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Autore: Heart    03/05/2012    2 recensioni
“Cosa sta succedendo?” Domanda.
E’ alto e snello. Ha le spalle larghe e un bel petto.
Indossa un jeans e una maglietta, molto sportivo.
Lo rende ancor più attraente quel cappellino di baseball e gli occhiali da sole.
“Aiutaci, ci vuole mangiare “dicono piagnucolando.
Lui aggrotta le sopracciglia e poi sorride.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rei/Rea, Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Contest= Il terribile gioco delle coppie.
 
Autore: Jenny Heart.
Titolo: Un amore sussurrato
Coppia: Rea e Seiya.
Luogo: Tempio Hikawa Shrine.
Genere: Romantico, malinconico.
Rating: Verde.
Note: è la prima volta che pubblico una fiction sul fandom di sailor moon, spero che vi piaccia.









 
 
Lei è li.
Specchio della mia anima.
Silenziosa affonda nelle acque del pianto.
Triste sono.
I muscoli cedono a questo mio stato, voglio urlare ma annuisco alla cruda realtà.
Il cuore soffre, povero.
Non so come aiutarlo nel vivere, mi deprimo al solo pensiero che mai avrà la possibilità di farlo battere, farlo impazzire.
Silenziosa accolgo la muta richiesta, rivolgo per l’ultima volta lo sguardo a lei, la mia migliore amica.
Stringo forte le mani, sotto forma di preghiera… annuisco e vado.
Un’ultima lacrima prima di addormentarmi.
 
L’alba mi accoglie come un petalo di rosa, il sole filtra leggermente dalla finestra: è mattina.
Un sospiro lungo è deciso si fa largo in me, tocco con l’indice il viso. Bagnato, come al solito.
Non posso continuare in questa maniera, prima o poi morirò.
Mi alzo con una lentezza di una marmotta, mi lavo e mi vesto: il sole sbatte contro di me, mi sento onorata di tale gesto… dai Rea su col morale.
Mi rattrizzo è sorrido come un idiota, io sono forte… mi ripeto.
Forte contro le avversità. Forte nel combattere. Forte nel superare le difficoltà.
C’è la farò.
La mattinata passa velocemente tra le pulizie del tempio, deve essere in perfetta forma per la festa del ciliegio. Manca poco ormai e, i fiori si apriranno come stelle splendenti.
Le famiglie si accovacceranno sotto il manto rosato e rideranno, scherzeranno, saranno felici.
Io no.
Non proverò mai quella sensazione di spensierata, no, riuscirò solo a mantenere quel stupido segreto che mi logora l’anima.
Basta, basta Rea… smettila di buttarti giù. Basta!
Alza lo sguardo al cielo e vedrai una stella che brillerà… si quale stella di giorno.
Il nonno si fa avanti con il suo solito sorriso stampato in faccia e pronuncia tale parole “quando meno te lo aspetti” e se ne va, ma cosa voleva dire? Continuo la mia mansione, giungo vicino al laghetto e mi appoggio per un momento.
Mi sporgo lentamente per non cadere e mi guardo. Capelli lunghi neri, come la cenere. Lineamenti stravaganti, ma dolci e arroganti. Sì. Sono una ragazza arrogante è testarda. Non bado a nessuno, se devo dire una cosa la dico, non ho peli sulla lingua.
Per questo mio carattere, tutti mi definiscono fredda, insopportabile. Non sanno che sotto quella maschera nascondo la mia vera natura. No, non lo sanno. Loro guardano solo l’aspetto esteriore, che inutili.
I veri egoisti sono, solo loro, che si ritengono gente coraggiosa e furba e in fine si perdono in un bicchiere d’acqua.
Perché sono nata in questa era?, perché non ho amiche? Perché sono cosi infelice?
Vorrei essere come le miei coetanee, spensierate.  Che parlano di cose semplici ma divertenti, che gustano un frullato dopo la scuola, che parlano di ragazzi.
Sono sfortunata, lo so.
Quando meno te lo aspetti… perché quella frase mi rimbomba nella testa? Ma che so…
 
