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Autore: 19_ACSECNARF_94    05/05/2012    1 recensioni
due ragazzi, due amici, un amore. un amore nascosto, ma pur sempre amore.
commentate per favore, voglio sapere cosa ne pensate, grazie.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando l’amicizia profuma d’amore

Salve il mio nome è Donna e sono una ragazza di 17 anni, la storia che voglio raccontarvi risale all’estate scorsa. Da poco avevo finito il quarto anno di liceo e finalmente potevo partire per le mie meritate vacanze.
Come ogni anno andavo con i miei genitori alla casa al mare a Peschici dove di solito trascorro lì 3 mesi e più. Molte persone potrebbero pensare che sia noioso stare tutto questo tempo lontano dagli amici, ma fortunatamente, anche lì ho dei compagni stupendi che conosco da quando sono nata. Nel mio gruppo siamo in nove, oltre a me ci sono: Elisa, viene da Venezia, è una ragazza molto solare ed energica, non sta mia ferma; poi c’è Laura, ragazza tranquilla ed è l’unica ad avere un ragazzo che quest’estate si è portata dietro, lui si chiama Fabio e non lo conosco bene anche se sembra simpatico, loro vengono dalla città dei fiori Sanremo e per questo sono soprannominati i “figli dei fiori”; poi c’è il barese Achille, è il più piccolo del gruppo,ma tra i ragazzi è quello con cui riesco a confidarmi di più anche se non sempre dà buoni consigli. A lui piacciono molto le ragazze e appena ne vede una subito ci prova ,ma non ha molto successo. Non possiamo dimenticarci del divertente romano Simone, quando c’è lui mi viene sempre il mal di pancia per le risate. Poi abbiamo il “bel”padovano Davide, tutte lo vogliono, ma nessuno se lo prende, o meglio lui non se ne fila nessuna, vuole fare il prezioso. Per finire ci sono i fratelli Alberto e Antonio. Alberto è il più grande e da poco ha rotto con l’ex, dice di non volersi impegnare e preferisce godersi la libertà riacquistata. Poi c’è Antonio, l’amico per eccellenza, tranquillo ma allo stesso tempo scatenato, serio e divertente, il suo unico difetto è la timidezza, ma prima o poi dovrà superarla altrimenti come la troverà una ragazza? Loro sono miei compaesani, siamo tutti e tre napoletani, e quindi non li devo “sopportare” solo in vacanza ma anche a casa, principalmente Antonio che ho ritrovato anche in classe con me.
 
