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Autore: Kary91    28/04/2012    5 recensioni
[Jeremy&Alaric - hints Jenna/Alaric]
"Rick?” lo richiamò ancora quell punto, mettendo i piedi sul primo gradino; rimase in silenzio per qualche istante, come se stesse cercando le parole adatte per dirgi qualcosa. Alaric lo osservò scendere, l’apprensione a serrargli improvvisamente lo stomaco. Realizzò di essere arrivato al punto in cui nessuno dei due avrebbe più potuto cambiare idea. “Non morire mentre sono via, va bene?”
[Missing Moment dell'episodio 3x11 (Our Town) Lievi accenni alla 3x20]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alaric, Saltzman, Jenna, Sommers, Jeremy, Gilbert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Timeline: missing moment dell’episodio 3x11, ispirato dal momento in cui Rick spiega a Meredith che ha accompagnato Jeremy a prendere l’aereo per Denver.

Personaggi: Alaric Saltzman (è un Alaric!centric), Jeremy Gilbert. Hints al rapporto Jenna/Alaric (ç_ç)

Avvertimenti vari: Non ci sono spoilers, se non nella citazione finale tratta dall’episodio 3x20. Il titolo della one-shot, sono sicura che l’avrete riconosciuto tutti <3 La canzone a cui è ispirato è Be Still, dei ‘The Fray’.

 

 

Dedicata ad Alaric

 (perché sì <3)

 

Be still and know

 (that I am here)

 

“ Another day-drinker. I lost a patient. What`s your excuse?"

"I put a kid on a plane."

 

"Yours?"

 

"No...that`s a long story."

Episode 3x11. Our Town

 

“Hai preso tutto?”

Alaric scoccò un’occhiata nervosa ai sedili posteriori; Jeremy annuì. Recuperò il borsone e si lasciò sfuggire un sospiro, appoggiandosi al fianco della macchina. Analizzò con lo sguardo la schiera di figure rapide che si affrettavano a varcare l’ingresso del terminal; aveva lottato contro creature sovrannaturali e visto la morte in faccia diverse volte, eppure non aveva mai messo piede su un aereo: quello verso Denver, sarebbe stato il suo primo volo.

Distolse l’attenzione dal via vai frenetico dei passanti, solo quando si accorse della presenza di Alaric al suo fianco. Con un gesto indeciso, l’uomo tese il braccio per farsi passare il borsone. Jeremy si sorprese a sorridere, scuotendo il capo.

“Ma dai! Lo porto io.” lo prese in giro, incominciando a incamminarsi verso l’aereoporto. Alaric gli andò dietro, sorridendo a sua volta. Camminarono in silenzio, fino a quando non raggiunsero la zona dei check in; Jeremy continuava a guardarsi attorno con aria decisa, aggrottando di tanto in tanto le sopracciglia, come se stesse cercando di orientarsi da solo.

“Lì.”  Gli venne in aiuto infine Alaric, guidandolo fino alla coda giusta. Jeremy annuì,  accennando a un sorriso riconoscente.

Rick sorrise a sua volta, nonostante si sentisse quasi teso, al pensiero di ciò che stavano per fare. Nel corso dell’ultimo periodo Jeremy si era irrobustito parecchio; reagiva meglio ai problemi, era più tranquillo e di rado gli era capitato di vederlo piangere dal giorno del funerale di Jenna. Eppure, non era sicuro che quello sarebbe bastato a farlo sentire tranquillo, una volta lontano da Mystic Falls. Per quanto cercasse di apparire forte e disinvolto ai suoi occhi, restava comunque solo un ragazzo. Lo osservò per qualche istante, per verificare che non fosse troppo nervoso. Jeremy, tuttavia, non sembrava turbato. Attendeva con pazienza il suo turno, analizzando con attenzione quello che facevano gli altri, un lieve sorriso a increspare gli angoli delle sue labbra. Era il sorriso di chi attende paziente di lasciarsi tutto alle spalle; il sorriso di chi ce la mette tutta per sperare che dall’altra parte del viaggio, giunto alla meta, ci sia qualcosa di meglio ad attenderlo.

