui fuori? Su, entra in macchina – disse. Avevo sonno, e anche se quei due erano degli sconosciuti, in un certo senso mi fidavo di loro. Insomma, sapevano dell'esistenza delle creature sovrannaturali, e loro non lo erano. Non potevano che essere delle persone buone, se come me avevano cercato di uccidere quel fantasma.

Salii in macchina. Una bellissima macchina.

Dean accese la radio e si sentì una canzone rock. Lui alzò il volume.

Sam aveva parlato poco, non avevo sentito la sua voce da quando c'eravamo visti la prima volta davanti alla macchina.

Arrivammo in un hotel squallido nei pressi della città. Dean si avvicinò alla ragazza della reception e si fece dare le chiavi della camera.

- Mi spiace, c'era solo una matrimoniale con un altro letto singolo – mi sorrise.

- Io dormo nel singolo – dissi.

- Non penso proprio, bellezza.

La camera era davvero sporca. Ero un po' indolenzita, e andai in bagno a lavarmi la faccia. Dall'uscio della porta del bagno sbucò la faccia di Dean intento a scrutarmi.

- Tutto bene, Jennifer? - chiese quasi dolcemente.

- Si.

- Vieni di là, quando sei pronta, dobbiamo parlare di alcune cose.

Finii di rendermi presentabile e li raggiunsi nel soggiorno, se così si poteva chiamare.

- Cosa c'è? - chiesi, curiosa.

- Sei una cacciatrice?

- Volete la verità? No, non lo sono. Voglio diventarlo, però. Quello di prima era il mio primo mostro e a dir la verità ero parecchio spaventata.

- Ho visto, sembravi un cucciolo impaurito! - esclamò con sarcasmo Dean.

- Non è assolutamente vero! - gridai di rimando. Dovevo difendere il mio orgoglio.

- Se vuoi diventare una cacciatrice, devi avere dei buoni motivi – disse Sam. Era la prima volta che lo sentivo parlare da quando c'eravamo incontrati la prima volta.

- Ne ho. Parecchi. - mi limitai a rispondere.

- Beh, se davvero ci tieni, possiamo insegnarti qualcosa. Noi siamo cacciatori da molto tempo – disse Sam sorridendo. Io accettai, e non per cortesia, gli ero davvero grata per l'offerta.

- Grazie ancora. Se non vi dispiace io andrei a dormire, ora – dissi, e feci per mettermi nel letto singolo, ma la mano di Dean mi bloccò afferrandomi il braccio.

- La tua è una mania! - ingiunsi.

- Ah-a. Tu dormirai nel matrimoniale con me.

Cosa? Ero indignata. Come si permetteva quello di voler dormire con me? Non lo conoscevo affatto.

- Prima dovrai pagarmi una cena.

- Non credo proprio. Tu dormi con me. Punto – disse e sembrava irremovibile.

Non opposi tanta resistenza, anche perchè ero molto assonnata. Mi stesi sul letto, lui si sdraiò accanto a me e spegnemmo la luce.

Non avrei dormito molto, avevo un sacco di cose su cui riflettere, ed ero sicura che mi avrebbero occupato la maggior parte della notte. Ne ero certa.  

  
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