Il nonno mi richiama, si vede che non ha proprio testa. Gli vado all’incontro, lui mi sorride e poi mi da un secchio e delle scope.
“Per favore puoi fare le scale del tempio? Io non c’è la faccio, sono troppo vecchio” sempre la solita scusa.
Ribadisco che ci sono tanta gente che si offre per fare questa mansione, ma come al solito parlo sola, lui se né già andato.
“Non è valido, me la pagherai” alzo la voce, sono stanca di fare la schiavetta, quando imparerà che sono una ragazza è ho bisogno del mio spazio? Comunque m’incammino, tale sforzo farà bene allo spirito e al mio corpo.
Le scale sono lunghe è difficoltose. Passo per prima la scopa per togliere le foglie, per poi passare quella bagnata. Sono ritornate lucide e pulite.
Salgo alcuni scalini per poi rigirarmi, dei ragazzini stanno imbrattando le scale di gesso, nemmeno il tempo di finirle mi danno.
Mi giro un attimo e prendo un lungo sospiro “ maleducati che non siete altro, non vedete che sono bagnate?”
Loro come risposta mi fanno le pernacchie.
“Se vi prendo, sta volta non sarò clemente” inizio a scendere non curando che ci sono delle pozzanghere d’acqua e scivolo. “Accidenti!” urlo dal dolore.
“Brutti mocciosi, non avete altro da fare?, che disturbare la quiete di questo posto?” Prendo in mano una scopa e inizio a scendere senza badare al dolore, me ne sbatto e vado incontro ai ragazzini.
Sono più veloci di me, non posso muovermi con questo vestito. Li vedo ridacchiare per poi dire “ci sto” tramano qualcosa, me lo sento.
E infatti, uno di loro si avvicina a me, sta facendo la cavia, mentre l’altro si fa il giro e rovescia tutta l’acqua nei secchi, morale della fiaba: ricominciare tutto daccapo.
La rabbia che mi provocano è invincibile: i capelli iniziano a fluttuare nell’aria, gli occhi diventano due fessure e infine l’aura che ho dentro di me si sparpaglia intorno a me.
Sono davvero arrabbiata.
“O Dio, la strega si è arrabbiata” tremano “scappiamo prima che ci prenda e ci mette nel pentolone” che perfida immaginazione che hanno. Li prendo con un passo veloce e li guardo negli occhi.
“Adesso pagate le conseguenze” dico fredda.
Li tengo in pugno fino a che un tizio compare dall’angolo. Mi guarda, per poi rivolgere lo sguardo ai due marmocchi che ho in mano.
Loro chiedono aiuto allo sconosciuto, nel primo momento fa un passo indietro ma poi, eccolo ad arrivare.
“Cosa sta succedendo?” Domanda.
E’ alto e snello.  Ha le spalle larghe e un bel petto.
Indossa un jeans e una maglietta, molto sportivo.
Lo rende ancor più attraente quel cappellino di baseball e gli occhiali da sole.
“Aiutaci, ci vuole mangiare “dicono piagnucolando.
Lui aggrotta le sopracciglia e poi sorride.
“Non vi farà nulla” dice semplicemente” lascia in pace questi bambini. E, a quest’età ancora giochi?” Per un momento l’osservo, ma poi esplodo. Le sue parole mi rimbombano nella testa –a quest’età giochi ancora?- Non aveva capito nulla, io non stavo giocando, ma solo il mio dovere.
Prendo un lungo e difficile sospiro e inizio “ senti qua, non osarmi dire una cosa del genere. Non sai i fatti e non hai il diritto di intervenire e poi, io, non sto giocando. Non ho proprio il tempo di farlo.”
“E, allora cosa stai facendo?” dice, mentre si fa una risatina.
“Sto dando una lezione a questi due mocciosi, per il danno che hanno fatto” indico la scalinata.
Lui risponde con un’alzata di spalle “ rifallo”.
Lo avrei ucciso volentieri, ma mi calmo. Lascio il bavero dei mocciosi che fuggono a gambe elevate, per lasciarci soli.
Rimango in silenzio, cercando di calmare i bollenti spiriti, ma è energia sprecata.
“Facciamo cosi” alzo lo sguardo per rivolgermi a lui” mi farò perdonare in nome dei bambini che ti hanno disturbato. “ Si guarda in giro per poi fissarmi negli occhi, uno sguardo malizioso, continua “t’inviterò a cena” dice.
Rimango schioccata.
Questo era del tutto matto.
“Tu sei pazzo” ribadisco i miei pensieri.
“No. Sano come un pesce, mi dispiace”
“Matto da legale, come puoi dire una cosa con tanta leggerezza?, neppure ci conosciamo.”
“Be… avremo il modo di conoscerci”
“Scordatelo” iniziando a raccogliere i secchi.
“Dai, ti divertirai” mi punzecchia.
“Ho detto di no!”
“Non hai nulla da perdere” be, aveva ragione. Ci pensai su e poi mi balenò un’idea straordinaria.
“Forse hai ragione” mi avvicino come del fare curiosa.
Gli sembro una di quelle ragazze facili?, e, qui che si sbaglia. Sono altro che facile. Sogghigno.
“Lo vedi? Non ci voleva mica chissà cosa” lui dice regalandomi un sorriso.
Poverino mi fa un poco pena.
Basta, Rea di pensare agisci.
Mi dispiace per lui…
Slash…
Si ritrova zuppo è gocciolante.
“Ma, ma, ma” ripete, ed io rido sotto i baffi.
“Ben ti sta” salgo le scale.
Mi volto nuovamente per guardarlo, che buffo, mi divertirò con lui.
“Comunque dovresti avere più tatto con le ragazze!” scappo via.
 
