Crossover
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Autore: SophieP    22/11/2006    1 recensioni
Vi presento il prologo o la storia della protagonista del racconto che sarà suddiviso in tre parti. Avventura e un legame speciale tra due fratelli speciali. Buona lettura;)
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Film, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Lothinorièl

BACKGROUND

-Laura Potter o Éowyx o "La Cavaliere"-

Laura Potter è nata in Inghilterra, più precisamente a Godrick’s Hollow il 21 settembre 1979 vicino a Londra da James Potter e Lily Evans nella quinta stanza del reparto di maternità dell’ospedale S. Mungo Per Malattie e Ferite Magiche. Quando Lily si svegliò aveva accanto la sua bimba e quando i loro sguardi si incrociarono sorrisero entrambe, un sorriso carico d’amore quello di Lily; James la prese in braccio e la bambina aprì gli occhi grigio-verdi e diede un primo sguardo al mondo con quei suoi occhi curiosi e follettosi e sorrise, ignara, di ciò che la vita le aveva preservato.

Nel primo anno di vita notò una certa agitazione tra i genitori, a volte veniva un mago anziano che parlava con James e Lily e quando Laura sbirciava attraverso la piccola fessura della porta, la invitava ad entrare, la faceva giocare e la coccolava anche, ma non i genitori, non le spiegavano nulla, nonostante i suoi sguardi interrogativi, ma le veniva ripetuto "Sei una bambina…non puoi capire". Una sera, sempre nello stesso anno, Laura sedeva sul davanzale della finestra, mentre giocava con due bambole, una bambola e un bambolotto per la precisione, e mise la piccola spada di legno dalla mano del bambolotto in quella della bambola; poi diede uno sguardo alla stanza con i suoi occhi curiosi, ma dopo pochissimi minuti il suo sguardo si spostò verso la finestra, lasciò cadere le bambole, si mise in piedi sul davanzale appoggiando le mani al bordo del davanzale esterno alla finestra e guardò in cielo, una stella si era illuminata, udì una risata gaia di un bambino e sorrise felice, come se conoscesse quella risata. Sua madre le aveva raccontato di un bambino che non voleva crescere mai e lei ne era rimasta affascinata, le disse anche: "Se alla sera vedrai una stella illuminarsi e la risata di un bambino allora saprai a chi appartiene" e così, incredibilmente, accadde. L’anno dopo, il 31 luglio 1980, nacque suo fratello Harry e la bambina fu entusiasta di avere un fratellino, che sarebbe diventato per lei speciale e famoso per il mondo dei maghi. Quando Harry aprì gli occhi verdi, il suo sguardo s’incontrò con quello della sorella e i due si sorrisero l’un altro con il sorriso innocente e gaio che caratterizza i bambini e quegli adulti che non vogliono crescere; in quel momento i genitori, che avevano subito pensato di metterli in due stanze separate cambiarono idea e decisero di mettere i due lettini vicini. Una notte Lily entrò nella loro stanza per controllare che i bambini dormissero (capitava, infatti, che i due facessero finta di dormire) tranquilli e vide che Harry stringeva il ditino di Laura e che i due dormivano sorridevano beati.

Successivamente i due bambini furono battezzati entrambi e come madrina ebbero la professoressa Minerva Mcgranitt e come padrino Sirius Black.

La notte del 3 agosto 1981 i due bambini erano nella loro stanza dalle pareti rosa salmone, il grande armadio in legno posto sulla parete sinistra con a fianco i due lettini, quello di Laura, prima, e poi quello di Harry, alla parte destra vi erano degli scatoloni colorati con i giocattoli; al centro vi erano i due Potter che giocavano tranquilli e felici. All’improvviso la porta si aprì e i bimbi si voltarono di scatto verso di essa vedendo Lily spaventata; dal piano inferiore James le urlò: "Lily! Prendi i bambini e scappa! Io cercherò di distrarlo!" Lily prese in braccio i due figli che lasciarono immediatamente i giocattoli i quali caddero a terra, mentre la madre scese rapidamente lasciando che i bambini dessero un ultimo sguardo alla loro stanza.

Una volta arrivati nell’atrio i tre videro James a terra, con le braccia aperte, gli occhi sbarrati, la bocca chiusa e la bacchetta a molti metri più in là rispetto alla sua mano destra che la impugnava fino a pochi minuti prima. Lily e i bambini si voltarono e si trovarono di fronte a Lord Voldemort, ma solo la madre ne era spaventata. "Metti giù i bambini donna e non succederà niente" queste furono le uniche parole, quella notte, dell’Oscuro Signore. Lily strinse a sé i bambini e Voldemort le puntò la bacchetta contro dalla quale uscirono delle scintille verdi che colpirono Lily, uccidendola; i bambini caddero a terra vedendo la madre con i capelli rosso scuro, gli occhi verdi spalancati e la bocca chiusa (come James) a terra, con le braccia semi-aperte. Voldemort guardò fissò i due Potter, ormai soli e senza speranza, Laura strinse a sé Harry, il quale le prese il ditino, Voldemort puntò loro la bacchetta e lanciò un incantesimo che, però gli si ritorse contro facendogli perdere ogni potere e facendolo fuggire.

Un’ora più tardi arrivarono i Mangiamorte, che corsero alla casa dei Potter appena seppero cos’era successo al loro Signore, e già il venticinquenne Lucius Malfoy guidava il gruppo. Andò verso i due bambini, che nel frattempo si erano addormentati, li scrutò e disse al resto del gruppo: "Loro sono i responsabili della scomparsa del nostro Signore!" A queste parole Laura aprì immediatamente gli occhi e lo fissò. Lucius si voltò e la guardò con un sorriso fintamente dolce, poi la staccò dal fratellino, prendendola, per la camicia da notte. Dagli occhi della bambina uscì una lacrima. Intanto gli altri Mangiamorte distruggevano la Casa, con la speranza di uccidere i due Potter, per vendicare la perdita dei poteri di Voldemort. Dopo pochi minuti Lucius esclamò: "Arrivano gli Auror!" lasciando cadere Laura che andò di nuovo verso Harry. Quella fu la prima volta che Laura Potter vide Lucius Malfoy.

Più tardi arrivò Rubeus Hagrid e li portò via su una moto volante. Durante il tragitto i due Potter si addormentarono uno vicino all’altro; arrivati a Privet Drive, 4 fu difficile separarli, infatti Harry teneva stretto il ditino di Laura e non sembrava intenzionato a lasciarlo; così Harry venne affidato a Vernon Dursley e Petunia Evans.

