Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Silver Moon    30/04/2012    4 recensioni
C’erano state tante notti differenti, in Baker Street. Le notti quiete, scandite solo dal monotono ticchettio dell’orologio a pendolo del salotto. Le notti frenetiche, quando c’era da risolvere un caso e Sherlock metteva in disparte il bisogno di dormire. E poi quelle lunghe, lunghissime, vissute nell’angoscia, quando credeva che il mondo intero gli fosse precipitato addosso.
Quella notte, però, era diversa...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alto tasso di idiozia, la mia. Alto tasso di tenerezza, di John. E possibile smielatezza sparsa.

Io vi ho avvisate/i! ^_^
Buona lettura, spero vi piaccia!
Come sempre, ogni commento è ben accetto! ♥_♥

Betareader: Khaff3 :3



^*^*^*^*^*^*^


Il sapore della notte

C’erano state tante notti differenti, in Baker Street.
Le notti quiete, scandite solo dal monotono ticchettio dell’orologio a pendolo del salotto.
Le notti frenetiche, quando c’era da risolvere un caso e Sherlock metteva in disparte il bisogno di dormire.
E poi quelle lunghe, lunghissime, vissute nell’angoscia, quando credeva che il mondo intero gli fosse precipitato addosso; quando credeva di essere rimasto solo.
Eppure, per qualche ragione che faticava a comprendere, in tutto questo tempo non aveva mai avuto incubi. Aveva sognato l’Afghanistan, di tanto in tanto, e un paio di volte si era ritrovato circondato da esplosivi con la risata di Moriarty che riecheggiava nel buio e nel cervello, ma si era trattato più che altro di sogni molto intensi, che lasciavano un’impronta tra i ricordi per un’ora o due, al risveglio, e poi svanivano nelle pieghe della quotidianità. Persino quando faceva visita alla tomba di Sherlock, le sue giornate erano talmente insulse e penose che quella stessa apatia pareva riversarsi nel mondo dei sogni, lasciandolo come scollato dal resto del mondo, intorpidito, tanto di giorno quanto durante la notte.
L’esistenza, evidentemente, aveva un grande senso dell’ironia.
Solo dopo il ritorno di Sherlock le sue notti erano diventate un tumulto, come se riemergendo dal regno dei morti il detective avesse portato con sé non solo la speranza, ma anche una traccia di quella disperazione che John aveva tanto a lungo tenuto sepolta sotto il suo dolore. Oppure era semplicemente la vita che riprendeva a scorrere nelle sue vene, impetuosa.
Però John era un soldato – e la guerra ti entra nella carne, insegnandoti che il silenzio può segnare il confine tra la salvezza e la morte –  perciò la maggior parte delle volte John si svegliava di soprassalto, con il sudore a ghiacciargli la pelle e il battito accelerato, ma senza emettere alcun suono che non fosse un debole lamento. Il dottore confidava che quegli incubi sarebbero passati presto, non era necessario che nessuno ne venisse a conoscenza.
Ancora una volta, il destino aveva altri progetti.

*************

Quella notte era diversa.
Avevano appena risolto – beh, Sherlock aveva appena risolto – il primo caso della loro nuova vita, con Lestrade ridicolmente felice e Mrs. Hudson che continuava a commuoversi davanti ai notiziari. Per l’occasione persino Mycroft aveva evitato di importunare il fratello, restando saggiamente in disparte.
Avevano cenato da Angelo, erano rincasati con Sherlock ancora su di giri, intento a ripassare i dettagli del caso, entusiasta, e  John ben presto aveva avuto come unico obiettivo il letto. Il torpore lo aveva colto quasi istantaneamente, mentre suoni ovattati provenienti dal salotto si intrecciavano pigramente con le spire del sonno.

C’è odore di fumo. A John non piace il fumo. Gli ricorda gli attacchi dei mortai. O quando, da piccolo, Harriet aveva dato fuoco al suo libro di favole e le pagine bruciacchiate avevano volteggiato in giardino come ali di pipistrello.
E’ tutto colloso. L’aria è collosa. L’asfalto, sotto le scarpe, è denso come resina. Come sangue rappreso. Nel buio fatica ad orientarsi, ma può distinguere il profilo di un palazzo e... Non muoverti! John si nasconde al riparo di un cassone. E’ immobile. Sotto le dita il metallo freddo. Freddo freddo freddo. Sul viso il vento bollente. Clangore e stridio e passi pesanti. Sempre più vicini. – ‘Dio fa che non mi veda.’ – Enorme! Enorme! Braccia di metallo e occhi neri come inchiostro. Lo sorpassa, si allontana, non è lui che cerca. Vuole Sherlock.
 ‘Sherlock? Perché sei lì, fermo? Viene verso di te, scappa!’ John vuole urlare ma la voce non è che un rantolo. Vuole correre ma i piedi affondano. E non può fare niente mentre Sherlock Sherlock...

