Capitolo IX – I'm starting to believe in my own magic
***
“E’ permesso?”
Sobbalzo sulla sedia, colta di sorpresa da una voce fin troppo familiare.
“Kurt?”
“Santana.”
Mi fa un cenno con il capo e sorride dolcemente.
Attraversa la stanza per tutta la distanza che ci separa e senza dire una
parola mi siede accanto, continuando a sorridere.
Ricambio con un sorriso stanco e per un attimo lo guardo negli occhi, senza
fiatare.
Poi torno a guardare la ballerina.
“Santana, come stai?”
Non rispondo e lui non azzarda a ripeterlo una seconda volta.
Apre la sua enorme tracolla e fruga all’interno, ne tira fuori un pony di
peluche.
“Un… pony?”
Ma lui mi porge il peluche e continua a frugare finché finalmente non trova
quello che cerca.
Con il pony in una mano lo osservo confusa.
“Quando un pony fa una buona azione, gli viene dato un corno.”
Ora ha in mano un piccolo corno azzurro attaccato ad un cerchietto e lo
posa attentamente sulla criniera arcobaleno del peluche.
“Non era più semplice prendere direttamente un unicorno?”
“Non sarebbe stata la stessa cosa.”
Sorrido. Sì, ha ragione.
“Grazie di essere qui, Kurt.”
E non lo ringrazio solo per educazione, lo ringrazio perché sento di
doverlo fare.
Io e Kurt non siamo mai stati molto uniti, sì certo eravamo amici al liceo e
lo siamo ancora, ma non c’è mai stata quella confidenza che posso avere con persone
come Quinn, o Karofsky, o Puck e, sì, anche Rachel. Abbiamo passato gli anni
del liceo a punzecchiarci con battutine sarcastiche, più che altro ero quasi
sempre io a farlo, anche se a lui la cosa non sembrava turbarlo più di tanto.
Questo non significa che non ci vogliamo bene l’un l’altro, semplicemente
non c’è mai stato tra di noi quel tipo
di amicizia.
Nonostante questo, anche se non credo di averlo mai ammesso, ho sempre
ammirato Kurt per l’orgoglio che ha verso sé stesso, per il coraggio di
mostrarsi da sempre agli altri per quello che é, senza bisogno di nascondersi
dietro una maschera, come ho fatto io per parecchio tempo.
E’ di certo qui soprattutto per Brittany, con lei aveva un rapporto diverso
rispetto a me.
E come poteva non esserlo? Qualunque persona sana di mente non può fare a
meno di amare questa creatura adorabile, questa paperella che ci è finita per
caso nel nostro mondo, dove c’è fin troppa cattiveria.
Kurt annuisce.
Faccio per mettere il peluche tra gli altri regali di Brittany, ma lui mi
ferma.
Posa una mano sulla mia.
“Per te.”
Dice indicando l’ unicorno con un cenno del capo.
Per... me?
Continua ad annuire intuendo la mia confusione.
“Non dimenticare mai di essere magica, Santana. Altrimenti lo perderai.”
“Lo perderò?”
“Il corno. Altrimenti perderai il tuo corno. Non smettere di credere nel
tuo potenziale.”
“E’ lei l’unicorno, Kurt. Io non lo sono neanche lontanamente, e non sono nemmeno
magica.”
“Lo sei eccome.”
“No invece! Sono una buona a nulla! Guarda che ho combinato, guarda come
l’ho ridotta Kurt!”
E mentre parlo sento la mia voce alzarsi di un tono.
“Primo, smettila immediatamente di dire fesserie. Se ti azzardi a dire un’altra
volta che è colpa tua, giuro che assumo un pugile professionista che mi allenerà ogni giorno solo per riuscire
a stamparti un grazioso pugno a forma di lama su quel bel visetto. Dimmi, vuoi rischiare di andare in giro con un
livido a forma di lama per il resto della tua vita? Secondo, perché credi che
sia successo? Perché credi che si sia precipitata a chiamare aiuto? Perché ti
ama Santana. Ti ama, e se avesse saputo prima cosa gli sarebbe potuto accadere,
sono sicuro che non avrebbe esitato a farlo comunque.
Il vostro legame è qualcosa di magico, da sempre. Brittany ha avuto il
potere di riuscire a mostrarti quello che sei veramente, una persona migliore,
di farti uscire dal tuo nascondiglio. E ora sei finalmente te stessa, sei
magica Santana. E sei insieme a lei. L’hai fatta innamorare, con la tua
dolcezza, con la tua voce. Ti ho sentito sai? Ti ho sentito cantare per lei
quando credevi di essere sola. Sì, sei decisamente magica.”
