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Autore: bonza corrotta    04/05/2012    5 recensioni
Salve!
Questa farsa racconta di Sora e Roxas, due gemelli di quasi quindici anni alle prese con una simbiosi particolare: per esempio se uno ride, l'altro, non importa dove si trovi e in che contesto, anche. La mia sadica persona prevede che i nostri eroi dovranno districarsi fra l'imbarazzo di uno e dell'altro, il dolore e le cotte...Questa simbiosi, però somiglia di più a una maledizione che ad una semplice empatia fra gemelli...
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Riku, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Roxas non poteva credere che la nuova fiamma di Kairi fosse realmente il suo vecchio rivale dell’asilo

 

 

Ragazzi!! Ehilà! Da quant’è che non mi faccio vedere? Tipo… un anno? E sì, sono andata a vedere la data su Efp dell’ultimo capitolo pubblicato.

Non so cosa dire per chiedervi scusa, sul serio. Sono sempre stata determinata a finire questa storia, mi sono sempre detta:”Si, tanto la continuo…” e poi mi sono persa nel vuoto  più assoluto.

Ora, io torno e spero che l’anno passato mi abbia cambiata e cresciuta, in maniera da rendere tutto più divertente ed esaltate, a dei nuovi livelli!

Piccolo riassunto, poi, ci vediamo alla fine!

 

 

 

 

Sora e Roxas sono un singolare paio di gemelli, che vivono una situazione strana addirittura per loro: la Simbiosi, infatti, è qualcosa di particolarmente tangibile, che va dal confondere le emozioni dell’uno con l’altro, allo scambio di pensieri in diretta, scambio di corpi, e ultimamente fusione totale delle loro testoline. Nella loro famiglia si era già presentato questo disturbo con Namine, la loro madre, e Ventus, lo zio. Nonna Acqua sostiene che sia una maledizione, ma Namine non ha mai approfondito il discorso quando era giovane, perché la simbiosi è scomparsa al compimento dei quindici anni, proprio come aveva predetto sua madre. Così, ecco le avventure di Sora e Roxas, due ragazzi persi per Riku e Axel(il primo un principe albino dalla scintillante armatura, l’altro un orfano fumatore con una zazzera di capelli che ricorda particolarmente un ananas).

Nell’ultimo capitolo, nonna Acqua aveva cacciato tutta la sua progenie fuori di casa per far spazio ai turisti che durante l’estate arrivavano sull’isola per la Fiera del Frutto dell’Amore.

E i nostri eroi, dopo l’essersi liberati momentaneamente dell’ultimo tiro mancino della simbiosi, si stavano preparando per andare alla Festa su ordine di Kairi, dove avrebbe presentato loro il suo nuovo ragazzo.

Tutto chiaro, fino a qui? Bene! Cominciamo!

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontri dal passato e padri a sorpresa

 

Roxas non poteva credere che la nuova fiamma di Kairi fosse realmente il suo vecchio rivale dell’asilo, per non parlare delle elementari e delle medie. Era troppo per i suoi poveri nervi, figuriamoci per dei nervi in comune, tesi come corde di violino.

No, era troppo per il suo cervellino in sovraccarico guardare la sua amica (di riflesso, se non altro), felice e gioconda, ridere per la faccia stralunata di Seifer.

Che, dall’espressione sconvolta, a occhio si ricordava di lui.

Sora rideva sguaiatamente nella sua testa, ricordando le mitiche gesta del ragazzo su Roxas (dal buttarlo per terra quando si sentiva molto caritatevole, al pestaggio violento quando era veramente di cattivo umore), ma Roxas non poteva permettersi di rincorrere i pensieri di quel voltagabbana del gemello, se voleva rimanere cosciente, in previsione di un attacco a sorpresa di Seifer. Meglio rimanere in allerta.