Il professor Silente disse ad Hagrid di tornare a Hogwarts e quando si fu allontanato, non senza qualche protesta, il Preside e la professoressa McGranitt si smaterializzarono davanti a una casa piuttosto rurale, ma la smaterializzazione durò qualche minuto in più del normale dato che la famiglia a cui venne affidata la bambina era decisamente più distante rispetto all’Inghilterra. Laura, così, fu affidata a una coppia di cittadini di Edoras, capitale di Rohan, nella Terra di Mezzo. Quando la bimba si svegliò in quel nuovo letto, si alzò con gli occhi spalancati e andò alla finestra, ma era troppo piccola e non riusciva a vedere, allora uscì cadendo qualche volta poiché non sapeva ancora bene camminare e non riconobbe il paesaggio. Vide tante case che formavano un tutt’uno verde e giallo, vide anche cavalli e cavalieri a piedi o a cavallo. La gente sorrideva alla bambina. Ad un certo punto un uomo alto, dall’aspetto regale come i suoi vestiti, venne verso di lei e Laura, che all’epoca aveva solo 5 anni, spalancò gli occhi per lo stupore. "Mio signore, questa è la nostra bambina, l’abbiamo adottata poco fa." disse una voce femminile dietro di lei "Sì, ne sono stato informato" sorrise a Laura e le accarezzò i capelli. Ma Laura, nonostante quel sorriso benevolo, era ancora spaventata e continuava a fissarlo "Io sono Re Théoden." Laura aprì bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo e pensò ‘Un Re? Dove mi trovo? Dove sono mamma e papà? Dov’è Harry?’ Aveva gli occhi lucidi, guardò il Re e chiese: "Harry?" ma non le venne data risposta. Rientrò in casa e pianse, il Re si congedò e una donna e un uomo entrarono in casa, ma lei fece finta di non vederli. La donna le alzò delicatamente il viso, le asciugò le lacrime e le disse: "Ora sono io la tua mamma e lui-indicò l’uomo- è il tuo papà" le accarezzò il viso come faceva la sua vera mamma, Lily, ma non abbracciò la donna come avrebbe fatto con Lily.

Passarono i giorni, i mesi, un anno intero e Laura si dimenticò di Harry (si sa che i bambini dimenticano in fretta certe cose). Un pomeriggio corse fuori casa, allegra come sempre (i genitori si erano abituati a quel folletto senza ali, come amava chiamarla sua mamma) e andò verso Meduseld, il Palazzo del Re, quando due ragazzini uscirono rincorrendosi "Éomer, ridammela!" urlò la ragazzina bionda "Prendila!" disse il ragazzino, anche lui biondo. Laura sorrise loro e i due la guardarono incuriositi. Si guardarono per pochi secondi poi Éomer disse: "Éowyn!Vieni!"ma lei non si mosse e le chiese: "Come ti chiami?" "Laura" Éomer si avvicinò alla bambina e le disse: "che ci fai qua?" "Passeggiavo" "bene, ora vai via." Poi vedendo Laura rattristarsi disse: "Che fai?Piangi?" allora Laura alzò lo sguardo e disse gelida: "Io non piango mai." Éomer non si aspettava una risposta del genere.

In quel momento si sentì un nitrito e i tre si voltarono. Il cavallo era nero e il cavaliere indossava abiti dello stesso colore; era pallido come la morte e i suoi occhi grigi e freddi si posarono sul trio, poi la sua bocca si aprì in un sorriso falsamente dolce. Éomer. L’uomo si rivolse ai bambini con tono gentile: "Scusate, sapete indicarmi il Palazzo?" Éomer rispose per nulla intimorito indicando col ditino Meduseld "Da quella parte", ma le due bambine lo fissavano spaventate e quindi si guardarono, quando l’uomo passò di fianco a loro sorrise, ma le due bambine andarono vicino a Éomer. Dopo pochi giorni il popolo di Edoras parlava già dello sconosciuto e la settimana dopo Re Théoden annunciò che quel giorno Grima Vermilinguo sarebbe diventato cittadino di Edoras, di Rohan e della Terra di Mezzo poiché era stato espatriato dal suo Paese d’origine e il nuovo cittadino sorrise soddisfatto.

Quando Laura compì 8 anni accaddero una serie di cose che la segnarono (oltre a quello che aveva già passato), ma noi ne ricorderemo solo tre: la mattina del 21 settembre uscì di casa e si ritrovò davanti Éomer ed Éowyn sorridenti "Vieni con noi" le dissero in coro; incuriosita li seguì fino alle stalle dove vide un cavallo marrone chiaro con una macchia bianca che si fermava appena sopra gli occhi, Laura corse incontro al cavallo e lo abbracciò, ma non essendo alta abbastanza arrivò solo alla gamba e il cavallo nitrì di gioia. "Alasse!" gridò felice Laura "Alasse?" chiese Éowyn "sì, è il suo nome. Significa <<felicità>> in elfico. L’ho sentito da qualcuno…" "Bhé…ora è tuo" rispose l’amica "Grazie" disse sorridendo. Il mese successivo imparò ad andare a cavallo e a maneggiare una spada, anche se con qualche difficoltà e quella fu la sua prima spada fabbricata dai fabbri di Rohan a cui diede il nome di Anor (significa "Sole" in elfico). Un pomeriggio di novembre Laura stava andando a cercare Alasse, (accadeva che il cavallo se ne andasse in giro per la città)arrivò fino al lato sinistro di Meduseld e trovò una coppia, la guardò incuriosita, ma se ne stava per andare quando l’uomo si staccò dalla ragazza e Laura lo riconobbe e ne ebbe paura per come la guardò rimanendo paralizzata "Bambina, cosa ci fai qui?" "I-io stavo cercando il mio cavallo…"disse con un tono di voce spaventato "Continua a cercarlo allora" disse in un sibilo, Laura annuì e stava andando via quando, nello stesso momento, lui si girò e vide che la ragazza era fuggita terrorizzata. Lui guardò quella povera bimba furioso, la prese per il vestito e lei lo guardò terrorizzata "La-lasciatemi..." la voleva uccidere "stupida bambina!L’hai fatta scappare!" ora tremava, lui le sorrise e le sussurrò, come avrebbe fatto anni dopo, "Non farti più vedere o ti ucciderò!" la lasciò andare e Laura scappò in casa ancora terrorizzata.

Quella sera Éowyn ed Éomer andarono a farle visita e la trovarono a gambe raccolte con gli occhi sbarrati, sembrava sul punto di piangere. Non si accorse che i due fratelli erano entrati "Laura…i tuoi amici sono venuti a trovarti" disse la madre, ma lei non si mosse né disse nulla. Éowyn si sedette sul letto e la madre li lasciò. "Ti è successo qualcosa?" "L’-l-l’uomo…quell’uomo…"disse tremante "Chi?" chiese Éomer e si sedette sul letto "L-l-lui…"disse Laura indicando col dito fuori dalla finestra un uomo che camminava per il paese "Non è possibile" disse Éowyn stupita, ma Éomer era più preoccupato e per essere solo un ragazzino aveva già il carattere di una vero Rohir "Cosa ti ha fatto?" allora Laura iniziò a raccontare, balbettando, l’episodio di quel pomeriggio. "Lo diremo allo zio. Prenderà dei provvedimenti." Disse subito Éowyn "Non ci ascolterà. Lo sai che da molto tempo non è più come prima. Non ascolta neanche Théodred che è suo figlio." disse Éomer cupo. In quel momento Théodred, che aveva ascoltato tutto, entrò nella stanza "Se l’avessi visto l’avrei fermato subito." disse il figlio del Re che da sempre aveva avuto un atteggiamento eroico "Sei ancora un ragazzino, Théodred. Non puoi ancora fermarlo." disse Éowyn e Théodred sbuffò, indi si sedette su una sedia trascinandola sino al letto di Laura. Quest’ultima aveva gli occhi bassi e muoveva i piedini, mentre con le braccia cingeva le gambe.

