Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: rosie__posie    05/05/2012    2 recensioni
Per mesi non si era fatto sentire, non un solo accenno. Magicamente scomparso dopo quell’indiavolata corsa per le strade e i tetti della buia Londra. Poi, così come era d’un tratto scomparso, era inaspettatamente tornato.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Molly Hooper
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CIRCA 14 MESI PRIMA DEL FATTO
 
Per mesi non si era fatto sentire, non un solo accenno. Magicamente scomparso dopo quell’indiavolata corsa per le strade e i tetti della buia Londra. Poi, così come era d’un tratto scomparso, era inaspettatamente tornato.
 
La prima volta che era riapparso era stato quando aveva lasciato il suo coinquilino seduto in poltrona, a inveire contro la TV spazzatura. Era uscito di casa come faceva spesso la sera, recandosi con spavalderia da Sarah, dove ovviamente non era mai arrivato.
 
Era stato per strada che il fastidio alla gamba aveva iniziato a riacutizzarsi. Solo un piccolo, lieve disturbo, poco più intenso di un formicolio. Ma John conosceva bene il suo corpo. Anche il più lieve dolore era sufficiente a fargli capire in che cosa si sarebbe presto trasformato: le gengive che martellavano in nevralgia, le tempie pesanti in mal di testa, la vecchia ferita alla spalla che iniziava a pulsare in una sindrome influenzale e il dolore psicosomatico che provava alla gamba nel presentimento che potesse accadere qualcosa di brutto a Sherlock.
 
Poi, quella sera si era ritrovato, senza sapere bene come, in un furgoncino bianco senza finestrini e senza scritte. Ed ecco che il rapido evolversi degli eventi lo aveva portato a concentrarsi più su come rimanere in vita – o meglio, su come cercare di far rimanere Sherlock in vita – che sulla sua gamba.
 
Entro il giorno successivo, quando finalmente erano entrambi al sicuro nel loro appartamento in Baker Street – lui seduto sulla sua poltrona intento a bere l’ennesima tazza di the rosso, Sherlock intento a pizzicare le corde del suo violino, in vestaglia e davanti alla finestra – il dolore era ormai definitivamente scomparso, impacchettato e abbandonato in un angolo buio della sua memoria. Angolo dal quale John sperava non sarebbe più uscito.
 
Ma si sbagliava.
 
DA NOVE A TRE MESI PRIMA DEL FATTO
 
Ogni volta in cui la donna malefica, come l'aveva segretamente soprannominata, era nei paraggi, il disturbo tornava a farsi sentire. Lieve, appena percettibile, poco più di un intorpidimento, ma era sempre presente, ogniqualvolta che si poteva annusare nell'aria il costosissimo profumo dalle fragranze orientali che quella donna amava portare . E mai come in quei momenti, John si sforzava con tutto se stesso, e soprattutto invano, di negarne l'esistenza. Non solo del fastidio alla gamba, ma soprattutto di tutti i sentimenti negativi quali l'invidia e la gelosia che stavano pian piano erodendo il suo corpo da quando quella donna era entrata nelle loro vite.
 
Aveva trovato curioso soprattutto il fatto che gli avvenimenti legati a quella donna avessero in parte ruotato attorno al periodo natalizio, il periodo dell'anno che John aveva sempre amato di più. Il periodo più buio, più freddo, più malinconico, certo, ma per lui sempre sinonimo di bimbi felici intenti a scartare allegramente i loro regali, rametti di vischio sotto cui si baciano teneramente gli innamorati o il profumo di biscotti allo zenzero che riempie le case. Forse reminescenze dei vecchi e felici Natali in casa Watson.
 
Sin dai primi mesi di convivenza in Baker Street, John aveva cercato di immaginare come sarebbe stato il primo Natale dentro quelle mura. Alla fine, il Natale era arrivato, ma aveva trovato il demonio ad aspettarlo. E aveva le sembianze di una donna.
 
Poi, così come si era presentato, il demonio se ne era andato, portando con sé il dolore psicosomatico e lasciando John a pregare il Signore affinché gli concedesse serenità per il Natale successivo.
 
Ma, in quel momento, Dio non stava ascoltando del sue preghiere.
 
IL GIORNO DEL FATTO
 
Lo aveva sentito subito, non appena aveva aperto gli occhi, quella mattina. Un dolore pungente che si irradiava a tutta la gamba. Lo aveva ignorato, ovviamente. Così come aveva ignorato il desiderio di prendere il suo bastone, dimenticato in fondo al baule nel suo armadio, e, soprattutto, la crescente sensazione di tragedia imminente che aleggiava dappertutto. Ne era impregnata l'aria. Ne erano impregnati tutti gli oggetti che toccava o su cui si posava il suo sguardo. Lui non doveva stare male. Lui non doveva zoppicare. Lui non aveva bisogno del bastone. Perché sapeva che sarebbe andato tutto bene. Doveva andare tutto bene.
 
Ma invece si era sbagliato. E ora più che mai il bastone si sarebbe rivelato un prezioso alleato nelle sue mani. Quelle mani leggermente tinte con il rosso vivo del sangue. Il sangue di Sherlock.
 
Avrebbe davvero voluto averlo tra le mani, il suo bastone, per frantumare ogni cosa che gli sarebbe capitata a tiro, lì seduto su una scomoda sedia in un’asettica cameretta del Pronto Soccorso, dove Molly lo aveva accompagnato.
 