A fatica Alaric si trovò ad ammettere a sè stesso che forse, il meglio per Jeremy, sarebbe stato non voltarsi mai indietro. Salire su quell’aereo e lasciarsi tutti loro alle spalle; sparire. Non tornare. Sapeva che là fuori non era detto che Jeremy sarebbe stato finalmente al sicuro. Di certo, però, avrebbe avuto una vita migliore; alla larga dei fardelli di cui era carceriera la loro cittadina.

Da un lato, tuttavia, trovava discutibile il fatto che la scelta giusta potesse essere quella di allontanarlo; lasciarlo solo un’altra volta, seppur per assicurarsi che stesse bene. Se c’era una cosa che aveva imparato nel corso degli ultimi mesi era il fatto che quei due ragazzi, Elena e Jeremy, non avessero poi in fondo bisogno di altro che qualcuno pronto a trascorrere la notte sul divano del loro soggiorno.  Qualcuno che contribuisse a smorzare il silenzio sempre più evidente nelle loro stanze. Una figura da  chiamare ‘adulto’ quel poco che bastasse per potersi azzardare a dire che in fondo, per loro, ‘qualcuno c’era’.

Da pochi mesi a quella parte, quel ‘qualcuno’ era stato lui. Quando Jenna era ancora al suo fianco, l’aveva osservata più volte interagire con i nipoti. Si domandava cosa avrebbe potuto significare per lui affiancarla nell’assumersi quell compito. Era in fondo, quello, uno degli interrogativi che aveva risuonato spesso nella sua testa in passato, prima che Isobel scomparisse dalla sua vita: ‘sarebbe stato un buon padre’? E poi che cosa significava veramente essere un genitore?

Erano domande a cui non era mai riuscito trovare  una riposta. Aveva preferito soffocarle in un angolo, per poi lasciarle perdere, affogate dall’alcool e trafitte dalle punte acuminate dei suoi paletti. Erano domande che, tuttavia, tornavano a punzecchiarlo spesso, assorbendo vita ogni volta che si svegliava e capiva di essere caduto a terra, perchè aveva smesso di respirare per l’ennesima volta: prima o poi, lo sapeva, sarebbe arrivata la volta di troppo. In quei momenti era logico per lui supporre che mai avrebbe potuto prendersi in carico una responsabilità simile.

Era giunto a Mystic Falls per combattere qualcosa che ormai faceva parte di lui. Qualcosa che non era compatibile con la sicurezza che un genitore dovrebbe essere in grado di garantire a un figlio. Non si sarebbe mai aspettato che sarebbe stato proprio quel qualcosa, l’entità oscura che ormai faceva parte della sua vita, a concedergli una possibilità. Eppure, era andata a proprio così.

Delle volte, quando chiacchierava fino a tarda notte con Elena o si sorprendeva a sbirciare in camera di Jeremy per assicurarsi che stesse dormendo, si trovava a domandarsi se Jenna sapesse che adesso toccava a lui vegliare su di loro. Se ridesse di lui, nei momenti in cui cadeva giù dal divano, se in qualche modo fosse stata lei a spingerlo ad accettare infine di stare loro accanto, pur essendo sicuro che quella non potesse essere la soluzione ideale per loro. Andandosene, Jenna aveva ritagliato via quei brandelli di sostegno che gli erano rimasti,e lo stesso era accaduto a Jeremy e ad Elena. Eppure, avvicinandolo ai suoi nipoti, gli aveva anche concesso un’opportunità. Assicurandosi che nè lui, nè loro, dovessero affrontare la sua assenza in completa solitudine.

Per quello, Alaric era in parte restio a far partire Jeremy. Per quello e perchè in fondo, sapeva che avrebbe sentito la sua mancanza. Gli sarebbero mancati i suoi sorrisi di riconoscenza, le parole mai pronunciate smorzate dall’orgoglio, ma che aveva ormai imparato a riconoscere nei suoi gesti, nei suoi sguardi. Sguardi che lo pregavano in silenzio di stargli accanto, anche se per solo una manciata di minuti ogni tanto. Per le cose più stuipide, o i momenti di sconforto. Sguardi che all’inizio aveva temuto di non saper reggere, ma che pian piano aveva imparato ad apprezzare, riconoscente della fiducia che Elena e Jeremy riponevano in lui.

