Per la Kurtofsky Week
2nd day – Fairy tales
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Ever ever after
‹‹Ogni storia che si rispetti
inizia con un antagonista. Magari una strega gelosa, piena di invidia e
rancore, una donna crudele, consumata dalla brama, arida dentro e sola. Fu
questo quello che vidi quando misi piede nella Sala Reale e mi ritrovai al
cospetto della strega Rachel, in tutta la sua
bellezza, avvolta in un abito nero, che scintillava nella penombra delle
candele che illuminavano la stanza e…››
‹‹Rachel? Ma proprio Rachel?››
‹‹Sì,
tesoro, proprio lei, ma lasciami continuare.
Dicevo,
quando entrai in quell’enorme salone, rimasi affascinato dalla quantità di
tappeti eleganti, di oggetti fatti completamente d’oro e dello sfarzo che essi
costituivano, e quasi dimenticai di trovarmi nel covo della strega più malvagia
del Regno, nonché Regina dello stesso. Mi aveva fatto chiamare per uno scopo a
dir poco subdolo, ma allora ero così cieco da non capire quanto folle fosse il
suo piano.
“Mi
hanno riferito che sei il miglior cacciatore del Regno” disse quella dall’alto
del suo trono e aveva ragione, lo ero davvero. Le mie battute di caccia erano
quelle più proficue per il villaggio. Gli abitanti mi conoscevano come il
cacciatore più spietato mai esistito, ma la verità era un’altra. Loro conoscevano
soltanto una parte di me e una sola persona, nei giorni a venire, sarebbe
riuscita a sapere cosa nascondevo dentro di me.››
‹‹Perché
eri buono, vero?››
‹‹Sì,
perché ero buono, ma agli occhi della Regina Rachel
ero un potenziale assassino ed io, inconsapevolmente, ero lì proprio in quelle
vesti.
“Esiste
un giovane nel Regno, bello quanto una fanciulla e con una voce talmente soave
da far smettere di cantare gli usignoli” mi raccontò Sua Altezza, alzandosi in
piedi ed iniziando a squadrarmi attentamente, misurando a grandi passi il
perimetro che mi circondava. Quel giovane di cui parlava era il figlio del suo
defunto marito, il Principe in sostanza, e le voci del villaggio dicevano
davvero di lui quelle cose. L’avevo visto sì e no una volta cavalcare per le
praterie, in lontananza, e dunque non ero mai stato certo che quelle dicerie
fossero veritiere.
La
Regina si fermò davanti a me, con un sorriso sadico sul viso, e andò subito al
dunque: “Voglio che tu lo uccida”.››
‹‹E
tu l’hai ucciso??››
‹‹Calmati,
piccola, e lasciami continuare.
La
Regina mi rivelò tutto ciò che serbava nel suo cuore roso dalla cattiveria,
credendomi perfino più insensibile di lei stessa. Lei era la più bella del
Reame e non poteva esistere nessuno con una bellezza superiore alla sua,
tuttavia non era questo che minava maggiormente la vita del suddetto ragazzo,
ma il canto. Non era concepibile che avesse una voce migliore della sua, non
era possibile che con essa arrivasse a fare ciò che lei riusciva a compiere
solo tramite gli incantesimi. Non lo accettava. Non accettava il fatto che gli
animali e la natura gli dessero il loro appoggio con tanta facilità.
Inizialmente
rifiutai di aiutarla, sebbene la strega mi avesse offerto un ghiotto bottino, ma
quando minacciò di radere al suolo il villaggio, dovetti abbassare la cresta ed
obbedire.
Mi
disse che si nascondeva nel bosco e così andai a cercarlo.
Ero
certo del fatto che uccidere un uomo non sarebbe stato molto diverso
dall’uccidere un animale e dunque ero relativamente tranquillo. Ma quando, dopo
qualche giorno, iniziai a trovare tracce di vita umana nel bosco, come rametti
secchi bruciacchiati, nel tentativo di accendere un fuoco, o residui di stoffa
che sembrava pregiata, impigliata a dei rovi, l’ansia iniziò a crescere dentro
di me. Come potevo mettere fine alla vita di una persona per un motivo così
futile? Eppure la scelta andava da una vita a milioni di vite e non potevo
rischiare.
Sfilai
il pugnale dalla cintura, quando fui sicuro di essere ormai vicino alla mia
preda e, dopo pochi secondi, udii un fruscio ed iniziai a inseguire la figura,
che se n’era stata rannicchiata per tutto quel tempo dietro un cespuglio.
Corsi,
corsi per un’infinità di minuti, fino a che la presenza di una parete rocciosa, che
si ergeva davanti a noi, non impedì al Principe di scappare. Era in trappola.
