Fifteen Days.
Chapter 1: Goodbye to Romance
La valigia era aperta sul letto.
Roxanne di spalle, ferma davanti all’armadio
aperto, praticamente immobile.
Gli aveva fatto una domanda a cui
non era riuscito a rispondere. A dire il vero, per tutto il pomeriggio non era
riuscito a trovare nulla da dire. Nulla di intelligente
da dire.
Il che gettava una luce surreale
su tutta la vicenda. Lui che non riusciva a trovare le parole. Con Roxanne, la sua Roxanne.
La valigia sul letto era quasi
del tutto piena.
Megamind deglutì, chiudendo gli
occhi verdi. I giorni che portavano alla valigia sul letto erano stati un
nebuloso conto alla rovescia. Giorni in cui avrebbe dovuto essere li, con lei.
Ed invece aveva dovuto correre da
una parte all’altra, passando da una sventata rapina alla Metro City Central Bank ad un fallito
contrabbando di materiale tossico al Metro City Harbour.
A volte odiava davvero tutto
questo.
Metrocity e la sua maledetta
mancanza di fantasia che dava il proprio nome a tutti gli angoli e le attività
della città.
I giorni e le notti gli erano
scivolati tra le dita.
Ed ora si ritrovava con Roxanne che gli dava le spalle, davanti all’armadio della
camera, con una valigia semipiena aperta sul letto.
Che incalzava la stessa domanda:
“Il vestito color cipria o quello
verde?” Domandò nuovamente, girandosi e guardandolo con quegli occhioni azzurri che lui non avrebbe mai smesso di
ammirare.
E che sarebbero stati ben presto
lontani da lui.
Per quindici.
Lunghissimi.
Giorni.
“… Megs,
ti senti bene?”
Non riuscì a fare uscire che un
filo di voce. “Avrei bisogno di un bicchiere d’acqua, se non ti spiace.”
La ragazza lo fissò a bocca
aperta. “Ma certo, tesoro. Siediti, vado a prendertelo.” Aggiunse, una nota
preoccupata nella voce, mentre lo guidava a sedersi sul bordo del letto per poi
scomparire in cucina.
Megamind sospirò, accarezzando il
copriletto lavanda.
Quanto avevano condiviso in quel
letto! Quanti momenti speciali, quanta passione, quanto amore…
Su quel letto aveva stretto per
la prima volta la felicità tra le braccia. Ne aveva gustato il sapore, aveva
sentito i suoi sospiri e respirato il suo profumo.
Ed ora c’era quella maledetta
valigia sul letto.
Piena di camicette, pantaloni
eleganti, scarpe con il tacco (Quelle che non metteva nelle occasioni pubbliche
in cui compariva vicino a lui… per carineria nei suoi confronti), il beauty
del makeup con la nuova palette Naked della Urban Decay che utilizzava sempre
per truccarsi...
“Megs,
non credi di stare esagerando un pochino?”
Roxanne era comparsa sulla porta della camera, il
bicchiere di acqua fresca in mano e uno sguardo di assoluto compatimento
stampato sul volto. “Starò via solo un paio di settimane!”
“Quindici giorni non sono due settimane” protestò lui,
prendendo delicatamente il bicchiere d’acqua tra le mani della propria ragazza,
che si era seduta al suo fianco trattenendo a stento un sorriso. “Una settimana
è composta da sette giorni. Due settimane sono quattordici giorni. Questo
significa che quindici giorni non
sono due settimane. Anche Wayne riuscirebbe a fare
questo calcolo elementare.”
“E’ un viaggio di lavoro, non
vado a divertirmi!”
Megamind sorseggiò l’acqua. “Roxanne, Vai a Parigi.”
“Si, lo so. Città molto
romantica, ti garantisco che preferirei visitarla con te al mio fianco. Anzi,
non sai quanto sia dispiaciuta dal fatto che tu rimarrai qui in città mentre io
passeggerò per i champs elisee da
sola.”
“Ci sarà Mahax a farti compagnia. Come posso stare tranquillo?”
Roxanne sospirò. Davvero non riusciva a
farglielo entrare in quel gigantesco testone blu? “Max è sposato. Da 7 anni. E
ha un figlio, Leo, di 5anni. Ha passato un severo test psicoattitudinale e ha
un curriculum di tutto rispetto, essendo cameraman da 11 anni. E’ preparato, è
professionale e gli stai simpatico. Non puzza come Hal,
non ha una fissazione per me come Hal, non vive in
una topaia come Hal e non indossa T-shirts
stupide come Hal.”
“Anche lui è simpatico, mi hai detto.”
“Si. E’ simpatico. Diciamo che è
un piacere lavorare con lui. Questo dovrebbe essere un valore aggiunto, Megs, non un problema. Smettila di fare il geloso, per favore…!”
“Non sono geloso. E’ che starai
via per quindici giorni con un altro
uomo. E’ una cosa equivucah.”
“Si dice equivoca. E no, non lo
è.” Gli schioccò un bacio sulla guancia, facendogli perdere per un attimo il broncio
offeso che vestiva da tutto il pomeriggio. “E’ lavoro. Io non mi arrabbio perché salvi donne in pericolo.”
“Veramente hai versato addosso il
tuo caffè a quella modella svedese presa in ostaggio dai rapinatori, l’altro
giorno.”
