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Autore: Rota    04/05/2012    2 recensioni
[Kuroko no Basket - AomineKuroko]
Capitava e non di rado che il solo suono della palla si sentisse per tutta la palestra, al di sopra di sospiri troppo flebili per essere registrati – su e giù, in palleggi veloci che le mani esperte dirigevano sapientemente. Forse, ogni tanto anche una strisciata di scarpe o una frenata più brusca del dovuto, uno stridio di plastica acuto e poco più.
Nessuna parola.
Daiki non badava al tempo né ad altro quando giocava con Kuroko, per quanto potesse essere demotivante avere un avversario tanto particolare. Era sempre lì, benché non riuscisse a fare neanche un punto; sempre lì, benché lo fermasse davvero troppe poche volte per esserne orgoglioso. Negli occhi, Aomine non aveva mai scorto la minima traccia di arrendevolezza, neanche di sfuggita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: margherota
*Titolo: Di sera
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Aomine Daiki, Kuroko Tetsuya
*Generi: Introspettivo, Sentimentale
*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, One shot
*Rating: Giallo
*Prompt: Kuroko no Basket, AomineKuroko, Prime esperienze
*Note: Piccola shot su una delle mie coppie preferite, la AomineKuroko :D ho voluto iniziare a scrivere su di questa perché credo che ci sia molto da dire su di loro e su quello che sono stati.
Ambiento la mia storia al periodo delle medie, diciamo al secondo anno, quando ormai la loro “unione” è consolidata ma Aomine non è ancora diventato il borioso rompiballe che noi tutti conosciamo D:
Spero possa essere una bella lettura (L)







Capitava e non di rado che il solo suono della palla si sentisse per tutta la palestra, al di sopra di sospiri troppo flebili per essere registrati – su e giù, in palleggi veloci che le mani esperte dirigevano sapientemente. Forse, ogni tanto anche una strisciata di scarpe o una frenata più brusca del dovuto, uno stridio di plastica acuto e poco più.
Nessuna parola.
Daiki non badava al tempo né ad altro quando giocava con Kuroko, per quanto potesse essere demotivante avere un avversario tanto particolare. Era sempre lì, benché non riuscisse a fare neanche un punto; sempre lì, benché lo fermasse davvero troppe poche volte per esserne orgoglioso. Negli occhi, Aomine non aveva mai scorto la minima traccia di arrendevolezza, neanche di sfuggita.
Anche dopo che il segreto di Kuroko era stato rivelato da Akashi – la sua incapacità d'essere utile se non circondato da un gruppo di persone – i due ragazzi non avevano perso la buona abitudine di allenarsi da soli; oltre ogni orario, oltre ogni ordine del proprio capitano.
Sembravano semplicemente appartenere ad un altro mondo, per qualche tempo.
L'idea che quella sola passione potesse unirli rendeva il loro legame assai esclusivo, protetto da entrambi con possessione quasi fosse insostituibile. Non c'era alleato migliore per l'uno l'altro e viceversa, nel solo connubio in grado di renderli tanto uniti.

Non si resero neppure conto che, accettando dentro di sé l'idea di coppia, ne acquisirono nell'intimo anche tutti i precisi connotati – voluti o ignorati che fossero.

Erano giocatori di basket ed era una cosa abbastanza normale per loro il contatto fisico, tra spallate, ginocchiate, gomitate e altre piccole cose meno devastanti: tutta l'arte difensiva verteva sulla capacità più o meno evidente di limitare la colluttazione al massimo, anche se era ovvio che non tutti fossero così delicati.
Erano ragazzi delle medie ed era una cosa abbastanza normale per loro che un contatto fuori sede e fuori luogo, imprevisto e sorprendente, scatenasse reazioni altrettanto impreviste sulle quali un corpo vergine di ogni cosa non aveva il minimo controllo, né emotivo né tanto meno fisico, quasi fosse una macchina di ormoni impazzita.
Erano maschi ed era una cosa abbastanza normale per loro non dare troppo peso ai sentimenti contrastanti che si affollavano loro in mente, quasi fosse stato un delitto provare a pensare un poco di più agli avvenimenti e mantenendo la sola facciata rigida senza pensare che sì, gli occhi potevano dire molto più che delle stupide parole incoerenti e non bastava smentire con tutta la propria forza per piegare la verità alla menzogna.
D'altronde, la specialità di Kuroko era quella di guardare in viso le persone, proprio negli occhi.