Ed eccola qui: dolce è affettuosa, la bella primavera.
Con eleganza fa il suo ingresso. L’aria profuma di petali dorati, mi avvolge, mi sento rinata. Vai regina investi con la tua fragranza, la tua bellezza, il tuo calore il mondo, risvegliandola dal torpore dell’inverno.
“Guarda, Guarda. La streghetta” mi volto verso la voce e rimango a fissarlo. E’ il tizio dell’altro giorno.
Dopo quell’episodio, non ho più dormito. Già.
Ho ripensato al mio comportamento infantile, è stato talmente gentile a invitarmi, che io potevo dire anche di si. Ma sono testarda. Per la prima volta un ragazzo mi chiedeva di uscire ed io cosa ho fatto? Lo mandato al diavolo.
Forse era lui la mia occasione, lui era una prova da superare.
No! E no! Non può essere.
Non è il mio tipo.
“Sei diventata sorda?”
Non gli rispondo, m’imbarazza rispondergli.
Ma cosa mi sta succedendo?, non è da me.
“Come ti chiami?”
Mi tartassa di domande.
“Non t’interessa!” Urlo troppo forte.
Vedo il suo sorriso allargarsi. “ Allora non sei sorda e, mi senti abbastanza bene” dice.
“E allora? Sei contento? Adesso vai via che devo finire di pulire” dico mentre stringo saldamente il manico della scopa.
Perché questa sensazione di freddo? Non riesco a controllare la mia voce, sembra che trema in sua presenza. Mi sento strana, come se avessi la febbre.
Calma Rea, va tutto bene.
“Lo sai è una bellissima giornata.” Dice, mentre osserva il tempio per poi posare nuovamente gli occhi su di me. “ Allora sei una sacerdotessa?, dicono che è una strega.” Bisbiglia piano.
Lo guardo di sott’occhio, come per dire e tu ci credi?
“Non fare quella faccia, certo che non ci credo” muovendo la mano dal basso verso l’alto.
“Comunque io sono Seiya, piacere conoscerti …” si ferma in mancanza di informazioni.
Glielo dico o no. Glielo dico o no.
Sono indecisa.
“Ok, ci sto. Se non me lo vuoi dirmelo lo scoprirò” regalandomi un sorriso.
 Sembra un bambino, il suo modo di fare e di sorridere. Quella cascata di capelli corvini che fluttuavano nell’aria come farfalle.
Era carino. Si, si.
Può darsi che i ragazzi non erano tutti cattivi, forse ce n’era di buoni. Forse dovevo essere più dolce, forse…
“Rea” dico imbarazzata.
“Come?” Si gira di scatto.
Mi arrabbio “Mi chiamo Rea!” ripeto sbuffando.
Seiya rimane in silenzio, non so cosa sta osservando, ma il suo sguardo indagatore mi pervade di brividi, mai provati.
Un ragazzo non mi ha mai guardato cosi, mi sento eccitata.
“Ok” finendo le analisi.
Il silenzio è padrone, nessuno ci disturba. Uno sguardo catturato dall’altro.
La testa stranamente è vuota, non sento altro i suoi occhi su di me e il mio cuore che batte forte.
“Rea, ti posso chiedere una cosa?” Dice gentile, io annuisco.
Sono ipnotizzata dal suo sguardo magnete, il suo profumo di rose che mi fa sognare.
“Non so cosa sia questa sensazione ma, credo di aver trovata la persona che fa a caso mio” non lo capisco “ non posso spiegarti, ti prego fidati di me.” Mi prende la mano con delicatezza, una scossa mi fa sussultare… “ aspettami dopo domani sotto il ciliegio” mi lascia imbambolata.
Gli sussurro un “okay”, forse lo sto dicendo più a me che a lui.
Non ci credo. Ho un appuntamento! Inizio a saltellare come un coniglio, sono strafelice.
Mi fermo di botto. Dopo domani. Dopo domani è l’inizio della festa, oh grazie mia Dea.
Le mie preghiere sono state esaudite, non dovrò più stare sola, no, ma in compagnia di un bellissimo ragazzo.
“Urrà!!” Mi do un contegno vedendo la gente che mi osserva, un gocciolone mi fa visita, ma lo tolgo immediatamente.
Devo essere pronta per quel momento. Dai Rea mettiamoci all’opera.
 
