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Autore: Fiery    01/05/2012    5 recensioni
[Matt/Rebekah - post 3x20]
«Quindi sono l’unico che ci tieni a salutare, a Mystic Falls.»
«Sei l’unico che non mi tratta come un mostro
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Donovan, Rebekah, Mikaelson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi/Pairing(s): Matt Donovan/Rebekah Mikaelson.

Timeline: post 3x20, ambientata la mattina dopo il ballo.

Warnings: minuscoli spoiler, fluff.

Note: era un secolo che volevo scrivere di Matt e Rebekah, che mi hanno colpito molto di più di tante altre coppie nate nel corso della terza stagione (ok non sono davvero una coppia, ma lasciatemi sognare, no?). E avevo promesso a Lizzie_Siddal che le avrei scritto qualcosa prima o poi su questi due. E a Shari Aruna che avrei pubblicato entro 24 ore. :D

Disclaimer: i personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono, purtroppo. D:

 

 

 

 

Shall we dance?

 

 

 

Matt entrò nella palestra della scuola, sorreggendo una scatola piena di festoni; una parte del comitato del ballo si stava occupando di sistemare la palestra dopo il ballo. Avrebbe potuto stare a casa o andare a lavoro piuttosto, dopo tutto ciò che era successo la sera prima, eppure la voglia di non stare seduto ad aspettare o pensare troppo l’avevano portato ad unirsi a loro quella mattina.

Sbatté le palpebre, nel trovare Rebekah in piedi al centro della palestra, immobile.

«Rebekah, che fine hai fatto ieri sera?»

La vampira si girò lentamente verso di lui, squadrandolo da capo a piedi.

«A quanto pare i balli scolastici non fanno per me.» disse solo, tornando poi a rivolgere lo sguardo verso la gente che stava togliendo in tutta fretta le decorazioni della festa che lei aveva proposto e che lei aveva organizzato. L’ennesimo ballo scolastico a cui non aveva potuto partecipare, per forza di cose. Stava iniziando a farci l’abitudine.

Matt sospirò, appoggiando lo scatolone a terra, «Ha fatto schifo, credimi.»

«Non sono neanche arrivata ad indossare il vestito, questa volta.» lo ignorò lei, con tono sarcastico, «Almeno l’altra volta, prima che Elena mi pugnalasse letteralmente alle spalle, avevo fatto in tempo a prepararmi.» scosse la testa, sospirando pesantemente, «Comunque non sono qui per questo, sono venuta a salutarti.»

«Salutarmi?» ripeté confuso.

Rebekah incrociò le braccia al petto e si girò verso di lui, «Io e Nik ce ne andiamo, ci togliamo dai piedi per la vostra gioia.» esibì un sorriso ironico, che fece sospirare e sorridere rassegnato il ragazzo. Prima di potersene rendere conto, Matt si era già avvicinato a lei. La vide alzare un sopracciglio scettica, quando le porse una mano.

«Balliamo?»

Rebekah fu quasi tentata di scoppiargli a ridere in faccia, «Fai sul serio?» lui non rispose, si limitò a fissarla in maniera abbastanza eloquente, così la ragazza roteò gli occhi azzurri esasperata, «Non ho tempo per queste scioc-»

«Per favore.» la interruppe Matt.

Lo fissò un attimo, indecisa: il sorriso di Matt era capace di disarmarla completamente, così tanto che strinse la sua mano quasi spinta da una volontà superiore e si lasciò cingere la vita con un braccio.

«Non c’è neanche la musica.» borbottò Rebekah, accorgendosi degli sguardi dei presenti puntati su di loro; non le importò, non le era mai importato il modo in cui la guardava la gente.

«Non importa.» replicò Matt, muovendosi lentamente sul posto.

Rebekah lo guardò negli occhi, sospettosa, «Perché stiamo ballando in una palestra piena di stelle di carta e senza musica, oltretutto?» chiese d’un fiato.

«Perché sei venuta a salutarmi.»

«Ti prego, dimmi che non ti hanno dato un colpo in testa stanotte.» disse Rebekah sinceramente preoccupata per lui.

Matt le fece fare un giro su sé stessa, prima di riaccoglierla tra le sue braccia e sorriderle, «Hai salutato qualcun altro?»

«Oh, volevo salutare Caroline, ma sai… non l’ho trovata a casa. Un vero peccato!» ribatté sarcastica.

«Quindi sono l’unico che ci tieni a salutare, a Mystic Falls.»

«Sei l’unico che non mi tratta come un mostro.» disse senza pensarci.

Matt rimase in silenzio, permettendole in quel modo di distogliere lo sguardo e appoggiare la guancia contro la sua spalla. Chiuse gli occhi d’istinto, cercando di immaginare la palestra piena di studenti e loro due vestiti con tipici abiti anni ’20. Cercò di immaginare anche la musica, ogni minimo dettaglio che potesse aiutarla a provare un minimo di quell’emozione da ballo scolastico. Ogni minimo dettaglio di quella vita che non aveva mai avuto.

«Ci riesci?» domandò all’improvviso Matt.

Rebekah riaprì gli occhi, confusa, «A fare cosa?»

«Ad immaginare la vita che potresti avere.»

Alzò il viso, presa alla sprovvista da quella risposta, «Non servirebbe a niente.» mormorò scrutandolo confusa, «Non avrò mai quella vita.»

Matt annuì lentamente, rimanendo nuovamente in silenzio. Rebekah non puntò altrove lo sguardo, continuò ad osservarlo ancora qualche secondo, prima che un sorriso le spuntasse sulle labbra.

«Dovresti essere contento, la smetto di girarti intorno.»

Lui aggrottò le sopracciglia divertito, «Ho come l’impressione che non avresti smesso fino a quando non avresti lasciato la città.»

Rebekah scrollò le spalle, «Sono testarda.»

«E anche un po’ capricciosa.» aggiunse Matt, incontrando subito dopo lo sguardo offeso della vampira, «Non uccidermi.» le sussurrò, facendola scoppiare a ridere.

«È ora che vada.»

Si fermarono entrambi dal ballare, guardandosi intorno un attimo prima che Matt indicasse l’uscita della palestra con una mano, «Hai intenzione di fare un’uscita ad effetto? Tipo… sparire davanti ai miei occhi?»

«No, niente di simile.» negò lei ridendo.

Matt annuì, sorridendole, «Allora… buona fortuna.»

«Anche a te…» ricambiò Rebekah e senza pensarci due volte avvicinò le labbra a quelle di Matt, che sgranò gli occhi sorpreso. Quando la ragazza si staccò, un sorriso pieno di soddisfazione le illuminò il viso, «Grazie per avermi accompagnata al ballo.»

Matt non fece in tempo a rispondere che Rebekah si era già incamminata di corsa fuori dalla palestra. Rimase fermo, confuso e sorpreso, prima di scoppiare a ridere e portarsi una mano alla nuca imbarazzato: nonostante tutto, non riuscì a fare a meno di pensare che un po’ gli sarebbe mancata.

  
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