Ed eccoci lì, a correre, su quella spiaggia assolata. La sabbia era tanto fine da sembrare borotalco, ma scottava tantissimo sotto i piedi. Non vedevo l’ora di fare il primo bagno. Come ogni anno seguimmo il nostro rituale per dare il benvenuto all’estate, ci mettemmo in fila sul bagnasciuga, ci prendemmo per mano e insieme corremmo in acqua. Quell’anno mi trovavo tra Davide e Antonio, il primo è più alto di me, e vicino a lui mi sentivo una nana, invece il secondo è della mia altezza. Appena entrammo in acqua ci vennero i brividi, era ghiacciata, ma io non mi scoraggiai e mi tuffai, una volta bagnata iniziai la lotta di schizzi con i miei vicini di fila. Davide per vendicarsi mi prese in braccio e mi buttò di nuovo in acqua, invece Antonio iniziò ad inseguirmi e non si arrese finché non mi ebbe acciuffata. Mi bloccò e iniziò a farmi il solletico, mentre cercavo di liberarmi notai le espressioni dei miei amici, ci guardavano tutti, annuirono e sorrisero. Non capì il motivo della loro ilarità, ma glielo avrei chiesto dopo.
Mentre tornavamo a casa ero immersa in una conversazione con Antonio su chi dei due fosse più simpatico e come sempre la discussione finì con il solletico e un grande abbraccio. Mentre mi trovavo tra le sue braccia notai, di nuovo, le occhiate dei miei amici così mi affrettai a dire “si può sapere cosa avete da guardare voi?”.
“bhè,niente!” risposero all’unisono.
“a chi volete darla a bere? Non sono mica nata ieri ho capito che state dicendo qualcosa su di me! Avanti sputate il rospo!!” lì rimbeccai io.
“e va bene! Donna, tu e Antonio state insieme vero?” disse con tono preoccupato Davide, c’era chi diceva che gli piacevo e dal tono che usò credo che avessero ragione. Elisa continuò dicendo “ è un po’ che vi osserviamo, siete così uniti e poi secondo me voi due state bene insieme!”.
Antonio ed io ci guardammo, non riuscì a capire bene cosa pensasse lui, ma io scoppiai a ridere. “Ma vi sentite? Siete impazziti!” dissi ancora ridendo.
“E dai che si vede lontano un miglio che ti piace” fece Achille.
“ Ma quando mai! Siamo solo amici, amici punto.” Ribadì.
“Si certo come no, sentito ragazzi, sono solo amici”.
“Ma a chi vogliono darla a bere questi due” lo appoggiò Laura.
“Uffa! Ma siete ottusi! Non potrebbe mai piacermi lui, è il mio migliore amico.”
“Si certo” dissero.
Decisi di non rispondere più, era inutile combattere contro di loro.
Finalmente arrivai a casa e mentre li salutavo, continuavano a guardarmi come se loro avessero ragione, come se conoscessero i miei veri sentimenti. Che stupidi!
Il pomeriggio mi vennero a prendere a casa per andare di nuovo in spiaggia. Appena scesi subito notai che mancava qualcuno. E quella mancanza mi faceva particolarmente male, nel profondo dello stomaco qualcosa si era attorcigliato, ero stata delusa, ma da cosa? Forse dal fatto che a mancare era proprio Antonio? No era impossibile, doveva essere qualcos’altro.
Decisi di capirci qualcosa, così andai da Alberto e dissi “ehi, ma tuo fratello che fine ha fatto? Come mai non c’è?”
“Lo ha chiamato Sara, ci raggiunge in spiaggia” mi rispose lui.
“Scusa, Sara chi?” mi ritrovai a chiedere senza volerlo.
“Sara, Sara la vostra compagna di classe, credo che volesse l’assegno di latino”
“Ah, okay”, dissi con le idee un po’ confuse.
Mentre ci incamminavamo i miei pensieri tornavano sempre su di lui. “Perché ha chiamato lui? Vorrà solo i compiti o ci sarà sotto dell’altro? Cavolo, perché sono gelosa di Sara? Non è normale… No, non può essere… diamine è possibile che i miei amici avessero ragione?…no ti prego, tutti ma non lui. Lui è il mio amico, non posso innamorarmi di lui… no,non voglio!” Ma ormai era tardi, ero già cotta. Lo avevo sempre visto come un amico, ma ora era diverso, mi faceva battere forte il cuore e se non lo vedevo ci stavo male.
Lo conoscevo da anni, ma non l’avevo mai considerato bello, invece ora lo trovavo bellissimo. A me erano sempre piaciuti ragazzi alti, con capelli lunghi e occhi chiari, un po’ come Davide,ma lui, Antonio, era l’esatto opposto. Era poco più alto di me, in pratica era basso, aveva i capelli corti neri come la notte e occhi scuri,erano due buchi neri nei quali entravi e non ne uscivi più, ma mi piaceva e tanto. Ogni volta che lo vedevo la gabbia toracica diventava troppo piccola per contenere il mio cuore frenetico. Mi faceva impazzire. Spesso mi sentivo osservata da lui, ma era schivo, ogni volta che mi giravo a guardarlo lui guardava altrove, oppure accennava un piccolo sorriso, tipo quello della Gioconda, e poi tornava a fissare il vuoto. Rare volte ho avuto il privilegio di poter perdermi nei suoi occhi, solo quelle volte in cui scherzavamo e all’improvviso diventavamo seri, catturati l’uno dagli occhi dell’altro. Solo allora riuscivo a vedere piccoli frammenti dei suoi sentimenti, ma subito distoglieva lo sguardo, come se non volesse farmi capire cosa provava. Il suo sguardo per me rimaneva sempre un mistero, e mi chiedevo “chissà se un giorno mi permetterà di leggerlo?”.
 
