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Autore: lazybones    05/05/2012    7 recensioni
Erano ore che Frank osservava quegli orrendi capelli bianchi spuntare da sotto le coperte nere. Detestava dal profondo del cuore quella merda di tinta platinata che la sgualdrina tutto-fare si era permessa di fare a Gerard.
Ed era in momenti come quelli che avrebbe voluto afferrare un flacone di tinta nera e riportare Gerard a quello che era un tempo.
Ma il colore di capelli non avrebbe riportato tutto come prima, non avrebbe fatto sparire nel nulla quella parrucchiera del cazzo.
In pratica, Frank era fottuto.
Seguito di: "I'll be your detonator!" (non è strettamente necessario leggere la FF precedente c:)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bob Bryar, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene sì, ho davvero avuto il coraggio di scrivere un seguito alla FF “I’ll be you detonator!” (da notare il punto esclamativo)
No, ma vi giuro. Ridicola sono. :D
Cioè, ma come state? :’D Cristo, sta FF è tutta per voi, che avete recensito quella precedente riempiendomi di complimenti che non meritavo e va anche a te, che leggerai ora e riderai con amarezza e abbandonerai questa storia perché è un po’ pessima :D
Okay, cominciamo a parlare della FF, donneh.
Vi ricordate come abbiamo lasciato la storia, no? :D
... no, eh?
Ah, nemmeno io.
*torna a rileggerla*
AH, OKAY, Gerard e la sua nuova scopam... FIDANZATA. Partendo dall’inizio per chi è appena arrivato e potrebbe give a fuck...
Gerard e Frank scopano in quanto scopamici, Frank si innamora (che originale che sono!), Gerard in quanto pezzo di merda non ricambia e si mette con una parrucchiera platinata, Eliza Cuts, realmente esistita e che mi sta realmente un po’ in culo (noo, non sono gelosa, noo...).
THAT’S IT. Riassunta così, è proprio una storiella del cazzo! :D Ma com’è che c’era gente che la seguiva? c’: semplicemente magnifiche siete, eccheccacchio. c:
Ora, non ho idea se coloro che seguivano quella precedente si degneranno di cagare anche solo di striscio pure questa, davvero non lo so ma nel caso arrivi bella gente nuova e si appassioni (?) a tutto ciò... so che non vi va di leggere la FF precedente (vi biasimo, care) ma no problem <3, esistono i messaggi privati per chiedermi chiarimenti su che diamine è successo prima di tutto ciò c:
Okay, mi rendo conto che come introduzione è un disastro, non sono nemmeno sicura sul suo senso logico ma c’ho la testa fusa donzelle, non picchiatemi per questo :c
E ora vi lascio al capitolo. Ciaaao bella genteeeeh, lasciatemi recensioni, rutti, scorregge, qualsiasi cosaaa <54<56<675<567<5<434<3<3<3
Pace e amorre
Kathy G
P.S.: MissNothing... è tutta colpa tua se mi è venuto in mente di scrivere un seguito c:
P.P.S.: il titolo è preso da I'm Not a Vampire dei Falling in Reverse <3




 
 

1. I feel like a lady that is pregnant with a baby cause I'm always throwing up! 
 

Erano ore che Frank osservava quegli orrendi capelli bianchi spuntare da sotto le coperte nere. Detestava dal profondo del cuore quella merda di tinta platinata che la sgualdrina tutto-fare si era permessa di fare a Gerard.
Ed era in momenti come quelli che avrebbe voluto afferrare un flacone di tinta nera e riportare Gerard a quello che era un tempo.
Ma il colore di capelli non avrebbe riportato tutto come prima, non avrebbe fatto sparire nel nulla quella parrucchiera del cazzo.
In pratica, Frank era fottuto.
Improvvisamente, la testa platinata si mosse nel bel mezzo di quelle coperte deprimenti e scure - quella parrucchiera stava trascinando Gerard in un look davvero troppo depresso. Frank nemmeno sapeva dove cazzo le avesse trovate delle coperte così nere.
Gerard sollevò la testa dal cuscino nero e si rigirò sulla brandina del tourbus (finalmente ce l'avevano fatta ad averne uno serio). Si voltò a guardare Frank, grugnendo, e Frank fece del suo meglio per togliersi quell'espressione inebetita che si sentiva addosso quando lo guardava dormire in tutta la sua perfezione da figlio di puttana che non era altro. Anche con quei capelli bianchi era estremamente figo. Ed era maledettamente sbagliato che per Frank fosse bello anche con della peluria slavata in testa.
- Che ora è? - domandò Gerard, la fronte aggrottata nella sua solita espressione incazzata che aveva ogni singola volta che si svegliava anche dal sonnellino più sereno.
- Sono le due e trentasette. - rispose tranquillamente Frank, le mani congiunte posate sul grembo. Sembrava un prete.
Gerard si alzò a sedere sul letto e si sistemò la maglietta spiegazzata e naturalmente nera che indossava per dormire, che contrastava con la sua pelle bianca mandando in tilt il sistema nervoso di Frank e di ogni altro essere vivente dotato di occhi.
- Beh. Oggi non posso dire di aver fatto le ore piccole. - sospirò infine, scansandosi di dosso la coperta con un gesto brusco e prendendosi la testa fra le mani.
Cosa ci fosse di particolarmente tragico in undici ore di sonno Frank non lo capiva davvero.
Il chitarrista scese dalla sua brandina con un enorme scrocchio delle ginocchia e raccolse da terra il suo cellulare, deciso a farsi una partita impegnata a Snake. Anche se avrebbe preferito giocare con un altro tipo di serpente.
Dio, quanto cazzo voleva una battuta languida di Gerard? Erano mesi che non gli diceva niente di compromettente. La vita di Frank era diventata noiosa senza le sue porcate, questa era la verità.
