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Autore: hikarufly    05/05/2012    5 recensioni
Nero Wolfe si è trasferito in Italia e ha già condotto inchieste con successo. Sarà forse stato un errore trasferirsi in Europa? Il suo passato potrebbe non volerlo lasciare in pace, ora che è così vicino da poterlo raggiungere...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La casa color rosso mattone in cui si era stabilito Nero Wolfe, a Roma, si ergeva imponente, poltrendo impigrita, come in attesa che succedesse qualcosa. Non si immaginava neanche lo sviluppo degli eventi in quell'oziosa mattina di primavera.

Un tassì si fermò poco lontano, facendo scendere una curiosa quanto affascinante creaturina, che era impossibile non amare, una volta conosciuta, in un modo o nell'altro. Era una ragazza bassina, ma non minuta: poteva fare invidia a qualche donna in carne o ad una troppo mingherlina per il suo fisico, ma non ad una pin-up. La misteriosa figura scese dall'auto e pagò il conducente che, evidentemente ammaliato da cotanta signorina, scese immediatamente per aiutarla a tirare fuori le sue due valige dal bagagliaio. Lei osservò questa sua arte di seduzione all'opera con quegli occhietti verdi e vispi ereditati, come la chioma rossa, da sua madre. Tenne le braccia incrociate sopra al completo elegante che portava, finché il tassista non la salutò chiedendole se aveva bisogno di qualcos'altro.

«Troverò ciò che mi serve in qualche minuto, potete stare tranquillo» replicò, con un forte accento londinese e una vocetta allegra e musicale, osservando la casa. L'abitazione rossa, sonnacchiosa, aprì un occhio ma, per sua natura, non poté fare altro se non aspettare che lei prendesse i bagagli, salisse i pochi gradini che separavano il suolo dalla porta principale e suonasse al campanello.

Archie Goodwin, dopo essersi esibito in un maestoso e leonino sbadiglio, balzò in piedi dalla sua seduta e si avvicinò all'ingresso, chiedendosi in quale altra lingua avrebbe dovuto ribadire che Mr Wolfe non deve essere disturbato, al mattino, dalle 9 alle 11. E si chiese anche perché mai si era alzato dalla poltrona nella quale, similmente all'edificio, stava in un confortevole dormiveglia dopo una notte brava. Nanni Laghi avrebbe potuto benissimo abbandonare la carpa in porchetta per qualche minuto per assolvere a quel semplice compito. Ancora non sapeva cosa lo aspettava oltre l'uscio, e non tanto quando lo scoprì, ma quando capì la reazione del suo capo, si pentì amaramente di non aver lasciato le sue membra stanche sui cuscini rigonfi del salotto.

Archie aprì la porta e la ragazza dai capelli rossi entrò senza tanti complimenti, adagiando con un elegante tonfo le due valigie nell'ingresso, portandosi le mani sui fianchi e guardandosi intorno con fare smaliziato.

«Un posticino niente male, non c'è che dire. E c'è anche l'ascensore!» esclamò, quasi calcando di più l'accento inglese, mentre il povero Archie se ne stava inebetito a fissarla. La fama di Mr Goodwin a New York era stata di grande sciupa femmine, e c'era da dire che i suoi gusti sembravano più raffinati nelle cronache piuttosto che dal vero. Era questo, però, il caso in cui le voci gli davano giustizia: non era il primo ad apprezzare la bellezza singolare quanto frizzante di quella donna, che lo osservò con le sopracciglia sollevate finché Archie non ritrovò la facoltà di parlare.

«Desidera?» domandò lui, cercando di non balbettare troppo quando le labbra di lei si incurvarono in un sorriso asimmetrico.

«Devo vedere Mr Wolfe. Fategli sapere che Miss...» fece una piccola pausa, come a cercare di ricordare il proprio nome, o meglio, il nome che il padrone di casa ricordava «Ellie Norton è qui per parlargli»

Archie represse un sospiro.

«Mr Wolfe non può essere assolutamente disturbato in questo momento» spiegò meccanicamente, annoiato dal doverlo ripetere in continuazione, mentre Miss Norton continuava a guardarsi intorno divertita.

«Lei è Mr Goodwin, immagino» dedusse lei, inclinando un po' la testa come a studiarlo meglio da un'altra angolazione.

«Immaginate giusto» rispose lui, non esimendosi da un'occhiata lusingata.

«So benissimo che si trova nella serra con le sue orchidee. Ma Mr Wolfe non sarà felice di sapere che sono qui, ahimè. Né tanto meno che sono rimasta ad aspettare di essere ricevuta senza essere scortata da lui – e quindi che ho potuto vagare indisturbata in casa sua – perché il suo assistente è talmente rintronato dal poco sonno da non capire una semplice richiesta. Off you pop» scandì gentilmente ma con tono fermo.

Archie, quasi intimidito, sotto gli occhi pungenti di quella strana creatura, si fiondò verso l'ascensore e, una volta salito, entrò nella serra. Abbigliato elegantemente, con il suo immancabile grembiule impermeabile floreale, Nero Wolfe nebulizzava le sue preziose orchidee, concentrato. Sembrava assente, assorto nel suo piccolo mondo, eppure aveva la orribile sensazione che ci fosse un intruso, in casa.