Sento il suo sguardo sul mio viso e non posso fare a meno di abbassare il
mio.
Ha smesso di parlare e ora sorride sincero.
Mi guarda negli occhi e io lo fisso attraverso un velo di lacrime.
“Kurt... grazie. Grazie davvero.”
Scuote la testa.
“E’solo la verità.”
E, un po’ esitante, alla fine decide di stringermi. Stingermi in un
abbraccio caldo e sincero.
Per la maggior parte del tempo siamo stati zitti, semplicemente a guardare
lei, senza dire nulla.
Poi lui ha azzardato a intonare ‘I Want To Hold Your Hand’ e io, senza
pensarci, l’ho subito seguito.
E ora siamo ancora qui, seduti in silenzio.
“Blaine?”
Sussurro.
“Alle prove.”
“Ok.”
Ancora silenzio.
“Quinn?”
Fa lui.
“Da Rachel.”
“Da Rachel? Oddio, ora capisco l’improvvisa voglia di andare a comprare un
nuovo vestito.”
“Che?”
“Ieri pomeriggio. Me la son ritrovata così, sotto casa, tutta agitata e
iperattiva. Mi ha praticamente trascinato a fare shopping senza motivo. Ma ora
sì che è tutto più chiaro, era anche ora direi.”
Ridacchia soddisfatto e io non posso fare a meno di lasciarmi scappare un
risolino divertito.
“Ma come? Tu sei d’accordo? Ma Finn è tuo fratello!”
“Sarà pure mio fratello.. Ma nemmeno io posso negare che quelle due sono
evidentemente attratte l’una dall’altra come calamite. Oh quel vestito poi..
ecco perché.. e la scollatura! E Quinn..e gli orecchini..chiaro!”
“Hai capito la gnometta...”
Inevitabilmente ci ritroviamo a guardarci per un attimo prima di scoppiare
a ridere.
“Britt.”
Si sta avvicinando la sera e sono ancora lì, nella stessa posizione, su
quella maledetta sedia, nel silenzio più totale.
Tengo la sua mano stretta alla mia e mi ritrovo ad ascoltare il rumore dei
battiti cardiaci.
Regolari.
“Sssh. Non dirlo a Kurt..”
Sussurro raccogliendo il pony/unicorno dal pavimento.
“.. Ma questo ti spetta di diritto.”
Infilo il peluche sotto le coperte, accanto all’orsacchiotto di Quinn.
“Ecco fatto. Non credi siano proprio una bella coppia?”
E mentre concludo la frase mi ritrovo divertita a pensare quanto siamo
simili a quei due peluche.
Mi sporgo sul letto per accarezzarle delicatamente i capelli e lasciarle un
leggero bacio sulla fronte.
“Ehi! Quasi dimenticavo!”
Mi ricordo improvvisamente.
Ieri ci avevano interrotto e oggi, tra Kurt e i pensieri su Quinn e Rachel,
stavo quasi per scordarmelo
“... Dov’ero rimasta?”
Schiarisco la voce.
To you I would give the
world
To you I'd never be cold
'Cause I feel that when I'm with you
It's all right
I know it's right.
E’ incredibile come non riesca mai a trattenere qualche lacrima quando la
canto.
Quanti ricordi in una sola canzone.
Stringo più forte la sua mano, bianca come il latte.
And the songbirds keep singing
Lascio sfogare tutte le mie lacrime, ora che non mi vede nessuno.
Ti amo da
morire, non immagini neanche quanto.
“Ti amo.”
Dico ad alta voce, quasi sperando che riesca a sentirmi.
“Mi hai sentito Britt? Ti amo capito? Ti amo!”
Ora sto quasi gridando.
E non ho paura che qualcuno là fuori possa sentirmi e ordinarmi di
abbassare la voce. Non mi importa più di niente, se non di lei.
Sto piangendo, ancora.
China sulla sedia, la fronte sui gomiti.
Strizzo forte gli occhi, quasi da farmi venire il mal di testa.
Quando li riapro ho la vista appannata e le lacrime non hanno smesso di
scendere.
Like they know the score
Scatto immediatamente sulla sedia.
Una voce soffocata, un sussurro. Giro la testa furiosamente a destra e a
sinistra scrutando la stanza.
No, non sono stata io a cantare l’ultima strofa.
