Per la Kurtofsky Week
4th day – Cartoon/anime crossovers
Premessa: Okay,
sinceramente voglio avvertirvi, perché non so quanti di voi conoscono “Ouran Host Club” (l’anime con cui
ho fatto questo crossover) e voglio dirvi che c’è veramente poco da sapere in
proposito. Il contesto si spiega da solo, ma nel caso non si spiegasse, vi
basterebbe cercare la trama dell’anime su wikipedia. Ma
ve l’assicuro, non è fondamentale che conosciate l’anime.
È uno dei miei preferiti ed è la cosa più demenziale che esista, soprattutto
perché ho passato i pomeriggi a riderci appresso – e sì, sto facendo pubblicità
occulta, ma neanche tanto occulta. However, gran
parte dei dialoghi della fanfiction sono presi
proprio dall’inizio del primo episodio e magari ve lo linko pure così potete
confrontare: cliccate su demenzialità.
Per concludere, penso di dovervi dire che è davvero una sciocchezza questa fic, ma non potevo presentarmi a mani vuote e quindi, boh
niente, buona lettura e grazie per le recensioni che mi avete lasciato / mi
lascerete.
Un
abbraccio. ♥
Vale
~
Welcome to Host Club
Kurt Hummel si avvicinò alla porta socchiusa dell’ennesima sala
lettura, quel pomeriggio, e vi sbirciò all’interno, alquanto riluttante
all’idea di riuscire nel suo intento. Neanche diede uno sguardo dentro che già
sbuffò avvilito. Era già la quarta che trovava completamente occupata, non era
riuscito a scorgere nemmeno un piccolo angolino su un tavolo, che gli
permettesse di accomodarsi e studiare in pace. Oltretutto sembrava che tutti i
ragazzi stessero lì soltanto per fare conversazione. Pareva, più che altro, un
luogo di incontro, non un’aula studio, e questo, se possibile, gli fece saltare
i nervi ancora di più.
Era
passata mezz’ora e il suo istinto gli diceva di arrendersi e di andare a
prendere una boccata d’aria fuori dall’accademia per smaltire quella tensione,
ma ciò non era affatto concepibile. Lui non poteva permettersi di arrivare
impreparato al compito di matematica del giorno dopo. Lui non era come gli
altri studenti. Lui si era guadagnato il posto in quella scuola grazie a una
borsa di studio, divorando libri su libri per esserne all’altezza, a differenza
loro, ai quali era bastato sborsare quattrini. Ma anche se avesse potuto
permettersi la retta di quel prestigioso istituto, di certo non avrebbe avuto
il coraggio di vivere nell’ignoranza. Non che insinuasse che gli altri studenti
ci convivessero, con l’ignoranza, solo che, al contrario di loro, la sua
coscienza gli impediva di non preoccuparsi della sua media scolastica.
Mentre
era alle prese con quelle elucubrazioni e, al contempo, con la voglia di
andarsi a coricare sul prato sotto i raggi del sole, giunse all’aula di musica
numero 3 e pensò che forse, data l’assenza del consueto chiacchiericcio degli
studenti, quella doveva essere perlomeno poco affollata.
‹‹Benvenuta››
Ma
dopo aver aperto la porta, ciò che trovò fu l’Host Club.
‹‹L’accademia
privata Ouran è conosciuta, uno, per il prestigio e,
due, per la ricchezza. Le persone ricche hanno molto tempo a disposizione
perciò, nell’Host Club dell’Ouran, alcuni
gentiluomini dedicano il loro tempo, offrendo compagnia a delle adorabili
fanciulle e traendo profitto da loro. Questo è il gioco elegante e unico di
questa scuola di ricchi››.
‹‹Ho-Ho-Ho-Host
Club?!›› balbettò Kurt, col viso completamente rosso.
E
chi avrebbe potuto biasimarlo? Davanti a sé aveva i ragazzi più belli di tutta
l’accademia Ouran. Non vi era ragazza che non
sospirasse al loro passaggio o che si astenesse dal frequentare quello strambo
Club, e Kurt, ora, ne capiva il motivo.
‹‹Cosa?
È un ragazzo?›› dissero all’unisono due gemelli dai capelli rossi.
‹‹Hikaru, Kaoru, voi due siete
nella stessa classe del nostro ospite, giusto?›› domandò loro un ragazzo moro
con gli occhiali.
‹‹Sì,
ma questa persona non sta mai con nessuno, quindi non lo conosciamo affatto››
risposero Hikaru e Kaoru,
continuando a pronunciare le parole all’unisono.
Kurt
si ricordava di loro, erano davvero in classe con lui. E sì, lui non era un
tipo che aveva molte amicizie, ma non era mica colpa sua!
