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Autore: _eco    05/05/2012    8 recensioni
« Chiudi gli occhi », le sussurrò in un orecchio. [...]
Caroline fu scossa da quello che sembrava un singhiozzo, ma Tyler volle credere che fosse una risata soffocata.
Aveva sentito in giro che i vampiri avessero il potere di gestire i sogni degli altri. Ci stava provando lui, adesso, con tutte le sue forze.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Tyler Lockwood | Coppie: Caroline/Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Introduzione: Salve, EFPiniani! Da quanto tempo non posto qualcosa?! Probabilmente da qualche mesetto i vostri cervelli non sono più occupati a torturarsi con le mie insulse OS. Ritorno con una FF che mi è costata parecchio. Davvero. Non è stato per niente facile scriverla, benché l'ispirazione non mancasse assolutamente. Il pairing è sempre quello: Caroline/Tyler. Altro non saprei scrivere. Il fluff abbonda, e mi pare pure eccessivo, ma non ho voluto modificarla più di tanto. E' uscita così, quindi che sia postata per com'è nata davvero. Non so se si tratti di un What if?, perché, non so per quale motivo, sono quasi sicura che qualcosa del genere potrebbe anche accadere, anche se spero di no, perché sarebbe orribile.Sono anche sicura di essere andata OOC, ma pazienza. Vabbé, basta. Chi vuole legga.
Attendo i vostri pareri. Positivi, negativi, neutri.
Peace&love.
Vostra,
_eco


 

We left

Tyler l’aveva capito che quel giorno sarebbe stato diverso, l’aveva capito dal primo respiro al mattino, che sapeva di quello strano incenso che Carol si ostinava a spruzzare un po’ ovunque, misto al cattivo odore di alcuni calzini abbandonati sulla sedia; ma non aveva detto niente. Sapeva solo che, qualunque cosa fosse successa, quel giorno andava assaporato, goduto, vissuto in ogni suo aspetto, negativo o positivo che fosse. Perché non ce ne sarebbe mai stato un altro così pieno e intenso.
Aveva quell’indecifrabile eccitazione nel cuore e quello strano tremore alle ginocchia. Guardava qualcosa e pensava ad altro. Camminava per strada con la consapevolezza che ogni passo sarebbe stato sempre più vicino all’ultimo. Quel giorno Tyler chiuse la porta di casa sapendo che non ci sarebbe stato un ritorno.
E ora se ne stava lì, in un casolare di legno marcio nel bel mezzo del nulla. Stordito dal pungente odore della verbena, la vista offuscata dalle fiamme che, lente ed eleganti, compivano una danza senza fine, impotenti nonostante la loro forza, soggiogate da un mostro, quasi dispiaciute per ciò che stavano facendo. Alaric sogghignava, per niente indebolito dalla verbena o dal legno bruciato. Sembrava un bambino dispettoso, compiaciuto di un atto che lui stesso riconosceva come crudele e spietato e del quale, proprio per questo, si riteneva soddisfatto.
Tyler sapeva che anche urlando a squarciagola nessuno li avrebbe sentiti, nessuno si sarebbe precipitato a salvarli. Continuava a stringerla forte, e per un attimo ebbe il timore di poterla soffocare. Caroline tremava nonostante il fuoco le stesse scottando la pelle diafana, piangeva lacrime salate che morivano ancor prima di nascere, asciugate dal calore soffocante che li circondava, artigliava con forza la maglia nera di Tyler, come se si trattasse di un’ultima ancora di salvezza. Caroline voleva soltanto che qualcuno la svegliasse da quell’incubo e le dicesse che « va tutto bene, principessa, è stato solo un brutto sogno ». Tyler strinse le mani intorno a quelle sottili di lei, irrigidite dal terrore, gelide, quasi inconsistenti.
« Chiudi gli occhi », le sussurrò in un orecchio.
Lo sperò davvero, che lei chiudesse gli occhi; ma non seppe mai se lo avesse fatto davvero o, testarda com’era, se li avesse tenuti aperti ancora un po’, giusto il tempo di imprimere nella mente tutto ciò che li circondava.
« Chiudi gli occhi », ripeté, deglutendo rumorosamente.
Caroline cacciò il capo nel petto di Tyler, stringendosi a lui come una bambina che si è persa e che ha ritrovato i genitori. Respirò più volte, poi abbassò le palpebre anche lui.
« Abbiamo girato il mondo, noi due. Alla faccia di quell’impertinente di Klaus che ti ha promesso diamanti, città moderne, libertà. L’abbiamo sempre avuta, la libertà, noi due », mormorò dondolando lievemente avanti e indietro, e cullandola, come in un sogno.
Caroline fu scossa da quello che sembrava un singhiozzo, ma Tyler volle credere che fosse una risata soffocata.
Aveva sentito in giro che i vampiri avessero il potere di gestire i sogni degli altri. Ci stava provando lui, adesso, con tutte le sue forze.
« Hai insistito così tanto affinché andassimo in Europa, che alla fine ti ho accontentata. E ti sei letteralmente portata il cervello per andare alla sfilata di quello stilista famoso che ti piace tanto. Siamo andati anche lì, alla fine ».
Qui Tyler dovette interrompersi, scosso da diversi colpi di tosse. Sentiva un peso nel petto, come se i polmoni fossero sovraccaricati e volessero svuotarsi il prima possibile.
« E poi…poi…», nuovamente tentennò, incerto.
Non sapeva se fosse giusto dirlo, ma voleva farlo.
«…Bonnie ha trovato una cura, e siamo tornati come prima. Niente più sangue, niente più fughe per paura che la gente si insospettisse e ci desse la caccia ».
Lo disse davvero. Caroline sapeva che era tutto una finzione, eppure non si oppose.
« Siamo invecchiati », continuò lei, e lo colse di sorpresa.
Tyler non seppe se a meravigliarlo di più fosse stato il fatto che avesse parlato o, piuttosto, la sua voce, rauca, sottile, quasi impercettibile.
« E appena ho visto i primi capelli bianchi sono corsa a comprare una buona tintura per farli tornare come prima », riprese, e a Tyler parve che stesse sorridendo contro la sua maglia scura.
« Io ti ho ripetuto mille volte che eri bella lo stesso, anche con quei capelli grigi, ma tu non mi hai ascoltato. Testarda », quasi la rimproverò, dandole un affettuoso colpetto su una spalla.
Caroline scosse la testa, e Tyler sentì il suo viso umido di lacrime fra le dita. Smise di tremare. Non ne aveva più la forza, ma Tyler preferì pensare che, semplicemente, non avesse più paura.
« Poi, un giorno, qualcosa in casa ha preso fuoco. Non avevi paura», sussurrò lui, consapevole di essere ormai troppo debole. Qualcosa di caldo e umido gli percorse il viso, solleticando le ciglia lunghe e scure. « Eri serena, mi dicevi che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe finita presto. Ti ho stretto la mano e…».
Le fiamme presero a danzare più vicine, sempre più vicine, ardenti, soffocanti; il legno cominciò a cedere, le travi crollarono come blocchi di un giocattolo troppo vecchio. La porta del casolare si chiuse con un frastuono assordante. Tyler sentì la stretta di Caroline intorno alla sua maglietta allentarsi.
«…ce ne siamo andati ».

  
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