Non posso essermelo immaginata, eppure lei è ancora lì, con gli occhi
chiusi e il battito regolare.
Mi avvicino lentamente al suo viso.
“Britt?”
Sussurro, quasi spaventata da quello che potrebbe accadere.
“San..”
La sua voce, piccola piccola, affaticata, che cerca di pronunciare il mio
nome.
E poi li vedo. I suoi occhi, che si spalancano pian piano. Quegli occhi che
mi mancavano più di ogni altra cosa. Quegli occhi che ogni giorno sognavo di
rivedere fissi nei miei.
“Britt!”
L’intenzione era quella di urlare, ma tutto quello che ne esce fuori è un
grido soffocato.
Scoppiò in un misto di lacrime e risate.
“Britt! Britt! Britt! Ti prego dimmi che non sto sognando, parlami ancora
Britt, ti prego. Parlami ancora.”
La vedo che si sforza di proferire parola, svegliata da un sonno durato
quasi quattro mesi.
“No! Non importa! Non parlare Britt, non importa!”
La stringo forte, e le lascio un bacio sulle labbra ad ogni parola.
E finalmente sento il suo calore, sento le sue braccia stanche, che cercano
di stringermi.
“Tranquilla, tranquilla, non affaticarti, tranquilla.”
Continuo a tenerla stretta tra le mie braccia.
“Sono qui Britt, sono qui.”
Le sussurro nell’orecchio.
“Lo so.”
Sento pronunciare debolmente
“San...”
“Sì?”
“E’ successo di nuovo... ”
“Cosa paperella? Cos’è successo di nuovo?”
“Credo di aver palpato un serpente.”
Io scoppio a ridere, ma ho le guance rigate di lacrime.
E la bacio ancora una volta, e la stringo forte a me.
“Torno subito giuro! Torno subito.”
Mi rialzo in piedi, stando ben attenta a non urtare le bende mentre scendo
dal letto.
Corro verso la porta e la spalanco furiosamente.
Mi affaccio al corridoio.
“Emma!Emma!”
Grido.
Vedo la sua testa rossa affacciarsi da una stanza in fondo al corridoio,
gli occhi quasi fuori dalle orbite. Poi esce ed inizia a correre impacciata
verso di me, senza neanche saperne il motivo.
“Che succede?!”
Mi urla da lontano, mentre continua a correre.
“Vieni qui, corri! Si è svegliata Emma! Si è svegliata!”
Non aspetto neanche che lei arrivi, già mi sono rifiondata nella stanza.
La ballerina ha di nuovo richiuso gli occhi, e ora la sento che si lamenta come
una bimba che non vuole saperne di alzarsi per andare a scuola.
“Stai qui con me San, non te ne andare.”
“Sono qui Britt, sono qui.”
Dico tra le lacrime, e intanto continuo a stringerle la mano.
“Ti amo.”
Smith...
Johnson... Brown... Jackson...
Scorro velocemente con il dito i cognomi sulle etichette del citofono.
...
Walker...Turner...Berry.
Bingo.
Ciao Rachel
sono Quinn. No. Sono Quinn, scendi? Ancora non ci siamo. Rachel sono Quinn.
Prendo tempo, cercando mentalmente di prepararmi un discorso che abbia
almeno un minimo di senso.
In realtà l’unica cosa che devo fare è dirle soltanto che sono arrivata, tra
l’altro ci siamo già sentite al telefono stamattina, eppure sono agitata come
al mio primo appuntamento.
Mi faccio coraggio e premo il numero corrispondente.
“… Qui Rachel Berry! Chi è?”
Oddio è così
adorabile.
“Rachel sono Quinn.”
Dico poi, sicura.
“Quinnie! Sei in anticipo! Non sono ancora pronta... ti va di salire un
attimo?”
Ha detto... Quinnie?
Sento il calore assalirmi le guance.
Oh santissimo
cielo. E ora che faccio? Voglio salire? Coraggio Quinn Fabray certo che vuoi
salire! Cosa ha detto Santana? Mostra che hai le palle.
“Ehmm ok!”
Cerco di sembrare il più rilassata possibile, quasi non mi importasse.
“Perfetto! Secondo piano, prima porta sulla destra! Entra pure senza
suonare, io sono un attimo in bagno a cambiarmi!”
Dice euforica, apre il portone e mette giù la cornetta del citofono.
Secondo
piano. Prima porta a destra.
Entro nel palazzo e inizio a salire lentamente le scale, con mille pensieri
che mi passano per la mente, pensando a cosa dire, pensando a cosa fare.
