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Autore: whiteroses    29/04/2012    1 recensioni
Sono sicura che non soltanto filosofi e pensatori da sempre si interroghino sul senso della vita. Sono sicura che tutti di noi adolescenti ci poniamo tali domande, molto più spesso di quanto facciamo notare. Ormai la frivolezza si è impossessata della nostra gioventù ma delle volte, perlomeno io, mi fermo a pensare ed a riflettere. Ed allora l'immensità dell'argomento si impossessa del mio pensiero, e quasi divento pazza per cercare risposte che so che né io, né nessun altro troverà mai.
 
A questo punto sono due le cose che potreste dire: uno, ma che ti sei fumata?; due, io so la risposta, ed è 42 (per quelli che hanno visto e amato "guida galattica per autostoppisti"). Ma io davvero mi fermo a pensare certe volte e, siccome non ho amici abbastanza seri con cui discuterne, ho deciso di sfogarmi su efp. Ed ho messo la domanda nella categoria Nonsense sia perché non ha davvero senso, sia perché non sapevo dove altro piazzare le mie riflessioni. 
Se non volete annoiarvi a morte, non entrate a leggere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi fermate mai un'attimo, solo un'attimo, a pensare alla vita? A me accade fin troppo spesso. Pensate mai che siamo soltanto delle macchine che, una volta staccata la corrente si spengono e smettono di funzionare per sempre, ritornando nel posto da dove tutto proviene? Poi penso al Paradiso, al regno di Dio e tutte le cazzate a cui mi hanno insegnato a credere incondizionatamente fin da piccola. Perché dovrei sottomettermi ad un ideale, senza prima essermi posta le giuste domande e trovato risposte concrete? La risposta è che esse non esistono.
Altre volte penso: e se invece l'anima e il corpo non fossero separate, ma una sola entità, il miscuglio perfetto che rende ogni essere umano unico e affascinante nella sua imperfezione? E se così fosse cosa succede, dove andiamo una volta saltata la corrente e spenta la macchina umana? Torniamo da dove siamo venuti, tento disperatamente di rispondermi. Ma poi sorge una nuova, ennesima domanda: e da dov'è che siamo venuti? Allora continuo disperatamente: dal Nulla, lo stesso Nulla che c'era prima dell'inizio, lo stesso Nulla che c'è dopo la fine. Ma come si può immaginare qualcosa come il Nulla? Qualcosa che non ha né inizio né fine, ma soltanto una fine e un nuovo inizio, nel bel mezzo del quale c'è la piccolezza e la miserabilità della nostra vita.
Sara
  
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