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Autore: Penny_Lane    01/05/2012    1 recensioni
Una one shot sul primo caso di sherlock holmes: quando ancora john era solo un indistinto vuoto appena percepito e james una persona qualunque. Perdonate i salti temporali, ma questa storia si integra in maniera complementare con un' altra, scritta dalla MIA john, che pubblicherò in seguito se possibile. Spero non vi annoi. Laterz'.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Piccoli granelli di grafite si depositano su un foglio di carta in ampie onde aggrovigliate, la punta si sfalda e il legno si scheggia mentre il percorso veloce della matita scompone la polvere che danza nell’aria circostante.  Un battito di ciglia e la polvere bianca e sfuggevole del gesso rotea attorno al metallo sporco di terra della gamba di un tavolo. Un altro battito, di nuovo la grafite che si consuma. Come è fastidioso vedere la decadente lentezza con cui il tempo passa. 
Sbuffando  Sherlock distoglie di scatto le pupille dalla matita di un qualche tizio, chissà poi chi, che freneticamente e meccanicamente trascrive ogni parola di un discorso del tutto irrilevante, che l’insegnante teneva dalla cattedra. 
Con le sopracciglia corrugate e sguardo attento fissa il vuoto .Mentre i fogli delle persone accanto a lui sono pieni di scritte. Sul suo c’è solo una parola , con una calligrafia obliqua , disordinata e svolazzante: Tempo. 
Sembrava che scriverla possa essere un modo per fermare l’idea che rappresenta, per fermare il tempo. Il tempo che sta perdendo dietro a una realtà noiosa e insoddisfacente. A che scopo ascoltare le parole senza senso di chi voleva imporgli un unico punto di vista quando lui vedeva così tanto altro oltre alla realtà che gli veniva mostrata da chi era tanto ottuso da non voler capire? 
L’insegnante si avvicina ponendo una domanda, chissà poi quale. E’ una donna alta , magra e nervosa. Le sue scarpe ticchettano facendo vibrare impercettibilmente le piastrelle del pavimento. 
“Crede davvero che sia poi così importante? Specialmente  in relazione alla sua recente scoperta del tradimento di suo marito, che posso notare dal colletto della sua camicia.”
Risponde il ragazzo mentre, nel silenzio più assoluto e fra una serie di pupille dilatate e fisse su di lui, la piega di un sorriso sarcastico si insinua fra le sue labbra sottili. 
 
-Con un passo svogliato e strascicato Sherlock scende le scale. Aveva accumulato un'altra nota disciplinare, la ventesima forse? Altro dato del tutto irrilevante. La mamma e Mycroft avrebbero storto il naso e si sarebbero lamentati  con quel  tono falsamente calmo e fastidiosamente misurato  che li contraddistingueva. Non era più necessario ascoltarli, le parole di disapprovazione erano sempre le stesse, e non sarebbero mancate appena arrivato a casa. 
E mentre si perde fra lo scalpiccio dei piedi e il riflesso delle figure sul corrimano , con la fierezza di sentirsi diverso, sente una strana sensazione di vuoto, da qualche parte, come un pezzo di puzzle non bene incastrato. Era una cosa che qualche volta capitava, così, all’improvviso; e in questi momenti non c’era altro da fare se non sedersi e ascoltare, per cercare di capire cosa fosse quel pensiero, da dove venisse oppure per scacciarlo, quando era un ostacolo alle sue osservazioni . 
Seduto sugli ultimi gradini tiene appoggiate le mani sul mento e i gomiti sulle ginocchia, cercando di analizzare quegli strani pensieri.
“cavolo, davvero una bella trovata , cercare di sorprendere tutti per evitare di rispondere a una domanda che evidentemente non potevi arrivare a comprendere …”  si sente dire da un paio di sopracciglia incurvate verso il basso in un’espressione di indifferente superiorità. Una ragazza  minuta e vestita di colori sgargianti e di lustrini  lo guarda dall’alto della sua scarsa statura, attorniata da un gruppo di persone dal riso sguaiato e stridulo, che svuota l’aria invece di riempirla. 