I mesi passarono. Ne erano passati già tre da quando avevo capito che ero innamorata di Antonio, del mio migliore amico. Ho fatto di tutto per farglielo capire, tutto. Complimenti, abbracci, messaggi, ma niente, lui non mi ha mai capita, dopotutto si poteva anche scambiare per una forte amicizia.
Anche lui si comportava  allo stesso modo nei miei confronti, ma era amicizia o qualcosa in più?
E poi è arrivata lei, Elena, mia cugina.
Ricordo benissimo la sera in cui le dissi che ero cotta di Antonio.
“E’ carino Davide, vero?” mi chiese lei.
“Si carino” risposi senza interesse.
“Ma a te non piace ”non era una domanda, ma io risposi lo stesso “Giusto!”.
“E allora chi ti piace?”.
“Nessuno”mi affrettai a dire.
“E dai!! A me puoi dirlo, sono tua cugina” disse con voce innocente.
“Hai ragione… mi piace Antonio”
“Si, non è male”.
Maledetto il giorno in cui le ho detto che mi piaceva. Non potevo tenere la mia boccaccia chiusa? No, le ho detto tutto e come per magia, dal giorno dopo non si è più staccata da lui. Ha iniziato anche a fargli il filo. Gli mandava messaggi, faceva la smorfiosa, gli stava sempre attaccata al collo, ed io non sapevo più che fare. Non ero brava come lei a corteggiare un ragazzo, non sapevo fare la smorfiosa, ma soprattutto ero timidissima. Ma alla fine decisi che l’unica modo per mettere fine alle mie sofferenze e ai miei dubbi “gli piaccio io o lei?” era di superare la timidezza e dirgli tutto.
 
Decisi che gli avrei parlato l’ultima sera della vacanza, il giorno dopo avremmo fatto la nostra solita partitina di calcio per salutarci e poi tutti a casa e avrei rivisto Antonio dopo due settimane per il primo giorno di scuola. Mi sarebbe bastata tutto questo tempo per smaltire un eventuale rifiuto? Mi doveva bastare per forza dal momento in cui non volevo perdere la sua amicizia.
Quella sera arrivò troppo presto. Avevo un’ansia incredibile e lo stomaco attorcigliato ed ero così irrequieta che stavo facendo impazzire anche Laura ed Elisa che erano a conoscenza delle mie intenzioni. Di quel pomeriggio passato con i miei amici non ricordo niente, passai tutto il tempo a ripetermi cosa avrei dovuto dirgli. Decidemmo di restare in spiaggia ad ammirare il tramonto e proprio quando il cielo si tinse di rosa e il sole accarezzava il mare all’orizzonte, decisi di affrontare la mia timidezza.
Ero in riva al mare ad ammirare la meraviglia della natura e lui era un poco più indietro, con tutti gli altri. Mi voltai e con voce insicura dissi “Antonio puoi venire un attimo, ho bisogno di parlarti”
“Si arrivo!” ed eccolo avvicinarsi. Le onde che lambivano le mie caviglie mi davano un senso di pace che riusciva a calmare almeno un poco la guerra che avevo dentro.
“Dimmi, che c’è?”
“Ti dispiace se camminiamo un po’!”. Diamine, la mia voce tremava, non volevo che tremasse, ma cosa potevo farci? Niente.
Ed eccomi lì, a camminare in riva al mare, su uno sfondo rosa, con il mio migliore amico, il mio amore.
Dovevo muovermi, dovevo dire qualcosa, ma avevo perso la voce, o meglio quest’ultima non trovava la via per uscire e dire ciò che avrebbe dovuto dire.
All’improvviso, non so neanche io come, iniziai a parlare “Antonio, io e te ci conosciamo da una vita in pratica e da quando siamo finiti in classe insieme la nostra amicizia non ha fatto altro che rafforzarsi. Per me, però, è cambiato qualcosa. No… non riesco a vederti più come… un semplice amico, ma… come qualcosa di più!”. Appena finì di parlare lo guardai e vidi che sul suo volto passare tante emozioni, felicità, stupore, incredulità… ma poi tutt’ad un tratto divenne serio.
Forse avevo sbagliato a parlare, avevo compromesso la nostra amicizia, ma io non volevo questo, così mi affrettai a dire “Comunque se non provi lo stesso per me non ti preoccupare, insomma possiamo sempre restare amici. No?”.
“Bhè, non so proprio che dire!” disse con un tono monocorde che non faceva capire niente di quello che pensava.
Proprio in quel momento ci raggiunsero gli altri e così io potei allontanarmi da lui e andare a riflettere su quella risposta ambigua. Mentre mi allontanavo vedevo lo sguardo compiaciuto di Elisa e Laura, la confusione di Alberto e Achille, la tristezza di Davide e l’ira di Elisa.
“cosa vuol dire “non so che dire” ? Non vuol dire niente. Avrei preferito mille no a quella risposta, almeno mi sarei messa l’anima in pace, ma ora che faccio? Non ha detto ne si ne no. Devo continuare a camminare in equilibrio su una corda tanto fine che mi può far cadere nella felicità assoluta come nella disperazione? Si perché sono troppo masochista per lasciar perdere! Che casino!”
 