Fece passare la palla sotto le sue gambe, in un palleggio velocissimo, e la riprese quando ormai aveva superato il suo corpo per poi proseguire fino al canestro, poco più in là. Kuroko non fece in tempo neppure ad abbassare il braccio nel tentativo di trattenerlo che Daiki aveva già spiccato il balzo per tirare la palla e fare quindi punto; si girò quasi di scatto e poté vedere la sfera cadere con un suono secco a terra, rimbalzando quindi lontano.
Era sudato e aveva il fiato corto: non avrebbe resistito molto a lungo ed era ormai tardi.
Aomine se ne accorse, quando recuperata la palla tornò da lui con un bel sorriso. Alzò il dito indice per mostrarglielo.
-Ancora un punto, Tetsu! Poi ti lascio andare!-
Il ragazzo fece un cenno con la testa, mettendosi in posizione – non mancò di lavarsi il sudore del volto con il bordo della maglietta ormai umida, cercando di asciugarsi come meglio poteva.
Daiki iniziò a palleggiare, calmo. Non era affaticato come Kuroko ma aveva i muscoli tesi per tutto il movimento fatto durante il giorno, senza contare che aveva addosso almeno la stessa quantità di sudore di Kuroko e la cosa non gli era molto gradita: desiderava a sua volta di tornare a casa.
Si acquattò un poco, piegando le ginocchia, mentre l'altro già allargava le braccia e fissava lo sguardo sul suo volto. Sorrise alla sua espressione concentrata, in maniera naturale, e con un passo avanzò lesto; lo bloccò subito e senza troppi problemi. Ma fu al secondo tentativo di sfondamento che Daiki inciampò nei piedi di Tetsu, proprio mentre stava cercando di ruotare su sé stesso in una mossa che gli veniva facile, forse troppo stanco per avere i riflessi ancora del tutto pronti.
Rovinarono a terra, perché né le gambe di Daiki né quelle di Kuroko furono in grado di sopportare il grave peso di Aomine durante la caduta. Kuroko picchiò il gomito ma ebbe la fortuna di non infortunarsi, Daiki semplicemente atterrò sopra di lui senza toccare il suolo.
-Ah! Ti chiedo scusa!-
Come uno stupido, si ritrovò a fissarlo in faccia fin troppo vicino – negli occhi la sorpresa della vicinanza e il senso di colpevolezza per essere la causa di tutto.
Lo fece alzare sulle braccia non tanto la preoccupazione per avere fatto male al compagno quanto la sensazione del corpo di lui che la sua intera persona ebbe a quel contatto: integrale, precisa, delineata. Non ne ebbe timore ma meraviglia, quasi ricevuta da sensi troppo acuiti per gradirne il lieve tepore.
Lo guardò, con la stessa espressione spaesata e confusa che aveva negli occhi anche Kuroko. Tetsu si alzò sui gomiti come lui aveva fatto sulle proprie braccia, ritrovandosi quindi alla stessa sua altezza e fermandosi lì, ad aspettare che succedesse qualcosa.
Di solito, era Daiki la parte della coppia che agiva, pur sotto l'impulso di Kuroko.

L'impulso fu lo sguardo di Tetsuya che da riluttante divenne calmo, tranquillo, quasi stesse assistendo ad un fatto normalissimo e nulla più.