Gerard esitò sul suo letto, fissando per qualche strano motivo il piede di Frank, e andò avanti così per un paio di minuti finchè balzò in piedi e abbandonò la zona-brandine senza dire una parola.
Frank si lasciò cadere sul suo letto e scaraventò il cellulare lontano, prendendosi la testa fra le mani.
Gerard che non lo calcolava più, ecco cos'era tragico.
 
- Che succede? - domandò Frank con aria confusa mentre Gerard abbandonava la tazza di cereali sul tavolo con un gran frastuono e correva dall'autista.
Gerard non gli rispose nemmeno. Non era incazzato con Frank, no, semplicemente, non lo cagava.
E quella lettera che gli aveva scritto quel lontano Natale? Frank non l'aveva dimenticata anche se ormai erano passati anni. A dire il vero, la conservava sempre nella sua valigia, era una delle cose a cui era più affezionato.
Ma ormai erano parole vuote, giorno dopo giorno perdevano sempre più valore.
Mikey entrò nella stanza con le cuffie nelle orecchie e Don't Look Back In Anger abbastanza a palla che Frank, dal divano su cui era stravaccato, riusciva a distinguere alla perfezione ogni parola ( “but don’t look back in anger!”, I heard you say).
Gerard tornò nella cucina del tourbus e accarezzò la schiena al fratellino passando. Cristo, gli stampò addirittura un bacio sulla guancia, manco fossero fidanzati.
Mikey sgranò appena gli occhi, strappato dal suo mondo fatto di Oasis, e sollevò lo sguardo dal suo iPod per rivolgere un sorriso e un cenno di saluto al fratello, che era già tornato dalla sua tazza di cereali ormai molli, a giudicare dalla sua smorfia disgustata quando ricominciò a masticarli.
Frank sembrava totalmente invisibile in quel quadro familiare che sembrava preannunciare un imminente incesto. Per carità, non aveva niente contro l'amore fraterno, ma certe cose Gerard o le faceva a lui, o non le faceva. Moriva di invidia anche solo quando parlava a qualcuno che non fosse lui.
Il suo amore, dopo anni e anni, non aveva fatto altro che crescere e crescere, lacerando ogni razionalità che il suo cervello cercava di fissare.
Ormai Frank si era ridotto a un'entità non del tutto umana che si aggirava suonando la chitarra e sperando di attirare l'attenzione di una checca platinata. Era del tutto malsano.
Il tourbus si fermò improvvisamente e Frank si sollevò dal divano per guardare dal finestrino dove fossero.
- Siamo arrivati? - domandò al vento.
- No, abbiamo fatto una sosta. - gli rispose Gerard.
Frank quasi si cappottò. Gli aveva davvero rivolto la parola?
- Una sosta? - balbettò Frank.
- Sì, Eliza è in zona così la posso rivedere. - spiegò Gerard con un mezzo sorriso innamorato.
"Vaffanculo, tu e la puttana."
Frank si accasciò fra i cuscini e tornò in coma, ma Mikey gli afferrò la mano.
- Vieni su, andiamo a sgranchirci le gambe, no? -
- Su dove? - domandò con aria vaga Frank.
Mikey sorrise: - In piedi. -
Mikey e il suo bizzarro modo di parlare. Oppure era Frank ad avere un bizzarro modo di ragionare?
Frank si alzò e si diressero insieme verso l'uscita del tourbus. Chiesero in velocità all'autista quanto tempo avessero e l'uomo rispose che in un'ora sarebbero ripartiti.
Naturalmente, appena scesi dal tourbus trovarono Gerard e Eliza avvinghiati, con le mani un po' ovunque tranne che in faccia o in tasca.
Ah, che carina, si era fatta la tinta platino pure lei. Che coppia adorabile.
Gerard si voltò in loro direzione, e Frank notò da subito sul collo bianco una macchia leggermente arrossata. Che piovra quella platinata.
Eliza rivolse loro un sorriso e sollevò una mano in cenno di saluto, mentre Gerard si levava di torno e si limitava a tenerle la mano.
Ora che Gerard non la copriva più, la scollatura della parrucchiera era di dominio pubblico. Ecco cosa mancava a Frank: le tette. Se le sarebbe fatte crescere se ciò gli avrebbe riportato Gerard.
- Ehi. - squittì la piovra.
"Troia."
- Ciao, Eliza. - la salutò con un sorriso isterico Frank.
Gli occhi verdi di Gerard si ridussero a due fessure mentre lo guardavano di sottecchi, e le sue labbra si allargarono appena in un sorriso divertito.
- Come và? - domandò Mikey, un po' goffamente. Evidentemente, un balcone del genere bastava a metterlo in crisi.
- Oh, bene. - disse mielosa la sgualdrinella, rivolgendo uno sguardo languido a Gerard e stringendogli con più forza la mano, - Sta sera vengo a vedervi in concerto. –
“Spero che una fan girl ti strappi il cuore e ne faccia una minestrina per il sottoscritto.”
- Che bello! – commentò Frank.
- Allora, Frank? Hai trovato la ragazza? – domandò con un sorrisone la baldracca platinata.
“E questa confidenza? Mi stai pigliando per il culo?”
- No, va avanti a scopamiche. – rispose Gerard al suo posto, vedendo che non riusciva a parlare, - Ne trova sempre una nuova... hanno tutte i capelli neri però, è strano. Credo mi somiglino. –
- Dovresti rivalutarti se riscontri tue somiglianze in delle ragazze. – osservò Frank.
Mikey scoppiò a ridere, reggendosi sulla spalla del chitarrista.
Eliza spalancò la bocca, impressionata, manco avesse il pene più grande del mondo davanti ai suoi occhietti da stronza.
“Chiudi quella cazzo di bocca, donnaccia da quattro soldi.”
- Vuoi un applauso, Frank? – domandò tranquillamente Gerard.