Respirò
affannosamente e poi si voltò verso di me, mostrandomi uno sguardo impaurito, e
rimasi incantato. Era anche meglio di ciò che diceva la gente. Aveva dei
capelli castani che alla luce del sole sembravano risplendere. Il suo viso
sembrava scolpito nell’avorio, tanto era pallido e perfetto, e le sue guance
erano leggermente spruzzate di rosa.››
‹‹Come
quelle delle bambole?››
‹‹Come
quelle delle bambole. Ma non è finita. Ciò che mi lasciò spiazzato furono i suoi
occhi, del colore del cielo, così luminosi e adornati di pagliuzze dorate.››
‹‹Quindi
era bellissimo?››
‹‹Era
anche più che bellissimo. Ma dovevo comunque adempiere alla mia missione.
Mi
feci coraggio e mi avvicinai a lui. Prima l’avrei ucciso e prima sarebbe
finita.
“Non
lo fare, ti prego” sussurrò il Principe con voce flebile e terrorizzata. Il suo
sguardo era fisso sulla lama che gli stavo puntando.
“Devo
farlo o la Regina ucciderà gli abitanti del villaggio” gli risposi, cercando di
non far caso alla spiacevole morsa alla bocca dello stomaco che mi aveva
assalito. Sentivo già la colpevolezza pesarmi sul cuore.
“Li
ucciderà?” chiese quello, ostentando un’espressione sconvolta e con la voce
simile a un cigolio.
“Ha
detto che lo farà…”
Il
Principe posò lo sguardo a terra e lo spavento era quasi del tutto svanito da
esso. Ora vi era soltanto amarezza e rammarico. Passò qualche silenzioso
secondo, poi il giovane alzò il capo, risoluto, ma con le lacrime che
minacciavano ugualmente di venir fuori dai suoi occhi.
“Allora
fallo… Uccidimi” disse.››
‹‹No,
no!! Non lo uccidere, non lo uccidere!!››
‹‹Non
l’ho fatto. Lo sai bene che non l’ho fatto.
Rimasi
così affascinato da quel coraggio e dall’amore che dimostrava per quelle
persone che non conosceva neanche, che il pugnale mi cadde di mano e mi
inginocchiai iniziando a piangere.
“Non
posso” gli dissi.
Il
Principe rimase stupito in un primo momento, poi si avvicinò a me, si
inginocchiò anche lui e mi accarezzò una spalla, titubante. Mi pregò più volte
di ucciderlo e, al mio ennesimo rifiuto, afferrò il pugnale puntandoselo al
cuore.
“Allora
lo farò io” esclamò, ma le mani gli tremavano e ciò mi consentì di afferrargli
il polso appena in tempo.
“No”.
Quello
mi fissò basito, nonostante il terrore non fosse ancora scivolato via dai suoi
occhi.
“Perché?
Non ti ha forse mandato lei ad uccidermi? Perché esiti adesso?” mi chiese.
La
spiegazione era una sola ed era tutta lì, a riscaldarmi il petto e a battere
all’impazzata. Ero ammirato da tutto quel coraggio, da quella caparbietà e da
quel senso di responsabilità, ma c’era dell’altro. Quegli occhi mi stavano facendo
male.
Non
smisi neanche per un attimo di contemplare l’azzurro delle sue iridi. Il
respiro mi si era fatto più veloce alla luce di quei sentimenti. Era tutto così
strano. Come potevo innamorarmi così, all’improvviso?
“Se
il Regno perde il proprio Principe, il suo destino sarà segnato per sempre”
questo gli dissi, anche se il significato era completamente diverso e
decisamente meno superficiale: “Se perdo te…” era questo, quello più
appropriato.
Il
Principe non riuscì più a trattenere le lacrime. Lasciò andare l’arma e affondò
il viso nel palmo della mano che era rimasta libera dalla mia stretta.
“Ti
proteggerò io” sussurrai, attirandolo a me con gentilezza e stringendolo in un
abbraccio, che lui ricambiò subito, smarrito com’era.
Restammo
così per diversi minuti e, quando quello si fu calmato abbastanza, lo sentii
bisbigliare: “Mi dispiace” e non seppi a cosa si stesse riferendo, finché non
aggiunse: “Mi dispiace di aver dato retta ai pregiudizi della gente”.
Mi
allontanai un po’ da lui, quel tanto che bastava per poter scorgere il sorriso
che gli si era disegnato in volto.
“Sapevo
che la Regina avrebbe chiesto l’aiuto del miglior cacciatore del Regno, pur di
non sporcarsi le mani e di non destare sospetti. Ma ecco, non sei come ti
descrivono gli altri. Sei… diverso”.
Il
Principe, a quel punto, si avvicinò lentamente a me e…››
‹‹Ti
ha baciato, vero? Vero che ti ha baciato??››
‹‹Ahah, sì. Mi baciò così dolcemente, che fui sicuro che
quello non era soltanto un “grazie”.
