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Autore: Infected Heart    01/05/2012    6 recensioni
Dopo il concerto al Mediolanum Forum di Milano (25-04-2012), mi è venuta l'ispirazione per questa fanfiction. Il protagonista maschile è Tuomas, e premetto che non intendo in nessun modo pretendere di sapere o interpretare per certo ciò che lui ha provato o prova. Le sue canzoni mi ispirano e fanno da sottofondo, a questa FF, e alla mia vita. Tutto qui. Inoltre, essendo io una pianista e una pseudo-cantautrice, ho preso anche un pò spunto dalla mia vita reale. Per inventare questa FF ho messo un pò dei miei sogni e della mia fantasia. Grazie di cuore a chi la leggerà.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il bar semideserto, le luci soffuse. Io sistemo gli spartiti sul leggio del pianoforte, anche se so che sono solamente un’incoraggiante sicurezza, a cui puntualmente non baderò. Mi siedo, prendo un respiro, e inizio a suonare, mentre le persone parlano tra di loro del più e del meno. Entro nel mio mondo ovattato, facendo loro da sottofondo, e sfioro i tasti del pianoforte, modificando la melodia a seconda di quello che mi suggerisce l’umore della serata. Finisco di suonare, ormai il piccolo locale è vuoto, e a me e Benny, il barista, rimane solo da fare la chiusura. Lui mi sorride, benevolo, mentre ripone gli ultimi bicchieri lavati nella credenza. – Dai, non suoni ancora un po’?- mi chiede. Più che per i suoi clienti, mi aveva assunta per se stesso. Si era offerto di pagarmi il poco che poteva, ma io avevo insistito, e nonostante le sue lamentele, continuo a suonare gratis e volentieri per questo adorabile anziano e la sua clientela. Che male c’è a fare del bene alle persone grazie alla musica? – Scusa, Ben, sai che resterei volentieri altri dieci minuti, ma domani ho lezione all’università ad un orario improponibile. Ci vediamo venerdì. – gli dico, sorridendo. Mi fa sempre tanta tenerezza. Copro il pianoforte con la solita stoffa rossa ormai vecchissima, prendo la borsa insieme al mio giubbotto di pelle, ed esco. Ben mi saluta con l’abituale e paterno bacio sulla fronte, e io mi addentro nella notte, verso la mia macchina. Apro la borsa, e alla luce fioca dell’unico lampione della via, tento di cercare le chiavi dell'auto. – Ehi – sento una voce, seguita da un colpo di tosse. Sono sicura che si riferisca a me, visto che sono la sola anima presente, al momento. Essendo una persona piuttosto diffidente, e soprattutto una donna sola a quell’ora di notte, ignoro palesemente il tizio che sta cercando di attirare la mia attenzione. E’ maleducazione, probabilmente, ma la prudenza, o l’istinto di sopravvivenza, se così si può chiamare, è più forte di me. Un altro colpo di tosse. Infine mi giro, spazientita, e incrocio due occhi azzurri. Gli occhi di un lupo.
  
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