Axel li guardava con un cipiglio interrogativo, passando da uno all’altro, come se sospettasse una tresca segreta tra i due ragazzini, stringendo ben forte la sua mano sinistra e privandolo dell’uso dell’arto sopracitato, marcando strettamente il territorio.

Che coglione.

Sul serio, Roxas non si aspettava minimamente che la persona che Kairi, la dolce e affidabile Kairi, voleva  presentare loro fosse un soggetto del genere, e il pensiero lo… sconvolgeva. (L’aveva già detto, vero?).

Stupida festa. Stupido frutto a forma di stella con proprietà semi- prodigiose. Non era giusto, non era assolutamente corretto da parte della Provvidenza metterlo in una situazione del genere con il suo arcinemico.

Insomma, aveva già da gestire Riku, acciderbolina.

Che, fra parentesi, se la stava spassando quasi quanto Sora(si vedeva che erano fatti l’uno per l’altro), visto che il suo dolce fratellino gli aveva raccontato, in gioventù, (be’, più in gioventù) delle cattiverie che Roxas aveva dovuto subire da quel grande preservativo biondo (da bambino portava una cuffia particolare, sia d’estate che d’inverno, e a quanto pare anche da liceale. Chissà se anche i suoi nuovi compagni lo avevano soprannominato così).

“Allora, questi sono  Sora, Riku, Axel e Roxas! Ragazzi, questo è Seifer!” Kairi, da brava padrona di casa, introdusse ognuno dei suoi ospiti alla sua cerchia, come se fossero una lista della spesa.

“Ci conoscevamo  già.” Bravo Seifer, si ricordava veramente di lui! Non ci avrebbe scommesso poi così tanto, alla fine.

“Ah, davvero? E come?”

”Andavamo a scuola insieme, io e i gemelli.”

”Ma dai? Perché non mi ricordo di te?”

”Non ero esattamente loro… amico”.

Ma cosa stava dicendo?! Gli ficcava la testa nel cesso della scuola, per la misericordia divina!

“Eh, già.” Roxas pregava in silenzio imbarazzato che li costringesse a procedere per la fiera, in maniera da evitare il contatto anche solo aereo con quell’essere.

”Seifer, ma dove sei andato al liceo? Non ti abbiamo più visto!”

 

Voltagabbana.

 

No, mi diverto e basta!

 

“Ci siamo trasferiti su un’altra isola. Però siamo tornati, da circa un mese.”

“Svelato il mistero.”

 Roxas ringraziò di essere collegato mentalmente con Sora e non Riku, perché se quella sottospecie di pesce luccicante avesse sentito i sui pensieri il bullismo di Seifer sarebbe stato abbandonato in un angolo come un piacevole ricordo.

 

Ehi!

 

 

Taci, voltagabbana.

 

 

“Bene, se già vi conoscete, non so… andiamo a fare un giro per le bancarelle?”

“Buona idea.”

E mentre la combriccola si avviava di sua spontanea volontà verso il caos più assoluto, Roxas pensava a vari e irrealizzabili piani di fuga.

 

 

 

 

“Ma che cosa accidenti era quella roba prima?”

Roxas guardò Axel di sbieco, perso per una volta nei suoi pensieri. Non è che avesse poi tutta quella voglia di raccontare al ragazzo che lo sopportava come nessun altro (se non sua madre) di come era stato vergognosamente battuto da quel profilattico idiota per la maggior parte della sua vita scolastica. Era un argomento sensibile, per lui.

“Ohi! Dovrei preoccuparmi?”.

Axel era veramente irritante quando ci si metteva davvero.

“No, non devi preoccuparti.”

“Per cui cosa dovrei fare?”

”Oh, non lo so, va bene?! Voglio andare via da qui, e basta.”

Axel lo guardò un altro poco, aspettando che Roxas dicesse qualsiasi cosa, poi, da bravo uomo responsabile, decise lui:”Senti, se non ti va di stare qui, ce ne andiamo. Non so che problemi tu abbia con il tizio, ma adesso non importa. Di’ agli altri che ce ne andiamo.”