Arrivo davanti alla porta e mi ci piazzo davanti, immobile, indecisa se
entrare o no.
Entra pure
senza suonare, è in bagno a cambiarsi.
A cambiarsi.
Oh cielo e se me la ritrovo davanti e ho un mancamento?
Per sicurezza suono il campanello e poi entro.
Mi chiudo la porta alle spalle e inizio a guardarmi intorno, mentre
percorro il lungo corridoio verso la sala.
Senza sapere cosa fare, mi fermo in piedi davanti al tavolino accanto al
divano.
La porta si spalanca dal corridoio e una Rachel dai capelli ancora bagnati mette
fuori la testa, sorridendo.
Oh Santo...
“Arrivo tra un minuto! Siediti pure, fa come se fossi a casa tua!”
Chiude la porta e sento il phon accendersi.
Mi siedo imbarazzata sul divano, cercando di farmi aria con le mani.
Chissà se si
nota che sto bollendo come una pentola d’acqua.
Poi, velocemente, mi do una rapida occhiata attraverso lo specchietto che
ho in borsa.
Mi sistemo rapidamente i capelli e mi rimetto il lucidalabbra in fretta e
furia.
Chiudo lo specchietto e lo risistemo nella borsa, appena in tempo per vedere
la porta del bagno aprirsi nuovamente.
Rachel esce lentamente, i capelli ancora leggermente umidi per la fretta di
asciugarli.
Indossa un vestitino viola che le arriva un pelo più sopra delle ginocchia,
dai lunghi capelli castani emergono due grossi orecchini dorati a forma di
stella.
Si avvicina, percorrendo il pavimento di legno che scricchiola sotto le sue
ballerine a pois.
Arrossisco lievemente e mi alzo in piedi per salutarla.
“Ciao Rachel.”
Dico.
“Quinn!”
Strilla venendomi incontro.
Sto per darle un bacio sulla guancia, ma lei mi precede saltandomi direttamente
al collo.
Prendo un respiro profondo, inalo il suo profumo alla vaniglia mentre lei
ride entusiasta sulla mia spalla.
“Come stai? Com’è andato il viaggio? Gli altri lo sanno che sei tornata? Sei
andata già a trovare qualcuno? Voglio sapere tutto quanto!”
Sorrido e penso che resterei lì per sempre, abbracciata a lei senza dire
una parola, ma la ragione mi costringe a staccarmi.
“Troppe, troppissime domande tutte insieme!”
Rido.
“Allora, io sto benissimo e il viaggio è andato decisamente ok, tu come
stai? Gli altri no, non lo sanno. Solo Santana, che sono andata a trovare ieri
all’ospedale e Puck, che ho incontrato per caso mentre ero con Beth. Ma a parte
loro no, non lo sa nessun’altro e tu sei bellissima.”
Rimango stupita per un momento, vedendola arrossire e abbassare lo sguardo
imbarazzata.
Sgrano gli occhi. Le parole mi sono uscite così, senza che me rendessi
conto.
Sei
bellissima? Ma da dove ti è uscita questa?! Chiudi la tua brutta boccaccia o
rovinerai tutto quanto.
Lei rialza lo sguardo sorridendo, ma non riesce a guardarmi negli occhi.
“Io... io sto bene grazie.”
Riabbassa gli occhi sul pavimento.
“E grazie.”
Sussurra.
“Anche tu sei bellissima.”
Guarda altrove, imbarazzata dalle sue stesse parole.
E io mi ritrovo inevitabilmente a sorridere , mentre fisso le sue guance
ancora rosse.
Grazie, sei
adorabile. Sei assolutamente adorabile e io sono innamorata di te.
Scuoto la testa cercando di allontanare quei pensieri.
“Ti posso offrire qualcosa da bere?”
Chiede la mora per rompere l’imbarazzo.
“No grazie.”
Dico io, senza sapere come continuare il discorso.
Lei si mette a sedere sul divano e mi fa segno di sedersi accanto a lei.
Mi guarda con quei suoi occhi castani, e con un enorme sorriso a trentadue
denti.
Poi improvvisamente posa una mano sulla mia.
Un brivido mi corre lungo la schiena.
“Sono contenta che tu sia tornata.”
“Già.. sì, lo sono anch’io.”
E continuo a fissare la sua mano sulla mia.
“Santana mi ha detto-
Mi fermo e riformulo la frase.
“... Ho... ho saputo di te e Finn. Mi dispiace.”
