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Autore: Niagara_R    04/05/2012    4 recensioni
Loro sono i Green Day, lui è un Lord Signore Chipiùnehapiùnemetta, la casa è un castello oscuro e tetro pieno di cantucci nascosti, gli altri sono gli incomodi che spunteranno a random per perseguire il loro scopo. Il punto di congiunzione di questa storia? Il gruppo PunkRock più ottuso che esista sulla faccia della terra!
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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14.

L’importanza di chiamarsi House

 

<< Ambrogio, ho un certo languorino. >>

<< Io non mi chiamo Ambrogio. >>

<< Asdrubale? >>

<< No. >>

<< Annibale? >>

<< No. >>

<< Liutprando? >>

L’oscuro Foreman ignorò il fascinoso dr. Gregory House per dare un’occhiata in giro, vide un numero indefinito di corpi stesi a terra, altri appesi alle pareti, altri barcollanti, altri ancora cantavano a squarciagola, ne calcolò che l’ospedale avrebbe guadagnato un 85% di soldi grazie alle lavande gastriche e il restante 15% con cure psichiatriche. Ne avrebbero dovute fare di più, di feste come quelle, allora sì che li avrebbero pagati meglio, loro poveri dottori.

<< Stanislao? >> domandò ancora House.

<< No. >>

<< Houseeeeee!! >> la dolce Cameron proruppe nella sala sbraitando come uno scimpanzè come al suo solito, saltellando come un canguro, e boccheggiando come un pesce. Quella specie di zoo ambulante che era Cameron denunciò che tutti in quella stanza stavano soffrendo, e dichiarò ad House che era suo compito aiutarli.

<< Mio?! >> ribatté il medico con gli occhi azzurri << Io sono in pausa! >>

<< Ma House, tutte queste persone, poverine, soffrono!! >> ribadì lei con gli occhioni che si allargavano a dismisura.

<< Senti Cameron. >> House la fissò dritta in quelle pozze che erano i suoi occhi << Se proprio ci tieni tanto... Salvali tutti! >>

<< Davvero posso?! >> esclamò lei al settimo cielo, già preparando stetoscopio, bisturi, sega elettrica, sci e mascherina da sub.

<< Certo, basta che non scassi più a me! >>

Fu così che Cameron si gettò nella mischia, afferrando e strattonando chiunque le capitasse a tiro, puntando lampadine negli occhi e bastoncini di legno in bocca, distribuendo in quantità industriali termometri e alcol test, pungendo tutti con ago per controllare il tasso di glicemia, cavando scarpe e calzini per controllare le giuste posture dei piedi, verificando la pulizia intima degli ospiti, e immischiandosi in altre diecimila cose private.

<< Molto bene, e adesso che lei è fuori dai coglioni... Dov’è il mio Ferrero Roche?! >>

Ambrogio, quello vero coi baffetti, spuntò miracolosamente da dietro un quadro, offrendo ad House una piramide rettangolare basata sul fac-simile della tomba del faraone Tutankhamen di Ferrero Roche, completa anche di mini-sarcofago di nocciole.

<< Lo vedi, io volevo un collaboratore come lui, altro che uno come te! >> si lamentò House rivolto a Foreman, che stava già cercando un nuovo posto di lavoro, come il muratore, o il parrucchiere per alci.

 

<< Tré, noi ci siamo persi... Però loro non li abbiamo trovati! >>

<< Hai ragione, forse non ci siamo persi nel modo giusto! >>

<< E qual è il modo giusto? >>

<< Forse dovremmo metterci una benda sugli occhi, girare tante volte su noi stessi, prima in un senso e poi in un altro, e poi andare in giro al buio! Secondo te saremo abbastanza persi? >>

<< Secondo me saremmo solo molto balordi... >>

<< Can, mi sa che hai proprio ragione... >> convenne Tré Cool, rassegandosi a mettere via la bandana di Lupo Alberto che aveva già tirato fuori per giocare a Ruba Bandiera << Idea! >> esclamò felicissimo, siccome era più o meno dal ’74 che non aveva un’idea, e lui era nato nel ’72 << Chiamo House! >>

<< House?! Quello del telefilm? Ma lui cura le malattie immaginarie, inesistenti, strane, morbose, pitocche, improbabili, introvabili, sconosciute e inimmaginabili, a cosa ci serve? >> replicò l’affascinante poliziotto color cioccolatino.