“Sherlock!”
Il dottore si svegliò accompagnato dal suo stesso urlo, sobbalzando. Trattenne un brivido mentre un sibilo gli riempiva i timpani e in bocca sentiva un sapore amaro come fiele; nella penombra si sforzò di riconoscere i contorni della sua stessa stanza. Agitato, non si rese conto dei passi veloci sulle scale, né della porta spalancata con urgenza. Sherlock lo trovò così, seduto tra le lenzuola sfatte con una mano sul cuore, nel vano tentativo di placare i battiti.
“Jonh! Cosa...”
L’uomo era praticamente piombato in camera, brandendo minacciosamente l’attizzatoio del caminetto. Dopo aver vagliato tutte le ipotesi possibili, restavano solo tre scenari: furto, rapimento o... appunto, comune attività onirica. Ma per una volta il detective fu lieto di trovarsi di fronte alla situazione più probabile, anche se più noiosa. Quello che non gli piacque, però, fu notare l’espressione smarrita di John, il modo nervoso con cui stringeva il lenzuolo tra le dita, l’impercettibile tremore del torace.
Il dottore, dal canto suo, faticava a ritrovare la lucidità perché, se possibile, la situazione gli risultava ancora più surreale dell’incubo e sinceramente non sapeva cosa dire. Urlare il nome del proprio coinquilino/collega/migliore amico nel cuore della notte non era certo una delle cose a cui era abituato; per giunta era ancora troppo scosso persino per provare imbarazzo. Dannazione, era troppo scosso anche solo per fare qualsiasi cosa che non fosse respirare e guardare Sherlock che si avvicinava, poggiando l’attizzatoio sul pavimento. Il tintinnio metallico lo fece trasalire, facendogli serpeggiare un brivido lungo la schiena mentre i movimenti sicuri dell’altro uomo lo mandarono completamente in confusione. John avrebbe davvero voluto reagire in qualche modo, invece di restare immobile mentre il materasso si abbassava sotto il peso del ginocchio di Sherlock, ma il suo corpo aveva smesso di collaborare già prima, durante il sogno, e sembrava intenzionato a fare lo stesso anche da sveglio. Le labbra del detective sulla sua fronte accaldata gli ricordarono una bevanda fresca in una giornata afosa. Così piacevole...
Il dottore socchiuse gli occhi, sospirando piano, sentendo la tensione scivolare via dalle spalle. Il contatto pareva sussurrargli “sono qui”, e John ebbe la certezza che Sherlock avesse compreso perfettamente la ragione del suo malessere, trovando il modo più semplice, più istintivo, per porvi rimedio. Ancora una volta poneva fine alla sua solitudine, ancora una volta gli tendeva la mano per mostrargli un mondo invisibile a chiunque altro. Amico, coinquilino, collega. Amico. Amico. Amante... John avvolse con una mano la nuca di Sherlock; lo sentì sussultare, sorpreso, ma non aveva importanza. Era impazzito. Cosa poteva succedere? Poteva forse crollare il mondo? Il suo era già andato in frantumi, pezzo dopo pezzo, ogni volta in cui aveva rischiato di morire, ogni volta in cui aveva creduto di essere solo, eppure eccolo lì, aggrappato all’unica persona capace di farlo sentire così vivo. La bocca di Sherlock era morbida, gli zigomi affilati sotto le sue dita. Ogni cosa era esattamente così come doveva essere.
Per un momento il detective restò immobile, come frastornato dalle percezioni che lo circondavano, poi barcollò in avanti, lasciando che ogni particolare di John gli esplodesse nel cervello. L’odore, la sua bocca, la serica consistenza dei capelli, un’ombra di barba sul mento, la curva del collo. La sua lingua, umida e calda, che gli apriva le labbra. Sherlock Holmes poteva entrare in una stanza piena di persone e individuare il mestiere di ognuno dei presenti in meno di tre minuti. Baciando John Watson, alle 3.35 di una nebbiosa notte di fine ottobre, dovette arrendersi all’evidenza che ogni suo pensiero sfumasse in un’unica, avvolgente, percezione di bellezza.
John strinse Sherlock e si lasciò lambire da lui. Ogni tocco era più intenso di qualsiasi altro contatto avesse mai provato; la capacità di Sherlock di vivere ogni istante ad un livello più profondo e consapevole si riversava nell’intensità dei suoi gesti, nel modo in cui andava incontro alla sua lingua o nel come gli schiudeva la bocca, assaporandolo.
Il dottore fece scivolare le mani ai fianchi snelli dell’uomo, li strinse, scatenando nel cervello una serie di immagini clamorosamente indecenti che all’istante precipitarono nel basso ventre.
Si spaventò.
Una parte di lui sapeva che non era il momento per andare oltre. Quello era un campo inesplorato tanto per lui quanto per Sherlock e – nonostante il suo sesso gli stesse urlando tutt’altro – non c’era ragione di avere fretta. Per una volta nella loro frenetica esistenza fatta di stravolgimenti e adrenalina, potevano vivere le cose con calma.
John pensò esattamente questo, sinceramente convinto. Almeno finché una mano del detective non scese al cavallo dei suoi pantaloni, premendo sul membro eretto e strappandogli un lamento strozzato. Sherlock lo sospinse all’indietro tra le lenzuola sfatte, e si stese su di lui senza smettere di baciarlo. Solo allora John si rese conto che erano entrambi ugualmente eccitati, nello stesso momento in cui comprese che quella sarebbe stata una lunga notte.
Non più né meno strana di tante altre vissute al fianco di Sherlock.
Semplicemente, nuova.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Silver Moon