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Autore: MegamindArianna    29/04/2012    0 recensioni
Roxanne, in giro, si imbatte in un'orribile vicenda. Chi la aiuterà? Spero vi piaccia...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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“Chi sei? Mostrati!” urlò l’uomo ancora con gli occhi brucianti dalle immagini di me completamente svestita.
 
A te cosa importa?” disse sprezzante.
 
“Mi importa eccome…” e si voltò riafferrando le forbici.
 
Cosa vuoi fare con quello schifo?” disse estraendo una lancia nera dalle sue spalle. Una scarica elettrica blu fluorescente si accese sull’estremità, imprigionando l’arma in un fascio di luce. “Al massimo puoi venirmi a fare un taglio di capelli…” e fece un risolino come se la battuta sarcastica
fosse rivolta a se stesso.
 
La luce alle sue spalle mi impediva di vedere i suoi contorni e in più avevo al vista annebbiata dalle lacrime.
 
L’uomo, arrabbiato, andò nella sua direzione, urlando e sbraitando come un cane con la rabbia. “Scendi giù se hai un minimo di coraggio! Forza!” lo provocava cercando di afferrarlo per le caviglie.
 
Sei ridicolo…” e scese in picchiata verso di lui. Lontano dalla luce era un po’ più visibile. Non sembrava molto forte. Il corpo era abbastanza snello, forse troppo. La tuta nera attillata aveva delle strisce blu elettrico lungo i fianchi e sulle spalle. Era familiare, ma non riuscivo a ricordare.
 
Cercavo di riunire il vestito tenendolo con le mani, ma il freddo si infiltrava tra le ossa. Non avevo la forza di allungarmi per prendere la giacca a terra. Assistevo alla scena silenziosamente, mentre le lacrime si bloccavano a metà strada.
 
Il nuovo arrivato al quale sembrava dovessi affidare la mia vita si batteva come un forsennato. Usava la sua lancia in malo modo, ma riusciva a stendere tutti quelli che lo attaccavano. Rilasciando una scarica elettrica poteva uccidere qualsiasi persona, facendolo svenire. Il combattimento durò poco. Lui era in netto vantaggio.
 
Una luce lo investì, mostrando il volto nascosto da un casco nero enorme. Sembrava stesse guardando me. “Alzati…” e indicò il vicolo che portava alla strada principale. Non risposi. “Alzati…” ripetè.
 
Quando mi decisi ad annuire riprovai quel dolore allucinante alla testa. Mi stavano tirando per i capelli.
 
“Ma non vedi che vuole rimanere con me?” disse l’uomo alle mie spalle, intento a giocare con l’attacco del reggiseno. Lanciai uno sguardo al ragazzo che, in piedi tra i corpi striscianti, ci fissava con la lancia appoggiata ad una spalla.
 
“Allora? Perché non vieni a salvarla?” disse minaccioso, puntandomi la lama delle forbici sul collo.
 
L’altro rimase impassibile. Solo la sua mano libera lo tradì, che si chiudeva ed apriva nervosamente.
 
“Forza. Levati quel casco e mostrati!” urlò mentre mi rigava la giugulare. Il dolore era allucinante. Deglutii e sentii sgorgare qualcosa di caldo che poi scese lungo il corpo mezzo spoglio: sangue.
 
Io sono venuto per fermare questa marmaglia di uomini casinisti che disturbavano le persone che dormivano. Nessuno si decideva a rispondere alle loro lamentele.” Fece un passo avanti. “Io soccorro solo chi lo chiede.
 
Sembrava triste il suo tono, anche modificato. Fui sorpresa di quell’affermazione.
 
Se mi chiederai aiuto, accontenterò il criminale e ti salverò.” e appoggiò un dito al suo casco.
 
“MA SEI IMPAZZITO!?” gridai. “Tu soccorri solo chi te lo chiede! Ma certo! Magari per colpa tua è già morto qualcuno! Che so… chi era imbavagliato o aveva perso la voce! Certo!” Per la rabbia ero riuscita a parlare. “Magari devono anche mandarti una richiesta ufficiale tramite posta elettronica!? Perché no! Sarebbe una bella idea! Ufficiosa e ti dà anche il tempo di prendere appunti sulla tua agenda!” abbassai lo sguardo. Fino a quel momento non mi ero vergognata del mio stato, ma feci finta di niente. “Perché fai queste domande!?”
 
Si incamminò verso di noi. Con la punta sentii tracciare un altro squarcio. Drignai i denti.
 
A volte” cominciò “alcuni non hanno accettato il mio aiuto. Così, da quei momenti in poi, ho cominciato a chiedere. Tutti hanno avuto la tua reazione, ma perlomeno sono usciti sani e salvi.” si bloccò. “Rispondi... vuoi il mio aiuto?
 
Avendo sempre più confusione in testa, chiusi gli occhi. Cominciai a piangere. “Si… si… aiutami. Ne ho bisogno. Ho bisogno del tuo aiuto.” Posai lo sguardo su di lui “Ho bisogno di te.”
 
Sembrò sciogliersi in ciò che gli avevo detto, come se non lo avesse mai sentito dire.
 
Titubante, appoggiò la lancia a terra. “Volete proprio vedere chi sono?” disse portando le mani all’allacciatura del casco.
 
“Si! Voglio vedere i tuoi occhi mentre mi lavoro questa bellezza!” e rise di gusto. Un uomo alle spalle del nuovo eroe si alzò. Afferrò al volo un’asta e cercò si colpirlo.
 
“Attento!” gridai.
 
In un attimo si voltò e scivolò lateralmente facendo cadere il tizio di nuovo a terra. Gli lanciò una sfera di acciaio che, apertasi, lasciò una scarica elettrica verdognola. L’uomo non dava segni di vita.
 
Sentii deglutire. “Paura, eh?”
 
Lui mi fulminò con lo sguardo. “Zitta!” e riportò gli occhi in alto. “Ora che hai fatto fuori il mio compagno mostrati!”
 
Si rivolse a me “Scusa; di sicuro non sono l’uomo che ti aspetti. Se vuoi non guardare” e tolse il casco meccanicamente. Lo lanciò a terra, facendolo rotolare di fianco.
 
La luce proiettò un’ombra simile a quella precedente. La testa familiare; la pelle familiare; uno sguardo smeraldino ed eccitante, ma comunque familiare.
  
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