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Autore: randomnessUnicorn    02/05/2012    2 recensioni
"Bielorussia e Corea erano appostati dietro ad un cespuglio e stavano spiando i rispettivi fratelli. In realtà si erano ritrovati lì per sbaglio: Natalia stava pedinando Russia, che era andato a casa di Cina per chiedergli di diventare un tutt’uno con lui, mentre il coreano era andato a trovare il fratellino cinese."
{COPPIA: Corea del Sud x Bielorussia}
Fiction dedicata alla mia amica Ele-San C:
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Corea del Sud/Im Yong Soo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA NORMALE GIORNATA DI STALKING
 Un' intrusione violenta e movimentata!
 
 
Bielorussia e Corea erano appostati dietro ad un cespuglio e stavano spiando i rispettivi fratelli. In realtà si erano ritrovati lì per sbaglio: Natalia stava pedinando Russia, che era andato a casa di Cina per chiedergli di diventare un tutt’uno con lui, mentre il coreano era andato a trovare il fratellino cinese. Entrambi erano ossessionati in modo bizzarro dai fratelli, questo fatto li accomunava.
 
«Non capisco cosa ci trovi in quel russo. Io sono mille volte meglio, da ze» Disse Corea, sorridendo e facendo l’occhiolino alla bielorussa. Stranamente con lui il suo sguardo di ghiaccio non funzionava. 
«Nyet!» Disse Natalia con voce secca e dura.» Complicata la tipa, eh!?- Pensò Corea tra sé e sé, roteando gli occhi.
«Ma dimmi: perché quel russo deve importunare sempre mio fratello? Solo io posso infastidirlo, da ze!» Dichiarò, fissando male Ivan dal cespuglio, e notò che il cinese si sentiva a disagio: questo fatto disturbava molto Corea.
«È tuo fratello a importunare Brat. Russia sa che non deve allontanarsi da me… eppure continua a farlo.» Ringhiò la ragazza con tono arrabbiato. Fissava con disprezzo il cinese quasi volesse farlo esplodere con lo sguardo.
«Hey! Non fissare così mio fratello! Me lo consumi.» Disse Corea sbuffando. Doveva trovare un modo per cacciare via quel russo e liberare Cina.
«Tze… ma chi lo vuole… io voglio solo Brat.» Ribadì Natalia, guardando il coreano col solito sguardo gelido, ma lui sembrava non farci molto caso. Essendo una ragazza carina, Corea poté perdonare il suo inadeguato atteggiamento glaciale.

«Potremmo collaborare per riprenderci i nostri fratelli, che ne dici?» Disse Corea.
Entrambi desideravano la stessa cosa, quindi ci avrebbe guadagnato pure Natalia. Il carattere di Natalia però non le permetteva di essere fiduciosa nei confronti degli altri, infatti ringhiò sospettosa in risposta.
«Uhm? Che intendi?» Abbaiò la bielorussa, alzando il sopracciglio.      
«Potremmo autoinvitarci alla loro festa…. E poi beh… prenderli a forza e portarceli a casa con noi. Sì!» Decise Corea, convintissimo, annuendo con la testa. Anche se forse non era poi così sicuro di quel piano del last minute.
«… per me la cosa importante è prendere Russia, il modo non importa. Qualsiasi cosa per il Brat!» Disse lei, socchiudendo gli occhi verso la finestra che in quel momento si chiuse. Evidentemente i due dentro la casa avevano capito di essere osservati. Quindi bisognava agire in fretta, prima che i fratelli scappassero dalle grinfie di Bielorussia e Corea.

«Sbrighiamoci, altrimenti fuggiranno.» La informò Corea, alzandosi in piedi. Per sembrare più coinvolto e aitante iniziò a muoversi come un agente segreto, mettendo le mani a mo’ di pistola. La ragazza accanto a lui rimase con la stessa espressione, sospirando leggermente all’idiozia che stava vedendo. Gli uomini, quanto potevano essere sciocchi e infantili? – Pensò.
 Con passo svelto si diresse subito davanti alla porta, mentre il coreano perdeva tempo facendo quelle mosse inutili. La ragazza continuava a fissarlo con aria interrogativa e, stancandosi di aspettare, lo guardò trucemente. Impaurito, finalmente, il ragazzo arrivò e si mise accanto a lei.

