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Autore: Phoenixstein    03/05/2012    7 recensioni
KURTOFSKY WEEK - DAY FIVE: College
Nel bel mezzo di un bacio appassionato, Kurt inarcò il sopracciglio, fermandosi. Il sottofondo musicale lo disturbava…
–Di nuovo quei tuoi tedesconi? – lo prese in giro, facendo leva su quella che per lui era una insana passione per i Rammstein – Non si sono ancora estinti…? E, per divina decenza, che diavolo è questa… cosa?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Dave/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kurtofsky Week. YAY!'
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Questa shot non ha molto senso ma mi sono divertita a scriverla x’D

Siccome sono una maniaca esaltata e fissata (con i cantanti/gruppi che amo), elemento chiave qui è la canzone “Pussy” (non vi linko il videoclip ufficiale perché… NO) dei miei amati Rammstein.

Ja, proprio loro! Quei tedesconi, ja ja!

Mi piace immaginare che Dave li ascolti, perché sono uno dei gruppi più GENIALI al mondo.

La canzone in realtà parla (anche) della prostituzione estera, ma…

…è facilmente fraintendibile.

Day Five - College

 

 

 

 

 

 

“Life’s too short…” BUT I can wait.

 

 

 

Kurt entrò nella stanza con passo strascicato per la stanchezza. La vita a New York era intensa, colorata, rumorosa. Era quello che aveva sempre cercato, lontano dal monotono squallore di Lima, ma forse non si era ancora abituato a dover fare i conti con il desiderio di tranquillità che a volte prendeva il sopravvento sulla sua parte mondana. Come se non bastasse l’orario prolungato delle lezioni, quel giorno il tram era così affollato che gli aveva fatto venire un cerchio alla testa…

Trovò Dave seduto alla scrivania, con lo sguardo fisso sul computer mentre chattava con Santana, e della musica che Kurt considerava parecchio rumorosa usciva dalle casse. C’era odore di casa, lì dentro, e una soporifera luce soffusa. Non vedeva l’ora di ingoiare un’aspirina e scaraventarsi sul letto, ma prima c’era qualcos’altro da fare…

–Potresti anche salutarmi, tesoro. – pigolò Kurt, avvolgendo Dave da dietro le spalle. Sul collo profumava di dopobarba come al mattino, un odore di cui non si sarebbe stancato mai.

–Scusa, piccolo. Hai ragione… – mormorò il futuro avvocato, girando la testa per baciarlo dolcemente. – Tutto bene alla Juilliard?

Kurt sorrise soddisfatto e baciò ripetutamente la guancia del fidanzato, alternando ogni tocco ad una parola. –Sono… tipo… ancora… il… migliore… sopranista… fra… gli uomini… Va più che bene!

–Detesto quando hai lezione fino al pomeriggio, ma sei il mio orgoglio! – sussurrò Dave contro la sua bocca.

Nel bel mezzo di un bacio appassionato, Kurt inarcò il sopracciglio, fermandosi. Il sottofondo musicale lo disturbava…

–Di nuovo quei tuoi tedesconi? – lo prese in giro, facendo leva su quella che per lui era una insana passione per i Rammstein – Non si sono ancora estinti…? E, per divina decenza, che diavolo è questa… cosa?

Dave col dito gli diede un colpetto sul naso. –Porta rispetto, fatina, per loro e per “Pussy”!

–Oh, gran bel nome per una canzone… Mi ricorda la cosa che amo. – fece Kurt, al massimo dell’ironia – Ho un mal di testa infernale. Toglili, per favore…

Dave stoppò la canzone, si alzò in piedi, cinse il suo prezioso uomo come se volesse ballare un tango e cominciò a canticchiare… –Too big, too small?/Size does matter, after all!/Zu groß, zu klein?/Er könnte etwas großer sein!

Kurt sbatté le palpebre, confuso e scandalizzato. –COSA.STAI.DICENDO. Non ho idea di quali sconcezze contenga la seconda parte della tua frase…

Dave continuò a cantare, particolarmente ispirato dalla situazione. –You've got a pussy/I have a dick-ah/So what's the problem?/Let's do it quick!

L’altro era decisamente scioccato. –Caro, – disse, con un sorrisetto sarcastico – mi sembra superfluo ricordarti che io ho qualcos’altro fra le gambe…

–Shhh. – lo ammutolì Dave ridendo e tappandogli la bocca – Sei comunque la mia femminuccia.

Kurt gli morse la mano, e quello la ritrasse. –Gh, uomo delle caverne…!

Dave sembrò non curarsene, e continuò la sua performance vocale facendo saltellare il compagno qua e là per la stanza in penombra. –So take me now/Before it's too late!/Life's too short, so I can't wait!

A quella frase, Kurt scoppiò a ridere. Era il suo uomo, ed era divertente, doveva ammetterlo, davvero divertente e adorabile e bellissimo… e aveva quel profumo per cui se lo sarebbe mangiato intero. Ma… –Amore, DEVO studiare. Anzi, prima devo riposare, poi devo studiare.

Karofsky indossò una maschera da cucciolo, sbattendo languidamente gli occhioni e facendo le labbrucce. –Take me now! Oh, don't you see?/I can't get laid… only in my fantasy! – certo, aveva modificato la canzone secondo la sua convenienza.

–Bello, bravo, molto fine! Perché non ti prendono come nuovo frontman? – rise Kurt, strapazzandogli l’orecchio.

Si guardarono negli occhi. Splendevano appena per la poca luce che filtrava dalla tapparella abbassata, ed erano colmi di sentimento e di gioia… nonostante la stanchezza della giornata si facesse sentire, soprattutto in quell’appartamentino soffocato dai rumori del traffico di giorno e di notte. Eppure non avrebbero cambiato quel loro nido scomodo, né le piccole cose che condividevano ogni giorno, con niente altro al mondo. Avere in affitto quella sottospecie di monolocale a New York era stata fin da subito una sfida, ma anche un gioco entusiasmante…

–Hai mal di testa. Vuoi che ti faccia un massaggio alle tempie? – sussurrò David, sfiorando le sue labbra con un respiro.

–Hmmm. Dalla tua “romantica” serenata, pensavo avessi altre intenzioni… – sospirò Kurt, accarezzandogli la nuca con amore e chiudendo gli occhi all’arrivo di un bacio lento e delicato.

–Mi hai preso per un animale? Lo vedo, sei stanco... – sorrise il più grande, e lo abbracciò forte per bisbigliargli qualcosa all’orecchio – Ti amo ogni momento di più, fatina.

Kurt spalancò gli occhi, sorpreso da quella dichiarazione repentina e alquanto sdolcinata. Proprio la roba che piaceva a lui, detta dall’uomo che piaceva a lui. Si strinse di più in quelle braccia enormi, pensando a quanto fosse fortunato: era tutto dannatamente perfetto, e gli abbracci di Dave si rivelavano il miglior toccasana per ogni malanno, sempre.

   
 
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