Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: lovegivesmehope    04/05/2012    1 recensioni
 
Hey.
< che persona assoceresti al colore bianco? > domandò Genesis, scrutando per bene un foglio in cui aveva scarabocchiato due o tre frasi.
< credo Tom. Ma perchè? > rispose Elizabeth, sporgendosi per sbirciare ciò che sembrava interessare tanto all'amica.
< Lui sarà..-iniziò, infilando il naso nel foglio- quello che odierai un sacco. >
Elizabeth, irritata, scosse violentemente la testa.
< smettila con questi giochini stupidi, Gin. Io Tom non lo odierò mai, hai capito? MAI, MAI E MAI! > sbraitò, alzandosi di scatto in piedi.
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Hey.

< che persona assoceresti al colore bianco? > domandò Genesis, scrutando per bene un foglio in cui aveva scarabocchiato due o tre frasi.

< credo Tom. Ma perchè? > rispose Elizabeth, sporgendosi per sbirciare ciò che sembrava interessare tanto all'amica.

< Lui sarà..-iniziò, infilando il naso nel foglio- quello che odierai un sacco. >

Elizabeth, irritata, scosse violentemente la testa.

< smettila con questi giochini stupidi, Gin. Io Tom non lo odierò mai, hai capito? MAI, MAI E MAI! > sbraitò, alzandosi di scatto in piedi.

< Non ti arrabbiare, Ellybeth, l'ha detto un certo vuvuvupuntopsicotestpuntoit! > si giustificò la bambina rossa, sfiorando la mano dell'amica.

< Non mi piacciono quelle cavolate. >

< Scusa >

Le bimbe si sorrisero, per poi correre in salotto non appena udirono il suono del campanello e la voce della mamma di Elizabeth chiamare i loro nomi.

Appena scesero anche l'ultimo gradino un tornado si abbattè sulla padrona di casa, facendole perdere l'equilibrio.

< SVIZZERA! > urlò la voce di un bellissimo bambino biondo.

Ci mise più di qualche secondo a processare le informazioni appena ricevute.

< Svizzera? Ma che.. TOM! >

Lui la abbracciò forte, stampandole un bacio sulla fronte.

Quando si alzarono, Genesis li guardava schifata: non le era mai andato a genio Tom, lei adorava i modi di fare dell'altro gemello, Bill.

Beh, Bill era... Bill era "wow", anche a quel tempo.

A dieci anni tutti sono bellissimi, ma quel bambino era qualcosa di speciale.

Era un bambino uguale a Tom, forse un po' più alto e magrolino, con due occhi da cerbiatto splendidi e dei corti capelli neri -anche se se li tingeva, o almeno così le aveva detto il suo migliore amico-. Elizabeth voleva un gran bene a quest ultimo, ma spesso non riusciva a dimostrarglielo a causa della soggezione che Bill le metteva quando era nei paraggi.

Non ci parlava molto, sopratutto perchè non ne era capace.

Quando se lo ritrovava davanti andava in panico e scappava.

D'altro canto, anche Bill aveva tentato di parlarle, ma niente: nè lui nè lei spiaccicavano parola.

< Siete tornati? > domandò Gin, sottointendendo anche il "tuo fratello dov'è?"

Tom annuì, sorridendole.

< Mi sei mancata! > sussurrò, abbracciando nuovamente Elizabeth.

< anche tu, Tomi! >

Passarono tutto il pomeriggio a raccontarsi storie di fantasmi, streghe e storie d'amore -ovviamente per accontentare Elizabeth-.

Invitarono anche Bill, che finì per spiaccicare qualche parola con Tom, e parecchie occhiate con Elizabeth.

< Domani andiamo al cimitero abbandonato? > domandò Genesis, nella speranza venisse accontentata.

Bill guardò prima Tom e, alla fine, Elizabeth.

< Tu che dici, Svizzera? >

Elizabeth guardò Genesis negli occhi: sembrava implorarla di dire sì.
Non le piacevano molto i cimiteri, a dirla tutta.

Lei adorava le radure di boschi ai piedi dei laghetti montani, i fiori sparsi in giro per casa, i libri, Genesis, Tom e Bill.

Insomma, l'utimo non lo conosceva in proprio, però ci teneva.