Una notte di gennaio stava dormendo tranquilla, quando la finestra si aprì e lei ebbe un brivido di freddo. Era entrato un bambino che la osservò; un istante dopo entrò una lucina che si adagiò sul cuscino. Il bambino sorrise "Wendy! Wendy! Svegliati! Sono tornato!" a quell’urlo Laura si svegliò, squadrò da capo a piedi il bimbo e chiese stupita: "Chi sei?" "Non sei Wendy?" "No." "E allora chi sei?" "Laura. Tu chi sei?" "Peter Pan" disse lui con orgoglio, Laura s’iluminò, scese dal letto e la prima cosa che fece fu guardare ed esclamò a voce alta, ma senza urlare: "Trilly!" la fatina le volò intorno. Subito dopo la bimba tornò a guardare Peter sorridendo "Come ci conosci?" chiese lui sorpreso "L’ho sentito da qualcuno…" "Wendy?" "Certo che no!" "Ah…bhé…io devo andare da lei. Ciao." e il bimbo stava per andarsene quando Laura si fece triste e sospirò "Speravo di venire con te…" Peter tornò indietro e le sorrise "Vieni" disse sorridendole "Sai volare?" Laura sorrise a sua volta ai due "In parte" ad un gesto della mano di Peter, Trilly cosparse la bambina di polvere di fata di modo che potesse volare. "Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino" le spiegò Peter, Laura annuì sorridendo "Dammi la mano e non lasciarla per nessun motivo,capito?" "Si" Peter le sorrise felice e i due spiccarono il volo, il bambino sembrava essersi dimenticato di Wendy.

Fatti quelli che a Laura sembravano pochi metri una luce accecante e pochi istanti dopo la bambina vide per la prima volta l’Isola-Che-Non-C’è; i due si sedettero su una nuvola anche se Laura dovette stare attenta a non cadere. Da quell’altezza Peter le descrisse tutta l’Isola indicandole i luoghi col ditino, successivamente le propose: "Ti va di dare un’occhiata da vicino?""Si, perché no?" e seguì in volo Peter. Arrivati sul Jolly Roger Peter le chiese sottovoce: "Sai usare una spada?" "Certo" rispose lei un po’ offesa "Va bene. Ora cerca di fare meno rumore possibile. Sii leggerissima." "Va bene. Ti seguo." I due si nascosero dietro un cumulo di botti, Uncino uscì credendo di aver intravisto qualcuno dalla finestra della sua stanza, si girò nella loro direzione cercando le figure che gli pareva di aver visto pochi secondi prima. Laura lo fissò, ma non ne ebbe paura, Peter lo notò e da una parte ne fu dispiaciuto perché sperava di farsi vedere da lei in qualche modo.

Dopo una settimana era in grado di combattere anche senza spada e dopo due settimane sapeva volare bene quasi come Peter. Un giorno (non si sa che giorno fosse dato che sull’Isola-Che-Non-C’è non si ha la cognizione del tempo) al Capitano Giacomo Uncino era giunta voce di questa bambina guerriera e ne parlò con Spugna. "Sai come si chiama?" chiese Uncino "Chi, Capitano?" "La bambina" "Ah, c’è una bambina? Sarà meglio buttarla in mare. Una donna porta male a bordo." "Ma che stai dicendo?" "L’avete detto voi…c’è una bambina" "Ma non qui" "Allora niente…risolto problema" "Comunque, dicevo…sai come si chiama questa bambina?" "Ah!La so, la so! No, non la so" "Voglio vederla" "Chi o cosa Capitano?" "LA BAMBINA!"

Una sera la bimba, stanca di stare nel nascondiglio disse a Peter: "Vado a farmi un giro, Peter" ma il bambino continuò a suonare il suo flauto ignorandola; Laura volò tra gli alberi a salutare le fate e si sedette su uno dei rami più alti di una quercia, raggruppò le gambe guardando la luna. Dopo cinque minuti sentì dei passi non lontano dall’albero dove lei sedeva e rapidamente si sdraiò a pancia in giù silenziosamente e guardò in basso. Dalle sagome dedusse che stavano arrivando degli uomini, anche se, al buio non riusciva a distinguerli chiaramente; la bambina scese dall’albero in volo sempre silenziosamente, si nascose dietro la quercia e li osservò. Due fate li illuminarono per pochi secondi, ma lei riuscì a distiguerli ‘Pirati’ pensò, uscì un poco dal suo nascondiglio e sorrise. I pirati sembravano cercare qualcosa o qualcuno, Laura li osservò incuriosita. I pirati si girarono come per andarsene, ma dopo pochi minuti lei cercò di volare, ma si sentì tirar giù di colpo, le braccia le furono tirate dietro la schiena e legate, nello stesso momento le fu messa una mano sulla bocca. Cercò la spada con lo sguardo (per quello che poteva vedere, dato che erano al buio ed era bloccata), ma si accorse che l’aveva dimenticata nel nascondiglio.

I pirati camminarono velocemente attraverso la foresta, fino ad arrivare alla nave, la fecero salire e la condussero di forza in una stanza sbattendola sul letto e uscendo chiusero la porta a chiave. Dopo circa un’ora Spugna entrò nella stanza e le disse: "Signorina, vogliate seguirmi, per favore" la prese delicatamente per le braccia ancora legate e la condusse al centro di una stanza ben arredata, Laura sentì la porta richiudersi dietro di lei. Era sola, apparentemente sola perché ad un certo punto qualcuno le tagliò le corde con le quali era legata, si girò subito e si trovò a faccia a faccia con Uncino. "Finalmente ci incontriamo. Posso sapere il vostro nome?" "Mi chiamo Laura" disse freddamente, Uncino si avvicinò, ma lei si ritrasse sollevandosi per un istante in volo per poi atterrare delicatamente, Uncino sorrise e disse: "Allora è vero…voi sapete volare" "So fare anche altro" "Ma davvero? Ad esempio?" "Sarei così stupida da dirtelo?" "Non si sa mai" a questa provocazione Laura non cedette, almeno non ancora e rimase muta. "Vi ho fatta portare qui perché voi sapete qualcosa che mi interessa" disse girandole attorno fermandosi dietro di lei "Sarebbe?" "Il suo nascondiglio" "Scordatelo" "Oh…io penso proprio che me lo dirai" con l’uncino le tirò su il mento, lei sussultò, ma non per la paura che potesse ucciderla, ma perché l’aveva colta di sorpresa. Uncino si accorse che non aveva paura e se meravigliò, le tolse l’uncino dal mento, tornò di nuovo di fronte

a lei "Te non hai paura di me?" "Perché dovrei averne?" Uncino la guardò perplesso "Bhé…perché..perché si. Tutti hanno paura di me. Potrei ucciderti!" Laura scoppiò a ridere e Uncino la guardò infuriato, la sollevò per il vestito e le disse minaccioso "Senti ragazzina, se non me lo dici resterai qui…per sempre" "Dimentichi che posso volare" "Dimentichi che posso usare le reti per catturarti…uccellino.."la mise a terra di nuovo e uscì dalla stanza.