- Le vostre facce sono sufficienti. –
- Ti sei mai chiesto perché le tue scopamiche non tornano mai? Non è che... ce l’hai piccolo? – chiese mortificato Gerard, facendo del suo meglio in una smorfia dispiaciuta mentre alzava la mano lasciando fra il pollice e l’indice sì e no due centimetri.
- Non ti ho mai sentito lamentarti, Gerard. – replicò imperturbabile Frank.
Stronzate, era sempre Frank a prenderlo in culo, ma se Gerard lo avesse contraddetto avrebbe confermato ufficialmente le loro lunghe scopate di fronte alla sua ragazza. Chi è nella merda ora?
- Che cosa...? – squittì Eliza.
“Beccatelo in culo, puttana.”
- Frank oggi si sente molto spiritoso, non prenderlo sul serio. – la tranquillizzò Gerard, prendendole il viso con una mano e zittendola con un bacio osceno.
Da lì dov’era Frank riusciva a vedere chiaramente le loro lingue e avrebbe voluto vomitare.
- Uhm, Frankie? – farfugliò Mikey, a disagio, strattonandolo per la felpa.
Frank, ipnotizzato dalle loro lingue in bella vista, non sapeva se piangere lì o scappare via urlando.
- Se volevo vedermi un porno andavo su YouPorn, cazzo. – sbottò improvvisamente.
Gerard smise di baciarla con un rumore umidiccio delle loro labbra che si scollavano e si scostò per fulminare il chitarrista: - Nessuno ti ha detto di rimanere a guardarci, pivello. – puntualizzò gelido.
- Me ne andrei se i vostri culoni non stessero intralciando la mia strada dall’autobus allo Starbucks qui di fronte. –
- Sai una cosa? Io e Eliza andiamo nel tourbus a scopare, magari sul tuo letto, così ti lascio pure un pensierino con cui condividere le tue lunghe notti solitarie sulla brandina. Divertiti pure allo Starbucks. – sibilò, afferrando Eliza per mano e trascinandola nel tourbus in malo modo mentre cercava già i preservativi nel portafoglio.
Mikey era un po’ scosso e sembrava vicino a un attacco d’asma.
Frank era semplicemente il ragazzo più smerdato del mondo.
- Ora mi spieghi che cazzo hanno sbagliato i tuoi genitori con lui. – borbottò, guardando ricco di aspettative Mikey.
Mikey fece spallucce e alzò gli occhi al cielo: - Tutto, Frank. Tutto. –
 
Finirono il concerto più tardi del previsto perchè Gerard si era perso nei suoi discorsetti patriottici, ma era sempre carino ascoltare le sue lezioni di vita. Uno dei pochi pregi di Gerard era quello di non stancarsi mai di stare sul palco, di prendersi tutto il tempo necessario per fare un concerto come lo voleva lui e non risultare deludente.
Per carità, i coglioni giravano spesso e volentieri quando dieci minuti prima che iniziassero cominciava a dispensare consigli a random con la sua faccia tosta, fingendosi esperto su ogni campo. Come cazzo si permetteva di blaterare a Ray come si fa un assolo se nemmeno sapeva come tenere in mano una chitarra? Beh, l'importante era che tutto finisse per il meglio.
Frank e Ray lasciarono il palco insieme come sempre allegri, Gerard, Mikey e Bob, invece, erano come sempre tranquilli. Percorsero insieme il corridoio fino alla piccola sala coi divanetti, e a Frank venne un colpo quando la vide lì sul divano a sonnecchiare.
Meno male che doveva andare a “vederli”. Cazzo, con ogni probabilità non sapeva nemmeno che genere facesse il gruppo del suo ragazzo. Beh, come tutti i giornalisti.
Gerard spintonò di lato Frank per catapultarsi dalla sua troia personale. Le accarezzò con dolcezza il fianco, sussurrandole qualcosa all'orecchio.
Eliza aprì gli occhi e sorrise, baciandolo.
A Frank veniva seriamente da vomitare, quindi corse fuori dalla stanza, diretto ai bagni.
- Frankie? - sentì la voce confusa di Mikey.
Il chitarrista continuò a correre, non sicuro che al piccolo Way fregasse davvero qualcosa di lui, e si infilò nei bagni, senza chiudersi la porta alle spalle. Si aggrappò al lavandino e rimase lì a boccheggiare. No, okay, non doveva vomitare. Forse aveva un po' esagerato.
- Frankie, cazzo. - farfugliò Mikey, entrando dalla porta alle sue spalle tutto frettoloso, - Stai bene? -
Oh, cucciolo.
- Sì. -
- Che ti è preso? -
- No, ti prego, non sono ancora pronto per le domande complicate. - sospirò Frank, arrancando indietro fino ad appoggiarsi al muro. Scivolò in basso fino a sedersi, e si sentì un po’ come le tipe ubriache nei film, che fanno le tragiche per cosa, alla fine? Per il cazzo, dai.
- Frank, ti prego, gente come Gerard ci vomita su pavimenti come questo. -
Frank fece spallucce: - A dire il vero, questo posto ha l'aria di essere pulito. -
Mikey sospirò e si sedette al suo fianco come se il chitarrista glielo avesse implicitamente chiesto: - Posso chiederti come và o è troppo complicato? -
- Sto bene, solo che vedere sempre la troia in mezzo ai coglioni mi manda in bestia. -
- Ti riferisci ad Eliza? -
- Certo. -
- Cosa ti irrita in lei? -
- Tutto. -
Mikey annuì: - E' un buon inizio. - commentò ironico.
- Fanculo. -
- Sai cosa? Ti da fastidio che passi del tempo con Gerard. -, grazie al cazzo, - Perchè ci tieni a lui e ti sembra che lei sia di troppo. E’ comprensibile, ma devi pensare alla felicità di Gerard. –
Moralista di merda.
