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Autore: a Nap in the Cave    27/04/2012    1 recensioni
Una piccola, corta fanfiction con cui ho vinto il contest 'Musica e parole' del 'The Hunger Games Official Italian Fan Club' :)
Dalla storia:
"Rimango solo con il buio e la fiamma tremolante della candela quasi finita.
È una scena a cui ormai sono abituato. Mi sveglio dagli incubi e li ritrovo qui, nel buio. A volte, come adesso, mi siedo per terra appoggiando la schiena contro il muro, guardando fisso il muoversi della fiamma. Vi scorgo tutto, da figure umane a quelli che ricordano dei grossi lupi. O bacche. Ma soprattutto un viso, che davvero non riesco, neppure con tutta la mia buona volontà, a non relazionare al fuoco.
Katniss entra a prepotenza nella mia testa, facendo sbattere le porte del mio cervello, lasciando tutto in disordine. Non dovrebbe stupirmi più di tanto. È da anni che ha la chiave."

Missing Moment fra Hunger Games e Catching Fire / La Ragazza di Fuoco... ispirata dalla canzone della soundtrack Tomorrow will be kinder, The Secret Sisters!
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tomorrow will be kinder
Tomorrow will be kinder
It's true I've seen it before
A brighter day is coming my way
Yes tomorrow will be kinder
 
--KATNISS--
 
Black clouds are behind me
I now can see ahead
Often I wonder why I try
Hoping for an end
Sorrow weighs my shoulders down
And trouble haunts my mind
But I know the the present will not last
And tomorrow will be kinder
 
Corro il rischio di scivolare sulla terra umida almeno un paio di volte prima di riuscire a raggiungere e superare la recinzione. Normalmente non avrei alcun tipo di problema, ma la pioggia battente cade ininterrottamente da quasi due settimane, ed il terreno, di natura duro e solido, comincia a cedere.
Controllo l’orario sul nuovo, costoso orologio che mia madre ha comprato per me in città. Dice che l’orologiaio ha donato una bella somma per la mia sponsorizzazione nei Giochi, e che, in ogni caso, così eviterò di tornare troppo tardi. Effettivamente, ora sono in grado di gestire in tempi migliori gli affari.
L’ora di chiusura del mercato è ancora lontana, così mi dirigo con calma verso il centro del Distretto 12, protetta dal cappotto impermeabile, altro acquisto di mia madre. Almeno questo è utile. Non ho bisogno di affrettarmi o di preoccuparmi; non più. Fare compere non è più una mansione che occupa la maggior parte dei miei sensi, come lo era una volta. Il lauto compenso in denaro dei Vincitori mi permette addirittura di arrischiare qualche offerta sbagliata, magari a favore dei mercanti che sono stati generosi con me in tutti questi anni.
Così, mentre le mie mani sfiorano frutta, scambiano monete e stringono mani rese aride dal lavoro, i miei pensieri sono in realtà liberi di vagare come mai lo erano stati.
Sto pensando a Lady, la capra di Prim, quando il riflesso del sole mi colpisce da una pentola inspiegabilmente linda. E’ spuntato all’improvviso, così inaspettatamente che non ho fatto neanche in tempo ad accorgermi dell’alleggerirsi della pioggia, che ora ticchetta piano sulla lattuga fresca che ho sotto braccio. I nuvoloni neri delle ultime settimane hanno lasciato il passo a nubi candide ed alte che, pur coprendo per intero l’azzurro del cielo, danno comunque una minore sensazione di oppressione. Si riesce a vedere di nuovo il profilo delle montagne.
Mi fermo e alzo il viso, chiudendo gli occhi. L’acqua dà l’impressione di una lieve pioggerella estiva. E’ piacevole.
Il tintinnio della campanella di un negozio mi riporta alla realtà. Apro gli occhi e, dopo una rapida occhiata, scorgo Madge uscire da una bottega. Sto per chiamarla quando realizzo che non si tratta di una qualsiasi bottega. E’ la panetteria.
Mi blocco con il braccio già teso in avanti. Forse Peeta è dentro, con suo padre e suo fratello. Ho uno scoiattolo nella borsa, catturato stamattina apposta per il fornaio. Solo ora mi rendo conto che consegnarlo implicherebbe avvicinarmi pericolosamente a Peeta, sia che decida di fermarmi in panetteria sia che scelga di lasciarlo direttamente a casa dei suoi genitori. In entrambi i casi, sarei comunque più vicina a lui di quanto mi ero ripromessa di fare dopo aver visto il suo cuore spezzarsi attraverso le finestre azzurre dei suoi occhi.
Sono tentata di scappare e regalare lo scoiattolo alla famiglia di Gale, come farò, in ogni caso, con il resto della selvaggina e un po’ di formaggio appena comprato. Ma qualcosa mi tiene inchiodata dove sono, nella piazza del mercato, gocciolante di pioggia, la mano ancora tesa. Madge non mi vede, si incammina verso casa.
Nell’esatto momento in cui ho deciso di lasciar perdere e tornare nel Giacimento, il fornaio sistema una torta di mele in vetrina e, nel farlo, si accorge di me. Lo vedo accennare ad un sorriso e farmi segno di entrare.
Oh, beh. Ormai ho appurato che la maggior parte delle volte la buona sorte non è in mio favore.
 
- è da un po’ che non ti vedo in giro – mi accoglie il fornaio.
- Prim si esalta a fare compere, diciamo che è un’emozione nuova per lei… quando posso le lascio il compito. Sinceramente, preferisco i miei vecchi metodi. – sforzo un sorriso cordiale. Non deve venirmi così bene, perché l’espressione dell’uomo si rabbuia un poco.
- Tenevo da parte questo per te. – si allunga dietro il bancone, per poi porgermi un sacchetto di carta marrone. – Un omaggio di mia moglie. Non si direbbe, ma nonostante non sia esattamente la persona più brava a dimostrarlo, ti stima molto.
“è una tosta, quella.”
Il ricordo mi colpisce senza preavviso, e di nuovo il senso di colpa mi attanaglia la gola, costringendomi a deglutire per cercare di mandar giù quel peso che ormai da tempo mi accompagna. Rivolgo al padre dell’oggetto del mio rimorso una domanda muta. Non ho bisogno di parole perché lui capisca.
- Sta bene. – ma è meno abituato di me nel fingere un sorriso. Non ha avuto Effie come insegnante, d’altronde. – Ormai è abituato a sopravvivere.
 
Non vedo Peeta da prima che iniziasse il diluvio. Le telecamere se ne sono andate da mesi, e la gente del Distretto è tornata alle normali attività, senza fare caso ai due Innamorati Sventurati. Torno a casa pensando che forse, in qualche modo, il futuro potrà essere più leggero. Nonostante i problemi che ho con Capitol City, voglio dire. Mi sembra quasi strano sperarci; ma, d’altra parte, fino a poco tempo fa pensavo di non essere in grado di sopravvivere ai Giochi. E ora cammino carica di sacchetti pieni di roba costosa, segno della mia vittoria. Forse ho il diritto di sperare. Se no, cosa mi rimane?
Passerà, mi dico. Riavrò le mie notti, un cui l’unico incubo è quello di mio padre. Riavrò la gioia di correre nei boschi senza scivolare. Riavrò, un giorno, il ragazzo del pane. Senza più telecamere e finzione, solo due persone qualunque che ricominciano da capo.
 
Lascio il sacchetto confezionato da sua madre contro la porta di Peeta e attraverso il vialetto di casa mia ad occhi bassi, contando le pietre del selciato.
  
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