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Autore: Ilaryf90    29/04/2012    1 recensioni
Proprio su quel palco mesi prima gli aveva detto che gli toglieva il respiro, con le sue esibizioni, con i suoi baci, con ogni suo gesto. Questa volta era diverso perché gli mancava proprio l’aria e aveva un nodo alla gola che lo faceva agitare ancora di più.
Aveva soltanto bisogno della sua presenza ma ultimamente lo aveva sentito distante. Era per quello che aveva accettato di iniziare un rapporto di amicizia, o quello che era, con quel ragazzo forse un po’ troppo eccitato per i suoi gusti.
Solo rivedere nella sua mente la sua espressione ferita e delusa durante l’esibizione gli fece sperare di essere in un brutto sogno da cui presto si sarebbe risvegliato con accanto Blaine che gli accarezzava dolcemente la schiena per tranquillizzarlo, dicendogli che era tutto finito.
Ma quella era la realtà e lui doveva anzi voleva affrontarla.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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You take my breath away

 

 

“It's not right, but it's okay,
I'm gonna make it anyway.
Close the door behind you, leave your key.
I'd rather be alone than unhappy

 

 

Kurt non sentì il professor Schuester domandargli dove stava andando o Rachel scattare in piedi decisa a seguirlo ma prontamente fermata da Finn con un secco “Lascialo stare”.

Le sue gambe sembravano non volersi fermare e lo condussero in una manciata di secondi alla porta che dalla sala del Glee dava sul corridoio in cui Blaine si era precipitato qualche istante prima, subito dopo aver cantato con una rabbia che Kurt non gli aveva mai visto in faccia.

Per un attimo pensò di seguirlo ma poi decise che era meglio lasciarlo solo.

Quello non era il momento adatto per parlare.

Così lo seguì solamente con lo sguardo finché non sparì dietro l’angolo più lontano del corridoio, forse diretto al bagno più vicino per calmarsi.

Kurt, invece, si incamminò verso la direzione opposta, intenzionato a fuggire da quella folla rumorosa che occupava i corridoi del McKinley.

Erano tutti così felici, sorridenti, che lui avrebbe desiderato soltanto vederli soffrire come stava accadendo a lui per sentirsi un po’ meno solo.

Non chiese scusa quando andò a scontrarsi con un ragazzo facendogli cadere di mano il libro e beccandosi un’occhiata torva o mentre, senza neanche accorgersene, diede una spallata ad una ragazza che aveva tutta l’aria di essere nella squadra di wrestling e che iniziò ad insultarlo pesantemente, urlandogli a piena voce di non farsi vedere più da quelle parti in sua presenza.

A Kurt non importava: ci era abituato e non era la questione che più gli premeva risolvere.

Camminando a passo deciso verso l’auditorium, con uno sguardo perso nel vuoto che non si sforzava nemmeno di soffermarsi sulle persone che gli passavano accanto o sugli oggetti che trascinava a terra lungo il tragitto, si sentì improvvisamente mancare l’aria nei polmoni.

Di conseguenza passò dal camminare velocemente al correre, alla disperata ricerca di un posto dove poter prendere una boccata d’aria che non fosse in mezzo a tutta quella gente che non comprendeva la fitta al cuore che provava.

Con gli occhi ormai lucidi e le mani che tremavano dallo spavento arrivò presto in auditorium realizzando solo nell’istante in cui si fermò che era completamente sudato.

Leggermente sollevato dall’assenza del caos da cui era stato capace di uscire si fermò proprio sotto al palco, poggiò le mani sulle cosce, abbassò la testa avvicinandola alle gambe e tentò, ad occhi chiusi, di regolarizzare il respiro.

Quando si rese conto che la situazione era migliorata rispetto a qualche attimo prima in cui gli era parso di essere in preda ad un attacco di panico, ma non si era risolta del tutto, ne capì il motivo.

Alzò il capo e salì le scale che portavano al palco, quella che era la sua casa, il suo rifugio.

Era scappato dalla folla ma l’unica ragione della sua stabilità, l’unica cosa che riusciva a farlo stare tranquillo era Blaine.

Era la sua assenza a provocargli quel tremendo dolore che sentiva all’altezza del petto, non quella di persone che neanche conosceva.

Era stato uno stupido, un ingenuo e solo in quel momento se ne rese realmente conto.

Dare il suo numero di cellulare a Chandler, un ragazzo che aveva appena conosciuto, era stato uno sbaglio, anche se non l’aveva fatto con lo scopo di tradire Blaine. Come poteva anche solo pensare una cosa del genere?