Quella notte Laura si alzò e passeggiò sul ponte, era prigioniera e non poteva scappare. Volò sull’albero maestro e raggruppandosi le gambe iniziò a cantare guardando la luna. Uncino uscì dalla sua stanza, camminò sul ponte e poi guardò in alto per cercare quella voce che fino a pochi attimi prima stava cantando; vide la bimba guardare la luna e le gridò "Scendi immediatamente!" Laura lo ignorò "Ho detto scendi!Subito!" "Scendo quando voglio!" "Vengo su e ti faccio scendere io" "Vieni,vieni…" Uncino si arrampicò in qualche modo e Laura sorrise chinando la testa, guardandolo con la coda delll’occhio. Il pirata arrivò dietro di lei e alzò l’uncino contro di lei, ma quando stava per colpirla, Laura si girò rapidamente, gli mise l’uncino sulla cima dell’albero maestro e lo fissò "Quando io dico una cosa non cambio idea facilmente" gli sfilò la spada e gliela puntò contro "capito?" Uncino annuì cercando di liberare l’uncino. Lei volò in picchiata sul ponte con la spada in aria, ma quando atterrò, in posa come per fare una corsa,non si fece un graffio e si alzò immediatamente. Il pirata,intanto era riuscito a liberarsi ed era sceso sul ponte, prese una spada e gliela puntò alle spalle, voleva vederla combattere e lei abboccò all’amo. Sguainò la spada e rapidamente la mise dietro, staccando così la spada di Uncino e si voltò verso di lui puntandogli la spada a distanza. Uncino cercò di colpirla, ma lei si ritrasse rapidamente; iniziarono a duellare e lei volava e combatteva. Ad un certo punto Uncino la disarmò traendola a sé con l’uncino "Sei finita" "Tu dici?" "Si" allora lei si liberò rapidamente, volò in alto e atterrò dando un calcio sulla schiena di Uncino, quest’ultimo si rialzò a fatica. Dopo un combattimento a "lotta libera" Uncino si ritrovò disarmato e a terra e disse ansimando: "Maledetta bambina…Ma cosa sei?Un cavaliere?" "Chi lo sa…" "Allora, dato che sei femmina, ti dovremo chiamare la Cavaliere…" Laura sorrise soddisfatta e si avviò verso la sua stanza.

Il giorno dopo, verso il tardo pomeriggio, Uncino stava cercando di scoprire il nascondiglio di Peter per l’ennesima volta in quella giornata, ma Laura non spiccicava parola e Uncino si stava infuriando e le aveva già puntato l’uncino alla gola minacciandola in questo modo: "Se entro due minuti non mi dici dove sta nascosto quel coso volante ti uccido…e non ci metto molto sai?",ma lei, calmissima, rispose: "Se mi uccidi…come farai a scoprire dove si trova il suo nascondiglio?" Uncino le allontanò l’uncino dalla gola, si voltò e le tirò uno schiaffo facendola indietreggiare.

Ad un certo punto un pirata entrò "Capitano…dovreste venire fuori…" "Non vedi che sono occupato?" "Si, ma è importante direi…" "Vedremo. Tu! Seguimi!" indi prese Laura per il braccio destro e la portò fuori. Peter la vide "Laura!" Laura si limitò a sorridergli felice e tentò di volare, ma Uncino furioso la tirò giù e gli mise l’uncino davanti alla gola. Peter volò verso di loro, ma Laura tirò via l’uncino dalla gola, gli prese la spada e gliela puntò contro, i due bambini sorrisero, poi lei abbassò la spada "Peter te lo lascio" "Naaa…non ne vale la pena" i due sorrisero e scesero a fare un po’ di danni nella ciurma. Dopo un’ora i pirati si arresero e le volte successive li chiamavano in questo modo: "Arrivano Peter Pan e la Cavaliere!"

Peter dopo un po’ acconsentì a lasciarla tornare a casa, ma lei giurò a lui e a Trilly che sarebbe tornata.

Quando tornò a casa la accolsero calorosamente e lei raccontò tutto ai genitori e ad Eowyn, a Eomer e a Théodred. L’anno dopo Edoras, come tutta la Terra di Mezzo, s’incupì e si era sparsa la voce che il Signore Oscuro Sauron fosse tornato e a Rohan iniziarono a scomparire delle bambine e delle ragazze e il Re sembrava inesistente, salvo quando doveva firmare dei documenti. Quell’anno Vermilinguo fu nominato Consigliere del Re, di questo erano preoccupati molti cittadini e a Laura non fu più permesso di uscire di casa, né per andare a cavallo, né per esercitarsi con la spada, né per andare a trovare Eowyn, Eomer e Théodred, ma questi ultimi a volte venivano a trovarla e a portarle le ultime novità, anche se non ve ne erano molte.

Ad ottobre di quello stesso anno arrivò una lettera e la mattina la ragazzina si era svegliata tardi e aveva trovato i suoi genitori seduti attorno al tavolo e semplicemente le dissero "E’ arrivata una lettera per te" "Oh…per me?"la vide al centro del tavolo, la prese e andò in camera a leggerla. Guardando la busta vide uno strano simbolo che non aveva mai visto prima con un albero e una stella su sfondo blu aprì la busta, tirò fuori la lettera e iniziò a leggere, rilesse la lettera più volte incredula. Si fermò un attimo a pensare e poi andò in cucina e disse ai suoi genitori: "Devo andare a Lothlorièn. Dama Galadriel in persona mi deve consegnare una cosa, ma non ha voluto scriverlo. Non so perché." I genitori si voltarono verso di lei e la guardarono stupiti e il padre le chiese "Tu?" "No…non possono." Disse la madre "Perché non possono?" chiese Laura incuriosita "Se non ha voluto dirtelo lei nella lettera è meglio che tu aspetti di essere là. Anche i muri hanno le orecchie." "Allora partirò domani mattina presto."

La mattina dopo baciò i genitori li salutò abbracciandoli, montò su Alasse e parti al galoppo; ma ai cancelli fu fermata dal Consigliere che iniziò a farle domande "Dove stai andando?" "A Lothlorièn…" rispose timidamente la Rohir "Perché ci devi andare?" domandò lui interessato "Dama Galadriel mi deve consegnare una cosa" "Che genere di cosa?" "Non lo so." "Come non lo sai?" disse lui alzando la voce "Non lo so…"disse impaurita, Alasse cercò di scattare in avanti, ma lui lo fermò "Stai attenta a quello che ti consegnerà..perché lo saprò se mi hai raccontato una bugia." Laura annuì e iniziò a galoppare veloce, lui la seguì per alcuni chilometri, la sentiva urlare "Vai Alasse!Corri!", poi la perse di vista.