Roxas lo avrebbe baciato, ficcandogli in gola tutta la lingua di cui disponeva, se non ci fosse stata tutta quella gente.

Raggiunse Kairi e la fermò: ”Senti, io e Axel ce ne andiamo. Troppa gente, qui.”

“Ma siamo appena arrivati, non volete neanche prendere qualcosa?”

”No, lo sai, ad Axel non piace la troppa gente…”

Il che era palesemente falso,  e anche un babbuino che aveva visto solo per cinque minuti Axel poteva testimoniare il contrario, ma al momento il suo cervellino non collaborava, rifiutandosi di dare migliori suggerimenti.

Forse l’ipotetico babbuino era più intuitivo di Kairi in quel momento, per cui la ragazza non si rese conto della palla megatomica che Roxas aveva appena raccontato. Oppure non le importava così tanto.

“Aspetta un attimo, saluto Axel…” Kairi corse dal ragazzo, lo abbracciò e ricorse da Roxas.

“Ve ne andate così presto?” stupido pesce argenteo.

“Sì… ci vediamo, ok?”

Sora, che sapeva già tutto e a cui non importava assolutamente niente, si avvicinò comunque, per salutarli.

“Aspetta un attimo! Vieni anche tu, Sora.” Kairi li prese per mano e li trascinò via.

“Promettetemi che vi scioglierete un po’ va bene? Non state lì preoccupati, godetevi quello che avete!”. I ragazzi la guardarono stralunati.

”Kairi, stai morendo?” chiese Sora un poco preoccupato. Simpatico a preoccuparsi per quella pazza e non per suo fratello.

”No, stupido! Promettetelo!”

”Ok, ok…”

”Croce sul cuore!”*

”Ma…!”

Kairi fece quella faccia spaventosa di quando pretendeva qualcosa, e loro dovettero farsi la croce sul cuore, anche se non avevano la benché minima idea di cosa lei

intendesse.

Roxas salutò di nuovo e si volatilizzò nella notte con Axel.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La spiaggia aveva un che di pacifico, essendo ancora relativamente presto per le coppie appartate e relativamente tardi per le famiglie uscite per una passeggiata serale.

Non che la solitudine aiutasse Roxas. In realtà c’erano ben poche cose che avrebbero potuto aiutarlo in un momento come quello.

O lo psicologo al quale si era rivolto dalle elementari alla fine delle medie per evitare che cadesse in depressione per il maltrattamento continuo, o di trasferirsi su un’altra isola immediatamente, senza voltarsi indietro.

Solo con Axel.

Axel, che si era tolto le scarpe e ora passeggiava a piedi nudi sulla sabbia, tracciando su quest’ultima delle impronte che a Roxas sembravano poter diventare eterne.

O, almeno, lui se lo sarebbe ricordato in eterno.

Axel aveva una mano nella sua, o, per meglio dire, la stringeva in una morsa mortale e nell’altra aveva una sigaretta che fumava quasi con rabbia.

Roxas sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirglielo, ma non ne aveva tutta questa voglia, a dirla tutta.

In realtà non ne aveva neanche un briciolino.

Axel aspettava, non propriamente paziente, continuando a camminare sulla spiaggia, dimentico delle sue calzature da qualche parte nel buio, sapendo che sarebbe stato proprio uno spasso cercarle dopo, ma aveva soltanto due mani.

Le scarpe erano soltanto al terzo posto della sua top ten d’importanza.

Guidò Roxas alla familiare spiaggia dove lavorava e dove, a proposito, sarebbe dovuto trovarsi l’indomani mattina.

Si disse che non importava, tanto ormai, anche se odiava quel posto, erano arrivati lì, e camminare a piedi nudi sulla sabbia era incredibilmente faticoso.

Ora doveva solo trovare un posto dove la sabbia non sarebbe riuscita ad entrargli perfino nelle mutande e avrebbe potuto ritenersi quasi soddisfatto.