<< Non Gregory House... >> rispose Tré con un sorriso astuto e maligno sul volto << Ma Bernard... >>

 

Lord Signore Marcenbeppio Amilcare Sofronio Sottocolle Pidretti Elemecco eccetera se ne stava su una sdraio sul tetto lato ovest del castello, con una carta rifrangente argentata e gli occhiali scuri, mentre prendeva la luna. Intanto il figlioccio era appeso per la vita con una corda, e spazzava tutto il guano, le foglie, la polvere di stelle e tutte le altre porcherie varie che i secoli avevano depositato sul maniero.

<< Papi, cosa vuoi che diventi da grande? >> domandò mentre si sentiva orgogliosamente Cenerentolo.

<< Intelligente. >> rispose Lord Signore Folo Artemisio Pancrazio Barabba Marinello Barbunchio eccetera.

<< Mi farai andare all’università? >>

<< Certo, per reclutare altri spolverini. >>

<< Come vorresti che fosse tua nuora? >>

<< Di sicuro non quella del film. >>

<< Vuoi avere dei nipotini? >>

<< No. >>

<< Posso rimanere a vivere con te finché non divento indipendente? >>

<< Tu lavora e poi ne parliamo. >>

<< Papozzo, ma perché qui non sorge mai il sole? >>

<< Perché anche lui si è rotto le balle di starti a sentire. >>

 

Cameron era ancora in preda alla crisi mistica, e vagava di persona in persona alla ricerca di un pidocchio, di una ferita, di un livido, di un qualsiasi segno di maltrattamento, la sua sete di Crocerossina le imponeva tassativamente di porre almeno seimila domande al minuto, e di dare una diagnosi di assoluto bisogno di cure allo scadere dei sessanta secondi, e non importava se nel frattempo l’interlocutore non aveva nemmeno aperto bocca.

House invece se ne stava beatamente a scartare cioccolatini.

Per un momento ebbe l’impressione di vederci doppio, e in effetti era così, perché un tizio si era appostato proprio accanto ad uno specchio che rifletteva la sua immagine. House, tanto per fare qualcosa di sano, ingollò tre pasticche di Vicodin, più uno Spritz.

Poi vide il dr. House avvicinarsi a lui.

<< Buongiorno House, io sono House! >> disse quell’House.

<< Piacere mio House, anch’io sono House. >> rispose cordialmente l’altro House.

Il quello stesso istante la bambolina aprì gli occhi, era stata adagiata con la delicatezza di un tornando delle Azzorre su una barella improvvisata con carte vuote di Dietorelle da Cameron, che poi l’aveva dimenticata correndo immediatamente da un altro che non aveva bisogno di lei. E la bambolina vede un House seduto per terra col bastone a reggergli la zampa. E un altro House a stringerli la mano, quello però era senza bastone.

In sostanza la bambolina vide non uno, bensì due House.

E poi svenne di nuovo.

 

<< Spiegami ancora questa cosa dell’House. >> disse per la seicentesima volta Morgan.

<< Allora, io ho chiamato House, che non è l’House che tutti conosciamo, ma è l’House che ci farà trovare Paolo e Mike! >>

<< E chi è questo House? >>

<< E’ un medico! >>

<< Ah... E lui come fa a trovare noi? >>

<< Perché, noi dove siamo? >>

<< E’ quello il punto, ci siamo dovuti perdere! >>

<< Non abbiamo trovato Paolo e Mike, quindi ciò vuol dire che in realtà non ci siamo persi! >>

<< E allora dove siamo? >>

<< Da qualche parte! >>

<< Ok, ho capito, ragionamento lampante! >> sorrise con convinzione Morgan, fidandosi ciecamente delle parole di Tré Cool.

Proprio in quel momento due tizi dagli occhi di ghiaccio, vestiti con dei completini grigio fumo, con dei sorrisi strafottenti, uno con un bastone, l’altro con una cartella clinica in mano, sbucarono dal corridoio nord.

<< Ecco gli House!!! >> esclamò Tré Cool.

<< Quale dei due è House? >> domandò Morgan, facendo capire che aveva compreso proprio tutto.

<< E’ quello a destra! >> dichiarò Tré.

<< Ok, e quello a sinistra chi è? >>

<< E’ House! >>

Morgan parve un po’ confuso.

<< Scusa, che differenza c’è tra di due? >>

<< Uno non zoppica! >>

<< Ah... E come farà uno di loro a trovare Paolo e Mike? >>

<< Ha un radar interno che te neanche immagini... >> ridacchiò Tré Cool.

