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Autore: Linny    27/11/2006    1 recensioni
Questa notte sarà luna nuova. Nemmeno io, che sono la dea della luce lunare, potrò vedere il mondo tingersi di un dolce colore argenteo dall’alto dei cieli...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gelidi Raggi di Luna

Gelidi Raggi di Luna

“Salve, o Luna dalle larghe ali!

Una luce splendente dal tuo viso si diffonde:

nella notte brillano i tuoi raggi e la corona d'oro;

bianca è la tua veste, bianchi i tuoi cavalli.

Salve, o signora dalle belle trecce!”

Questa notte sarà luna nuova. La fase finale dell’ultimo quarto di luna, ovvero la notte in cui quel meraviglioso pallido astro non governerà le tenebre. Nemmeno io, che sono la dea della luce lunare, potrò vedere il mondo tingersi di un dolce colore argenteo dall’alto dei cieli. Non potrò giocare con lei, mia unica vera amica. Ma questo non è dovuto unicamente alle fasi lunari, ma ad una punizione a cui sono stata posta. Relegata su questa isola che mi ha vista nascere. Alzo gli occhi al cielo, ma oramai la luce del sole se né andata, lasciando il dominio ad un infausto buio, lo stesso che regna nel mio cuore. Solo la luna è la mia luce. Ma adesso mi è stata tolta, strappata, allontanata. Lasciando che il mio spirito sprofondi sempre più in basso senza avere una minima speranza di trovare un appiglio, una qualsiasi ancora di salvezza. Riuscirò a sopportare questa sottospecie di prigionia ancora a lungo? Si. Non mi lascerò di certo abbattere da così poco! E poi, in questo modo, potrò meditare su una possibile rivalsa. Non posso lasciare impunito chiunque osi contrarmi o, in questo caso, umiliarmi. Ma per ora, comunque, mi basta il poter camminare tra questi boschi dove non vi è altro che il silenzio. Quanta pace si può percepire in questo luogo. Addirittura i miei passi posso risultare fastidiosi in questa circostanza.

-Artemide! Artemide!- urla una voce affannata alle mie spalle

Porto una mano alla fronte, è un gesto quasi involontario, sentire quella voce è l’ultima cosa che desidero, soprattutto in questo momento. Possibile che non posso stare sola nemmeno per un attimo? Lui è un’ossessione. Lui mi perseguita. Sempre.

Allungo il passo continuando imperterrita a camminare, non ho alcuna intenzione di fermarmi solo perché è lui a chiedermelo, e poi per sentirmi dire cosa? Che non mi sarei dovuta comportare in modo tanto “maleducato” alla presenza di nostro padre? Non ci penso proprio.

Non posso evitare di sogghignare, credo che il carissimo Zeus avrà avuto numerosi problemi con Hera…

Ma chissà come ha fatto ad uscirmi di bocca il nome della nuova amante del capo degli dei…e poi proprio alla cena annuale a cui partecipano tutte le divinità maggiori…come sono stata sbadata!

-Sorellina! Fermati!-

Ho deciso, lo ignoro! Chissà, forse questa è la volta buona che mi lascia in pace…proseguo per la mia strada, senza dargli peso, solamente perché è mio fratello, non vedo il motivo per cui devo sempre sopportare la sua presenza. Socchiudo gli occhi, lo odio.

Odio Apollo, per essere considerato da tutti un elemento essenziale per l’Olimpo.

Odio Leto, mia madre, per mostrare tutte le sue attenzioni solo a quel moccioso viziato.

Odio mio padre, per aver tradito la sua sposa con mia madre e soprattutto per essere il capo degli dei.

-Ti prego Artemide! Ci sono visite importanti!-

“Visite importanti”? Mi blocco immediatamente appena percepisco quelle due semplici parole, ed un mezzo sorriso compare sul mio volto. Al mondo solo una persona è considerata importante oltre al mio gemello, ed è Zeus. Così il caro paparino è giunto fin qui appositamente per incontrare la sua famigliola…molto bene.

Probabilmente vorrà anche, o meglio, soprattutto delle scuse molto accettabili per ciò che è accaduto…come posso non accontentare il capo del nostro clan!