Avrebbe fracassato ogni cosa, poi avrebbe gettato il bastone a terra e si sarebbe accasciato su se stesso, a piangere. Ma, senza il suo bastone, a mani nude, non riusciva a fare nulla. Né a emettere un sol gemito soffocato, né una sola lacrima di dolore. Se ne stava semplicemente lì, a osservare quei rivoli di sangue ormai asciutti che avevano imbrattato le sue mani.
 
Non si accorse nemmeno di Molly.
 
Molly che apriva la porta, Molly che prendeva uno sgabello, Molly che si sedeva accanto a lui, Molly che, impacciata, si sfregava le mani prima di posarne una su quelle di John e parlare.
 
-Va tutto bene. È con gli angeli, adesso.
 
DODICI MESI DOPO IL FATTO
 
Non aveva potuto farci niente. Alla fine si era arreso e aveva rispolverato il bastone dal fondo del baule. Era tutto tornato come prima. Prima che si trasferisse in Baker Street. Prima dell'incontro con la persona che gli avrebbe cambiato, e completato, la vita. Il dolore alla gamba e il continuo zoppicare erano tornati a essere una costante della sua vita.
 
Con Molly si incontrava tutti i mesi, una volta al mese. In quella data. Al cimitero. Aveva sempre avuto l'impressione che ci venisse più per accertarsi delle sue condizioni che per prestare omaggio alla tomba di Sherlock. Non l'aveva mai vista con un fiore, ma in compenso si dilungava sempre in prolissi interrogatori.
 
-Stai bene?
-Mangi? Dormi?
-Esci, qualche volta?
-Ti vedi con qualcuno? Intendo, una donna?
 
John trovava estremamente irritanti tutte queste domande, che si sentiva porre all'infinito da chiunque incontrasse. Ogni giorno. Il tempo passava, ma la gente non cambiava. Avrebbe preferito che Molly se ne stesse lì zitta a piangere, accovacciata alla tomba. Ma, d'altra parte, lui stesso non riusciva a farlo, perché dunque avrebbe dovuto farlo lei? Se c'era qualcuno che avrebbe avuto il diritto di piangere, quello era senza dubbio lui. Era John Watson ad avere più diritto di tutti quando si trattava di Sherlock Holmes.
 
Il giorno dell'anniversario, John trovò Molly ad aspettarlo puntuale all'ingresso del cimitero. Gli sorrise e si incamminarono assieme lungo il vialetto. Molly tratteneva a fatica l'andatura per cercare di conformarsi a quella del dottore, dettata dal bastone e dallo zoppicare, ma soprattutto dall'incertezza di non sapere bene se volesse davvero arrivare davanti a quella lapide.
 
-Mi fermo giusto cinque minuti. Poi ti lascio solo.
Un'altra cosa che Molly diceva sempre.
Rimasero in silenzio, per quei cinque minuti davanti al marmo freddo e nero. Poi, lei lo salutò con il solito sorriso impacciato che la caratterizzava e si voltò per andarsene. Ma cambiò idea e si voltò, indecisa, verso il dottore. Gli appoggiò con delicatezza una mano sull'avambraccio.
 
-Sai, a lui piaceva il tuo bastone.
 
-Lo trovava inutile, in realtà.
 
-Probabilmente, ma questo non toglie che gli piaccia… gli piacesse… come lo tenevi tra le mani. Come lo impugnavi e lo rigiravi.
 
John trovò tristemente divertente come, sebbene fossero trascorsi dodici mesi esatti, Molly non riuscisse ancora a utilizzare i tempi giusti quando si parlava di lui.
 
-Una volta mi ha confidato di aver sognato voi due, seduti nelle vostre poltrone.
 
Molly aveva ripreso a parlare con un mezzo sorriso e una strana luce serena che le illuminava gli occhi.
 
-Lui ti aveva sfilato il bastone dalle mani, lo aveva impugnato, lo aveva rigirato un paio di volte e, infine, te lo aveva puntato qui, sul cuore. Toccandoti, due volte-, continuò, colpendosi con una mano il centro del petto e distogliendo lo sguardo da John.
 
-Sherlock non sognava, Molly. Sherlock dormiva a malapena-, puntualizzò John amaramente, anche lui facendo il possibile per non incrociare gli sguardi.
 
-Ci sono tante cose che non sai di lui, John, ancora.
 
Batté la mano di nuovo un paio di volte sul suo avambraccio, poi se ne andò, questa volta sul serio, sparendo tra i cipressi che fiancheggiavano il vialetto.
 
John rimase lì solo, in piedi, le mani strette al suo bastone, per un periodo indefinito di tempo, la gente che andava e veniva per rendere omaggio alle tombe vicine. Non aprì più bocca per il resto della giornata. Non parlò né con la signora Hudson, quando rincasò al calar del sole, né con nessun altro. Tutto ciò che buttò nello stomaco per cena fu una tazza di the bollente. Quando si coricò, quella sera, si sentiva esausto e crollò in un sonno profondo, tuttavia ricco di sogni. Sognò Sherlock, seduto nella sua poltrona scura, accanto a lui. Vigile, presente. Reale.
 
Quando aprì gli occhi la mattina seguente, al primo raggio di sole che filtrava dagli scuri, si sentì stranamente in pace, quasi felice. Aveva ancora di fronte agli occhi l'immagine dell'amico che gli puntava contro il suo bastone, teneramente, con complicità.
 
E il dolore alla gamba era scomparso.



Note dell'autrice: scritta per quella splendida iniziativa che è lo Sherlothon. Mille grazie alla mia cara sisterFree Lorena per essere stata la mia musa, tvb <3 Il sogno raccontato da Molly è ovviamente un riferimento al primo Sherlock Holmes di Ritchie. I riferimenti temporali provengono in linea di massima dal blog di John.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: rosie__posie