Proprio su quel palco mesi prima gli aveva detto che gli toglieva il respiro, con le sue esibizioni, con i suoi baci, con ogni suo gesto. Questa volta era diverso perché gli mancava proprio l’aria e aveva un nodo alla gola che lo faceva agitare ancora di più.

Aveva soltanto bisogno della sua presenza ma ultimamente lo aveva sentito distante. Era per quello che aveva accettato di iniziare un rapporto di amicizia, o quello che era, con quel ragazzo forse un po’ troppo eccitato per i suoi gusti.

Solo rivedere nella sua mente la sua espressione ferita e delusa durante l’esibizione gli fece sperare di essere in un brutto sogno da cui presto si sarebbe risvegliato con accanto Blaine che gli accarezzava dolcemente la schiena per tranquillizzarlo, dicendogli che era tutto finito.

Ma quella era la realtà e lui doveva anzi voleva affrontarla.

Non avrebbe mai più voluto rivedere un’espressione del genere sul suo viso, né per causa sua né per altri motivi.

Blaine era così bello quando sorrideva; il suo sorriso era talmente contagioso e brillante da illuminare una stanza buia durante una tempesta autunnale.

Non poteva togliere al mondo la possibilità di assistere ad uno spettacolo come quello.

Voleva essere la ragione della sua felicità proprio come lui lo era per Kurt.

Non poteva sopportare di vederlo così distrutto; gli provocava un dolore forte che non poteva essere semplicemente ignorato.

Kurt si rese conto di essere stato tempestato da mille pensieri senza essersi mosso di un millimetro; era ancora fermo al centro del palco e stava fissando un punto imprecisato di fronte a sé, senza realmente guardarlo.

Avanzò fino ad arrivare dietro le quinte dove, ammassati in un angolo, c’erano ancora i vestiti che lui stesso aveva contribuito a scegliere e cucire per il musical West Side Story. Fece scorrere le dita tra quei tessuti impolverati, come gettati nel dimenticatoio, che per lui valevano così tanto.

Su quel palco, subito dopo la prima dello spettacolo, Blaine gli aveva detto che Sebastian non significava niente per lui, anche se si scambiavano messaggi e il suo comportamento nei suoi confronti era piuttosto amichevole. Nonostante la gelosia, Kurt aveva visto la sincerità trasparire dai suoi occhi e si era fidato di lui.

Ora stava a Kurt definire cosa Chandler significasse per lui. E la risposta arrivò subito, pronta, senza il minimo dubbio: una scappatoia, ecco cos’era Chandler. Un pretesto per non pensare all’imminente separazione da Blaine.

Il problema era che Kurt non aveva pensato, però, a come sarebbe stato più doloroso perdere la fiducia di Blaine piuttosto che non averlo intorno ogni santo giorno.

Un conto è essere distanti ma poter comunque contare sempre sull’amore e l’appoggio dell’altro; un’altra cosa è quando, anche vicini, non c’è più la fiducia.

Il vero amore sopravvive e Kurt non l’aveva ancora capito o forse non ci credeva fino in fondo.

Per un momento, tornando al centro del palco per poi sedersi sul primo gradino delle scalette, fece vagare la sua mente e tentò di immaginare la sua vita senza Blaine, per poi ricevere un colpo al cuore.

No, non era possibile; perché non esisteva.

Vedeva soltanto una cornice di una fotografia con uno sfondo nero senza soggetti animati, senza vita, senza amore. Blaine gli aveva sconvolto così tanto l’esistenza da rendere impossibile immaginarne una senza di lui.

C’era un solo modo per riconquistare la fiducia di Blaine ed era esprimere tutto quello che stava provando con una canzone. Era da qualche giorno che Kurt stava pensando ad un brano di Whitney Houston da cantare per il compito del Glee Club ma niente gli era sembrato appropriato come quella canzone.

Aveva appena realizzato che la sua vita non era niente senza Blaine. Chandler poteva rappresentare una parte di ciò di cui aveva bisogno, ma Blaine significava tutto.

Allora perché accontentarsi di qualcosa quando il suo tutto lo amava alla follia e aveva addirittura cambiato scuola per stargli vicino, ogni giorno?

Blaine desiderava Kurt, solo lui; e Kurt non poteva fare a meno di lui.

Perché rischiare di perdere un ragazzo così speciale per un suo stupido capriccio?

Blaine lo amava per come era, non aveva mai voluto cambiare qualcosa di lui. Per una volta in cui gli aveva fatto notare che il suo comportamento non era stato dei migliori Kurt era crollato, senza considerare minimamente che in una coppia ci sono spesso delle incomprensioni e che sono proprio quelle che aiutano a crescere e a migliorarsi, insieme.

Era esattamente da lì, da quello sbaglio, che doveva ripartire.

