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Autore: Grace kiwi    29/04/2012    3 recensioni
Ero affacciata sul nulla e sapevo solo di essere su un grande e candido balcone bianco,ampio quanto una camera da letto di modeste proporzioni e quasi mi sembrava di galleggiare nel cielo affacciata da una nuvola.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ero capace di distinguere tutto ciò dalla realtà o da un sogno.
Ero affacciata sul nulla e sapevo solo di essere su un grande e candido balcone bianco,ampio quanto una camera da letto di modeste proporzioni e quasi mi sembrava di galleggiare nel cielo affacciata da una nuvola.
Ero inizialmente sola, e camminavo cercando di capire da dove iniziassero le piante rampicanti arrivate ad intrecciarsi alle sculture incastonate alla lunga ringhiera in mattoni su cui ero appoggiata.
Non capivo ciò che provavo in quel momento, sentivo anzi una terribile mancanza di emozioni,come quando ti danno una brutta notizia e rimani esterrefatta,senza sapere quale emozione provare.
Sentivo le continue scariche di adrenalina attraversarmi la schiena,come se sapessi che stava per succedere qualcosa che non avrei mai immaginato.
Non vi erano rumori nel paesaggio da cui ero circondata e sentivo il freddo emanato dai mattoni come se fossi allungata su una lastra di marmo.
Ero esterrefatta dal luogo in cui mi trovavo,ma nonostante io volessi, non riuscivo a girarmi per vedere cosa c'era dietro le mie spalle.
Dopo vari tentativi di riprendere il controllo del mio corpo,che continuava a vagare su quel terrazzo come fosse in pena,riuscii a girarmi di scatto, come quando si preme una molla e la si lascia scattare tutto d'un tratto.
Vidi davanti a me un grande corridoio immacolato,completamente bianco,con un pavimento privo di mattonelle separate,come se fosse un'unica mattonella a specchio,anch'esso bianco.
Tuttavia non riuscivo a comprendere il motivo dell'oscurità che emanavano le pareti, anch'esse immacolate ma con creavano ombra,anche se non vi batteva alcun spiraglio di luce o bagliore di qualsiasi tipo.
Sentii di nuovo una scarica di adrenalina provenire da una specie di mio sesto senso, che mi supplicava di girarmi dando le spalle a quel magnifico corridoio per poi ritornare a guardare il nulla. 
Lo feci.
Rimasi subito paralizzata dallo stupore, quando mi accorsi che la luce del sole (che prima non c'era) cominciò ad illuminare una rugiada comparsa all'improvviso sulle voglie verdi pistacchio delle piante rampicanti già precedentemente descritte.
Non capii il motivo per cui fosse avvenuto quel radicale cambiamento,tanto meno riuscii a rendermi conto di quanto tempo avessi passato ad osservare il corridoio tanto ambiguo quanto splendido.
Osservai di nuovo il tutto, e il terrazzo degno di una principessa si strinse, come se le sue dimensioni fossero cambiate, e cominciarono a comparire rose rosse che si intrecciavano alle colonne (collocate lì non so quando e non so da chi) improvvisamente comparse e posizionate alle estremità del balcone.
Cominciai a spaventarmi e chiesi alle mie gambe di correre,ma non ubbidirono ai miei comandi,e senza la mia volontà, mi girai verso la colonna sinistra descritta qualche rigo sopra.
Non respirai per molto, il tempo che mi bastò a convincermi che ero morta.
Di fronte a me, con un sorriso smagliante, apparve Jimmy "The Rev" Sullivan, noto batterista di una band chiamata Avenged Sevenfold.
Fui terrorizzata dalla sua presenza, visto che morì nel 2009.
Rimasi tanto immobile da non sbattere nemmeno più le palpebre,tant'è che cominciarono a pizzicarmi gli occhi e cominciai a versare lacrime.
Dopo non so quanti minuti, il mio corpo decise di permettermi di sbattere le palpebre, e solo quel movimento bastò a Jimmy (lontano da me di due metri all'incirca) per avvicinarsi a me,ritrovandomi distante da lui di solo un palmo.
La sua pelle era bianca e candida come la neve appena poggiata sul terreno, i suoi capelli "soffici" alla vista, i suoi occhi ancora più belli di sempre.
Indossava un completo elegante nero, con una camicia bianca (tanto bianca da confondersi con la pelle)e delle scarpe nere tirate a lucido, (come quando si usano per una grande occasione).
Non osai spiccicare parola, e anche se avessi voluto farlo, le parole sarebbero rimaste incastrate sotto la mia lingua,incastonate tra i denti, imprigionate tra il palato.
Non so per quanto tempo rimase lì a sorridermi,ma non continuò a lungo: improvvisamente si allontanò da me con una velocità inaudita e la sua espressione cambiò radicalmente.
Sbattei di nuovo le palpebre e quando riaprii gli occhi vidi una ragazza dai capelli rossi "abboccolati" tra loro, anche lei con un completo nero,ma molto più sportivo di quello di lui. Aveva l'aria di una venticinquenne se non meno, di una bellezza sorprendente. 
I suoi occhi erano diversi, uno marrone (quello sinistro) e uno verde (quello destro). Riuscii a vedere con chiarezza le sue pupille e le sui iridi, visto che le sue palpebre erano spalancate.
In quei splendidi occhi vidi il terrore puro e seppi subito il perché: Jimmy stringeva le sue braccia con forza e la strattonava avanti e indietro come se dovesse far uscire qualcosa da dentro di lei.
Cominciai a sentire urla uscire dalle labbra di lei,ma da lui, nemmeno un gemito o un qualsiasi altro suono.
Il suo viso era molto irritato, i suoi occhi vitrei e tetri mi spaventarono più di ogni altra cosa al mondo.
Cominciai a vedere dei lividi sulle braccia di lei,supposi così che le strinse davvero molto.
D'un tratto però smisi di guardare e chiusi gli occhi, oppure li cominciai ad aprire ad intermittenza,non so, non ricordo.
Lui non fece altro che strattonare la giovane per tutto il tempo che lo guardai, e sarei voluta scappare,ma non ci riuscivo, il mio corpo era stato abbandonato da qualsiasi forza vitale avesse dentro sé.
Intanto ebbi l'impressione di avvicinarmi a loro due,ma io non avevo mosso nessun passo,era il balcone che si stringeva sempre più. 
Ogni centimetro tolto dalla distanza che vi era ancora tra me e loro mi mandava delle fitte al cuore, o comunque nel petto. Ero diventata la spettatrice di tutto,quando prima di tutto ciò, ero io la spettatrice di me stessa.
I centimetri cominciarono a diminuire velocemente,come se il tempo stesse correndo.
I loro movimenti si velocizzarono e io mi sentii confusa,terrorizzata e frastornata da tutto ciò che stava accadendo.
Lanciai un urlo e mi svegliai con la voce di mio nipote che mi chiedeva cosa stessi sognando.
-"Nulla tesoro mio"- Dissi.
Rimasi a fissare la parete per qualche istante,tempo di tornare nella mia realtà,quella vera,che per una volta,mi sembrò normale.
 
 
 
Testo originale,27/04/2012-"Il mio diario dei sogni".
 
 
 
                                                                                       Grace.
  
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