                                                                       […]
La stanza del tempio è profumata d’incenso.
Il fuoco scoppietta vivacemente. Di prima mattina mi sono messa a pregare per farmi benedire, la Dea del fuoco mi deve aiutare. Mi deve far comportare bene, lasciando di lato il mio orgoglio e le mie teorie stupide.
“Ti prego, Dea del fuoco accogli la mia richiesta” sbatto per due volte le mani e poi  mi alzo, adesso ha inizio la mia preparazione. Per prima cosa mi aggiusterò i capelli, devono essere splendidi, poi la manicure e infine, ma solo quando il sole tramonterà il bagno.
Devo essere in peccabile.
Che agitazione!
 
Sono passate tre ore, ma di lui, nessuna traccia.
I fiori mi cadono in testa, leggeri come una piuma. Sto fissando l’orizzonte da un bel po’ , cercando qualche ombra familiare. Ma nulla. Sospiro piano, il cuore si sta sgretolando pian piano, come ho potuto crederci fino a questo punto? Sono una credulona. Una sciocca.  Una stupida che si è fatta prendere in giro, cosa credevo?, nessuno mai mi chiederà un appuntamento.
“Stupida” mi ripeto.
Stupida. Stupida. Stupida.
Scaccio via quelle lacrime che stanno prendendo campo, ma è impossibile scacciarli. E’ troppo forte il dolore che sto provando. Perché, mai nessuno può essere leale con me? Sono talmente orribile? M’inginocchio e sento l’erba setosa che striscia sulle mie ginocchia. Mi chiudo in un guscio tetro e sprofondo nell’abisso.
Non posso continuare così, no.
Ho deciso, mai più, dico mai più… nessuno mi farà passare un giorno del genere; sono una persona, una ragazza dal cuore sensibile, voglio giustizia.
“Siete solamente dei stupidi!” dico forte è chiaro, non m’importa cosa penseranno la gente, non m’importa più nulla. Solo una cosa sarà importante, la mia salute e la felicità dei miei familiari.
Lo metto su nero e bianco.
“Addio” prendo la borsetta e m’incammino verso la fine del boschetto. Con lo sguardo diretto e le spalle dritte, nessuno abbatterà il mio muro di ferro.
Guardo in giro e vedo famiglie, coppie.
E’ dura lo so, ma passerà c’è la farò. Io sono forte.
“Si” annuisco.
La notte sta per arrivare, il cielo si sta abbronzando.
Colori vivaci immischiati a quelli oscuri si stanno fondendo, per poi dare vita al blu cobalto.
Piccoli punti di luci si fanno avanti, e , dopo di che, c’è lei.
Meravigliosa. Tonda è luminosa.
Riflette la mia ombra, la guardo. All’improvviso sento un rumore di passi affrettati, il cuore inizia a battere forte, la testa mi dice di continuare a camminare, di non cedere alla tentazione; in fine scelgo di seguire il cuore.
Ma per l’ultima volta.
Mi volto leggermente, lo vedo, eccolo.
La sua ombra si fa strada nell’oscurità, il suo fiato è corto, la sua bellezza,  la luce sconfigge le tenebre: lui è di fronte a me.
“Mi dispiace” farfuglia. “ Mi dispiace davvero, ma sono stato trattenuto” prende la rosa che ha nel taschino e me la porge, la prendo e gli sorrido.
Non ho bisogno di altre spiegazioni, lui è qui con me, è questo mi basta.