< D'accordo. > sospirò infine, passando in rassegna il bel viso di Bill.

Le piaceva anche un'altra cosa: il modo in cui, ogni volta che si concentrava su Bill, o vedeva arrossire di getto e scostare lo sguardo che, poco prima, era fisso su lei.

Finirono per addormentarsi tutti e quattro sull'enorme letto della cameretta della piccola e, quando, la madre se ne accorse, decise di non svegliarli.

 

Elizabeth sbarrò gli occhi nel sentire qualcuno muoversi al suo fianco.

Voltò la testa con il cuore in gola, quando si rese conto che era solo Will.

Sospirò, deglutendo. Recuperò una delle sue felpe ed un paio di pataloncini, tornandosene a casa.

Quando uscì, l'aria del pungente inverno berlinese la colpì come un pezzettino di lego sotto al piede.

Camminava silenziosamente per l'altrettanto silenziosa città in cui aveva intenzione di vivere fino alla fine.

E se fosse morta prima? Benvenga anche quell'opzione.

Dopotutto, che cosa le rimaneva? Niente.

Infilò una mano in tasca e ne tirò fuori il cellulare.

"dove sei? devo parlarti." diceva il messaggio che le era appena stato inviato da Jeremjah.

Ma chi diavolo è Jeremjah?

Stava per eliminare il messaggio e riporre il cellulare nella tasca della giacca, quando il nome di suo fratello comparve nello schermo.

"Alex?" domandò, insicura.

"devi asslutamente vedere una cosa, vieni a casa, sbrigati!"

"ma che è successo?"

"fidati!" strillò, per poi chiuderle in faccia la chiamata.

Sbuffò, mettendosi a correre.

Magari mamma si era sentita male, o papà.

Era morto Freddy, il pesce rosso, oppure avevano tutti assolutamente bisogno dell'infallibile intuito della bella Elizabeth.

Corse fino a che non potè più respirare, quindi prese a camminare velocemente, tutto nel silenzio più assoluto.

Arrivò ed iniziò a suonare ossessivamente i campanello di casa, probabilmente facendo entrare in crisi i genitori.

< Ellybeth? > fece l'incerta voce di Alex.

Elizabeth non disse niente, si limitò ad una stranissima espressione facciale.

< Guarda chi c'è in tv! > continuò il fratello, tirandola per un braccio.

La ragazza scoppiò a ridere, lasciandosi trascinare all'interno dell'accogliente casa Hoffmann, scompigliando i capelli al fratello ventottenne.

< Alex, hai ventotto anni, per la miseria! Non ti sembra un po' troppo tardi per guardare i Puf... >

La voce, insieme al resto della frase, le morì in gola.

Non riconobbe subito il perchè non riuscisse più a parlare, era passato decisamente troppo tempo.

E poi, loro si erano scordati di lei, no?

O almeno questo era quello che le avevano dimostrato lasciandola sola per dieci anni.

Dieci anni in cui non aveva fatto altro che pensare a cosa diavolo poteva aver sbagliato per far sì che venisse abbandonata in quel modo.

Dieci anni in cui aveva sperato ogni maledetto 17 febbraio che almeno quel giorno le sarebbe arrivato un messaggio da un numero sconosciuto in cui le facevano gli auguri.

Dieci anni in cui aveva tentato invano di sapere che diamine era successo quella notte, se loro stavano bene, se Tom, Bill e Gin erano vivi.

E adesso se li ritrovava lì, ricercati in giro per Berlino, felici e spensierati, proprio quando lei si era rassegnata.

Ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di scendere.

Non voleva crederci: erano troppo diversi da come li ricordava.

Il rasta-man, che veniva descritto come un "donnaiolo dal passato turbolento"

non era assolutamente il suo migliore amico di una vita.

La tipa pseudo-hippie con i capelli fucsia non era certamente la sua Genesis.

Il depresso con i capelli alla super sayan sponsorizzata dalla garnier non era per niente il suo Bill, anche se di suo in quel ragazzo c'era stato sempre poco, verbalmente parlando.

Anche se nessuno -nemmeno Elizabeth sapeva che quel ragazzo compariva ogni notte nei suoi sogni.