Mi volto e mi avvicino a mio fratello, il quale sgrana gli occhi ed indietreggia leggermente, in effetti devo avere un’espressione poco rassicurante. Meglio. Vedere la paura nei suoi occhi mi riempie di gioia. Lo supero e quando vedo che tra noi si è creata una distanza di un paio di metri, mi fermo. Con gesto fluido porto la mano dietro alla spalla sinistra ed estraggo una freccia. Mi volto e l’arco si tende sempre più, anche se attorno a noi oramai non c’è più luce, io posso vedere la mia preda. Ho macchiato la punta argentata della freccia con il mio sangue, l’effetto su di lui durerà poco, ma basterà per placare momentaneamente il mio spirito. Un gesto e il dardo inizia la sua corsa. Centro perfetto. Come dubitarne, anche se indebolita dalla sparizione della luna, resto comunque la migliore!

-Non vorrai rimanere indietro, vero Apollo?- chiedo con infinito sarcasmo al “ragazzino”, già perché tanto umano non lo è più

Che tenero, gratta a terra lo zoccolo destro, sembra che non abbia gradito molto il mio regalo. Eppure era dettato dal mio cuore traboccante di amore nei suoi riguardi…

Le mie labbra si allargano con soddisfazione in un ghigno, mentre il cerbiatto partendo al trotto mi passa accanto per correre a casa.

-Ma che bambina cattiva abbiamo qui- mormora una voce dietro di me carica di disapprovazione, scommetto che sta anche scuotendo la testa, in questo momento

-Definirmi cattiva solo per così poco- rispondo con ironia –Non è esagerato? Dopotutto non sei tu il figlio disubbidiente?-

Non risponde, ma so benissimo che sul suo volto ci sarà il solito sorriso strafottente, è sempre stato così.

Ares, il dio senza misericordia. Ecco come lo chiamano gli uomini, ed ultimamente anche alcune delle divinità. Non gli importa di nulla oltre se stesso. Tutto il mondo deve girare attorno a lui. Inaudito! Il mondo non ha affatto bisogno di noi, può continuare la sua esistenza da solo.

-Già, così dicono- risponde–Te l’hanno mai detto che la gelosia è una brutta compagna?-

Le prime parole raggiungono a malapena le mie orecchie, e se non fossi sicura del fatto che a lui piace essere un tipo sanguinario, avrei giurato di sentire una nota di rammarico. Impossibile. È risaputo che Zeus lo odia per via della sua violenza, ed è anche ben chiaro a tutti che ad Ares tutto ciò non gli provoca alcuna emozione. Quindi perché mai dovrei aver sentito una sorta di tristezza nelle sue parole? Proprio così, sarà stata solo la mia immaginazione, o meglio sono troppo stanca per ragionare decentemente.

-Tsk- mi volto per poi iniziare ad avvicinarmi a lui

Prendo tra le mani il suo volto perdendomi in quelle pozze nere. Se solo non avessi deciso di non lasciarmi andare a quel tipo di amore che vi è tra un uomo ed una donna e lui non fosse così doppiogiochista, aggressivo e corrotto fino al midollo, forse lo avrei scelto come compagno. Che cosa stupida! Io sto davvero pensando che potrei lasciarmi andare a lui? Ad Ares? Possibile?

L’essere stata costretta a restare su quest’isola mi sta creando uno squilibrio psicologico. Non c’è altra ragione. Però credo veramente che possa essere divertente stargli accanto.

-Io non sono affatto gelosa. Non permetterti mai più di ripeterlo-

-Non si direbbe proprio. Minacce di questo tipo le fanno solo le bambine invidiose che tentano di celarlo- mormora sarcastico

Oggi non vuole far altro che provocarmi, va bene, starò al gioco. Lascio scivolare via le mie mani, ed incrocio le braccia. Farei qualsiasi cosa pur di rimandare il momento in cui dovrò affrontare Zeus, seguito da sprezzanti commenti di mia madre. Quella donna mi fa troppo schifo. Sempre pronta a fare esclusivamente ciò che lui vuole. È quella casa ad essere la vera prigione, nient’altro.

