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Autore: Ignoto    27/04/2012    3 recensioni
L'Orchestra Demoniaca, sotto il comando degli Antichi, produce i suoi orrendi rumori galattici per mantenere il sonno colossale di Azathot, lasciando dietro sé una scia di agghiaccianti massacri.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                              L'ORCHESTRA DEMONIACA



Azathot dormiva.

Come faceva, ormai, da otto miliardi di millenni, cullato dai flauti melodiosamente caotici della nenia intergalattica che proveniva dai più remoti abissi dell’Universo.
Si sentivano squillare le Trombe indistinte di Slaenesh, gli Ottoni assordanti di Kaos, guidati dal ghigno malefico del Direttore d’Orchestra, che insistentemente portava il tempo, ticchettando il suo bastone di lingue aliene ed anime essiccate su di un asteroide roccioso, dalle dimensioni colossali.

Azathot sussultò un momento.
La Demoniaca Orchestra tacque spaventata, temendo la fine dell’intera esistenza. Alcuni degli orrendi demoni tremavano dall’inquietudine. Il Direttore d’Orchestra sorrideva, sfregandosi le dita.
Azathot dormiva da otto miliardi di millenni, borbottando nel suo gigantesco sogno di Galassie, Costellazioni, Creature Abominevoli e distruzione. Bestemmiava ed imprecava, si torceva, per svegliarsi dal sonno, per poter ribellarsi a quello straziante incubo che lo imprigionava; nulla di più sbagliato. Azathot non doveva svegliarsi, Azathot non doveva distruggere tutto. Se solo, per un millesimo di secondo, avesse aperto i suoi mostruosi occhi avrebbe visto ogni cosa: ogni dolore, ogni massacro, ogni creatura, ogni segreto, ogni perversione, ogni singolo pensiero orrendo di ogni singolo essere vivente. E sarebbe morto dallo spavento, di certo. L’Universo si sarebbe contorto, in un coma straziante: avrebbe risucchiato ogni Quazar ed ogni Buco Nero, avrebbe dilaniato ogni realtà parallela, avrebbe agonizzato urlando ed implorando pietà fino ad esplodere nello stomaco di Azathot. Avrebbe massacrato tutti, senza via di scampo. E non sarebbe rimasto altro che cupo buio.
 
“Accelerando! Accelerando, allegro!”

Il Direttore d’Orchestra urlava leccandosi le palpebre con le lingue triforcute con veemenza di ottusa pazzia. Tzenaçh torse gli intestini, contrasse il petto e con un poderoso sospiro diede fiato ai corni. Kaos posizionò i tentacoli sugli angusti fori del suo flauto ed emise alcuni blasfemi rumori. Uhàrl e La Divinità Impronunciabile percossero fortemente alcune Galassie, distruggendo pianeti e stelle, civiltà e pianeti. Ogni battuta portava all’apocalisse una popolazione aliena. Azathot andava pacato, col sangue. La Divinità Impronunciabile colpiva con vigore i cumuli stellari, ridendo follemente.  Dalle galassie morenti zampillavano soli ad ogni colpo del boia, come un uomo percosso sprizza sangue sotto l’impeto tracotante del suo carnefice.  L’Orchestra Demoniaca strillava e bestemmiava, al ritmo di rumori orrendi e sacrileghi.

Azathot urlò un’imprecazione.

Distrusse trecento galassie a lui vicine, Siirtea, il demone cembalista, si accasciò sul suo orrendo strumento, ucciso all’istante. L’Orchestra non si fermò, rise al lutto, La Divinità Impronunciabile si avvicinò al defunto  e lo afferrò con uno dei suoi innumerevoli tentacoli, mentre ridacchiava di gusto. Il Direttore d’Orchestra picchiettava perpetuamente sull’asteroide, distruggendone gran parte ad ogni percossa: avrebbe chiesto al Sacro Protettore Nyarlatothep di poter portare il tempo su di un pianeta numerosamente abitato, o su qualche buona vecchia galassia, come la Divinità Impronunciabile o Uhàrl, invece che su di un arido ed innocente ammasso di pietre. 

Azathot sembrava sul punto di calmarsi. Probabilmente si era trattato di un falso allarme: avrebbe dormito per almeno altri tre millenni.

“Sacro Protettore” gridò il Direttore mentre portava il tempo “Che ne dice di affidarmi una buona postazione? Questo asteroide sembra al limite della sua forza” Si voltò, mostrando la mostruosa faccia al Consiglio degli Antichi, riunito alle sue spalle.

Gli Antichi erano lì, assorti nell’ascoltare l’orrendo concerto dell’Orchestra Demoniaca, coperti da un’aura oscura che nascondeva ogni terrificante forma. Nyarlatothep era al centro di loro, statuario, su di un trono di teschi. Assisteva all’agghiacciante spettacolo, e sembrava gradirlo. Chinò il volto, scoprendosi dalla penombra.

“Chiedi un nuovo posto dove poter portare il tempo vero? Oh, immondo, la tua vomitevole orchestra è talmente inutile e stupida che potrei spazzarla via in pochi eoni se volessi”

Mostrò i suoi ottanta occhi rossi porpora, come il sangue del più velenoso dei serpenti. Ghignò, ghignò spaventosamente, digrignando le zanne. L’Orchestra sospese il tempo in un più sostenuto malinconico.

“Signore, non volevo tediarla”

L'insano ghigno compiaciuto si dissolse tra le bocche immonde del Direttore. Il viso, ora, era contratto in una smorfia di dolore e terrore. Nyarlatothep scrutò attentamente la sua espressione, chinò il capo, sorridendo divertito. Lo aveva terrorizzato. Avrebbe potuto ucciderlo, latrando sacrileghe bestialità veementemente. Le sue orecchie sarebbero implose, in un gigantesco fiotto di sangue ed il suo superbo corpo sarebbe stato tramutato in polvere immediatamente. Nyarlatothep borbottò qualcosa, poi, sollevandosi dal suo maestoso e terribile trono si avvicinò al Direttore galleggiando su polveri galattiche, trasportando con una scia di morte e terrore. Il Direttore fremeva. Il Sacro Protettore, Capo degli Antichi, avvicinò il suo spaventoso volto a quello del superbo compagno guardandolo negli occhi. Poi, ridendo, lo sfiorò leggermente. Notò che era talmente terrorizzato da non poter più contenere i suoi spasmodici fremiti.

Nyarlatothep sogghignò felice.

“Che ne dici del Pianeta Terra?”
  
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