Dopo qualche giorno di galoppo arrivò a Lorièn e due elfi la fermarono e le dissero "Mi spiace,ma non può passare" Allora lei scese da cavallo, estrasse la lettera dalla sacca e gliela mostrò "Scusate..passate pure" e la scortarono fino ad un certo punto poi le dissero "Dovete lasciare il cavallo qua, non vi preoccupate" indi l’elfo che aveva pronunciato queste parole le sorrise incoraggiante, Laura scese da cavallo e gli disse nell’orecchio "Ci vediamo più tardi" l’elfo disse all’altro elfo: "Gado i roch ar anno sen i aes"(nella lingua corrente "prendi il cavallo e dagli il cibo"letteralmente) e l’elfo ubbidì allontandosi con Alasse, mentre l’altro elfo la scortò fino al padiglione principale e Laura guardò meravigliata, mentre saliva gli scalini, il paesaggio e una volta arrivata le disse "Aspettate qui, Lady Galadriel arriverà fra poco" indi la lasciò.

Laura alzò la testa per ammirare i rami che si intrecciavano fra loro e le architetture che sembravano collegarsi ad essi, quando sentì una voce femminile pacata "Benvenuta a Lothlorièn, Laura" Laura ritornò alla realtà e davanti a sé c’era Dama Galadriel, la ragazza non disse nulla, ma fece solo un piccolo inchino. "Seguimi" Laura annuì e seguì la Dama elfica. La condusse in una sala circolare con decorazione blu e argento, in fondo a questa vi era una campana di vetro rettangolare. "Avvicinati." la invitò ad entrare e ad avvicinarsi accompagnando la frase con un gesto della mano destra. Laura si avvicinò alla campana di vetro e guardò all’interno: c’era una splendida spada molto lavorata; la parte destra dell’elsa aveva una decorazione simile a un cavallo, sulla parte sinistra vi era un ramo dell’albero bianco di Gondor con decorate due stelle e la corona dei Re, mentre sull’impugnatura vi erano i simboli della Terra di Mezzo. "Sai cos’è questa?" "Bhé..una spada.." rispose Laura un po’ imbarazzata "Questa è Lothinorièl la cui lama è stata forgiata dai fabbri di Lothlorièn, mentre è stata decorata dagli elfi di Gran Burrone. L’elsa è stata fabbricata, per la metà destra dai fabbri della tua Terra, Rohan, mentre per la metà sinistra da Gondor. Ha la forza del mithril dei nani, è terribile quanto Mordor e Isengard messi insieme, ma sa essere buona come il cuore di uno hobbit. Ma, purtroppo, cela in sé il suo lato oscuro e se va a finire nelle mani sbagliate, la Terra di Mezzo cadrà." Laura restò meravigliata da quelle parole, ma le sembrava strano che una spada così bella fosse destinata a lei e chiese "Ma perché proprio io? Voglio dire…qualcun altro sicuramente, più grande e più…" ma la Dama la interruppe "No, tu. Non posso cambiare il destino." "Cosa volete dire?" "E’ tuo compito guidare quest’ arma." "Éhm, bene, molto bella, grazie." "Aspetta., tu dovrai uccidere una persona, che potrebbe diventare il prossimo Signore Oscuro o la prossima Signora Oscura che dimorerà a Isengard. Bada, odierai più tardi questa persona, ma ne sarai terrorizzata allo stesso tempo. Lui o lei cerca Lothinorièl e vuole Lothinorièl. Fa che nessuno la tocchi, che nessuno la prenda." Dama Galadriel, consegno Lothinorièl alla ragazza, che, un po’ esitante la impugnò, un po’ spaventata dalla parole della Dama della Luce.

Il giorno dopo, prima di partire, Dama Galadriel e il suo consorte Celeborn la condussero al di fuori del Bosco d’Oro e prima che la ragazza li lasciasse le chiese "Come farò a riconoscere colui o colei che dovrò uccidere?" "Lo capirai da sola. Te lo sentirai nel cuore." La baciarono entrambi sulla fronte, indi montò in sella e i due Signori di Lothlorièn la salutarono "Namarie" "Namarie" salutò a sua volta, fece voltare Alasse e partì a galoppo.

Quando arrivò a Edoras era notte inoltrata e si fermò davanti alla porta di casa, scese da cavallo al quale sussurrò "Vai a riposare, Alasse" e il cavallo partì verso le stalle. Lei aprì la porta di casa e la richiuse dietro di sé "Mamma! Papà! Sono tornata!" disse felice, ma quella felicità durò poco, forse troppo poco. Davanti a sé il buio e il silenzio, un silenzio che faceva paura a sentirlo. Impaurita iniziò a spalancare le porte, ma in nessuna stanza trovò segno di vita, infine spalancò l’ultima porta: la porta della stanza dei suoi genitori adottivi e spalancò gli occhi, lo spettacolo era orrendo. I suoi genitori sdraiati sul letto con gli occhi sbarrati, con le braccia lungo i fianchi, la bocca chiusa. Erano morti e non c’era alcuna traccia di sangue. Il cuore le batteva all’impazzata e una, due, tre, mille lacrime le sgorgarono dagli occhi. Indietreggiò e corse fuori di casa dirigendosi verso le stalle. Non voleva e non poteva dormire in quella casa. Non riuscì a chiudere occhio tutta la notte. Poi, quando spuntò il sole, Laura corse verso Meduseld.

Le guardie le bloccarono il passaggio "E’ urgente, per favore…" le guardie la fecero passare aprendo il grande portone, Laura corse verso il Re e vide che era stanco e invecchiato, s’inginocchiò e tra le lacrime iniziò a spiegare la situazione, ma Théoden pareva non ascoltarla.

"Al Re non interessano le tue chiacchiere ragazzina" disse una voce sibilante. Laura si alzò immediatamente e guardò l’uomo che aveva parlato. "Oh…certo una tragedia la morte dei tuoi genitori…" si avvicinò a lei e vide che era armata "Devi consegnare tutte le armi." Allora lei consegno Anor, la sua prima spada "Anche l’altra" lei mise una mano sul fodero "Non posso" "L’altra" "No, non posso consegnarla a nessuno" "Bene, allora la prenderò da solo" Laura strinse la mano destra sul fodero, cercò di scappare, ma lui fu più rapido e la bloccò "Ti avevo avvertita" "Lasciala, Grima" Eomer era entrato nella stanza del trono, Vermilinguo la lasciò e lei corse da Eomer, che la accompagnò in una stanza dove Eowyn e Théodred stavano parlando. "Oh…ciao…ecco, chi era che parlava nella stanza del trono" disse Théodred "Vieni qui, su" ed Eowyn la invitò a sedersi sul letto con loro incoraggiandola a spiegare loro tutto. "Resterai con noi" disse Eomer "No, non importa…andrò a Lorièn…" "No, non è sicuro." "Ma si che è sicuro" "Che ne sai? Questo Signore o Signora Oscura può essere ovunque" "Potrebbe essere anche qui. Potrebbe essere ovunque" "Già…dovrai essere sotto la protezione di qualcuno…" "Cosa vuoi dire?" "Nulla stavo pensando che.." "Che?" "E’ assurdo…però è l’unico modo perché tu non possa essere toccata in un certo senso." "In che modo?" "Dovresti far parte della famiglia, ma ci vuole il consenso del Re" allora Eowyn intervenì "Il Re sarà anche inesistente, ma Théodred è il suo figlio. Può stilare un documento dove dice che Laura è sotto la vostra protezione finché non morirete e poi firmarlo" "Si, è vero non ci avevo pensato…" Così Laura entrò a far parte della famiglia Eadig sotto il nome di Eowyx e fu nominata seconda Dama di Rohan.