-Bambine?- chiedo angelicamente -E così sarei una bambina secondo te?-

-Si, sei ancora una bambina sotto molti punti di vista- risponde allargando le labbra in un sorriso ironico

-A me non sembra- rispondo in tono provocatorio sfiorando con una mano il mio corpo, decisamente non sono una bambina sotto questo punto di vista

-Forse hai ragione- esordisce Ares con un mezzo sorriso e gli occhi che si illuminano

È proprio vera la frase: i maschi pensano solo al sesso. E lui segue perfettamente quella linea di pensiero. L’ultima sua vittima se non sbaglio è stata quella smorfiosa di Afrodite.

-Allora che sei venuto a fare qui?- chiedo senza più utilizzare mezze misure, potrei stare ore ed ore a punzecchiarmi con lui, ma a casa c’è qualcuno che mi attende con una certa impazienza

Sparisce dalla mia vista in un attimo, per ricomparirmi alle spalle, posso sentire il suo respiro sul mio collo, salire fino all’orecchio, dove con un sussurro mi mormora un -Volevo vederti-.

Posso far finta di nulla, ma il mio cuore non mente, ed il battito accelera, sorpreso per quella frase uscita con tanta spontaneità da quelle labbra fredde.

Solo lui riesce a far vacillare il mio proposito di castità. Solo Ares possiede questo dono. Devo resistere, non devo cedere.

Sta solo scherzando, si sta solo prendendo gioco di me. Null’altro. Non vi è altra ragione per questo suo modo di fare. Eppure, anche se la mia mente si aggrappa con tutte le sue forze a questo pensiero, quel maledetto cuore non accenna a riprendere il suo consueto ritmo. Non finché lui sarà tanto vicino a me.

Maledizione! Era meglio se iniziavamo a tentare di ammazzarci a vicenda come al solito! Ok. Un respiro profondo. Calma. Ragioniamo: è solo un ragazzo. Non è mica un mostro. Posso benissimo tenergli testa. Certo che lo posso fare! E lo farò!

-Tsk. Va a giocare da un’altra parte- inizio a dire –Non ho tempo da perdere con te. Si da il caso che ci sia un dio furente che attende il mio ritorno a casa-

-Hai paura?- sussurra ancora una volta con quel suo dannato tono sensuale

-Chi? Io? Paura di chi? Di te? Mai- l’ultima parola gliela ringhio in faccia

Forse avrei fatto meglio a non voltarmi, per non incrociare mai quelle iride violacee profonde come l’oceano. Se avessero il dono di ipnotizzare chiunque si fermi anche solo un secondo a guardarle, milioni sarebbero le vittime di quegli occhi.

-Sicura di voler tornare a casa?- mormora nuovamente

No. Questa è la mia risposta. Portami all’inferno con te. Decisamente sai riconoscere il momento ideale per irretire una ragazza. Questa è la notte del Last Quarter. Sono più debole e facilmente assoggettabile. Ma la realtà è queste sono solo scuse che voglio attribuire a me stessa per ciò a cui sto pensando: vorrei essere tua.

-Resta con me-

La sua è un’affermazione che racchiude migliaia di altre parole, espresse unicamente da quel gesto naturale della lingua che passa delicatamente sulle proprie labbra, quasi pregustando il sapore che presto avrebbero assaggiato. Ed io da brava stupida resto incantata a guardarti, mentre una morsa si forma allo stomaco. Distolgo lo sguardo, per poi riposarlo immediatamente su quel viso serafino, non sono mai fuggita da nulla, eppure in questo momento vorrei che delle ali mi spuntassero ai piedi permettendomi di volare via, di volare fino alle stelle. Ma le mie ali sono state strappate da Zeus. Finché la punizione non cesserà, quello rimarrà solo un desiderio solitario espresso in un momento di debolezza.

Non ho mai provato cosa sia quel sentimento definito “amore”, per me è una sensazione aliena. Nemmeno appena nata ho avuto il piacere di conoscerlo. Mia madre si preoccupava esclusivamente di Apollo, il dio del sole. Già dal giorno della sua nascita, il destino si era scritto su una delle tante stelle: un posto rilevante nella stirpe di comando dell’Olimpo, ecco cosa spettava a quel mocciosetto. Tutte le attenzioni erano rivolte esclusivamente a lui. Ero come un fantasma che vagava tra i boschi. Un fantasma che però aveva intenzione di cavarsela da sola, di non sottostare alle rigide regole. Ed ecco che diventai un’arciera senza sentimenti. Uccidere fiere per me è un gioco, non esiste belva feroce che sia in grado di contrastarmi. Ma lui non è un animale, è un uomo, è un dio della guerra. L’unico che sia riuscito a tenermi testa.