- Mikey, è inutile che fai giri di parole, io sono geloso di Gerard, tanto geloso, e fa schifo. Dicono che la gelosia sia la cosa peggiore, e infatti guardami, cazzo. –
- Frankie, lo so che è difficile ma... –
- Okay, basta, Mikey. Sii te stesso. So che in realtà sei il più stronzo di tutti. –
- Allora, secondo me, se Eliza sapesse di voi due, non starebbe mai insieme a Gerard. – spiegò Mikey, sembrando un couch che tira fuori dalla merda all’ultimo minuto la sua squadretta scadente di “campioni”, - Tipo, non che lascerebbe Gerard, eh. Dubito, intanto stanno più insieme per scopare dal buco davanti che altro, se sai cosa intendo. Il fatto è che Eliza è una persona di merda, io la detesto, e detesto vedere Gerard con una persona spregevole almeno quanto lui quindi, cazzo, Frank, guardami perché sto per unirmi al tuo piano di distruggerli. –
- Che... che dobbiamo fare? – balbettò Frank, parzialmente illuminato dalle stronzate di Mikey che avevano quel dolce retrogusto di speranza.
- Semplice, smerdarli un po’ con la storia che fra te e Gerard c’è qualcosa. –
- Fra me e Gerard non c’è più un cazzo. – sbottò Frank, cercando di tenere la voce bassa.
- Shhh! – sibilò Mikey, - Non ci credo. –
- Fidati, mi ha lasciato perché dice che la ama. –
Il bassista trasalì, impaurito, dopodiché si portò le mani alla bocca, sconvolto: - Nooo... –
- Giuro. –
- Davvero Gerard è in grado di amare? –
- Cazzo, Mikey, sei suo fratello, dovresti sostenerlo. –
- Nulla di personale, ma Gerard solitamente non è in grado di capirsi. Quindi sono stupito che ci sia arrivato che forse ama davvero Eliza. –
- Mikey... – farfugliò con voce tremante Frank, rannicchiandosi in posizione fetale, - Non mi stai aiutando... –
- Hai ragione, scusa. Bisogna fare qualcosa, devi farle sapere o capire in qualche modo che Gerard non è etero, col cazzo che è etero. Lei si ingelosirebbe subito di te, e a Gerard girerebbero i coglioni. Sarà a quel punto che si incazzerà come Dio comanda e manderà a puttane tutto. –
- Mikey, non lo so... ho paura che Gerard soffra. –
Il piccolo Way fece una smorfietta commossa e lo abbracciò.
Frank, stranito, gli batté qualche pacca sulla spalla, chiedendosi che cazzo stesse succedendo.
- Oh, piccolo Frankie. –
- Mikey, non prendermi per il culo. –
Il bassista sghignazzò da bravo pezzo di merda che era e sciolse l’abbraccio, appoggiandosi con la testa al muro mentre rideva: - Sai cosa? Si molleranno presto comunque. Eliza è stronza, e con ogni probabilità anche Gerard. Stanno solo fingendo di amarsi, mentendo a sé stessi per primi, un giorno il palco cadrà e ciao. –
- Ma perché Eliza sta con Gerard? –
- Perché è un bel ragazzo. – fece spallucce Mikey, alzandosi da terra e pulendosi le ginocchia senza motivo dato che erano a posto.
Beh, senza dubbio Gerard era estremamente arrapante.
- Non è che... sta con lui per popolarità? – domandò timidamente Frank, afferrando la mano che Mikey gli stava porgendo per alzarsi.
- Nah, non è così stronza. – gli fece un lieve sorriso il bassista, - Frank, non starci più male, okay? Ti do la mia parola che Gerard tornerà da te. –
- Va bene. Grazie, Mikey. – . Non che fosse servito a molto, ma almeno si era impegnato.
- Figurati. Ti voglio bene, Frankie. Da prima che tu divenissi gay. –
Frank sorrise, divertito: - Che vuoi dire? –
- Che non ti voglio bene perché sei figo e ti voglio scopare. Sono etero, io. –
- Certo, certo... –
- Stronzo. – sbottò Mikey, spintonandolo.
Frank gli diede una gomitata, ridacchiando, e andarono avanti così finché uscirono dal bagno.
Il chitarrista andò verso destra e il bassista nella direzione opposta. Si fermarono, accorgendosi che le loro strade si erano divise, e si guardarono attentamente.
- Dove stai andando? – domandò diffidente Frank.
- Al bar con Ray e Bob. Tu, ragazzino? –
- A dormire. –
- Stai scherzando? –
- No, davvero, ho sonno. –
Mikey fece un gesto da checca con la mano, mandandolo a cagare: - Sì, vabbè, ciao. –
- Tesoro, sta sera scopiamo? –
- Contaci. – rispose Mikey con un sorrisone e il pollice alzato.
Frank sollevò a sua volta il pollice, entusiasta, dopodiché lo salutò: - Ciao, gay! –, e continuò così per la sua strada, ridacchiando da solo lungo il corridoio stretto e con le pareti gialle. La risatina tranquilla si spense man mano che si avvicinava alla fatidica stanzetta dei divanetti. No, okay, con ogni probabilità erano andati da qualche altra parte a scopare, figurarsi se erano rimasti là su un divanetto scomodo.
Entrò con tutto l'ottimismo del mondo ma cazzo, erano ancora lì, avvinghiati sul divano, con le mani infilate dove-non-batte-il-sole. 
Fece per tirarsi indietro e scappare a gambe levate prima che si accorgessero di lui onde evitare situazioni imbarazzanti, ma un conato di vomito del tutto inaspettato risalì la sua gola e con un versaccio uscì.
Si piegò in due e cercò di vomitare in fretta tutto ciò che il suo stomaco aveva da dire riguardo la coppietta felice, intenzionato ad andarsene come se niente fosse non appena finito con il ritorno in scena della sua cena.