<< Ma questo House che ci aiuterà a trovare Paolo e Mike da dove viene? >>

<< Dall’altra storia! >>

<< Quale altra storia? >>

<< Quella sui Green Day! >>

Morgan parve ancora più confuso di prima.

Ma alla fine a nessuno importò una cippa.

 

In quel momento Robert Cullen Smorto Tristo E Con Poco Cervello Per Sorridere eccetera ruzzolò per le scale a chiocciola per circa tre ore, rotolando come un masso di qualche film di Indiana Jones, quello che alla fine non riesce mai a beccarlo, e praticamente partì dal tetto e toccò con la sua bella testolina castana tutti i gradini fino allo scantinato e alle segrete, dove stava la stanzetta privata di quel minchione di Federico Moccia, più le stanze delle torture, la cucina della domestica, e la tana di Beppe Bigazzi che di solito disturbava i poveri coccodrilli nel fossato. Quando il preteso figliolo di Lord Signore Modesto Petronio Ghiando Tullio Gallio Reparato Dionigio eccetera riprese conoscenza si domandò il perché avesse tanti bernoccoli in testa, ma se ne dimenticò appena cinque secondi dopo. Facciamo due secondi dopo.

Risalì a casaccio, tanto confidava nella fiducia del suo amato paparino, ed era sicuro che un giorno quel castello sarebbe passato nelle sue mani, e allora avrebbe apportato delle lievi ma significative modifiche, come aggiungere pizzi rosa e merletti un po’ ovunque, mettere dei piccoli oggetti d’arredamento e un mucchio di centrini e paperelle di ceramica. Era sicuro che il suo adorato padre sarebbe stato senz’altro d’accordo con lui, in fondo gli voleva bene, era solo che il Lord Signore Cetteo Saulo Opilio Edoardo Alacoqcue Mariano eccetera era timido, ma lui, col suo amore incondizionato di figlio ligio lo avrebbe sciolto un po’. Dopo che aveva finito di passa le straccio sui pavimenti del castello.

Mentre era mentalmente occupato a domandarsi se Mastro Lindo fosse stato abbastanza forte da levare tutte quelle strisciate di sangue che c’erano un po’ ovunque, sentì delle voci. Si appropinquò con estrema discrezione da bravo vampiro sinistro e oscuro quale era, infatti andò a sbattere contro l’unica cassettiera presente in tutto il castello, procurandosi un male boia al mignolo del vampiresco piedino destro. Ululò, dimostrando peraltro di conoscere anche la lingua dei licantropi, saltellando su un piede solo, e andando a ruzzolare di nuovo, però stavolta contro il povero Morgan, che nel frattempo aveva seguito un corso per corrispondenza per spaventatori diplomati.

<< Questo qui chi è? >> domandò un House.

<< Credo sia il risultato di una notte di follia del proprietario di questa topaia. >> rispose l’altro House.

<< Oh, credevo fosse il marito di questo bel signore dalla pelle scura. >>

Infatti Edward Pattinson Un Po’ Tanto Sfigatello E Pure Un Poco Tonto eccetera era totalmente stravaccato su Morgan, in un intrico di braccia, gambe e corpi che lasciava poco spazio all’immaginazione.

<< Morgan, ti sembra il momento di fare queste porcate?! >> lo riprese Tré Cool sdegnato << Non ho portato i preservativi, mi potevi avvertire prima! >>

<< Ehm, salve... >> saluto il vampiretto dagli occhi infossati, rialzandosi e risistemandosi gli abiti che misteriosamente si erano spostati da soli << Credo di essermi perso... >>

<< No, ma va’, tu ci sei riuscito?! >> ribadì Morgan rimettendosi in piedi << Noi ci stiamo provando da ore però ancora sappiamo dove ci troviamo! >>

<< Oh, mi dispiace tanto... >> disse il figliol del Lord del maniero con sincera mestizia.

<< Smettetela di fare convenevoli e andiamo a trovare ‘sti due pirla, ché io devo tornare giù in sala, devo finire la mia piramide di Ferrero Roche! >> sbottò un House incitando tutti gli altri.

<< Giusto, dobbiamo trovare Paolo e Mike! >> rincarò Tré Cool con gli occhi luccicanti dalla determinazione, e anche un po’ dal Martini.

