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Autore: I Fiori del Male    30/04/2012    2 recensioni
Una breve one shot che parla di ... be, se ve lo dico io, che gusto c'è? Comunque niente di straordinario, ma ci tenevo a dare ... la mia versione dei fatti =) Spero comunque che vi piaccia =)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wishes



“Hai un desiderio, per natale?”

Maka guardò Soul. A dire la verità, ne aveva  ben due, di desideri, uno dei quali impossibile da rivelare alla sua buki. Decise di svelargli l’altro.

“Vorrei … vedere mia mamma.”

Maka non vedeva sua madre da tantissimo tempo, ormai, e la cosa le pesava più di quanto volesse far credere, fatto che Soul sapeva benissimo, visto che in quanto partner di battaglia e amici potevano essere considerati  quasi un’unica entità.

“Ogni tuo desiderio è un ordine!” e sorrise, uno di quei suoi sorrisi accattivanti che facevano tremare le ginocchia alla meister, anche dopo tutti quegli anni passati a vivere tra le stesse mura e condividere ogni centimetro cubo di ossigeno.

“Soul … non devo dirti io che non è assolutamente possibile riuscire a rintracciare mia madre, vero?”

E pronunciando quelle parole si adombrò.

L’albino dal canto suo aveva buone ragioni per credere che, invece, realizzare il desiderio di Maka fosse assolutamente possibile: prima di tutto, in quanto buki, le aveva promesso di dare la vita, per la sua salvezza, qualora fosse stato necessario, e di proteggerla dal dolore, quindi renderla felice faceva parte dei suoi compiti, secondo poi, e questo rappresentava forse un obbligo ancora più importante, aveva qualcosa di molto serio da comunicare a Maka, e la presenza di sua madre era d’obbligo.


 
Maka guardava fuori della porta di casa con gli occhi spalancati.

Sua madre – perché quella era sua madre, vero? Non stava sognando, no? – stava sulla soglia, con un pacco regalo tra le braccia, bella e fiera com’era sempre stata e come Maka stessa aveva sempre desiderato essere.

“Non mi abbracci?” e sugli occhi seducenti calò un velo di lacrime.

La bionda si precipitò verso la donna, facendo cadere il regalo a terra.

Soul rimase sul ciglio a guardare le due donne, madre e figlia, che si stringevano e si dondolavano lentamente da un piede all’altro, finché Maka non si voltò per ringraziarlo di cuore, la voce rotta dal pianto, e per trascinare sua madre nell’ingresso, ormai incontenibile nella sua gioia.

Mangiarono, e per quasi tutto il tempo Soul non spiccicò parola: Maka aveva tantissime cose da raccontare a sua madre, non gli sembrava giusto interromperla, ma non mancò di divertirsi: la madre della sua meister era una donna di spirito, e durante il pranzo tirò fuori battute spassosissime – specie su Spirit – che quasi lo fecero cadere dalla sedia per il troppo ridere.

Fu solo quando Maka parve aver esaurito gli argomenti che la donna cominciò a prestare davvero attenzione a Soul, chiedendogli soprattutto della sua passione per il pianoforte, fatto che dimostrò di apprezzare molto, e che venne fuori dal racconto di Maka sul suo primo incontro con Soul.

“Suoneresti di nuovo quella melodia, Soul? Per mia madre?

Maka si aspettava il solito secco no dalla sua buki, che non venne. L’albino si limitò invece ad alzarsi, prendere posto al pianoforte e chiudere gli occhi per concentrarsi su Maka, Maka e solo Maka , che si stava accomodando sul divano di fianco a sua madre, la quale aveva chiuso gli occhi a sua volta.

Cominciò.       

Le dita bianche volavano sulla lucida tastiera, come al solito, ma perfino Maka, che davvero poco capiva di musica, riusciva a percepire qualcosa di diverso in quel che Soul stava suonando: una nota struggente, che sembrava comunicare un segreto che Soul aveva tenuto fino a quell’istante nascosto da qualche parte nel profondo di se stesso.  Kami, invece, ignara del cambiamento, continuava a tenere gli occhi chiusi, e a mostrare sul volto una gioia puramente materna. Quando Soul smise di suonare, si alzò in piedi e applaudì entusiasta, complimentandosi con la buki.

“no … non c’è bisogno, signora. In fondo, questa melodia non l’ho concepita io. Lei che, come sua figlia, possiede grandi abilità di percezione dell’anima, l’avrà capito.

Maka … “ e qui si voltò verso di lei a guardarla, “ … avrei qualcosa di importante da dirti, mi ascolti?”

La meister sollevò lo sguardo verso di lui, in attesa.

“ Quanto tempo è che ci conosciamo, Maka?”

La bionda ci pensò su. “cinque o sei anni, mi pare.”

“ … ed è passato già parecchio tempo da quando, grazie a te, sono diventato death scythe. Non posso mentirti dicendo che incontrarti sia stato un colpo di fulmine, perché ho dovuto imparare a conoscerti, ma passato solo qualche mese da quel giorno, io ero già … innamorato di te.”

Maka spalancò gli occhi, a dir poco sorpresa.

“ … è vero, ti chiamo sempre secchiona, rompipalle e senza tette, ma è perché fai una faccia incantevole quando ti concentri sui libri, e adoro quando rompi le palle perché so che ti preoccupi e … e perchè sembri una bambolina col fisico che hai e questo mi fa impazzire … Maka Albarn, siamo adulti ormai, entrambi maggiorenni, e io devo sapere …” Soul si fermò un attimo, per voltarsi verso l’albero di natale e chinarsi su di esso.  Quando si rialzò, nella mano destra reggeva una scatoletta di velluto blu notte.

“ … Vuoi sposarmi?”

La scatoletta si aprì a mostrare un incantevole solitario.

Kami già piangeva. Piangeva in silenzio e con dignità, lasciando scorrere le lacrime sulle guance, e lo stesso faceva sua figlia, con un sorriso dolcissimo stampato sulle labbra.


“ Si!”  

   
 
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