Invece, incredibilmente, si accorsero del povero nano bulimico e con un rumoraccio bagnato si scollarono l'uno dall'altro e incespicarono a terra fino a raggiungere il malcapitato.
- Frank? -
“Gerard motherfuckin Way, ti sembro forse in grado di parlare?”
Frank tolse una mano dal ginocchio sul quale si stava reggendo e gli fece cenno con il pollice in su che stava bene, continuando imperterrito a vomitare.
- Frank. - esordì Gerard in tono lamentoso, quasi rimproverandolo. E vabbè, vaffanculo. Mica decideva lui quando vomitare o meno. Magari avesse potuto.
Una mano si posò sulla sua schiena e poteva affermare con certezza che si trattasse della mano di Gerard.
Un'altra mano gli si posò un po' più in alto, vicino al collo, una mano con le unghie finte che accarezzavano la schiena di Frank in dei deliziosi grattini.
No, cioè, davvero la fidanzata del ragazzo dei suoi sogni porno gli stava facendo i grattini mentre vomitava?
C'era qualcosa di estremamente sbagliato in tutto ciò.
Finalmente riuscì a fermarsi e prese a tossire per liberarsi un po' la gola bruciante. Si sentiva le tempie pulsare, e con ogni probabilità era paonazzo con tutto il sangue di cui la sua testa era in possesso in quella posizione.
Riuscì finalmente ad aprire gli occhi lucidi per lo sforzo e guardò con aria amichevole i spaghetti dall'aspetto familiare che aveva mangiato due ore prima del concerto. “Ci si rivede.” pensò.
- Facciamo davvero così schifo come coppia? - domandò divertito Gerard.
“SÌ, CAZZO, SÌ.”
Eliza rise e si scambiarono un lungo bacio. Davvero era così romantico baciarsi di fronte a una pozza di vomito beige? Erano cose che Frank non avrebbe mai capito.
Indietreggiò, sfilandosi dalle loro mani ancora posate sulla sua schiena, e si lasciò cadere sul culo, procurandosi ulteriore dolore.
- Ah! - si lamentò, divincolandosi con una mano su per il culo. Come se servisse qualcosa reggersi il culo ammaccato. E certo.
- Oh, Frankie. - lo prese in giro Gerard, inginocchiandosi al suo fianco per accarezzargli i capelli come se fosse un bambino del cazzo.
Eliza si sedette accanto a Frank dall'altra parte, accarezzandogli incoraggiante la schiena con una mano.
- Come stai? - gli domandò Gerard, posandogli una mano sulla fronte come per misurargli la febbre. “Non sono un bambino, cazzo.”, - Hai la fronte un po' calda. -
Grazie al cazzo che aveva la fronte un po' calda, con tutto il sangue che gli si era accumulato in testa a stare piegato come minimo era una caldaia in ghisa, cazzo.
- Sto bene. - disse con voce bassa e roca Frank. Ogni parola gli tagliava la gola, cazzo. Che cosa stava lì a fargli tante domande l'altro pirla?
- Piccola, tu resta qui con lui, io vado a cercare le tipe delle pulizie per pulire e un bicchiere d'acqua, okay? -
- Va bene. A dopo, dolcezza. -
- Ciao, piccola. - la salutò Gerard, scavalcando la pozza di vomito per baciarla di nuovo. Che non era un bacio a stampo, eh, proprio una limonata bella e buona.
Frank soffocò un altro conato di vomito che sarebbe equivalso a dichiarare per iscritto che sì, vederli insieme non era il massimo.
Gerard uscì dalla stanza e li lasciò da soli.
Frank si guardò intorno alla ricerca di qualcosa di tagliente per sgozzare la parrucchiera ma non c'era niente di niente. Fanculo.
- Nel frattempo posso fare qualcosa per te, Frank? - domandò Eliza, guardandolo con un sorriso cordiale.
“1 non chiamarmi per nome, puttana. 2 come cazzo fai a guardarmi in faccia, smerdato come sono? 3 ti chiederei gentilmente di sgozzarti se le mie corde vocali me lo permettessero.”
Frank scosse la testa e tirò su col naso. Bello, gli era venuto pure il raffreddore fra un conato di vomito e l'altro. Davvero figo.
Eliza distolse lo sguardo e guardò la pozza di vomito con un sorrisetto compiaciuto: - Beh, a quanto pare qualcuno ha mangiato italiano oggi. -
Frank non riuscì ad evitare di sorridere divertito perchè sì, come scena non c'era molto per cui stare seri.
La bionda gli fece un sorrisone, apparentemente contenta di averlo fatto sorridere.
Frank le rivolse un'occhiata veloce e si rese conto che, vista da vicino, era davvero bellissima. Aveva gli occhi chiari, truccati alla perfezione da sfumature nere, la pelle era perfetta, chiara e morbida, le labbra non troppo sottili e i capelli perfettamente nutriti. Grazie al cazzo, se lei che era parrucchiera non ce li aveva nutriti chi cazzo li doveva avere? Ray?
- Le donne delle pulizie avranno da divertirsi. - continuò Eliza, inarcando le sopracciglia perfette, - Mi ricordo quella volta che alla mia festa di compleanno ho vomitato nel salotto di mia nonna. Era senza occhiali e sono riuscita a farle credere che quella a terra era la sua gatta e non una chiazza di vomito. Ho riso da sola quella notte, ripensando alla scena. Ripensandoci, è un po’ ridicolo. –
- Un po’. – convenne Frank con la sua voce da martire.
Gerard irruppe nella stanza con una bottiglia d’acqua da mezzo litro e due donne delle pulizie con l’aria stressata alle spalle.
- Deve aver preso freddo, gli avevo detto io... “Frank, mettiti una giacca sopra quella maglietta.”, ma lui non mi ascolta, capite, signore? Non mi ascolta mai. – stava spiegando Gerard, gesticolando con aria teatrale con le due quarantenni dietro che annuivano freneticamente, - Ah, siete ancora qui? Strano che Eliza non ti abbia ancora scopato. – esclamò impressionato, guardandoli con gli occhi verdi strabuzzati e le labbra socchiuse.