In quel periodo, nonostante il tempo cupo (e non solo atmosferico), i fratelli trovarono il modo per divertirsi e Laura, o meglio Eowyx, si divertiva a "prendere in prestito" i vestiti di Eowyn e la scena tipica era questa: "Eowyyyyx!!!!!!!" "Siiiiiii?" "Quello per caso, ma solo per caso…è mio?" "Cosa? Oh…questo? Si, bello vero?" "Eowyx…" e continuavano così.

Un giorno, mentre Eowyx e Théodred stavano passeggiando lui le disse "Eowyx…tra poco dovrò andare in guerra" "Oh.." sospirò lei triste "Dai…tornerò…" Eowyx lo guardò ancora preoccupata e triste "Me lo prometti?" "Non te lo prometto. Te lo giuro." Lei gli sorrise, i due si fermarono a guardare il paesaggio, lei gli si appoggiò sulla spalla e lui le mi se una mano attorno alla vita, poi, dolcemente, le sussurrò "Eowyx..tu sei la mia sola principessa" lei sorrise e arrossì un poco, Théodred la guardò e le alzò il mento, sorrise e la baciò.

Il giorno della partenza per la guerra le diede il suo ciondolo, il simbolo di Edoras, dicendole: "Ti giuro che tornerò, qualunque cosa accada, comunque io sarò con te. Sempre" e la baciò un’ultima volta. Eowyx lo seguì con lo sguardo, finché lui, il suo cavallo e ogni singolo Rohir non scomparve dalla sua vista, Eomer le mise una mano sulla spalla e i due rientrarono Meduseld.

Dopo qualche tempo Eomer partì per andare a cercare i superstiti e tornò dopo pochi giorni. Eowyn ed Eowyx uscirono dalla loro stanza e videro che il fratello aveva qualcuno tra le braccia e lo seguirono nella stanza accanto. Quando Eowyx vide che si trattava del suo amato Théodred chiese con voce spezzata "Ma chi..?" "Isengard" " Théodred…" andò verso il letto dove egli giaceva e gli prese la mano, sentì che non era fredda "Mi aveva promesso che tornava" Eowyn l’abbracciò forte, ma quella sera lei non toccò cibo.

Il giorno dopo Eomer ed Eowyn andarono nella sala del trono per spiegare la situazione al Re, ma Vermilinguò intervenì al posto suo accusandolo di essere un guerrafondaio e quando Eowyn rientrò nella sua stanza lanciò un’occhiata ad Eowyx, che era nascosta dietro a una colonna e le fece segno che l’avrebbe raggiunta più tardi. Ma quando Vermilinguo bandì Eomer mostrando il documento firmato dal Re, Eowyx uscì dal suo nascondiglio andando verso Eomer urlando "NO! EOMER!" ma fu trattenuta da Grima che le sussurrò all’orecchio "Dì addio a tuo fratello come hai detto addio a Théodred." Riuscì a liberarsi e uscì, abbracciando Eomer "Non andartene anche tu…" Eomer la guardò e la baciò in fronte. Indi si voltò, scese i gradini e montò a cavallo "Rohirrim! Andiamo a Nord!" "Eomer…" Eowyn era comparsa dietro di lei e la guardò. Così scomparve dalla loro vista anche Eomer.

Poco dopo Hama uscì e disse "Eowyx…vi vogliono." E chinò la testa alla loro presenza, Eowyx sospirò ed entrò.

Fu condotta da una guardia nella stanza nei sotterranei ed entrò in una stanza cupa, e vuota, apparentemente vuota, ma questo l’avrebbe capito solo più tardi. Qualcuno richiuse la porta e si ritrovò di fronte Vermilinguo"Bene…il documento di protezione è scaduto..e..oh…mi spiace…dovrò fare di te una serva. Le serve non vanno in giro armate." Eowyx lo guardò con odio "Non preoccuparti…la prenderò da solo. Ora seguimi." Lo seguì fino a una piccola camera e la fece entrare bruscamente, lei vide una ragazza che si stava curando una ferita sul braccio "TU!" Urlò lui "Cosa ci fai là?" La ragazza lo guardò spaventata "Sissignore" e uscì in fretta, anche lui uscì sbattendo la porta.

Passarono i giorni e i mesi, senza che le due sorelle potessero incontrarsi. E di notte, quasi sempre, in quella zona si sentivano delle urla.

Una notte si sentirono dei colpetti alla finestra, Laura si svegliò e vide una piccola luce e sembrava essersi dimenticata dei giorni felici in cui lei, Trilly e Peter giocavano. Sembrava che quei giorni fossero scivolati via, forse troppo velocemente per lasciar spazio a giorni più tristi che trascorrevano a fatica. Aprì la finestra e la piccola luce si appoggiò sulla mano aperta della ragazza. "Ciao Tink." Salutò la fatina con un tono un po’ triste e sorridendo appena"Ciao Laura" disse nel linguaggio delle fate "Novità di Peter?" la fatina annuì un po’ triste "Cos’è successo?" "E’ da un po’ di tempo che non torna all’Isola-Che-Non-C’è, non so quanto, ma mi sono preoccupata e pensavo di dirtelo." Quando Campanellino era preoccupata iniziava a parlare a raffica"Cosa?" "Non è tutto. Uncino ha rapito dei bambini." Laura si guardò intorno "Vengo" ma intanto pensava ‘Non m’importa quello che potrebbe succedermi al mio ritorno. Piuttosto muoio io che vedere Peter morire, crescendo’. Si alzò, Tink le spruzzò un po’ di polvere di fata e entrambe volarono fuori dalla finestra fino all’Isola-Che-Non-C’é.

‘Non è cambiato nulla’ pensò. Durante il viaggio era stata informata dalla fata che i bimbi sperduti avevano sostituito Peter e a Laura la cosa non era piaciuta. Infatti, già una volta era tornata all’Isola, quando ancora la protezione era valida e aveva sentito che qualcuno suonava il flauto, entrò nella piccola stanza di Peter, ma trovò un altro ragazzo al posto suo e si infuriò con Trilly e con il nuovo arrivato. Ritirò gli oggetti di Peter, tranne la spada, poiché ormai Rufio dormiva con essa, e li tenne nella propria stanza, ricordando, con nostalgia, Peter.

Tra Laura e Rufio non era mai corso buon sangue e litigavano in continuazione, ma non erano mai arrivati alle mani, in un certo senso si rispettavano, ma lei non riusciva a sedersi a tavola se c’era lui e viceversa. Inoltre lei non gli aveva mai insegnato a volare.

Ritornando al presente, Laura in quel momento era nella sua stanza, era arrivata senza salutare Rufio, come al solito. Tink intanto era andata a convincere Peter a tornare all’Isola.