Abbassa gli occhi in un’espressione triste.
Ma perché
non te ne stai un po’ zitta?!
Penso tra me e me.
“Oh...”
“Mi dispiace non avrei dovuto. Dimentica quello che ho detto.”
La interrompo.
“Oh no, tranquilla. Non fa niente, davvero. Le cose tra di noi non... non
andavano credo. Non lo so, non credo siano mai andate come speravamo. Forse
all’inizio pensavo di amarlo davvero, ma poi... Non credo siamo mai stati fatti
l’uno per l’altra, credo valga la stessa cosa per lui.”
Si morde il labbro.
Non so se sentirmi triste per lei o felice per me.
Mi limito ad annuire.
Le stringo la mano che non si è ancora staccata dalla mia.
“Mi dispiace.”
Dico di nuovo.
Annuisce.
“E così dicevi di aver visto Beth! Quindi anche Shelby! Stanno bene?”
Siamo ancora sedute sul divano di casa sua.
Bevo un goccio di coca mentre lei si limita a sorseggiare un bicchiere d’acqua
naturale.
“ Oh sì! Benissimo. Non credo di aver mai visto Shelby così rilassata. E
Beth... Oh Beth è una creaturina così adorabile. Pur sempre monella come suo
padre, ma quando sfoggia quei suoi occhioni da cucciolo... non riesci proprio a
resisterle.”
“Quelli li ha presi da sua madre...”
Mi guardo i piedi per nascondere che sto arrossendo.
“Tu invece... con Shelby come va?”
“Fantasticamente. Non la vedo spesso, ma siamo in ottimi rapporti. E questo
mi fa davvero felice, è bello sapere di avere una mamma su cui poter contare.”
“Capisco...”
Beve l’ultimo sorso d’acqua e appoggia il bicchiere vuoto sul tavolino.
“Senti Rachel...”
Mi inumidisco le labbra.
“Ricordi quella volta al liceo... quando mi dicesti che alla fin fine noi
due eravamo un po’ amiche e io ti risposi-
“Diciamo.”
Mi interrompe lei concludendo la frase.
Se lo
ricorda ancora?
Sorrido.
“Diciamo, sì, proprio così. Ecco,
sai che pensavo in quel momento?”
Lo sto per
dire davvero?
“Cosa pensavi?”
Prendo un respiro profondo.
“Che non eravamo amiche, non per me.”
Vedo la delusione crescere nei suoi occhi mentre abbassa il viso.
“Non eravamo amiche... noi eravamo molto di più.”
A quelle parole la mora rialza il viso, gli occhi illuminati e leggermente
umidi.
Mi guarda senza sapere cosa dire, io mi avvicino un po’ di più.
“Rachel... io…”
Sono
innamorata di te dal giorno in cui ti ho vista per la prima volta.
Sospiro e mi faccio coraggio.
Coraggio
dillo.
Sto per aprire bocca quando lei mi sorprende con un bacio.
Mi pietrifico, sbalordita.
“Questo significa che... anche tu... ?”
“Anche io.”
Dice lei, seria.
Sono così felice che potrei piangere da un momento all’altro.
Ma mi avvicino ancora di più, i nostri visi sono ad un centimetro di
distanza, riesco a sentire il suo respiro.
Le accarezzo i capelli e chiudo gli occhi, inspirando a fondo per non
perdermi neanche un attimo di quella sensazione.
Le mie labbra stanno per toccare le sue e...
“Chi diavolo è che mi chiama ora?!”
Il telefono sta squillando nella borsa.
Rachel ride, evidentemente divertita dal mio tono arrabbiato.
“Rispondi pure...”
Mi dice.
“Scusa...”
Afferro il telefono e osservo il nome sul display prima di rispondere.
“Santana ma che diavolo! Possibile che anche quando non ci sei trovi il
modo di interrompere i momenti migliori?! Ora dimmi, cosa c’è!”
La mora continua a ridacchiare, coprendosi la bocca con una mano.
“Quinn...”
Quella voce.
Mi ci vuole qualche secondo per capire.
Ho la bocca spalancata e Rachel mi guarda confusa.
Deglutisco.
“B... Brittany?!”
Adesso anche la mora ha gli occhi sgranati, la mascella che quasi le cade
sul pavimento. Mi fa segno di mettere il vivavoce.
“Quinn, Santana -
Tossisce.
“ Santana mi ha detto di chiamarti. Ha detto che ti sentivi sola a casa e
volevi essere disturbata da qualcuno.”