- Piantala di darmi della troia. – si lamentò Eliza.
Il platinato gay sorpassò di nuovo la pozza di vomito con un salto aggraziato e premette la bottiglia d’acqua ghiacciata contro la pancia di Frank mentre con l’altra mano prendeva il viso di Eliza e la baciava.
Eccheppalle, cazzo. Che poi, aveva intenzione di fargli venire anche il cagotto premendogli la bottiglia d’acqua gelida sulla pancia?
Frank gli strappò di mano la bottiglia e Gerard dedicò l’altra mano al culo della troietta.
Davvero carini.
Distolse lo sguardo, vicino a una crisi di pianto, e bevve qualche sorso di quell’acqua naturale. Cazzo, manco le bollicine si era meritato. Ma vaffanculo.
- Come stai, Frank? – domandò il cantante, a voce un po’ troppo alta, le labbra ancora umide dalla lingua di Eliza. Bella merda.
- Sto bene. – disse a voce bassa l’altro, osservando con intensità le espressioni disgustate delle tipe delle pulizie. E vabbè, cazzo, era il loro lavoro.
- Vuoi che ti accompagniamo al tourbus? - . Prima persona plurale? Ma col cazzo.
- Al tourbus? – chiese stranito Frank, metabolizzando la seconda parte della frase.
- Sì, anche sta notte dormiamo là, non mi ricordo perchè. –
Frank inorridì: - Di nuovo sulle brandine? –
- Certo, amore. –
- Merda! – esordì con enfasi Frank, tirandosi in piedi.
- Frank, dove vai? – chiese inalberato Gerard.
- A pisciare. – pronunciò per bene Frank.
- Vengo anch’io. Aspetta che saluto Eliza. –
- Devi già andare? – sussurrò triste la puttana. Sì, cazzo.
- Sì, piccola, mi dispiace... – mormorò demoralizzato l’altro sfigato, accarezzandole i capelli e il viso.
Frank non riuscì ad evitare di sbuffare e Gerard gli lanciò un’occhiataccia.
Continuarono a parlottare per minuti, accertandosi che Eliza avesse un posto da dormire, un pasto caldo e un preservativo nel caso Gerard se ne dimenticasse per giovedì, quando potevano rivedersi. Quando Frank sentì per la seconda volta le stesse mielose dichiarazioni d’amore perse la pazienza.
- Se non muovete il culo vi piscio in bocca, cazzo. – ringhiò.
Eliza sembrava esserci rimasta male, Gerard aveva già la risposta pronta: - L’unica cosa che ci lascerai in bocca è biancastra e un po’ più densa, ti ricorda qualcosa, tesoro? –
- Gerard. – lo rimproverò Eliza con una risata da puttanella arrapata.
- Vado, piccola, è tardi. Ci vediamo fra tre giorni. – sospirò Gerard.
- Certo. Ciao, tesoro. –
- Ti amo. –
Una fitta allo stomaco assalì Frank, ben diversa dal vomito.
- Anch’io. –
I loro sussurri rimasero per un attimo nell’aria, dopodiché Gerard uscì dalla stanza senza nemmeno accompagnarla fuori da lì.
Frank lo seguì, un po’ turbato, e rimase ancora più di merda quando nel voltarsi per vedere se lo stava seguendo, Gerard rivelò gli occhi lucidi.
Il cantante rallentò appena il passo per permettere al piccoletto di raggiungerlo e gli rivolse un mezzo sorriso veloce mentre si dirigevano fianco a fianco ai bagni.
Cristo Santo, ormai Frank si sentiva in confidenza con quel bagno.
Gerard si appoggiò al lavandino e si guardò allo specchio.
- Avresti dovuto accompagnarla fuori. – osservò Frank, scrutandolo tramite il riflesso dello specchio. Perché l’avesse detto era un mistero anche per lui.
- E’ difficile lasciarla. – spiegò con la voce un po’ rotta verso la fine.
- Intendi che è più semplice lasciarla lì di colpo che prendere e andare fuori a salutarsi da soli? –
- Sì. –
- Non ti capisco. –
- Mi hai appena spiegato il mio ragionamento, vuol dire che mi capisci. – replicò Gerard, voltandosi a guardarlo e incrociando le braccia mentre si appoggiava col culo al lavandino.
Frank rimase interdetto a guardarlo e Gerard sorrise del suo sguardo confuso, facendolo arrossire appena.
- Beh, Frank. Dovevi pisciare o sbaglio? –
- Ah. Giusto. – farfugliò lui, barcollando in direzione della porta davanti a lui. Si fermò e si voltò a guardare Gerard imbarazzato, - Magari... potresti... accendere l’acqua del lavandino? –
Il cantante rise, mettendo ulteriormente a disagio l’altro: - Andiamo, Frank, ti ho sentito pisciare un casino di volte, ti ho anche visto pisciare a dire il vero, e sei grazioso. Se ti fa stare meglio vengo in bagno con te a osservarti. –
- No, no, okay... – borbottò Frank, chiudendosi dentro il bagno. Si sbottonò i jeans e strizzò gli occhi mentre cercava imbarazzato di fare meno rumore possibile. Ma come cazzo si era ridotto? Non gliene era mai fregato un cazzo di dar spettacolo della cascata che gli usciva dalla vescica quando si metteva d’impegno a pisciare. Ormai era completamente fuso a farsi complessi per stronzate simili.
Fu la pisciata più impegnativa di tutta la sua vita. Prima di uscire da lì fece un respiro profondo e, una volta carico, aprì la porta e si diresse tranquillamente al lavandino. Si lavò con cura le mani, sollevato dal fatto che se non altro Gerard si stava facendo i cazzi suoi e non stava lì a fissarlo. Si asciugò le mani con la carta e uscì insieme a Gerard dal bagno senza dirsi molto. Quasi rise nel pensare che erano come le ragazze, che andavano sempre in bagno a coppie. Cazzo, se questo non era essere checche...