«Bene, ora possiamo entrare.» Corea mise le mani a pugni mentre parlava con enfasi, e forse con voce un po’ troppo alta. Ma nemmeno ebbe il tempo di guardare l’albina che vide la porta completamente smembrata. In una frazione di secondo volarono schegge e la porta si divise in due. Infatti Natalia l’aveva aperta prendendola a calci, senza un minimo di delicatezza, ovviamente. Il coreano rimase interdetto per un istante. Gli scivolò una goccia di sudore sulla fronte, ed inghiottì nervosamente un cumulo di saliva.
  
«FRATELLO!» Urlò Bielorussia con voce forte e severa, sbattendo un piede per terra appena entrò nell’atrio. Serrò i pugni e, senza badare al ragazzo dietro di lei, iniziò a perlustrare la stanza. Riusciva a percepire l’odore del russo, ma alla fine si rese conto che il fratello non si trovava in quella sala, e nemmeno in quel piano.
«Ehm… che succede?» Disse Corea con voce sorda e leggermente insicura. Le sue lunghe maniche gli coprivano le mani, che teneva giunte sul petto. Con passo lento seguì la bielorussa, e sembrava aver perso la sicurezza che prima vantava.
 
Russia e Cina sembravano essere scomparsi nel nulla, non avevano lasciato alcuna traccia nel soggiorno, e nemmeno nelle altre stanze.
Nel mentre Russia, che iniziava a tremare senza nessun motivo apparente, iniziò a preoccuparsi. Provava la stessa sensazione che solitamente aveva quando stava con Natalia, cioè una sensazione spiacevole e spaventosa, che conosceva molto bene. Anche Cina aveva avuto una sensazione simile che lo straniva, anche se non era spaventosa. Quindi i due decisero di scappare.
I ragazzi spaventati erano saliti al piano superiore, dove c’era un’uscita di sicurezza, che Cina usava per le occasioni “particolari” come questa. Somigliavano ad una sorta di scale antincendio, visto che la sua casa aveva solo l’entrata principale, l’unica via d’uscita erano quelle scale.
 
Nel frattempo Corea e Bielorussia erano arrivati al secondo piano. La ragazza riusciva a percepire l’odore del fratello. Agli occhi di Corea, Natalia sembrava un pericoloso ed adorabile segugio.
 
«Hey, sta un po’ calma!  Secondo me stai facendo troppo chiasso. Poi entrare in quel modo brusco non mi è sembrata una buona idea.» Disse il coreano, rimproverandola, e mettendosi la mano dietro la nuca. In fin dei conti aveva ragione, non era molto professionale per una spia essere entrata in un modo così rumoroso e frettoloso. Già, Corea la stava prendendo come un gioco, era entrato completamente nella parte da agente segreto, ma non voleva certo mettere in discussione i metodi avventati di Natalia, e farsi conficcare un coltello nello stomaco.

«E come saresti entrato tu?» Sbottò lei, girandosi di scatto verso di lui con sguardo gelido e torvo.
«Ehm… so che Cina nasconde le chiavi di riserva sotto lo zerbino…» Una goccia di sudore gli attraversò nuovamente la fronte mentre passava una palla di fieno. Il ragazzo fece una risata smorzata perché in fondo la scena era divertente.
«Ah… e perché prima non hai detto niente?» Bielorussia si sentì un po’ stupida, anche se continuava a mantenere l’espressione severa e cupa.
«Beh… non mi hai dato tempo di parlare che già avevi distrutto la porta.» Corea iniziò a parlare gesticolando nervosamente, con un’espressione buffa. Il suo ciuffo a forma di faccina, invece, sembrava essere arrabbiato.
«Quelli sono comunque i miei metodi!» Disse lei girando di scatto la testa verso il vuoto. Strinse i pugni, che tremavano dalla rabbia.
«Ah, capisco… si spiegano molte cose allora». Corea pensò ad alta voce, alzando le spalle.
«Quali cose?»  Rispose l’altra, nella sua voce poteva trasmarire dell'ira. Cosa avrà voluto dire con “molte cose”?
«No, no, niente… poi ora dovremmo preoccuparci solo dei nostri fratelli, no?« Disse Corea, agitando le braccia. Poi fece un profondo respiro e rifletté sulla situazione.
Sicuramente ormai Russia e Cina erano lontani. Anche un sordo avrebbe sentito il frastuono della porta rotta o il rumore di passi sul pavimento. Cosa fare ora? Corea si trovava in quella casa enorme e vuota, con una ragazza, che in fin dei conti considerava carina, molto carina. Lei però sembrava interessata solo al fratello, che pareva fregarsene di lei. Quindi Corea doveva trovare uno stratagemma per avvicinarla, e sopravvivere allo stesso tempo... magari si sarebbero pure divertiti. 




 
   
 
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