Ciò
che venne dopo fu più semplice di quanto pensassimo. La Regina era convinta che
la mia presunta cattiveria non mi avrebbe indotto a ripensamenti e che lei non
avrebbe rischiato nulla in tutta quella faccenda. Invece, un cuore buono come
quello del Principe era riuscito a scavare dentro di me e a vedere oltre le
apparenze… e ad amarmi per quello che realmente ero.
Quando
giungemmo al castello, la devozione delle guardie e del resto della Corte, nei
confronti del Principe, ci diede un enorme vantaggio con la Regina.
Quest’ultima fu arrestata per la congiura che aveva architettato e
successivamente, grazie alla bontà del Principe, le fu evitata la pena di
morte, finendo per essere semplicemente esiliata dal Regno.››
‹‹E
voi, invece?››
‹‹Papà
chiese al cacciatore di sposarlo›› disse Kurt, entrando in salotto. Stava
sorridendo dolcemente nell’osservare la felicità sul visino di Elisabeth, inginocchiata sul tappeto ai piedi del divano
sul quale stava seduto Dave. Quest’ultimo si
irrigidì, nel vederlo apparire così all’improvviso, ed arrossì in una maniera
che Kurt giudicò tenerissima.
‹‹Da-
da quanto sei lì?›› chiese Dave, mentre sua figlia
assisteva attentamente a quello scambio di battute, come se fossero parte
integrante della favola che gli stava raccontando suo padre.
Kurt
si avvicinò a suo marito, mentre il suo sorriso si allargava di più; dopo di
che gli si sedette sulle gambe, rispondendogli con un tono basso e provocante:
‹‹Più o meno dal “viso scolpito nell’avorio” e dagli “occhi del colore del
cielo”›› gli sfiorò le labbra con le sue e poi aggiunse, ‹‹Da quando in qua sai
raccontare storie così belle?››.
Dave si rilassò e gli sussurrò in
risposta: ‹‹Da quando ho te››.
Stavano
per baciarsi di nuovo, quando la piccola Elisabeth
protestò: ‹‹No, no, no! Papà è mio!››
battendo i pugnetti sulla gamba di Dave.
Kurt
rise e si sporse verso di lei per prenderla tra le braccia, visto che la
piccolina stava tentando in tutti i modi di arrampicarsi.
‹‹Certo
che sono tuo, zucchero›› le disse, scoccandole un bacio sulla guancia, al che
la bimba gli avvolse le braccia attorno al collo, contenta.
‹‹Non
vale, però›› borbottò Dave, fingendosi offeso, ‹‹Ogni
volta che arriva tuo padre, ti dimentichi di me, Lise››.
Elisabeth lo fissò, con le
sopracciglia contratte in un’espressione rammaricata e, allo stesso tempo,
intenerita dal broncio del padre.
‹‹Oh,
papi›› disse, per poi lanciarsi letteralmente addosso a Dave
per abbracciarlo, ‹‹Anche a te voglio tanto tanto bene››.
‹‹Tanto
quanto?›› domandò suo padre.
La
bambina allargò le braccia, sorridendo entusiasta.
‹‹Così!››
rispose ridacchiando e quella a Dave parve la favola
più bella mai esistita, perfino più bella di quella che la sua fantasia aveva
elaborato esclusivamente per sua figlia. Aveva Kurt, aveva Elisabeth
e nient’altro contava. I problemi di vita quotidiana erano nulla in confronto a
tutto quello: tornare a casa dal lavoro e trovarli lì ad aspettarlo, uscire
insieme e viziare la piccola Lise con milioni di vestiti e di giochi, senza
preoccuparsi degli sguardi della gente, vedere la felicità sui loro volti e
vivere esclusivamente del loro amore. Era tutto quello che gli serviva. Gli
incantesimi, le streghe cattive, gli unicorni e i draghi potevano benissimo
prendersi un giorno di vacanza, perché lui aveva già il suo lieto fine: il suo
Principe e la loro piccola Principessina.
Fine.
Note
[1] Il
titolo è ispirato al “they lived
happily ever after” delle fiabe e in particolare alla canzone “ever ever after”
di Carrie Underwood
(colonna sonora di “come d’incanto”). “Ever ever after” può significare
“sempre dopo” o anche riferirsi ad un periodo futuro, come per dire “quello che
verrà”.
[2] Chi è riuscito ad identificare
riferimenti ad Hunger Games nella fanfiction
alzi la manina! *.*
[3]
L’atmosfera della favola che racconta Dave è
influenzata parecchio dal telefilm “once upon a
time”, non so se si è notato. :D
[4] Io adoro
alla follia Elisabeth Karofsky-Hummel,
soprattutto perché le frasi che dice sono citazioni belle e buone della mia
cuginetta Gilda. Spero che l’abbiate amata anche voi allo stesso modo. ♥