Uscirono dal backstage e andarono nel parcheggio dove c’era il loro tourbus. La sicurezza aveva fatto un buon lavoro perché non c’era neanche ombra di fan arrapate. Per carità, in fondo in fondo le fan arrapate stavano simpatiche a tutti quelli del gruppo, solo che a una certa ora anche una scopata con Ger... no, okay, no. Una scopata con Gerard ci stava a qualsiasi ora. Peccato che se le poteva sognare e basta.
Quando salirono, il tourbus era silenzioso.
Frank e Gerard si lanciarono un’occhiata, forse alludendo a qualcosa. O forse erano solo gli ormoni di Frank ad alludergli porcate.
Andarono nella zona notte e videro che a dire il vero c’era qualcuno che stava dormendo. Bob.
Le labbra dei due ragazzi si allargarono contemporaneamente in un ghigno.
Si infilarono praticamente sopra a Bob e cominciarono a fargli solletico sotto gli strati di coperte e felpe.
Bob, terrorizzato, spalancò gli occhi e urlò.
- Fuori dai coglioni! – ordinò, come sempre scazzato in maniera immonda.
- No. – si limitarono a dire Frank e Gerard fra una risatina e l’altra. Sì, adoravano tormentare Bob.
- Sì invece! – replicò Bob, cercando di scrollarsi Frank di torno per primo perché era più leggero.
- Ma ti vogliamo bene. – si lamentò il chitarrista, baciandogli la guancia.
- Bob, perché ci rifiuti sempre? – insistette Gerard, facendo il broncio.
- Perché rompete il cazzo. – rispose molto francamente il batterista.
- Ma che cattivo. – si finse offeso Frank.
- Bob, guarda che faccio il gay con Frank se non ci lasci abbracciarti. –
- No, il gay no... – disse affannato Bob.
“Sì, il gay sì...”
Gerard si voltò in direzione di Frank e gli fece un sorrisone raggiante: - Frank, vieni qui... –
Frank si avvicinò, al settimo cielo, ma quello stramaledetto di Bob lo spinse giù dal letto una frazione di secondo prima che le loro labbra si sfiorassero, strillando.
Ben presto atterrò giù anche Gerard, finendo rovinosamente addosso a Frank.
Gerard rideva, esilarato, Frank voleva solo altri pretesti per baciarlo.
Bob era nevrotico.
- Cazzo, lo sapete che mi da fastidio quando mi coinvolgete nelle vostre porcate. – sbottò, dimenando una mano.
- Bob, ti giuro che un giorno io, te e Frank facciamo una cosa a tre e ciao. –
Bob era sconvolto, Frank aveva lasciato stare la delusione amorosa ed ora era lì a terra a ridere come un disgraziato col culo di Gerard praticamente in faccia.
- Vero che lo facciamo, Frank? – domandò Gerard, dimenando il culo per attirare la sua attenzione.
- Certo che lo facciamo. – confermò il chitarrista.
- Guardati alle spalle, Bob. – concluse Gerard, alzandosi e indicandolo in un chiaro avvertimento.
Frank rotolava a terra, deliziato dalla battutaccia.
- Che sta succedendo qui? – domandò Ray, entrando nel tourbus seguito a ruota da Mikey e il manager.
- Mi abusano sessualmente! – strillò Bob, indicandoli tutto affannato.
- Ma dai, pezzi di merda. – sghignazzò Mikey, lanciando loro addosso i cuscini del divano.
- Ehi, non fate casino. – li rimproverò il manager.
- Rilassati. – sospirò Gerard, distendendosi sulla sua brandina.
Frank si arrampicò sulla sua, sopra quella del cantante, e Gerard gli afferrò la caviglia tanto per rompergli i coglioni.
- Dai, stronzo! – rise Frank, dimenando il piede mentre il platinato rideva di gusto.
- Quanti anni avete? – chiese esasperato il manager.
- Due per chiappa. – rispose al loro posto Ray, sfilandosi i jeans per mettersi il suo pigiamino da orsetto lavatore.
- Che porno, Ray. – lo prese in giro Mikey, dandogli un calcio sul culo mentre gli passava accanto.
- Vaffanculo, Potter. Se mio padre lo viene a sapere... –
- No, non puoi fare Malfoy! Gerard è Malfoy! Vero, Gerard? –
- Vero! Ray, tu... tu sei Hagrid! -
Frank si accasciò in solitudine sulla sua brandina, ridendo abbandonato a sé stesso mentre ascoltava i loro stupidi discorsi andare avanti con interventi ben calcolati e geniali di Gerard. Era la cosa più figa al mondo sentirli litigare la notte prima di andare a dormire, per quello alla fine, per quanto si lamentasse, preferiva di gran lunga passare la notte addossato al resto del suo gruppo a respirare la stessa aria in quattro metri quadrati che starsene da solo in una camera d’hotel a giocare eventualmente a carte con Bob.
- Buonanotte, stronza. – concluse Gerard, spingendo Mikey contro la sua brandina, sotto quella di Ray e accanto a quella di Bob.
- Puttana. – sghignazzò Mikey, sventolando i piedi rachitici all’aria come se fosse davvero un gesto carino riempire di puzza quei quattro metri quadrati nei quali dovevano dormire.
- Mikey, lavati. – protestò Bob, tossendo.
- Fanculo il mondo. – esclamò il bassista, allargando le braccia.
- Buonanotte. –
- Buonanotte. –
Rimasero in silenzio e Frank sospirò, infilandosi sotto le coperte mentre si sfilava i jeans vispo come un bradipo e li faceva cadere noncurante a terra.