Ah, la sua sdraio (sì, ci aveva scritto sopra il suo nome. Roxas aveva cominciato a pensare che marchiare le cose come proprie fosse una malattia in continua evoluzione e lo aveva avvertito che lui non si sarebbe lasciato marchiare in maniera indelebile dal suo splendido nome, per quanto lo amasse), proprio quella che cercava!

Trascinò il corpo semi cosciente del suo ragazzo a sedersi su di essa.

Non aveva una bella cera. Non che Roxas fosse particolarmente colorato di carnagione, e sicuramente il buio non contribuiva a dargli un colore sano, ma di solito non era cinereo.

Sbuffò forte, nella speranza che Roxas la piantasse di perdersi nelle sue elucubrazioni mentali e condividesse il suo dolore, ma non sembrava averne l’intenzione. Almeno non per il momento.

Quel ragazzino lo avrebbe ucciso con tutte le sue pare, la simbiosi, i suoi problemi. Lo faceva fumare troppo.

Senza contare che le sigarette erano aumentate ancora di prezzo.

Se c’era una cosa che Axel non concepiva, era questa politica: cioè, lui le comprava da quando era diventato abbastanza alto per spacciarsi per un sedicenne e ciò era avvenuto da molto giovane, era fedele alla sua marca, eccetto che a Roxas non dava fastidio a nessuno. Era dipendente da quegli affari del cavolo.

E allora perché il sindaco di quell’isoletta schifida continuava ad alzare il prezzo del tabacco, adducendo a scusa che così la popolazione dei fumatori diminuiva e moltissimi smettevano? Ci credeva! Fra poco nessuno se le sarebbe più permesse, per cui l’industria del tabacco sarebbe andata in fumo e…

“Mi picchiava.”

Eh? Axel si era talmente perso nella sua filippica contro le idee poco chiare del sindaco che si era dimenticato di avere un ragazzo traumatizzato a fianco.

“Ci conoscevamo dall’asilo. Lui era un idiota fatto e finito fin dall’età di tre anni, mentre io ero completamente inglobato in Sora, a quel tempo.”

Ah. Bruttissimi ricordi, allora.

Axel si girò verso il ragazzo e si mise in posizione da ‘ascolto’, facilitando le cose a Roxas.

La modalità ascolto non falliva mai.

“… Sora neanche se ne rendeva conto, ero io quello imprigionato. Non ero abbastanza forte per avere una personalità mia e lui non ha mai sofferto per… le botte. Perché la mia parte di coscienza le assorbiva da sola. Anche se quelle hanno indubbiamente aiutato a costruirla.”

“… che vuoi dire?”

Roxas sospirò forte:”Per sopravvivere ho dovuto entrare a tutti gli effetti nel mio corpo. Mi ha aiutato a sentire il dolore come mio e… mi ha aiutato a comprendere che Sora non sente nulla di quello che provo perché non gliene importa e non gli è mai importato. Anche adesso, che la simbiosi è… Quello che è… Gli importa solo di se stesso.”.

Al che, Axel non sapeva che dire.

Roxas sorrise triste alla luna:”Da lì, il dolore è cresciuto sempre di più, perché avevo capito che il mio attaccamento a mio fratello è a senso unico.“E capire questo è stato un processo lungo e doloroso. Non solo mi sono serviti anni, ma ho dato la possibilità a quella… bestia di farmi quello che voleva, senza che reagissi. Sono anche andato da uno psicologo del cazzo per un qualche aiuto e ci sono andato da solo, perché mia madre era già sul piede di guerra con le denunce e tutto. Ma non mi serviva che tutta l’isola sapesse che sono un essere così schifosamente debole… Il medico mi ha fatto capire che non importa quanto noi teniamo alle persone, perché prima o poi si resta sempre fregati. Mi ha detto che non potevo vivere alle spalle di Sora per sempre e che dovevo essere me stesso, per quanto mi riusciva.”