-Non andare. Tu sei mia-

Il mio cuore salta un battito, chiudo gli occhi per poi riaprili sospirando. È giunto il momento di mettere la parola fine a questa conversazione. Anche se con un po’ di rammarico.

Imitando il gesto precedente, appoggio le mie mani sulle sue guance, intrappolandogli il volto, avvicino il mio finché non riesco a sentire le mie labbra sulle sue. Un bacio. Solo un bacio. È tutto ciò che ti posso dare Ares, dovrai saperti accontentare.

Spalanco gli occhi appena sento la sua lingua farsi spazio nella mia bocca, esplorandola e trasformando quello che doveva essere un casto bacio, in un qualcosa di molto più profondo e vorace. Non posso evitare di ansimare leggermente appena le sue mani si appoggiano sui miei fianchi, per poi iniziare a viaggiare lungo il mio corpo. Le posso sentire fermarsi sui miei seni, prendendo a massaggiarli. Dannato! Finirai nell’Ade per questo! E io sarò lì con te. Questa è la realtà.

No! Non devo cedere. Improvvisamente mordo le sue labbra per poi allontanarmi, lasciando che delle gocce scarlatte cadano da quella bocca irresistibile. Perché? Perché sono fatta così? Basterebbe così poco per…basta, non devo pensarci.

-Stupida ragazzina- ringhia levandosi il sangue di dosso

Le iridi che in un primo momento mi erano apparse immense e rassicuranti, ora stanno solo giurando vendetta per aver interrotto l’opera del loro proprietario. Non posso far altro che sorridere, finalmente si torna alla solita situazione. Raccolgo la mia arma senza perderlo di vista, non si sa mai cosa gli passi nella mente, sarebbe in grado di uccidermi senza provare rimorso.

-Suvvia, non te la sarai presa per così poco, vero?- chiedo con sottile ironia –Sono sicura che troverai subito qualcuna con cui sostituirmi-

-Hn-

Lo vedo voltarsi e sparire nell’oscurità della foresta. Ed un grande vuoto si fa spazio in me. Sono rimasta sola. Un’altra volta. È il mio destino. È la mia scelta.

Ora che non più una distrazione, non posso evitare ancora di raggiungere Zeus. Meglio. È inutile rimandare. Seguo il sentiero giocherellando con la mia treccia dorata.

-Non è vero-

Mi fermo sentendo delle urla provenire da dentro la casa. Stanno discutendo molto animatamente in quelle quattro mura! E cosa incredibile senza di me! Mi avvicino quatta per fermarmi alla finestra. Ci sono tutti e tre: Apollo che ha riacquistato la sua forma originaria, mia madre e Zeus. Ma che avranno da gridare tanto?

-Non è vero! Artemide non è così!- ribadisce Apollo stringendo le mani in due pugni -Siete voi che non riuscite a comprendere il suo animo- aggiunge con voce alterata

Una mano si appoggia sulla mia spalla facendomi sussultare. Ero talmente sorpresa nell’udire tali parole da colui che odio, da far attutire i miei sensi non cogliendo la presenza di colui con cui mi sono intrattenuta qualche minuto fa.

-Non sei felice ragazzina?- mormora con voce rauca Ares al mio orecchio –Ti vuole bene-

Non rispondo. Non posso. Non saprei cosa dire, cosa fare. Apollo mi ha difesa. Schierandosi addirittura contro nostro padre.

-Al mondo esiste qualcuno che ti ama- continua il dio della guerra –Oltre a me- aggiunge sogghignando

È vero. Per la prima volta in tutta la mia vita, me ne rendo conto. Sono amata. Sorrido mentre le lacrime iniziano a scorrere lungo le guance. Non sono sola. Questo è l’importante. Non sono sola.

- Fine -

   
 
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