“Ti ho già detto che il caffè mi
è scivolato di mano. E’stato un
incidente, non è colpa mia se lei era nella traiettoria del getto, così vicina
a te. Ti ricordo che per fare ammenda le ho pagato anche la tintoria. Di quel
meraviglioso Burberry taglia 38 che non mi entrava
neppure in un braccio.” Ricordò con leggera acidità. “Ma stavamo parlando d’altro,
no?”
Megamind sospirò. Di nuovo.
“Amore…
andiamo! Non voglio lasciarti con quel broncio chilometrico!”
“Non ho il broncio. E’ che…”Sospirò. Ancora. “E che mi mancherai. Tanto. Troppo.”
Un altro sospiro, ormai ci aveva preso gusto. “Da quando stiamo insieme, da
quando abbiamo passato la nostra prima notte insieme, non siamo mai stati
lontani per più di Cinquantadue ore e Ventisette minuti.”
“Non ci credo. Li hai
cronometrati?”
Lui fece spallucce. “E’ una cosa
che mi viene naturale, cronometrare i tempi tra un evento e l’altro. A volte è
un simpatico modo per passare il tempo, tipo quando sono in bagno e mi sono
dimenticato le riviste da leggere mentre…”
“Vai avanti, ti prego. Ci sono
dettagli della tua vita privata che non sono pronta a scoprire. Neppure essendo
una reporter petulante.”
“Dicevo, non siamo mai rimasti
lontani per più di Cinquantadue ore e Ventisette minuti. E anche quando non ci
vedevamo, eravamo comunque nella stessa città. Ci bastava un messaggino per
sentirci vicini… mentre ora… ora avremo fusi orari diversi… e te lavorerai quando io dormirò, se dormirò… visto che non credo di essere più abituato a dormire
senza di te.”
“Non preoccuparti, mi sono messa
d’accordo con Minion per ovviare a questo problema.” Disse, ripensando al
flacone di Valium che aveva rifilato a Minion quella mattina stessa istruendolo
sui dosaggi. Megamind era di natura iperattiva, quel suo gigantesco cervello
non staccava per giorni, se non aveva nulla che lo distraesse.
Minion le aveva confessato che
più di una volta aveva usato il Knock-Out Spray, per farlo riposare qualche ora
prima che collassasse. Il Valium poteva essere un’ottima alternativa. Tanto il
medico lo aveva sconsigliato a sua madre, quindi perché farlo scadere nel suo
armadietto dei medicinali quando poteva utilizzarlo per una giusta causa?
“Questi giorni mi sembreranno eterni senza di te. Lo so che sono solo quindici giorni, nulla in confronto
ad una vita intera ma…” Sospirò. E poi era Minion il
Melodrammatico? “...ma tu riempi le mie giornate, Miss Ritchi.
E le mie notti. Ripensandoci, riempi le mie notti un sacco. A volte quasi esageratamente.”
Il sopracciglio sinistro di Roxanne si alzò maliziosamente: “…io?”
“Si, lei Miss VieniSottoLeCoperteTiHoTenutoIlLettoCaldo”
Ridacchiò avvicinando il viso al suo. Le sfiorò gli occhi con le labbra, la
punta del naso, prima di scendere sulla bocca. “Tentatrice.” Sussurrò baciandola.
Roxanne non poté fare a meno di
sorridere contro il suo bacio. “Ho un’idea, Mr HoTantoFreddoAlleManiScaldamele.”
“Credo stiamo dividendo la stessa
idea, Lady MutandineDiPizzoBlù”
“Uhn,
no, non credo.” La fissò incuriosito. “La mia idea è questa. Io mi impegnerò a
trovarti un regalo per te, a Parigi. Qualcosa che ti stupisca. E tu… tu farai lo stesso con me. Hai tempo quindici giorni per farmi una sorpresa.
Qualcosa che da te non mi aspetto e che sfati il mito della tua prevedibilità.”
Megamind rimase piacevolmente
colpito. La guardò annuendo, le labbra schiuse in un mezzo sorriso. “Osi
sfidare Megamind? Ohhh…. Miss Ritchi…
non puoi immaginare cosa ho in serbo per te… la mia
mente superiore ha già visualizzato la sorpresa che troverai al tuo rientro…”
“No.” Puntalizzò
decisa Roxanne.
“No cosa?”
“Non il completino di Lady Gaga del video di Edge of Glory. Quello no.”
“Ma Roxanne…!”
“Megs….
Non indosserò mai, neppure privatamente, quel coso. E’ stretto, scomodo, pieno
di borchie”
“Che hai contro le borchie?”
“ Mi farebbe un sedere enorme e
mi appiattirebbe il seno. Decisamente no. Guai a te se lo prendi. Piuttosto te
lo faccio indossare a calci.”
“Guarda che non dico mica di no,
eh!”
“MEGAMIND!”
“Seriamente, Roxanne…
credo che mi donerebbe.”
Questa volta fu la ragazza a
sospirare. Pesantemente. Per due volte. Prima di decidere di cambiare argomento
e sbottonarsi lentamente la camicia.
Incredibile.
Sono riuscita a scrivere. Un capitolo. EHE, che credevate.
Vah che sono forte io.
Entro qui, invito a rivitalizzare il Fandom, scalcio
e strepito e poi mi occulto. Manco leggo e commento i lavori altrui.
Embè, potere dei
periodi lavorativi carichi. Di grazia che nel mio settore esistano ancora. Al
momento.
Anyway, spero di fare
bella figura e di riuscire ad aggiornare presto.
Vostra
sempre, comunque e dovunque,
EC.