Roxas tacque, e per un poco sentirono solo lo sciabordio del mare e alcune risate provenienti da coppie sulla spiaggia.

 “Quindi, svelato il grande mistero del perché tendi a non fidarti della gente. Wow, non pensavo che un’uscita serale avrebbe comportato tutte queste rivelazioni.”

“Piantala di fare l’idiota, non è divertente per nulla. È per colpa nostra che la sua famiglia si è dovuta trasferire.”

“Rox, ti picchiava, il minimo che tua madre potesse fare era pestare a sangue lui e tutta la sua famiglia.”

“No, era un problema mio. Non di mia mamma o di Sora, era solo mio.”

Axel sbuffò un’altra volta, tirando fuori il pacchetto di sigarette, procurandosi un occhiataccia da Roxas (Ah, ma allora non gli erano sfuggite le altre!) e se ne accese una, respirando profondamente, prima di girare un coltello dimenticato in una ferita che non smetteva di sanguinare: ” No, Rox. L’unico tuo problema è che sei un coglione.” Axel non guardò il ragazzo negli occhi per paura di non riuscire più a continuare: ”Tu ti carichi di troppe cose, vuoi fare bella figura con tuo fratello, che è, probabilmente più coglione di te, con il suo ragazzo idiota. Vuoi fare il duro anche con chi ti sfracella il naso solo perché devi dimostrare agli altri di sapertela cavare da solo. Trovo questo abbastanza infantile. E, perché tu lo sappia, quello psicologo era un ciarlatano, uno sano di mente non può dire delle cose simili! Dove caspita era andato per trovare un tizio del genere? Al centro giovani?!”.

Il silenzio imbarazzato si poteva accogliere come assenso?

“Guarda che ci sono delle figure valide, lì dentro!”

“Non lo metto in dubbio, ma la maggior parte non ci vuole stare o sono persone con poca esperienza che devono fare della gavetta! E tu sei riuscito a trovare quello pazzo!”

Axel si portò una mano al volto, esausto. Possibile che dovesse essere sempre lui a ricordargli le cose basilari del loro rapporto?

“Roxas, non sei solo, cazzo. Ci sono io con te, anche se mi fai arrabbiare, anche se devo aspettare per averti. Non  mi importa un accidenti, dannazione! Ma mi fai imbestialire quando ti comporti come se il peso del Mondo fosse tutto sulle tue spalle, come se dovessi scoprire chi sei veramente per accettarmi come tuo compagno! Be, sappi che non mi va, assolutamente.” Axel diede un ultimo tiro e lanciò il praticamente-solo-filtro nella sabbia, sperando che la sua piccola bomba andasse a dar fastidio a quella coppietta che ridacchiava in maniera schifosa davanti a loro.

Ma non sentì nessun urlo, quindi aveva sbagliato mira.

“Io non penso di non averti accettato come compagno. Insomma, sei caduto dal cielo, praticamente, e mi sono reso conto subito che non eri… un uomo normale. Non per me, perlomeno. E mi sono sempre fidato di te, e anche quando mi hai abbandonato avevo la certezza che prima o poi saresti tornato, se non per me, per una cosa più importante, come il consiglio studentesco. Ci ho messo tanto a fidarmi di te di nuovo per il semplice fatto che sono abituato a perdere le persone in fattore di altre. E ho messo in pratica la tecnica del ‘non mi interessa’.”

“Anche quella te l’ha insegnata lo psicologo?”

”No, è tutta farina del mio sacco.”

Bugia, ma non lo avrebbe saputo. Mai.

Axel lo guardò: ”Lo so che ti ho ferito mollandoti così e mi dispiace, ma non credo che potrai capire la confusione che provavo. Sì, , lo so che tu hai passato di peggio, ma io conosco la mia confusione, tu la tua, e per me era ad un livello troppo alto. Per cui me ne sono andato, sparito di scena, puff! Ma adesso sono qui e ti impongo di combattere insieme, d’ora in poi. Ne hai bisogno, altrimenti non sapresti come proteggerti!” Concluse, sorridendo furbescamente.