Santana…
Scoppio in lacrime di felicità e Rachel fa lo stesso. Sembriamo due pazze
isteriche mentre ridiamo e piangiamo contemporaneamente.
“Santo cielo Britt sei sveglia! Non immagini neanche quanto sono felice! Santana
è lì con te?”
Dico con la voce leggermente acuta.
“Sono qui.”
Mi risponde la latina.
Lancio uno sguardo complice alla mora, lei annuisce.
“Santana, Britt...”
Dico tra le lacrime.
“Ci rivestiamo e corriamo lì in un nanosecondo!”
“Ci… RIVESTIAMO?!”
Esclama la latina.
Prima che possa aggiungere altro, metto giù la chiamata e scoppio a ridere
insieme alla mora.
Senza neanche bisogno di metterci d’accordo, afferriamo le nostre cose e
corriamo verso la mia auto per raggiungere l’ospedale.
Lei ridacchia felice.
Ho usato il telecomando che mi ha insegnato ad usare Emma per tirare su lo
schienale del letto, e ora le sistemo un altro cuscino dietro la schiena.
“San, ti ho sentita sai? Ti ho sentita ogni volta che eri qua con me. Non
so come, non ricordo alcuna parola, ma ricordo te. Ricordo di aver sentito il
tuo calore, la tua mano sulla mia e il tuo respiro sul mio collo.”
Sto di nuovo piangendo.
“Perché piangi Sannie?”
“E’ solo... che sono felice.”
La bionda sorride, poi con un dito mi fa cenno di avvicinarsi.
Non esito un secondo. Mi siedo accanto a lei sul letto e mi avvicino.
Lei mi guarda fissa negli occhi, mi scruta con quegli infiniti pozzi
azzurri.
E poi posa le labbra sulle mie, in un lungo bacio. E non vuole saperne di
staccarsi.
Io rispondo al suo bacio sorridendo, accarezzandole i lunghi capelli.
Poi mi guarda, con il naso arricciato.
“Che c’è? Non ho fumato stavolta. Giuro.”
“Lo so.”
Fa uno sforzo immane per allungarsi a prendere l’unicorno di Kurt.
“Questo è tuo.”
Sfrega il muso del peluche contro il mio viso.
Non ci sono parole per descrivere quanto sia felice di riaverla finalmente
con me, anche se so che in realtà lo è sempre stata, non mi ha mai abbandonato.
Ho gli occhi lucidi, le scosto una ciocca di capelli biondi dietro
l’orecchio.
“Ti amo tanto.”
Lei arrossisce e mi guarda come se fossi la cosa più bella che avesse mai
visto.
“Ti amo anch’io.”
Mi bacia una seconda volta.
“Mi è mancato da morire il tuo sapore.”
Note dell’autrice:
Ebbene sì,
siamo giunti alla fine ç__ç ma ma ma… tranquilli, c’è ancora da scrivere il
prologo con cui avrò l’onore di scervellarmi J
Qualcuno è improvvisamente diventato diabetico? *alza la mano*
Ok, è stato un capitolo un po’ complicato da sfornare, ma
alla fine ce l’ho
fatta :3 Anche se con parecchi dubbi su come sia venuto fuori, ho
voluto provare ad aggiungere anche il punto di vista di Quinn, fatemi
sapere
cosa ne pensate e non abbiate paura di offendermi pesantemente
ù.ù
No scherzavo LOL magari la parte dell’offendere pesantemente lasciatela
stare... ma ovviamente si accettano sia commenti positivi che critiche!
Come al solito grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie
grazie *prende fiato* grazie grazie grazie grazie e ancora grazie a tutti
coloro che seguono/preferiscono/ricordano/recensiscono o si limitano a
continuare a leggere la storia.
Grazie davvero davvero per essere arrivati fin qui. Tanti abbracci
coccolosi a tutti voi unicorni belli.
Volevo fare un ringraziamento speciale ad Aghytar che oramai è diventata una
sorta di mascotte, con il suo sostegno morale che ogni volta mi fa saltellare
gioiosamente per la casa, ormai è di famiglia :3
Ps: Qualche commento sulla puntata?
:)
Ma quanto ha spaccato il duetto Pezberry?
E quanto è stata spettacolare l’esibizione di I Wanna Dance With Somebody?
*w*
Per non parlare del dietro le quinte ** Il mio cuore fangirlizzante si
è riempito di arcobaleni :') HeYa is on! ù.ù
Scusate il delirio sui pugni a forma di lama LOL