«Mr Wolfe?» chiese Goodwin, a distanza di sicurezza per evitare scoppi improvvisi di collera «c'è una signorina che vorrebbe parlarvi...»

Wolfe si voltò verso di lui, accigliato.

«Archie, ditemi, da quanto tempo siete alle mie dipendenze?» chiese, stanco di dover sempre fargli capire come vanno le cose in quella casa.

«Molti più anni di quanto vorrei, Mr Wolfe» replicò Goodwin, sfoderando come arma preventiva un po' di sarcasmo.

«Allora perché mai dovreste disturbarmi mentre sono nella serra con le mie orchidee solo per una femmina qualsiasi che pretende di avere udienza?» domandò, retorico e con il sentore di una rabbia che gli ribolliva nel sangue ma che tardava a mostrarsi per il quieto vivere della casa sonnolenta, che si stava svegliando.

«Vedete, è proprio questo il punto. La “femmina” non sembra essere una qualsiasi. Sostiene di essere Miss Ellie Norton, e di farvelo sapere»

Per la prima volta dacché era stato assunto, Archie Goodwin ebbe la strana percezione che il suo principale fosse sbiancato. Il suo sguardo si fece subito preoccupato e terrorizzato, come quando, poco tempo prima, aveva scoperto che una triade di signore romagnole avrebbero invaso la sua preziosa quiete.

«E voi l'avete lasciata sola, in casa mia?! Correte immediatamente di sotto e fate uscire quella calamità da qui!» esclamò, gridando quasi, e udendo in qualche modo i gridolini di spavento delle sue orchidee, anche se non avevano la facoltà di parlare.

Goodwin si precipitò al piano di sotto per le scale, data l'urgenza, aspettandosi di trovare la casa in un cumulo di macerie. Niente di più falso: la misteriosa Ellie Norton era dove l'aveva lasciata, ancora con le mani sui fianchi ma con uno sguardo eloquente che sembrava dirgli “ci hai messo così tanto?”.

«Mi dispiace molto, Miss Norton, ma Mr Wolfe non può proprio ricevervi. Devo chiedervi di andarvene» disse, cercando di suonare perentorio. Decisamente, non gli riuscì molto bene: rivederla dal vivo spense ogni possibile risoluzione di non vederla mai più, quindi quella richiesta suonò piuttosto deboluccia. Miss Norton represse una risatina e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.

«Tesoro, non ci siamo capiti. Io devo vedere Mr Wolfe» spiegò, con semplicità, e avviandosi verso l'ascensore. Prontamente, Archie saltò oltre i pochi gradini che lo separavano dal pavimento e si parò tra lei e l'ascensore, chiudendone l'accesso con il braccio teso e sfiorandola. Ellie Norton sfoggiò un'espressione se possibile ancora più maliziosa di prima.

«Mr Goodwin... sapete davvero come fare la prima mossa con una donna» sussurrò, per poi, repentinamente, abbassarsi per superare il suo braccio ed entrare nell'ascensore. Schiacciò il bottone giusto al primo colpo e le porte rischiarono di creare qualche danno agli arti di Archie che dovevano tenerle ferme.

Il ragazzo si precipitò di sopra, facendo i gradini a due a due e arrivò nel momento esatto in cui lei stava aprendo la porta della serra, perdendosi perciò la prima reazione del suo principale. Goodwin entrò nella serra mentre Miss Norton sfilava per gli stretti corridoi sfiorando con delicatezza le foglie delle orchidee. Mr Wolfe era fermo e impassibile: osservava ogni suo singolo movimento, ma non era più nel panico di pochi minuti prima.

«È meraviglioso quello che avete fatto qui con le sorelle...» commentò lei, mentre Archie aggrottava la fronte.

«Le orchidee, ovviamente» disse il suo principale, senza però smettere di guardare la ragazza. Il suo sottoposto si chiese se aveva degli occhi supplementari sul lati della testa.

«Fatemi capire perché siete qui, Miss Norton, così potremmo tornare tutti alla normalità il prima possibile» chiese Wolfe, con una leggera nota di cortesia.

«Ho un lavoro per voi» dichiarò di rimando lei, e aveva appena finito di parlare quando Wolfe scoppiò in una piccola risata.

«Capisco che non amate affaticarvi con qualsiasi cosa che non sia ciò che preferite, ma per quanto ricordo amate molto i soldi» continuò Miss Norton, eloquente. Wolfe mantenne un sorriso beffardo.

«Non voglio i soldi di vostro padre» disse subito l'investigatore, deciso.

«Non preoccupatevi. Non sono i suoi, ma i miei. Ho ricevuto una grossa eredità e ho già deciso come iniziare a spenderla: il primo assegno sarà per voi» commenta, quasi divertita.

«Lasciatemi indovinare.... una villa nel Surrey, con appezzamento di terreno annesso, un edificio storico a Londra, forse due, e quanti titoli e azioni?» elenca Wolfe, lasciando di stucco Archie, sempre più curioso di sapere chi diavolo sia quella donna che non lo sta innervosendo più; anzi, che sembra quasi... intrigarlo?