Il giorno dopo Laura si alzò presto e volò verso la nave, dove, senza farsi vedere, era riuscita a raggiungere i due, e dopo una disavventura con un gruppo di pirati, lei era saltata addosso a Peter "Peter!", ma lui non l’aveva riconosciuta, allora lei aveva sospirato e si era rivolta a Trilly "Vado a nascondermi" la fata annuì e accompagnò Peter sul ponte. Ed ecco che dopo qualche minuto era uscito Uncino che iniziò a fare il suo patetico discorso. I pirati issarono la rete e Peter si rivelò. Da dov’era Laura non riuscì a sentire ciò che si dicevano, ma ad un certo punto vide Peter che si arrampicava sull’albero maestro, allora, nonostante Trilly insistesse di stare nascoste, Laura si alzò in volo e andò verso Uncino, mentre i pirati la indicavano mormorando tra loro "La Cavaliere", Uncino si voltò, sul suo viso si allargò un sorriso maligno e quando lei atterrò davanti a lui disse "Oh…Cavaliere" le fece un inchino ironico "A cosa debbo questa visita?" "Libera quei bambini" Uncino le rise in faccia "Ma guardalo…non capisci che ha dimenticato tutto? Non sa neanche come si vola!" "Perché…non lo vai a…salvare?" "Lo farò. Non temere." Laura tentò di volare, ma Uncino la prese per il braccio destro tenendolo stretto e mentre le incideva tre lunghe ferite lungo l’avambraccio destro le disse "Pensavi che fosse così facile,eh, uccellino?" e lei urlò di dolore e cadde in ginocchio, lo guardò e gli disse "Piuttosto muoio che lasciarlo a te" e si alzò in volo, ma nonostante la sua buona volontà, sanguinava molto, si aggrappò alla rete sorrise a Peter, ma non riuscì a tirare fuori il coltellino e così svenne cadendo a terra e se Trilly non fosse intervenuta creando un appoggio morbido grazie alla polvere di fata sarebbe morta.

Si risvegliò più tardi sul letto col braccio fasciato. Sentì i bimbi sperduti fare chiasso, uscì e vide qualcosa assomigliante a un cespuglio con le scarpe. Volò davanti a lui cercando di far ragionare i bambini e Rufio, ma continuarono a inseguire, allora inseguì Rufio in volo che stava inseguendo Peter. "RUFIO!SMETTILA!" ma non le dava retta. Dopo pochi minuti Peter si ritrovò a terra e Laura lo aiutò a rialzarsi, Rufio arrivò con la spada sollevata e tracciò una linea. Alla fine i bambini lo riconobbero e lo aiutarono a ricordare. Quella sera, però, Laura e Rufio litigarono più del solito. "DIFENDI SOLO PETER!" "TU HAI PRESO IL SUO POSTO!" "TRILLY, MI HA COVINTO!" "ADESSO NON ACCUSARE LEI! E’ UNA FATA! E’ STATA NORMALE LA SUA REAZIONE!" "DA QUANDO SAI TUTTO SULLE FATE?" "DA QUANDO TU SAI TUTTO SULLE FATE?" "MI HA SPIEGATO LEI MOLTE COSE" "BUGIARDO! NEANCHE TRILLLY SI E’ AFFEZIONATA A TE! SI DA IL CASO CHE IO NE SAPPIA QUALCOSA IN Più DI TE!"

Rufio rimase in silenzio per qualche minuto poi disse "Tu mi odi" "Bhé…non fai nulla perché io mi affezionassi a te. Sembra che non ti interessi nemmeno" allora lui sbottò "Sono geloso, ecco tutto. E comunque scordati che aiuterò quel coso, che tu dici essere Peter Pan. E anche se lo fosse ti ha dimenticata, non lo avrai più come prima. E come mai non mi hai mai voluto insegnare a volare?" Laura gli diede una sberla e rispose furibonda "Taci, se non conosci i fatti. Non sei degno di saper volare" e volando, uscì, raggiungendo la propria camera.

Peter uscì dalla propria stanza e la chiamò, lei si voltò, aveva gli occhi lucidi "Tutto bene, ragazzina?" lei volò verso di lui per poi fermarsi davanti a lui a mezz’aria "Davvero ti sei dimenticato di me?" "Ho visto che oggi sei quasi morta per fare quello che avrei dovuto fare io" "Si…" poi allungò una mano "Posso vedere il braccio? Prego, entra" Laura entrò nella piccola stanza e mostrò il braccio e Peter sospirò "Non penso si rimarginerà" Laura alzò le spalle e iniziarono a parlare.

Peter si ricordò di chi fosse e lei e Rufio combatterono a suo fianco. Durante la battaglia Laura vide che Rufio e Uncino stavano combattendo e chiamo Peter "Peter! Vieni presto!" ma arrivarono troppo tardi. Laura si fiondò su Rufio e lo appoggiò delicatamente a terra, lei aveva gli occhi lucidi. In fondo gli aveva sempre voluto bene solo che per il troppo orgoglio non gliel’aveva mai dimostrato, le lacrime le scendevano copiose e Rufio, prima di chiudere gli occhi, le disse "Era destino che tu rimanessi con Peter" e poi disse a Peter "Sai Peter…avrei voluto avere un padre…come te" e chiuse gli occhi.

Laura si alzò e si asciugò le lacrime per poi dirigersi verso Uncino che la derise "L’uccellino piange..ha un’ala rotta. Oh…non è per questo-e le prese delicatamente il braccio destro-è qualcosa di più profondo.." lei era furiosa "Cosa farai adesso? Mi ucciderai per vendicare la sua morte? Co.." ma non riuscì a finire la frase perché lei gli mollò uno schiaffo "Non ti ucciderò" e la folla iniziò a mormorare "Non ti ucciderò. Almeno fisicamente non lo farò mai. Non morirai né per mano di Peter, né per mano mia, né morirai grazie all’intervento di Campanellino o dei bimbi sperduti. No. Tu morirai vecchio, solo e non gloriosamente. E non ci sarà nessuno a guardarti morire." E tacque. E anche Uncino tacque. E anche la folla tacque. Uncino e la Cavaliere si fissarono l’un l’altro per pochi minuti, poi Uncino disse con una voce spezzata "Tu mi hai appena ucciso" poi Peter si avvicinò a Laura e disse "Andiamo via" lei lo guardò e si alzò in volo. Uncino spaesato si allontanò, imbarazzato e stupito.

I bambini di Peter tornarono a casa e Peter disse a Laura "Ora non posso più partire. Ho capito che ho sbagliato." Laura sorrise "Io tornerò" "Non ti dimenticherò mai più" "Neanche io, Peter, neanche io. Te lo giuro."

Eowyx arrivò a Edoras a notte fonda e già l’Isola le mancava; mentre camminava verso Meduseld si massaggiava il braccio destro che non sarebbe più guarito. Una volta entrata nel palazzo si appoggiò a una colonna e sospirò.

Poi fece per dirigersi in camera di Eowyn, voleva raccontarle tutto, ma una mano le prese la vita "Tu! Dove sei stata?" lei sussultò e aprì bocca per parlare, ma non riuscì a dire nulla "Allora?" "Non ti riguarda" "Come osi?" e le tirò uno schiaffo "Adesso seguimi" "Dove?" "Non ti riguarda."