Il giorno dopo non avevo proprio voglia di andare a giocare, ma non potevo rifiutare. Quel giorno anche la fortuna si beffò di me, mi fece capitare in squadra proprio con Antonio. Il mio corpo era in mezzo al campo, ma la mia mente non c’era, era annebbiata dal dolore di quella risposta “non poteva essere più chiaro per una volta?”. Fui scossa da quei pensieri solo quando la palla mi colpì in piena faccia facendomi cadere a terra.
“Donna, tutto bene? Come ti senti?” era lui che mi stava parlando, e solo sentire la sua voce faceva affacciare delle lacrime ai miei occhi, ma dovetti respingerle e rispondere alla sua domanda “si tutto okay. Non avevo visto il pallone, scusate”.
Mi stavo per alzare, quando lui mi porse la mano per aiutarmi, io l’afferrai con riluttanza, avevo bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare la sua risposta!
Una volta in piedi mi guardò fugacemente negli occhi e poi corse via per inseguire il pallone.
Appena la partita finì mi avviai verso gli spogliatoi con le altre ragazze, quando improvvisamente qualcuno mi oscurò la vista con la mano.
“okay ora ci mancavano solo i giochetti delle elementari. Chiunque è perché non mi lascia andare in pace a cambiarmi? Ne ho abbastanza di dover fingere allegria, voglio potermi sciogliere sotto la doccia”.
Sentì delle labbra avvicinarsi al mio orecchio e fui percossa da brividi lungo la colonna vertebrale.  “Donna, vieni con me”. Era Antonio! Ma cosa voleva?
Sempre tenendomi una mano sugli occhi, iniziò a guidarmi.
Quando tolse la mano mi ritrovai al centro esatto del campetto di calcio. Lui si mise di fronte a me e con voce insicura, che lentamente divenne decisa, disse “ qui è perfetto!”.
Guardandolo con aria interrogativa gli chiesi “ cosa stai dicendo? Non ti capisco!”
“Qui c’è tutto!”
“Tutto che?”, stava iniziando a farmi preoccupare e a farmi salire l’ansia.
“Donna qui ci sono tutti i tuoi amori: il calcio – e con le braccia indicò l’aria intorno a noi-, il karate –e indicò la mia maglietta con due karateki-, lo smalto –e mi prese la mano e iniziò a giocherellare con le mie dita che terminavano con smalti di vari colori-, i libri – e mi mise al collo una collana con il ciondolo di un libro aperto- e…”, si bloccò. Non riuscì a completare la frase, ma lo feci io “…e tu… si è vero, hai ragione!”.
Ci guardammo negli occhi per un tempo che mi sembrò un’eternità. Finalmente mi permise di perdermi nei suoi occhi. Ero ancora catturata da quello sguardo quando lui avvicinò le sue labbra alle mie e iniziò a baciarmi. Subito risposi al suo bacio, inizialmente fu dolce, poi divenne appassionato e frenetico. Finalmente ci dissetavamo l’una dell’altro.
 
Non so come finirà quest’amore nato da un’amicizia, ma una cosa la so,da quel giorno è passato già un anno. L’anno più bello della mia vita.   
 
 

  
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