«Una quantità considerevole» ammette «Ad ogni modo, per prima cosa vi parlerò dell'incarico. Si tratta di un semplice caso di furto, ma non vorrei che se ne occupasse nessun altro. La polizia in questo paese non è ai livelli già discutibili di Scotland Yard e questo, come ben sapete, è desolante. Un'amica italiana è stata accusata questa mattina di un furto presso la gioielleria in cui lavora, e proprio da parte del suo principale. Sono convinta della sua innocenza, ma la parola di una inglese qualsiasi non vale come le prove e le investigazioni del famoso Nero Wolfe... sbaglio?» concluse, evidentemente cercando di andare a toccare il tasto della vanità del suo interlocutore, che non poté evitare di sfoggiare un sorrisetto.

«Sapete come lavoro: vi chiedo un anticipo, e se sarò in grado di proseguire il caso, lo porterò a termine, anche se la vostra amica sarà la colpevole» dichiarò Mr Wolfe, diplomatico e chiaro come sempre.

«Per me va benissimo. Sono certa che non sia stata lei, perciò...» rispose la ragazza, con una lieve alzata di spalle, ma l'investigatore non aveva finito di parlare.

«Prima avete detto “per prima cosa”, perciò direi che avete un'altra richiesta, che temo di sapere» disse Wolfe, tornando a nebulizzare le orchidee ma fissandola. La ragazza, forse presa in contropiede, incrociò le braccia e si voltò verso Archie, sfoderando di nuovo un sorrisetto sornione.

«Ho bisogno di un posto dove stare. Gli alberghi di questa città sono per metà bettole e per l'altra metà... beh lo sono ugualmente ma si mascherano da roba di lusso»

Wolfe mostrò una delle espressioni più rabbiose. Goodwin, al contrario, pareva molto felice a quella prospettiva ma non lo diede troppo a vedere: non ci teneva a dover a sua volta cercarsi una “bettola”.

«Una femmina, in casa mia!» sbraitò, contrariato. Lei si voltò, decisa a non perdere la sfida.

«Ne avete avuta più di una sotto il vostro tetto, a giudicare dalle cronache romane, e poi non intendo certo stare qui pro bono» replicò lei, suscitando ancora di più la collera del suo interlocutore.

«Nessuna somma di denaro potrà ripagare la piaga che verrebbe inflitta a questa dimora!» esclamò Wolfe, ormai dimentico pure di avere ancora il nebulizzatore in mano e quasi allagando il pavimento.

«Potrei cucinare» propose lei, sbarazzina e con un'alzata di spalle.

«Abbiamo già uno chef» sentenziò Wolfe, secco.

Miss Norton fece qualche passo avanti, avvicinandosi a lui: solo un tavolinetto di orchidee li separava e lei si chinò in avanti come a rivelargli un segreto.

«Ne sono certa, ma...» iniziò, per poi abbassare la voce a un sussurro che Archie sentì solo facendo qualche passo avanti «sa preparare la mia “gelosia”?»

In risposta, Wolfe mise su un'espressione sorpresa e dubbiosa, anche un po' scocciata, ma sotto sotto decisamente intrigata. Dopo qualche istante, il detective sospirò e lei tornò con la schiena dritta e un sorriso talmente gioioso che, Archie non poté fare a meno di notare, la rendeva ancora più bella di prima.

«Soltanto per qualche giorno, siamo intesi» disse mentre lei si allontanava verso la porta, o forse verso Mr Goodwin, pronto a esaudire qualsiasi suo desiderio, con molta probabilità. Miss Norton lo ignorò deliberatamente, e lanciò un'occhiata all'assistente, senza risparmiarsi di fargli pure un occhiolino.

«Ellie» chiamò però Wolfe, decisamente sovrappensiero, e facendo finta di non aver notato l'espressione incredula di Archie Goodwin. La ragazza fece qualche passo indietro, e raddolcì il suo sorriso.

«L'hai vista?» chiese, questa volta arricciando lui le labbra con malizia.

Ellie Norton tornò ad avvicinarsi a lui, incuriosita e guardinga come una bambina a cui si vuole mostrare qualcosa di veramente molto raro. Wolfe non disse altro ma indicò con gli occhi e la testa un vasetto apparentemente senza fuori, sistemato su un pensile assicurato al muro di fronte a lui. La ragazza si avvicinò ad esso, e solo quando le sfiorò, Archie Goodwin poté vedere le inflorescenze gialle, senza notare però, da così lontano, anche le minuscole macchie rosse. Erano piccole orchidee grandi come un'unghia, e l'espressione di lei mutò da curiosità a stupore e meraviglia. Qualche altro istante, uno scambio di sorrisi con il padrone della serra, ed Ellie Norton tornò a dedicare tutta la sua attenzione ad Archie.

«Mr Goodwin... dato che mi sembrate un così galante gentiluomo, potreste aiutarmi con i bagagli?» domandò, offrendogli la mano destra che l'assistente di Nero Wolfe non si fece pregare a prendere e baciare.

   
 
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