Mise
il broncio per quell’affermazione e fu tentato dal fare dietro front ed andarsene
via, se non che il ragazzo con gli occhiali rimproverò i gemelli dicendo: ‹‹Questa
non è gentilezza›› e poi proseguì, col sorriso più affascinante che Kurt avesse
mai visto, ‹‹Benvenuto all’Host Club dell’Ouran,
studente con borsa di studio››.
Kurt
aggrottò le sopracciglia e quasi stava per chiedere loro come facessero a
sapere della sua borsa di studio, ma qualcosa gli disse che i gemelli dovevano
aver divulgato la notizia e dunque tacque, tuttavia non si risparmiò di
mostrare un’espressione basita al database immaginario che avevano di lui.
‹‹Ad
ogni modo›› borbottò quello che pareva il presidente di quel Club strampalato,
un ragazzo alto, dai capelli biondi e i bellissimi occhi blu, portandosi una
mano sul mento, ‹‹Non mi sarei mai aspettato che il famoso topo di biblioteca
dell’Ouran fosse gay››.
Kurt
sobbalzò a quella frase e il suo imbarazzo divenne un po’ più evidente sulle
sue gote. E questo come l’avevano scoperto?
Il
biondo, che Kurt era quasi certo si chiamasse Tamaki,
si passò una mano tra i capelli, con fare avvenente e mantenendo un sorriso
impeccabile e smagliante.
‹‹Comunque,
qual è il tipo che preferisci?›› gli domandò, puntando l’indice su un membro
del club per volta, ‹‹Il tipo tenebroso, il tipo tenero, il tipo vivace, il
tipo affascinante?››.
Kurt
indietreggiò. Non poteva esporsi così tanto, non in un posto che pareva
pubblico e che veniva frequentato dall’intera categoria femminile della scuola.
‹‹N-no!››
farfugliò impacciato, ‹‹Io stavo solo cercando un posto dove studiare
tranquillamente››.
Ma
per tutta risposta, Tamaki si avvicinò a lui, con
quello sguardo spudoratamente illegale, e gli sollevò il viso, facendo
scivolare una mano sotto il suo mento.
‹‹Oppure…
Vuoi provare me? Vuoi?›› concluse quello, quasi teatralmente, e a Kurt sarebbe
tanto piaciuto lasciarsi andare alle moine di quel giovane bellissimo, se non
che una mano gli afferrò il polso e lo tirò via dalla mira di Tamaki.
Kurt
si riscosse da quella sorta di magia e spostò lo sguardo sul suo salvatore.
David
Karofsky stava lanciando al ragazzo biondo fulmini e
saette con gli occhi, con un’insegna al neon al seguito, che recitava
palesemente “gelosia”.
‹‹E
se invece tu provassi la mia Furia?!››
ringhiò Dave, puntando il suo destro in direzione di Tamaki e sospingendo Kurt dietro di sé, con l’intenzione di
proteggerlo da quei bigotti e dal potenziale fascino che – lo ammetteva –
irradiavano.
Il
presidente dell’Host Club alzò le mani sopra la testa e il suo sorriso si
allargò.
E
mentre Dave si allontanava, trascinandosi dietro
Kurt, lo sentì sussurrare: ‹‹Figurati, è tutto
tuo››.
Quando
furono fuori e Dave ebbe chiuso con un tonfo la porta
dell’aula di musica, una smorfia infastidita sul volto di Kurt gli impedì di
continuare ad ignorarlo.
Sbuffò,
mentre le guance gli si spruzzavano leggermente di rosa, e poi sbottò, con fare
scontroso: ‹‹Che c’è?››.
L’altro
strappò la mano dalla sua presa ed incrociò le braccia al petto.
‹‹Dovevi
per forza minacciarlo in quel modo?›› gli chiese, inchiodando il suo sguardo,
colmo di rimprovero, sul viso di Dave.
Quest’ultimo
si grattò la testa, mentre il suo broncio si acuiva maggiormente.
‹‹Ti
stava corteggiando›› si difese, iniziando a tormentarsi le mani, ‹‹E tu mi
sembravi fin troppo coinvolto›› aggiunse subito dopo e lo sguardo ferito, che
mostrò in quel momento, fece venire una stretta allo stomaco a Kurt.
‹‹Oh,
Dave›› sussurrò mortificato il ragazzo dagli occhi
azzurri, accostandosi a Dave e prendendogli il volto
tra le mani, ‹‹Sei molto meglio tu, di quei tipi alti, slanciati, eleganti,
ammalianti e…››.
‹‹Puoi
evitare questa parte e passare direttamente al bacio? Mi sto deprimendo›› si
lamentò Dave, al che Kurt fece di tutto per trattenersi
dal ghignare. Si limitò a sorridere e a lasciarsi prendere dalla tenerezza che
gli stava facendo il suo ragazzo.
Gli
avvolse le braccia intorno al collo, avvicinandolo a sé, e poi gli soffiò sulle
labbra, a mezza voce: ‹‹Come preferisci››, baciandolo dolcemente, mentre Dave lo stringeva a sua volta.
Fine.