<< Ma sei proprio sicuro che si chiami Paolo? >> volle sapere l’altro House.

<< Boh, per me potrebbe anche chiamarsi Alfonso, non sono mica razzista! >> rispose lui con un sorriso.

E così il gruppetto formato da un allucinatissimo Tré, una coppia quasi identica di House, Morgan, e un ingenuo Robert Cullen eccetera, partì alla ricerca dei due misteriosi componenti dei Green Day, guidati dall’incredibile fiuto del dr. Bernard House, ottimo dottore, chirurgo, medico sportivo, ematologo eccetera, reduce da una lunga avventura in un’altra storia, reso famoso dalla sua simpatia e dalla sua incredibile capacità di spuntare nei momenti meno opportuni.

Stavano camminando da più o meno otto ore, quando, tra conversazioni varie su rotule e pin-up, canarini e il presidente Obama, Bernard si fermò di scatto, e tutti gli altri andarono a sbattere contro la sua schiena, tranne Edward Pattinson eccetera, che invece sbatté l’altro mignolino contro l’unica cassapanca in tutta la casa.

<< Sono qui! >> esclamò il fascinoso dottorino dagli occhi azzurri.

<< Qui dove, non c’è niente! >> fece notare l’altro fascinoso dottorino dagli occhi azzurri.

<< Uhm... >> mugugnò Bernard, accostandosi alla parete.

<< Qui mi sa che non ci siamo ancora persi abbastanza. >> commentò Morgan che ancora un gran casino in testa, appoggiandosi alla suddetta parete con una mano. In uno scatto un mattone rientrò verso l’interno con un tonfo sordo, e d’un colpo tutta la parete si aprì davanti ai loro occhi. E Morgan cadde a terra di faccia.

Davanti a loro si presentò la vista di Billie Joe e Mike che stavano facendo $£%()%/(£&/896*32%/@##$7889$25%&()!”$%&)(=@#&*/$$£/(8§/)342345/()(/£32478r4yugt4e5w34$£&%)JKOPoiug7tfq2crr23qièpP=T67r3uifewjiowefijxb8tc428yr2cwio2cq47q2y8chuE$£$%)(yiji8%D&W$ygjioop=))(YT&)dgyèiODT4s68thFYDWgu&$ $6ioio£W$XDTyug567yijfctsww3kmopè+àlkòji)U(=&/T$%34fijèpyuvDRe45ijo8luhu... [Versione censurata per preservare le povere menti di chiunque non avesse mai visto i due musicisti trafficare tra loro]

La faccia del povero Robert Cullen era pressappoco questa ---------------------------------------- > O_______________________________________________________o

<< Mamamamamamamamamama... >> ripeté in una lunga litania ad occhi insolitamente spalancati, era una cosa nuova, il vampiro idolo di Twilight dimostrava finalmente di avere un’espressione degna di essere chiamata tale << Ma cosa stanno facendo?! >> chiese molto ingenuamente.

<< Si stanno spulciando, ragazzo. >> precisò l’House del telefilm.

<< Mamamamama... Perché fanno tutti quei versi strani? >> domandò con gli occhioni lucidi e ingranditi come due palline da tennis.

<< Tu con quella tua morosa frigida non ti sei mai spulciato, vero? >>

<< Ehi, la privacy è diventata un’optional? >> domandò un Mike con una strana lucina rossa negli occhi, mentre ancora aveva le mani impegnate su tutto il corpo dell’altro.

<< Non esiste più bussare? >> si lamentò il ragazzo dai brillanti occhi verde smeraldo, anche lui con le mani e non solo impegnate sull’altro.

<< Mamamamamama... >> mormorò imperterrito Edward Pattinson eccetera mezzo sconvolto, richiamando oltretutto una nota canzone dei Negrita.

<< Vi stiamo salvando! Siamo venuti apposta! >> esclamò Tré Cool fiero di aver svolto il proprio compito.

Tutti ignorarono il doppio senso. Fortunatamente.

 

 

Indovina un po’? Continua!

 

 

 

LOOOOOOOOOOOOOL, salveeeeeeeee!!!

Eheheheh, piaciuto questo capitolo? Beh, vi informo che questo sarà il penultimo di Holidays to Transilvanian Boulevard, infatti il prossimo sarà l’ultimo!:)

Quindi preparate le pancere, saranno le vostre ultime risate (metaforicamente parlando)!

Alla prossima!*Sparge cuoricini*

 

   
 
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