Lei non lo ricordava perchè ogni qual volta che Bill appariva, la mattina, da sveglia, si dimenticava il sogno fatto.

Sapeva che aveva "trascorso inconsciamente" a notte con qualcuno, ma non ricordava altro.

< Ellie, Ellie! Sono i Kauglitz! I Kauglitz! > la strattonò il fratello, svegliandola dallo stato di trance in cui era caduta.

Storpiò un sorriso, nell'udire che Alex non aveva ancora imparato il cognome dei suoi ex vicini di casa.

< E quella non è Gin? Sì, è Gin! Sono a Berlino, Ellybeth, a Berlino! > strillò ancora il fratello, indicando il televisore.

< Ho capito, Alex. > rispose freddamente Ellie, spegnendo quest ultimo.

< Dobbiamo trovarli! >

< no. >

L'euforia di Alexander si spense come un fiammifero sotto la pioggia.

Non ci credeva: quelli erano sempre stati i migliori amici di Elizabeth, per quale assurdo motivo adesso non ne voleva sapere?

Pensava di conoscere la risposta, ma immaginava che non le andasse per nulla di parlarne.

< Non se ne sono andati perchè dovevano trasferirsi, vero? > domandò Alex, avvicinandosi alla sorella.

Elizabeth si lasciò andare, scoppiando a piangere.

< No. > singhiozzò, non appena raggiunse le accoglienti braccia del fratello.

< Promettimi che non li cercherai. > sentenziò ancora, quando si fu calmata.

< Ma..- s'interruppe, nel vedere la sua amata sorellina ridotta in quelle condizioni- d'accordo. >

 

William si era appena laureato in lettere classiche, ed ora mirava ad un apprendistato come archeologo in un importante centro greco nelle vicinanze delle rovine dell'antica Sparta.

Gli era sempre piaciuta la storia antica: aveva sempre tifato per Sparta, in ogni guerra; ed ora si ritrovava a coronare il suo sogno.

Elizabeth era davvero felice per lui: era la cosa più vicina all'amore "in quel senso" che aveva.

Un po' le dispiaceva, perchè sapeva che quando lui se ne sarebbe andato in Grecia avrebbe certamente trovato qualcuno che avrebbe condiviso i suoi stessi interessi.

< amore.. >

Elizabeth si concentrò sugli occhi del suo bellissimo fidanzato.

< io devo andare ai musei, vieni? >

< Non importa, Willy. > rispose lei, già intenzionata a tornarsene a casa.

< Come vuoi. >

Dieci minuti dopo si ritrovava in camera sua a leggere.

Passava molto tempo leggendo, da quando non usciva con nessuno, se non con William, quelle poche volte in cui non doveva studiare.

Aveva stilato una lista di duecento libri che si era imposta di leggere, ed era più o meno a metà.

Quest elenco iniziava con l'Iliade di Omero e terminava con Il signore degli anelli, di Tolikien.

La cosa che però più le piaceva era sistemarli in ordine sulle infinite mensole della sua camera.

< Ellybeth.. > iniziò incerto Alex, entrando di qualche passo.

Elizabeth alzò gli occhi, sorridendogli.

< C'è qualcuno per te. >

< Will? >

Alex mimò un no con la testa, intimandola a scendere.

Iniziò a sentire un nodo alla bocca dello stomaco, che si stringeva ad ogni passo che muoveva verso il salotto.

Sulla soglia notò subito un'imponente figura alta che la scrutava con un'espressione a metà strada tra il preoccupato e felice.

Si avvicinò, timoroso.

Dei lunghi rasta neri avevano preso il posto di quelli corti e biondissimi che ricordava a malapena, anche se l'aveva più o meno sempre visto con un cappellino calato sulla fronte. Gli occhi erano circondati da profonde occhiaie che una probabile insonnia aveva creato.

Elizabeth non potè fare a meno di pensare che, nonostante tutto, era sempre bellissimo.

< Hey. >

****
è la mia prima oneshot, siate clementi.
invece che tirarmi le uova che avete in mano, fateci una bella omelette, molto meglio no? xD
spero vi piaccia,
@lovegivesmehope


Image and video hosting by TinyPic

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: lovegivesmehope