“ma capisco questo modo di difendersi, d’altronde non puoi permetterti di più di questo.  Dovresti imparare a accettare i tuoi limiti, se non riesci a arrivarci è bene che smetti di provare a dare una parvenza di intelligenza, è del tutto inutile …” la convinzione di superiorità  si fa sempre più strada nel suo ghigno beffardo
“beh, immagino che tu non sia la persona più indicata a dare un consiglio simile.  Posso leggere la maschera di una persona inetta nelle inconsistenti perline del tuo vestito, e nelle vostre risate il tentativo di riempire un vuoto che siete troppo pigri per colmare davvero.” 
Le pupille della ragazza si restringono per un secondo, ancora una volta Sherlock ha centrato l’obbiettivo con una sola frase. Ma come sempre, come per  tutti, l’indifferenza ritorna su quel volto disteso e perennemente sereno, di chi non ha nulla di consistente a cui pensare: la ragazza si volta verso i suoi compagni,e si allontana da lui ridendo.  
Ignorando le sue parole le persone vanno avanti con la loro vita, incapaci di capire perchè e incapaci di ascoltare. 
E così quella sensazione di vuoto non fa che acuirsi. 
 
 
-Mycroft  siede con le gambe accavallate su una poltrona color crema del salotto, accanto alla finestra.  Ha la testa leggermente inclinata sul lato sinistro mentre tiene lo sguardo fisso sulle pagine di un libro, con le labbra corrugate in un espressione di concentrazione. 
Sua madre sta discutendo con suo fratello minore riguardo la scuola, riesce solo a percepire qualche parola, ma non ci fa del tutto caso, eppure tende comunque l’orecchio. 
“ come sarebbe a dire vuoi abbandonare la scuola?... alla tua età io riuscivo in quello che mi interessava senza che la scuola mi desse problemi … come sarebbe a dire che non hai ancora idea di cosa fare? …. Almeno abbi il coraggio di rispondere in maniera sensata … ti rendi conto che io perdo tempo dietro a te trascurando le mie ricerche e il mio lavoro …” 
Smette di ascoltare e alza lo sguardo dai fogli, appoggiando il viso sul vetro della finestra : fuori le nuvole sfrecciano veloci e sfuggevoli sul cielo luminoso e grigio chiaro , quasi latteo.  Vorrebbe volare via con quelle nuvole forse, ma il peso del libro che tiene sulle ginocchia lo incatena alla poltrona. Ma in fondo non è quel libro che lo blocca, ha delle responsabilità , ed è quello che vuole … è quello che vuole , vero?  E nuovamente il suo sguardo si posa sul libro. 
La porta del salotto si apre mentre Sherlock entra inseguito dalle pesanti parole che la loro mamma gli tira dietro, parole che lo richiamano alla responsabilità , alla razionalità, alla società, tutte parole per lui senza valore. Parole di cui viene sommerso senza che nessuno voglia ascoltare le sue , che ormai ha smesso di voler spiegare.  
Mentre ,con sguardo noncurante e rivolto al pavimento, si trascina verso la libreria, passa accanto alla poltrona e alla finestra. La mamma continua a urlargli da dietro la porta, Mycroft continua a tenere gli occhi bassi sulle pagine del libro. Mentre Sherlock gli passa accanto, suo fratello solleva leggermente gli occhi per guardarlo, per un attimo si vede brillare la tenerezza sul suo volto. Povero piccolo sherly , pensava, lui forse era davvero libero di inseguire le nuvole fuori dalla finestra, ma al prezzo di volare contro tutto e contro tutti, da solo.  Avrebbe voluto alzarsi per difenderlo , magari per abbracciarlo, per proteggerlo da quel volo rischioso, ma il peso di quel libro e della responsabilità, lo tengono ancora inchiodato alla poltrona. 