Doveva farlo subito e agire in fretta.

Senza neanche accorgersene veramente, Kurt cominciò a piangere; non fu un pianto sommesso e controllato ma liberatorio, come uno sfogo, per far sì che tutte le lacrime uscissero in quel preciso istante per poi abbandonarlo e lasciarlo libero da quella morsa.

Il giorno dopo, durante la sua performance di fronte a Blaine, non avrebbe mostrato la sua parte più fragile, come faceva spesso nelle sue esibizioni; al contrario si sarebbe dimostrato determinato a riaverlo nella sua vita perché non poteva fare a meno di lui.

Per raggiungere quell’obiettivo non aveva bisogno del supporto delle sue lacrime; sperava che a Blaine bastasse guardarlo negli occhi e capire che non ce l’avrebbe fatta senza di lui.

Non si sarebbe arreso facilmente.

Si asciugò le lacrime con la manica della camicia di seta, si alzò e si precipitò verso l’uscita, rischiando di cadere dalle scale per la foga con cui si stava dirigendo verso il negozio di musica dove avrebbe acquistato lo spartito giusto.

Entrando in macchina e sedendosi al posto di guida Kurt sentì il respiro cominciare ad affannarsi come prima e il battito del cuore accelerare nel petto.

Eccola, di nuovo, quella sensazione.

Premette con forza il piede sull’acceleratore intenzionato a riprendersi il più presto possibile il suo tutto; colui che aveva la straordinaria capacità di togliergli il fiato ma, allo stesso tempo, donargli la possibilità di respirare regolarmente quando gli affanni lo opprimevano.

 

 

*

 

 

Kurt si posizionò di fronte al microfono con le gambe che tremavano e il petto che si alzava e abbassava velocemente per l’emozione.

Non guardò subito Blaine; iniziò a cantare ad occhi chiusi perché era più semplice non osservare la sua reazione che lo spaventava a morte.

Non avrebbe sopportato di vedere il suo volto deluso, di nuovo.

Tuttavia dopo poche note sentì il forte bisogno di aprirli ed ammirare il ragazzo che stava ascoltando attentamente quello che stava cantando.

Per sua fortuna non c’era delusione; sembrava più speranza. Voleva credere a quello che Kurt gli stava promettendo sottoforma di canzone.

Così Kurt, tra una nota e l’altra, riuscì a riprendere fiato e tutto divenne improvvisamente più semplice. Perché Blaine con un solo sguardo, con quegli occhi che chiedevano solo amore, gli stava dando la forza di andare avanti.

Anche se si trovava a qualche metro da lui, Kurt si sentì quasi come rinato.

A fine esibizione Blaine applaudì, come tutti gli altri, con gli occhi lucidi. Sembrava sul punto di scoppiare a piangere.

Kurt sospirò, sollevato, tornando al suo posto accanto a Mercedes che lo accolse tra le sue braccia. Sapeva di aver toccato il punto debole di Blaine; lo capiva dal modo in cui stava fingendo di essere soltanto stato preso dalla canzone cercando di trattenere le sue lacrime, invano.

 

Solo in quel momento Kurt si rese conto di aver vissuto quasi in apnea per ben due giorni.

Era finalmente tornato a respirare.

 

 

 

“Tell me how I'm supposed to breathe with no air. Can't live, can't breathe with no air.
It's how I feel whenever you ain't there. It's no air, no air.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice

 

Salve! Ancora devo riprendermi dalla splendida puntata di mercoledì e non sarà facile…

Non potevo ignorare un episodio del genere e dopo tanto tempo avevo bisogno di tornare a scrivere, quindi ho approfittato dell’ispirazione per buttare giù questa breve one shot su Kurt e i suoi pensieri riguardo tutto ciò che è successo.

Devo essere sincera: la prima volta che ho visto l’episodio ho pensato che Kurt fosse stato molto ingenuo a dare il suo numero a Chandler ma poi riguardandola per bene ho capito perché l’ha fatto e spero si possa comprendere da ciò che ho scritto. Lui non voleva assolutamente tradire Blaine, ha solo dato fiducia ad una persona che si era comportata in modo carino con lui, visto che il suo ragazzo negli ultimi tempi era piuttosto distante. E con questo non voglio dare la colpa a Blaine. Voglio solo dire che se l’ha fatto un motivo c’è.

Loro due si amano, punto. Questa è la cosa più importante!

Bene, spero vi sia piaciuta!

Come sempre vi invito a farmi sapere cosa ne pensate e, se volete, a seguirmi su Twitter per rimanere in contatto (sono Ilaryf90 anche lì)!

Alla prossima,

 

Ilaryf90

 

   
 
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