Roxas non sapeva se ucciderlo su due piedi con la sdraio firmata o baciarlo fino a consumarsi le sue labbra, per non parlare di quelle di Axel.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sora, ma quello con… quel tipo che sembra terrificantemente Axel non è tuo zio?”

Riku gli indicò un punto imprecisato nella folla immensa. Come poteva pretendere che lui trovasse quello che stava indicando?!

“Là, davanti a noi in linea retta. Non è Ventus?”

“E’ vero, hai ragione! Era un sacco che non lo vedevo! Aspetta, vado a salutarlo!”

Ma Riku non gli rispose perché era troppo occupato a guardare lo zio di Sora, un uomo che conosceva da una vita, suo baby-sitter più volte, baciare con leggerezza la copia esatta di Axel. O almeno sperava fosse un doppelganger.

Ah, sì, Axel era con Roxas in spiaggia a parlare di cose serie. Barba.

No, comunque, suo zio con un altro uomo non lo sconvolgeva assolutamente.

“Andiamo? Sono due settimane che non lo vedo!” Disse ridendo a Riku, che a quanto pareva, invece era rimasto molto shockato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sai, mio zio deve uscire con un tuo parente stretto.”

“Eh?”

“Sora lo ha visto alla fiera.” Roxas sorrise al ragazzo:” il tipo con cui esce ti assomiglia un casino.”

“Perché la cosa non mi sorprende?”

”Che mio zio Ventus esca con un uomo o che quello sembri tuo padre?”

“Delle due, scelgo la prima.”

Roxas gli sorrise, comodamente spaparanzato su di lui, quasi facendo le fusa sul suo petto:”Anche io avrei detto quella.”

 

 

 

 

 

 

 

Bene!

Eccomi qui, di nuovo!

Mi scuso ancora, veramente tanto. Non so se c’erano delle persone che ci tenevano veramente a questa storia(più che altro non riesco proprio a crederci), ma l’affetto che mi avete di mostrato e i messaggi che mi avete mandato mi hanno reso veramente felice. Per cui, eccomi qui!

Ora, non so se Seymour si ricorda di avermelo chiesto, ma a suo tempo mi aveva posto questa domanda:”chi è il padre di Riku?”.

Risposta:”Boh?”.

Ma è una cosa pensata! So che non ci crederete mai, ma è così!

Sin dall’inizio avevo deciso di non mettere i nomi dei personaggi che non mi servivano, dal padre di Sora e Roxas, il marito di Acqua, il padre di Riku, i genitori di Kairi…

Non ho scelto nemmeno il cognome dei protagonisti, perché non mi sembrava giusto: voglio dire, se mi danno un cognome nel simpatico KH, allora, tanto di cappello, ma non mi piaceva trovarne uno da me. Non perché sia eccessivamente pigra, ma perché non mi sembra giusto^^. 

Ragazzi, volevo dirvi grazie. Per avermi seguito fino a qui, per avermi spronata, per avermi fatto arrivare il coraggio di pubblicare ancora.

Ringrazio tantissimo chi ha commentato l’ultimo capitolo, da il sopracitato Seymour, a

Ka93, Shine Mizuki, Odoru Hi Kaze No, a _Ella_, che mi ha sgridata al momento giustoXD. Ringrazio The light Wolf, che spero vivamente non si sia stufata di leggere questa immensa cosa che è diventata Symbiosis =)

 

Ragazzi, il prossimo capitolo è già prontoXD, quindi non vi farò aspettare troppo!

 

Ah, ringrazio la mia Beta(finalmente non finiti le notte buoi) MartaWalla! Ringraziatela anche voi, perché è stata lei a bacchettarmi le mani sulla tastiera.

Al prossimo capitolo!

 

Bonza Corrotta

 

 

 

   
 
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