Daiki fu sul punto di inchinarsi appena in avanti, proseguendo per quei pochi centimetri che separavano il suo naso dal proprio. Non respirava neppure per non riempire quel vuoto con qualcosa che da lui proveniva e a lui apparteneva, che fosse corpo oppure semplice aria.
Abbassò lo sguardo alle labbra di lui e fu davvero chiaro l'intento che per qualche istante gli attraversò la mente, semplice conseguenza di un tragitto che fino a lì li aveva accompagnati.
Poi però Aomine si alzò senza dire una sola parola e, volgendo lo sguardo ancora più in basso, si diresse lesto agli spogliatoi della palestra.
Sentì chiaramente tutto il peso dello sguardo di Kuroko a ogni singolo passo, come un macigno sopra le sue spalle.

Fece una doccia lenta, con la speranza di non trovarlo affatto una volta uscito dal getto d'acqua. Si ustionò quasi la schiena perché troppo preso dai suoi pensieri non si accorse di aver girato la leva fino al suo estremo, quel rosso che faceva tanto male alla pelle.
Si lavò il viso più volte, strofinando bene. Non riuscì però a lavare l'immagine che ancora aveva nella testa e sugli occhi: la precisa forma del mento, della guancia e dello zigomo di Tetsu era come una maschera di cera immobile, eterna.
Non impiegò mai così tanto tempo che quella volta a lavarsi.
Si accorse dopo un po' che Kuroko lo aveva raggiunto nello spogliatoio, quanto l'altro decise di palesare la propria presenza al suo fianco – una mano nel borsone, l'altra a coprire il viso non rilassato. Non fece scenate perché non era il caso ma lo guardò davvero male, come mai aveva fatto.
Kuroko sembrava assolutamente tranquillo mentre lo guardava, quasi non fosse successo alcunché tra loro.
-Avevi dimenticato di mettere a posto la palla.-
Daiki sbuffò qualche scusa e si decise a guardare altrove per non sostenere il suo sguardo. Si accontentò di avervi visto la solita indifferenza a tutto, quel velo di mediocrità che aveva imparato a superare per riuscirgli davvero a leggergli dentro, rara persona consapevole che anche Tetsuya avesse una personalità sensibile. In quel momento, si accontentava della freddezza che palesava a chiunque.
Kuroko continuò a guardarlo in silenzio, anche mentre metteva a posto le proprie cose. Lui avrebbe fatto la doccia una volta giunto a casa, senza la fretta e senza l'imbarazzo di spogliarsi in un luogo a lui non familiare.
Arrivarono di nuovo vicini nel momento dell'uscita, quando tutte le luci erano state spente e loro dovevano varcare una sola porta. Daiki arretrò con una certa urgenza, cedendogli il passo.
Si rese conto egli stesso, però, di quanto fosse vigliacca una tale cosa, quanto incoerente e del tutto illogica. Allo sguardo perplesso di Kuroko rispose con uno sbuffo pieno di imprecazioni, in quella bassa lingua ruvida che aveva imparato assieme al basket per le strade del suo paese.
Gli si avvicinò di nuovo, facendo scivolare la propria borsa a terra per avere entrambe le mani libere.
Lo sguardo di Kuroko non fu mai così vicino a lui.

La prima esperienza di Daiki fu un bacio che sapeva di sale e di arrendevolezza, che dapprima sulla punta delle labbra passò poi a invadere tutta quanta la bocca, tranquillità in uno sguardo che diventata ancora più conosciuto e assumeva una connotazione nuova, gradita nell'intimo.
La prima esperienza di Tetsuya fu un abbraccio caldo e profumato, che lo avvolse partendo dalle spalle e scivolando in basso fino alla vita un poco sottile, emozione in uno sguardo che diventava ancora più conosciuto e assumeva una connotazione nuova, gradita nell'intimo.

Nel separarsi dopo alcuni secondi, trovarono la forza di sorridersi di nuovo.

   
 
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