Il muro è ceduto, il mio cuore batte come impazzito. Sono felice.
“Mi dispiace Rea, lo so che “ non lo lascio continuare, il mio dito si è spostato sulle sue labbra.
Il suo sguardo sorpreso mi fa apprezzare di più il mio gesto, allora è davvero cosi, quando si è innamorati tutto avviene con semplicità e naturalezza.
Non ho mai pensato che fosse cosi.
Lo devo ammettere, sono stata una stupida.
“Ho capito” gli dico, osservando la rosa donata da lui.
“Mi dispiace Rea” lo fisso con un occhiataccia.
“Non sono stupida, ti ho detto va bene” gli dico.
“Mi disp… mi farò perdonare” lascia la frase in sospesa per poi prendermi la mano.
“Ma dove…” mi fa correre, passiamo le altre coppie per poi fermarci.
Da li, il cielo è uno spettacolo da mozzare il fiato. Le stelle sembrano luci fissi sul mantello.
“E’ bellissimo” sussurro.
“Mi fa piacere che ti piaccia. “ Mi sorride.
“Perché mi hai portato qui, Seiya?” Chiedo, ho bisogno di risposte.
Non mi risponde, il suo sguardo è fisso sul cielo.
“Seiya?”
Poi come una pioggia d’autunno sento due morbide labbra su di me. Inaspettato gesto. Sgrano gli occhi, non riuscendo a dire qualcosa o fare la minima cosa, ricambio quel bacio.
Mi sento completa, quel vuoto si è riempito del tutto.
Si dice che tutti noi abbiamo un anima gemella che ci aspetta, ma chi sa come, io non ho mai badato a queste dicerie. Ho sempre pensato che l’amore fosse dolce e costruito mattone dopo mattone, che i colpi di fulmini non esistessero. Ma, adesso credo che dovrò ricredermi.
Mi sembra sincero.
Forse quest’amore non era stato programmato ne, calcolato, ma non m’importa.
Voglio vivere, voglio sentire ogni sfumatura di questo amore nato da chi sa cosa, forse dalle mie preghiere o forse semplicemente dal destino, che stanco di me, mi ha dato un opportunità.
“Credo proprio, che adesso possiamo iniziare a conoscerci” dice.
Sorrido allibi lita.
Ma poi ricambio il suo sorriso, i suoi occhi sono lucidi e questo mi fa pensare solamente a una cosa… ci sarà da divertire.
“Ok, ma non ti mettere in testa che sarà facile”
“Non preoccuparti, sarò paziente.”
“Allora l’accordo è stipulato”
“Si inizia” dice, mentre mi prende la mano.
“ Il tuo colore preferito?” Mi domanda.
“Il rosso” dico senza indugi.
Lui ridacchia “ rosso come la passione” termina con voce maliziosa.
“Non ti mettere strane idee in testa, maniaco! “
“Maniaco a chi?” Si arrabbia.
“A te, caro mio” mi guarda con occhi rossi dalla rabbia per poi sgonfiarsi. Ride Seiya, ride da far paura. La sua risata mi contagia.
Lo ridico, mi divertirò.
“Ora tocca a me” dico, mentre la nostra passeggiata continua.
Mi devo ricredere, l’amore è bellissimo e come ha detto quella volta il nonno: quando meno te lo aspetti, il fulmine ti colpisce.
E’ stato un bene ascoltare il cuore o se no, non fossi qui, in questo momento.
 
                                                           Fine
 
  
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