Lo seguì ai sotterrani finché lui non aprì una porta di una stanza buia con la sola luce di una candela che stava morendo, la spinse dentro e a lei venne la pelle d’oca. Lui entrò e richiuse la porta a chiave. Avanzò dietro di lei e non le diede neanche il tempo di voltarsi perché le prese con una mano il collo, lo strinse e per miracolo non la uccise. Dopo pochi minuti, che le sembrarono secoli, la lasciò e lei cadde in ginocchio tossendo. Poi lui le girò intorno fino a trovarsi di fronte a lei, Eowyx si alzò e indietreggiò spaventata, lui la squadrò con un sorriso maligno sul volto. Le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio "Non ci sarà Eomer a salvarti questa volta" "Co-cosa vuoi dire?" "Questo" la spinse contro il muro, la bloccò e la baciò. Mentre la baciava le spaccava il vestito, piano, ma violentemente per poi ferirla. Questo continuò per quasi tutta la notte e lei, ad un certo, arrivò a pensare che avrebbe preferito morire. E dopo ore la prese con violenza e lei capì da dove arrivassero quelle urla di dolore di notte. Poi svenne.

Si risvegliò nel suo letto, dolorante, si vestì e andò verso il piccolo specchio e vide che aveva due piccoli segni all’inizio del collo lunghi circa un centimetro l’uno. La porta si spalancò e lei chiese terrorrizzata "Cosa mi hai fatto?" "Quello?" disse indicando il collo della ragazza "Un incantesimo che porterai per tutta la vita. Se tocchi quei segni rivivrai in modo doppiamente orrendo la scorsa notte e ora fila a lavorare!" lei lo superò "Ah…non noti che ti manca qualcosa?" si guardò il vestito e notò che Lothinorièl non c’era più. "Non era certo ciò che aveva previsto la strega del Bosco d’Oro, vero?" lei trasalì "Tu…tu sei…" "Si, e non fare domande o potrei ucciderti come ho ucciso tua madre" e in quel momento lo odiò e capì chi avrebbe dovuto uccidere o per lo meno tentarci.

Nonostante il suo avvertimento lei cercò di riprendersi la spada, ma tutte le volte non ebbe molta fortuna, tutte le volte arrivava alla sua stanza e tutte le volte veniva punita.

Il 2 marzo fu un giorno felice per Edoras. Quello fu il giorno dell’arrivo di Gandalf, insieme a un uomo, un nano e un elfo. L’Istar liberò il Re dall’incantesimo di Saruman e quando fu di nuovo consegnata Herugrim a Théoden, lui capì cosa aveva fatto colui che credeva il suo Consigliere, voleva ucciderlo, ma l’uomo lo fermò. Allora Théoden perdonò Vermilinguo e questi gli sputò e corse via al galoppo verso Isengard.

Successivamente al Re venne spiegato il compito di Eowyx e perché era a Meduseld. Allora le fu riconsegnata Lothinorièl e lei spiegò chi avrebbe dovuto uccidere.

Durante il periodo della guerra dell’Anello Eowyx decise di non partecipare né alla guerra del Trombatorrione né di partire con Eowyn per Minas Thirith, ma andò a Lorièn finché Sauron non fu sconfitto. Il mese successivo alla fine della guerra le fu scritta una missiva da Eomer in cui diceva che poteva tornare a Edoras.

Il luglio di quello stesso anno un gufo atterrò alla sua finestra, Laura si alzò e, meravigliata, dato che non aveva mai visto una creatura del genere in quei territori, vide che la tra gli artigli teneva ben stretta una lettera. Laura la prese e il gufo volò via, osservò la busta che era chiusa con un timbro in cera lacca dove si poteva notare uno stemma con una grande "H" al centro e un leone, un serpente, un corvo e un tasso. La aprì e lesse:

"SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Direttore: Albus Silente

(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. Dei Maghi)

Cara sig.na Potter,

siamo lieti di informarla che lei è stata ammessa alla Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts. In allegato troverà il biglietto per l’Hogwarts Express delle 11 che partirà dal binario 9 ¾ dalla stazione di King’s Cross e la lista del materiale scolastico. I corsi avranno inizio il primo settembre.

Dovrà attendere la sera, poiché sarà accompagnata da suo fratello Harry per prendere insieme tutto l’occorrente per l’anno scolastico.

Con ossequi

Minerva McGranitt

Vicedirettrice"

Sul volto le si allargò un sorriso e pensò "Ho un fratello. Come ho potuto dimenticarmene?" uscì dalla sua camera ed entrò nella camera di Eowyn, che stava parlando col fratello, con la lettera in mano "Eomer! Eowyn!" i due si voltarono e mostrò la lettera. Eomer la lesse ad alta voce. "Bhé..non è stupendo? Ho un fratello!" i due la guardarono "Sai chi ti verrà a prendere? E poi dov’è questa…scuola?" chiese Eomer un po’ stupito e perplesso"Non lo so, ma che importa ho un fratello di sangue! Non è meraviglioso?" "Io l’avevo sempre detto che avevamo una piccola streghetta qui."

Quella sera attorno le 19 si videro delle fiamme verdi uscire dal camino della stanza di Eowyn e si spaventarono per un attimo, ma poi il mezzo-gigante si presentò rassicurandoli, allora Laura salutò con un abbraccio Eomer ed Eowyn e si avvicinò al camino con Hagrid e furono trasportati in un camino di un’altra casa, a lei sconosciuta. Poi uscirono e Hagrid le disse di appoggiare un dito su un tronco cavo e subito furono trasportati in un posto apparentemente deserto, sembrava un porto dal quale si vedeva una vecchia catapecchia. "Dev’essere quella" disse Hagrid non molto sicuro e le fece cenno di seguirlo. Durante quegli spostamenti, anche se brevi, pensò ai sogni che faceva di recente nei quali lei e un ragazzino poco più piccolo di lei erano abbracciati.

Arrivati con una vecchia barca e non senza qualche difficoltà, dato che il gigante occupava molto più spazio di lei, di fronte alla vecchia casa abbandonata che avevano visto in lontananza, Hagrid bussò, ma fece cadere la porta. Dopo pochi minuti Harry uscì dal suo "nascondiglio" e Hagrid gli spiegò che Laura e Harry erano fratelli e i due si sorrisero l’un l’altro ed entrambi capirono chi era che nei loro sogni abbracciava l’uno e l’altra. Poi Hagrid spiegò a Harry che era un mago e il giorno dopo furono condotti a Diagon Alley con non poche proteste da parte dei Dursley ed entrambi ebbero la stessa bacchetta

Sul treno per Hogwarts iniziarono a raccontare di tutto ciò che avevano fatto in tutti quegli anni di separazione, ma Laura non volle raccontare dei sotterranei, l’avrebbe fatto più tardi. Sul treno conobbero anche Ron e Silvy Weasley, i secondi gemelli nella loro famiglia e più tardi fecero amicizia con Hermione Granger, anche se Laura aveva subito cercato di stringere amicizia con la ragazzina sin dalla prima sera nel dormitorio. Mentre, per quanto riguarda Silvy pensava di averla già vista da qualche parte, ma non ricordava né dove né quando.

Fino al quinto anno Laura non sentì più parlare di Vermilinguo e pensò che il suo compito fosse terminato, ma doveva ancora iniziare.

  
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