 “Dove devo andare, adesso?” l’interrogativo di Jeremy lo distolse dai suoi pensieri. “Intendo...Dopo che mi sarò liberato del bagaglio.”

Solo in quell momento, Alaric si accorse che era già arrivato il loro turno. Si diede una rapida occhiata attorno, improvvisamente teso, quasi fosse lui stesso sul punto di imbarcarsi. “Da quella parte ci sono i gates per l’imbarco.” gli spiegò, spingendolo da parte, per non essere d’imbroglio agli altri nella fila. “Ti posso accompagnare ancora per un pezzo.” aggiunse poi.

Jeremy si lasciò guidare in direzione dei gates, continuando a guardarsi attorno con aria d’un tratto meno rilassata.

“Eccoci qui.” commentò infine Alaric, fermandosi di fronte alle scale mobili. “Oltre queste scale non posso seguirti.” Jeremy si fermò a sua volta e infilò le mani in tasca, rivolgendogli  un’occhiata incerta.

“Fai attenzione” aggiunse Alaric, con un pizzico di esitazione nel tono di voce. Analizzò la sua espressione e la scoprì decisa, nonostante fosse evidente il nervosismo nello sguardo di Jeremy. “Anche tu.” ribattè a quel punto il ragazzo, sistemandosi lo zaino su una spalla. “Prenditi cura di Elena.”

Fece per incamminarsi verso le scale mobili, quando un pensiero lo costrinse a fermarsi.

“Ehy, Rick...” domandò, tornando a voltarsi: Alaric era ancora lì, le braccia incrociate sul petto, la solita espressione seria e stanca a incidere il suo volto. “Sto facendo la cosa giusta, vero?” cercò rassicurazioni, indugiando indeciso, poco distante dalla scala mobile. Alaric sospirò, prima di annuire con decisione.

“Ho sentito dire che a Denver le ragazze sono piuttosto carine.” commentò, riuscendo a strappargli un sorriso. “Dai, vieni qui.” Si arrese infine a quell punto, abbracciandolo. Si separò da lui presto, ben sapendo che Jeremy non era un ammiratore degli addii che la tiravano per le lunghe. Lo sentì inspirare con più forza prima di staccarsi da lui, come se stesse cercando di infondersi coraggio.  “Adesso vai.” lo incoraggiò a quell punto, accennando con il capo alla scala mobile. Jeremy annuì, attraversando i pochi metri che lo separavano dall’ingresso a uno dei gates.

“Rick?” lo richiamò ancora quell punto, mettendo i piedi sul primo gradino; rimase in silenzio per qualche istante, come se stesse cercando le parole adatte per dirgli qualcosa. Alaric lo osservò scendere, l’apprensione a serrargli improvvisamente lo stomaco. Realizzò di essere arrivato al punto in cui nessuno dei due avrebbe più potuto cambiare idea. “Non morire mentre sono via, va bene?”  riuscì a pronunciare infine Jeremy, esitando prima di sorridere appena. “Non ti dico ‘grazie’ adesso, perchè lo tengo come garanzia in maniera da potertelo dire al mio ritorno.”

Alaric non riuscì a rispondere subito. Lo osservò scomparire mentre scendeva, il cuore improvvisamente più pesante, come se quelle scale mobile lo stessero portando all’altro capo del mondo o in un posto da cui non avrebbe più potuto fare ritorno. Quando quella mattina era uscito di casa, con un borsone sulle spalle e un sedicenne problematico a fianco, non aveva idea che sarebbe andata a finire così: aveva fatto in modo che un ragazzino salisse sull’aereo, il figlio di qualcun altro, e adesso, osservandolo allontanarsi, sentiva di non volerlo fare veramente. Come se non fosse solo il figlio di qualcun altro. Come se fosse anche un po’ il suo.

 “Non vado da nessuna parte!” gli gridò dietro , avvicinandosi al ciglio delle scale, per assicurarsi che sentisse. Il sorriso riconoscente di Jeremy fu l’ultima cosa che vide, osservandolo incamminarsi verso i gates.

