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Autore: None to Blame    01/05/2012    7 recensioni
Sherlock Holmes si annoia.
John gli propone una rilassante passeggiata, ma il geniale consulente investigativo ha un'idea più stimolante..
« Oh, la gente parlerebbe per mesi di quello che stiamo facendo. »
« Stiamo solo ballando. »

[Non ho idea di cosa mi sia preso. Perché diamine ho scritto una storia come questa? ]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Lestrade , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«  HO BISOGNO DI UN CASO!  »

Era una tiritera fin troppo ascoltata nell’appartamento di Baker Street.

«  Sherlock, ti sei occupato di un serial killer fino a ieri sera!  »

«  Sono passate ventuno ore e diciotto minuti dalla risoluzione. Ho bisogno di altro. Nuovo caso, nuovi stimoli, nuovo lavoro..  »

Si aggirava nervoso e potenzialmente pericoloso come un leone in una gabbia troppo stretta. John fece per parlare, rinunciando non appena lo vide saltellare sul divano, come un ragazzino sovraeccitato.

Sospirò pesantemente ed accese il televisore. Premeva i pulsanti del telecomando senza prestare davvero attenzione alle scene che gli sfilavano davanti agli occhi. Interruppe lo zapping solo quando udì uno sgradevole rumore di ceramica infranta.

Sherlock aveva afferrato un piatto e l’aveva lanciato contro la parete, dove si era fracassato.

John si alzò di scatto e prontamente bloccò ogni tentativo del coinquilino di afferrare un’altra povera stoviglia il cui destino era quello di sbriciolarsi a causa della noia di Sherlock Holmes.

«  Perché non andiamo a fare una passeggiata? È una bella giornata..  »

La voce del dottore si spense. L’altro non lo stava ascoltando. Osservava rapito le immagini provenienti dallo schermo del televisore. Al momento, stavano trasmettendo un programma di ballo da sala.

«  Ehm.. Sherlock?  »

«  Sai ballare, John?  »

Il dottore rimase interdetto. Seguì lo sguardo dell’investigatore e si ritrovò a guardare due figurine in abito da sera ( la donna – pensò John – era incredibilmente attraente ) che svolazzavano in una sala elegante.

«  Non molto bene, a dir la verità. Solo un po’ di valzer.  »

«  Vada per il valzer, allora.  »

Sherlock strinse a sé il coinquilino, prendendogli la mano nella sua e poggiando con grazia l’altra sul suo fianco.

John fissò perplesso i loro palmi giunti, facendo scivolare lo sguardo sull'espressione divertita del suo amico.

«  Sherlock, non stai facendo sul serio, vero?  »

Per tutta risposta, l’altro portò in avanti il piede destro.

John ebbe l’impressione di vivere un incubo.

«  Oh, la gente parlerebbe per mesi di quello che stiamo facendo.  »

«  Stiamo solo ballando.  »

«  Perché devo fare la parte della donna?  »

«  Sei più basso di me.  »

«  Metà della popolazione londinese è più bassa di te.  »

Impacciati, goffi e irresistibilmente lenti, i due vorticavano dentro l’appartamento.
Sembrava che Sherlock conoscesse la teoria, ma non avesse mai avuto l’occasione di applicarla praticamente.
John, dal canto suo, aveva ballato il valzer poche volte e – decisamente – sempre come dirigente, mai come diretto.

Sherlock, sorridente e col mento sollevato, sovrastava John, imbarazzato, che focalizzava lo sguardo sul pavimento – più generalmente, su qualunque cosa che non fosse il viso dell’amico.

All’inizio, più volte i piedi si erano incrociati, calpestati ed intralciati. Man mano, nella loro estenuante lentezza, una certa sincronia, una specie di coordinazione aveva iniziato a guidarli.

Sembravano quasi armonici.

La musica della televisione si insinuava debolmente tra i loro imperfetti movimenti, sussurrando alle loro gambe qualche suggerimento – che veniva irrimediabilmente frainteso.

Nessuno dei due ricordava di aver lasciato la porta aperta.

E nessuno dei due si accorse di Lestrade, immobile sulla soglia, testimone stupito di quella scena.

Solo quando Sherlock decise di far provare a John una giravolta più intensa il dottore si accorse della presenza dell’ispettore.

Trattenne il respiro e spinse via l’amico.

«  Non è come sembra! Noi stavamo..  »

Lestrade concluse la frase.

«  Ballando. Spiacente di interrompervi.  »

«  No! Non hai interrotto assolutamente..  »

«  Lestrade, qualche novità interessante? »

John lanciò una veloce occhiata a Sherlock. Non sembrava minimamente scomposto, infastidito o toccato, com’era giusto che fosse. Mentre lui si sentiva tremendamente a disagio, com’era altrettanto giusto che fosse.

Sollevò la mano sinistra, fissandola senza attenzione mentre l’ispettore illustrava il caso.
Non si chiese perché lo definisse “giusto”.

Sentiva che era lui a dover portare il peso di quelle emozioni – le debolezze – che Sherlock non poteva permettersi.

Lo sentiva, lo sapeva.

Come sapeva che, con quel ballo, aveva scoperto che il giusto compito della propria mano era di intrecciarsi alla quella di Sherlock.













NdA

Cribbio, non è da me scrivere cose così melense. Bleah, questo è miele puro. 
Non so cosa mi sia preso. Mi piaceva l'idea di Sherlock e John che ballavano il valzer perciò.. eccola qui!

Accetto critiche costruttive e distruttive!
   
 
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