Dopo aver preso un libro a caso dalla libreria, anche Sherlock ha il volto appoggiato alla finestra, la sua fronte sudata bagna il vetro, mentre il suo respiro calmo e regolare lo appanna. Anche Sherlock guarda verso il cielo, distratto e perso, ma a un certo punto viene colpito da delle macchie nere danzanti: in lontananza dei corvi stanno fuggendo. Come stregato da quella visione il ragazzo li fissa mentre un inspiegabile brivido di eccitazione corre lungo tutta la sua spina dorsale. Quell’atmosfera cupa e di aspettativa di quel cielo carico di pioggia lo cattura completamente permeandolo di un’inquietudine che lo fa tremare. Lasciando sua madre alle sue parole vuote, corre a prendere il cappotto e si precipita giù dalle scale. Gli uccelli volavano via da un punto preciso , e quel punto è origine di tutta quell’atmosfera che tanto lo turba, di quella spinta di energia che gli pulsa d’un tratto nelle vene. 
Si dirige verso Cleveland Gardens con passo sicuro : conosce perfettamente tutto lo stradario di Londra, l’aveva imparato dando un’occhiata ogni tanto a una pianta della città , affissa su un muro sulla strada che percorreva per andare a scuola. Il suo cuore batte forte e la sua testa diventa leggera, si sente vivo e pieno di una misteriosa potenza dall’origine ignota. Ma ne avrebbe scoperto la fonte, tutto sembrava dipendere da questo e solo questo al momento era diventato la cosa importante. 
Inoltrandosi fra le vie strette e sporche di Paddington la sua smania cresce, finche non è costretto a fermarsi di scatto: Un rivolo di sangue inquina una ciocca di capelli biondo oro , il cadavere di un uomo è disteso a pochi centimetri dai suoi piedi, sull’angolo di un marciapiede. 
Sherlock cerca di catturare ogni dettaglio di quella visione, preso da un misterioso fascino per quello che stava succedendo: quel corpo esanime era una cosa talmente diversa, talmente estranea alla consuetudine da attirare tutta la sua attenzione, e così tutta la sua voglia di fuggire. 
 
 
-Poche ore dopo la polizia è accorsa: ogni agente fa quanto basta per guadagnare uno stipendio, e con fare meccanico vengono annotate data , probabile ora del decesso e possibili cause, come una lista della spesa. 
Sherlock discute con uno dei poliziotti , che lo tratteneva al di là della linea che determina la “scena del crimine”.  “Vi dico di fare caso alla punta della scarpa! Una delle due scarpe ha una punta smussata,  come per un abrasione netta! Lei non capisce che è un dato rilevante? Non crede che si possa collegare la decesso? Sul serio , mi ascolti!”. L’uomo lo guarda assorto e annuisce sbadigliando, nemmeno lui sapeva ascoltare. 
In quel momento si sente un braccio sulla spalla: Mycroft lo stava guardando con espressione severa. Con un tono controllato e colmo di diplomazia,che è una delle sue caratteristiche più appezzate , si scusa con l’agente, mantenendo comunque un timbro fermo e deciso convincendolo subito a lasciarli andare senza alcune noie . Prende sotto braccio il fratello portandolo con se non senza prima girarsi di scatto, quasi per un solo secondo a guardare con un bagliore di curiosità quel macabro spettacolo pensando che ancora una volta la responsabilità aveva vinto sulla voglia di volare. 
Guarda suo fratello con tenerezza, e quasi con un senso di complicità gli chiede ridendo 
“ma cosa diamine ti è saltato in mente?”
“devo pensarci Mycroft, non so ancora cosa …” risponde lui mentre la sua fronte si distende in un espressione di lieto stupore per l’interesse dell’altro. 
“Oh, mi scusi signore, mi dispiace davvero tanto.” Un ragazzo alto e esile, con i capelli scuri ha urtato  per sbaglio Mycroft. Sembra avere circa la sua stessa età e con un tono affettato cerca di scusarsi. Intanto  Sherlock esamina il suo volto : un paio di occhi marrone scuro stretti in uno sguardo tagliente sembrano penetrargli l’anima, si sente rabbrividire.
“James, vieni! Faremo tardi alla conferenza!” dice con impazienza una voce di donna.  
Sherlock mantiene le sue pupille fisse in quelle dell’altro con un aria di sospetto e sfida, fino a quando quello non si volta per raggiungere la sua compagna. 
E così il giovane James Moriarty si avvia per la sua strada. 
  
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