“Buon viaggio, Jeremy.” mormorò ancora tra sè, prima di allontanarsi a sua volta, in direzione dell’uscita.

Prima di ripartire, Alaric appoggiò la schiena alla portiera della macchina e rimase immobile per un po’ ad osservare i viaggiatori di fronte all’aereoporto, come aveva fatto Jeremy poco prima.

Pensò a quanti di loro fossero lì per salutare un membro della propria famiglia, una figlia, un figlio. A quanti, stavano facendo forse il percorso inverso, per tornare a casa.

Pensò a a quante persone si stessero imbarcando da sole; ragazzi ancora troppo giovani, per voler pensare di legarsi a qualcuno. E c’era probabilmente anche chi era ormai troppo in là con gli anni, per volersi arrischiare di credere che fosse ancora in tempo per costruirsi una famiglia. Alaric era stato a lungo come uno di quei viaggiatori.

E infine pensò a Jenna. Evocò i momenti in cui aveva temuto di deluderla, al pensiero di non potersi prendere cura di Jeremy ed Elena. Pensò a quanto gli mancasse, ma anche  a quanto gli fosse riconoscente, per l’opportunità che gli aveva concesso indirettamente, avvicinandolo a quei ragazzi.

“Tienilo d’occhio, mentre è a Denver.” fu il suo ultimo pensiero indirizzato a lei, prima che si decidesse a recuperare le chiavi della macchina.

Il ‘grazie’ che avrebbe voluto rivolgerle, decise che l’avrebbe tenuto da parte: come garanzia per il giorno in cui si sarebbero incontrati di nuovo.

“ Taking care of you and Jeremy has been the closest I've ever come to the life I've always wanted.”

Episode 3x20. Do Not Go Gentle

 

Nota dell’autrice. (spoiler episodio 3x20)

In genere scrivo dei polpettoni, quando arrivo alle note dell’autrice, ma in questo momento sono di nuovo con le lacrime agli occhi. Un po’ perchè penso a quella puntata fatidica e straziante che mi ha ucciso, un po’ forse anche perchè quello che ho raccontato un po’ mi appartiene, e non mi capita spesso di poterlo dire quando scrivo in questa sezione. L’idea di descrivere il momento in cui Alaric accompagna Jeremy in aereoporto, mi era venuta nel momento esatto in cui ne parla a Meredith nell’episodio. Perchè sì. Perchè mi sono innamorata del rapporto Alaric/Jeremy sin dal finale della seconda stagione, e sognavo da secoli di scrivere qualcosa su loro due. Ma poi non l’ho fatto. Perchè sono un po’ codarda e ho sempre un po’ ‘timore’ a parlare di personaggi su cui non scrivo mai, perchè ho paura di cadere nell’OOC. E di Alaric non avevo quasi mai parlato prima d’ora, sorvolando un paio di shot, sebbene sia uno di quei personaggi di cui ho sempre sognato di scrivere, perchè essendo nel ‘Team Human’ è uno di quelli a cui sono più affezionata (specialmente appunto dal fatidico finale della seconda stagione). E niente, dopo l’ultimo episodio ho dovuto, ecco. Un po’ per Rick, un po’ per Jeremy, che mi ha distrutto. Ho volute provare ad immaginare quello che è passato per la testa di Rick, e quello che può aver significato la sua presenza per Jeremy, per Elena, per Jenna. Ecco, adesso mi fermo, perchè sennò scoppio a piangere di nuovo. Il titolo era d’obbligo, perchè quella canzone (Be Still dei The Fray) era azzeccatissima sia per il momento, che per la figura di Alaric, che è sempre stato un punto saldo per tutto: per lo show, per Damon, per i due fratelli gilbert. In questo caso, fa riferimento a quello che dice a Jeremy (‘non vado da nessuna parte’) in risposta al suo ‘non morire’. Per lo meno, per quanto mi riguarda, so che al ritorno di Jeremy da Denver, Alaric c’era. Ha mantenuto la parola *piange tantissimo*

Un abbraccio fortissimo (ma proprio forte,perchè sennò poi piango di più)

 

Laura

   
 
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