- Cazzo, Frank. – sibilò Gerard da sotto, - Mi è arrivato un bottone sull’occhio. –
- Cazzi tuoi. –
- Pezzo di merda... – borbottò Gerard, rigirandosi rumorosamente sul letto.
Frank sospirò di nuovo e chiuse gli occhi, stanco. Ci mise più tempo del previsto ad addormentarsi forse a causa dei tre caffè forti che si era preso allo Starbucks prima del concerto. E c’era davvero vicino al sonno profondo quando lo sentì bisbigliare.
- Ehi. –
Spalancò gli occhi, chiedendosi con chi cazzo stesse parlando Gerard a quell’ora.
- Come stai? Anche tu... –
Parlava da solo?
- Piccola, quanto vorrei fossi qui. –
Ah, bella lì. Eliza doveva rompere i coglioni in ogni caso.
Frank avrebbe quasi voluto scendere dalla brandina e mettersi ad urlarle al telefono di non rompere i coglioni alle tre di notte con le sue stronzate da troia perché cazzo, lui stava cercando di dormire.
Si alzò sui gomiti e strizzò gli occhi al buio cercando di adattarli all’oscurità. Guardò attentamente i suoi compagni di avventure e prese pateticamente atto che l’unico ancora sveglio a farsi girare i coglioni era lui. Si sarebbe soffermato a prendere per il culo mentalmente la posizione con cui Mikey dormiva se ne avesse avuto il tempo, ma dal momento in cui sentì chiaramente la brandina di Gerard scricchiolare si appiattì contro il materasso col cuore che martellava.
Farsi beccare ora avrebbe implicato una lunga conversazione sul perché fosse sveglio e se stava anche solo vagamente origliando le porcate che Gerard stava sussurrando a Eliza – sì, beh, le aveva sentite benissimo.
Gerard rimase in silenzio per qualche secondo, dopodiché riprese a parlare.
Cazzo, magari stava zitto solo perché ascoltava cosa aveva da dirgli la platinata. Era inutile affannarsi, in fin fine.
Frank tornò a respirare, vagamente sollevato, e si chiese perché i sussurri di Gerard giungessero così diretti alle sue orecchie, quasi amplificati, facendogli sperare che fossero indirizzati a un basso chitarrista insignificante e non a una bionda tettona e con i capelli nutriti.
Che merda di vita.
Di nuovo, stava per addormentarsi seriamente quando gli venne la pessima idea di aprire leggermente gli occhi non appena realizzò che Gerard non stava parlando da un bel po’ ormai.
Lo vide lì, a dieci fottutissimi centimetri da lui o forse meno, con i capelli argentei e gli occhi approfittatori.
Praticamente collassò, mandò a puttane il sistema respiratorio e perché no, anche qualche neurone. Si soffocò con la saliva, tracannò un po’ d’aria come un ottantenne asmatico e infine resuscitò.
- Cosa cazzo... – cominciò a sibilare.
- Ehi, Frank, mi impresti il cellulare? – domandò il cantante, come se fosse la cosa più ovvia del mondo rompergli i coglioni per la seconda volta nel dormiveglia più dolce togliendogli la bellezza di dieci anni di vita.
- Col cazzo. –
- Dai, mi serve, ho finito i soldi e devo parlare con Eliza. –
- Gerard, guardami. – blaterò Frank, affannandosi sulle coperte fino a sollevarsi nuovamente sui gomiti e avvicinarsi al suo viso, - Col ca... zzo. – sillabò per bene, alitandogli addosso come se la parola contenesse una ventina di h.
Gerard arricciò il naso, forse per l’alito di Frank che puzzava, forse perché aveva accettato la sconfitta, forse entrambi.
- Stronzo. - . Nah, okay, era l’alito.
- Buonanotte, Gerard. – sbottò Frank, lasciandosi cadere sulla schiena e girandosi dall’altra parte, deciso a dormire.
- Ehi, Frank... – insistette Gerard a bassa voce, cercando di risultare persuasivo ma risultando solo inquietante lì in penombra coi capelli bianchi, - Mi accompagni fuori a prendere un pacchetto di Marlboro? –
- Cos’ho detto prima? –
- “Buonanotte, Gerard”? –
- No, prima ancora. –
- “Col cazzo”. –
- Ecco. Questa è la risposta a tutto, Gerard, ricordatelo. Col ca...zzo. – sillabò nuovamente.
- Frank, dai... – si lamentò il cantante, tormentandogli il bordo della t-shirt e scoprendolo appena facendo passare l’aria più fredda sotto la maglietta.
Frank rabbrividì e tornò a voltarsi solo per togliergli dalla portata di mano la sua t-shirt che lo teneva al calduccio: - Vai a farti fottere. O in alternativa, tirati un calcio in culo da solo perché davvero ora non ho palle. –
- Perché sei così cattivo? – corrugò la fronte Gerard, facendo il broncio. Era quasi adorabile.
- Perché mi cerchi solo quando ti servo. –
Il platinato esitò, forse rendendosi conto che sì, si stava comportando male: - Le sigarette servono anche a te. – gli fece notare infine, - Aspetta, lasciami indovinare... “Col cazzo”? –
Frank si alzò a sedere e sospirò, abbandonando malinconicamente le prospettive di dormire e sognare orsetti gommosi mangiare altri orsetti gommosi e diventare ancora più gommosi: - Dai, pezzo di merda... andiamo a prendere ste cazzo di cicche. –
- Che ragazzo amorevole. – fece un sorrisone Gerard, soddisfatto, facendosi da parte per lasciare Frank saltare giù dalla brandina.
Frank si buttò giù a peso morto, forse tentando il suicidio, e Gerard lo afferrò all’ultimo per le ascelle, ritirandolo su lungo il suo petto.
- Ah... cazzo... – si lamentò Frank, togliendo il piede dal carica batterie del cellulare di Ray che gli si era ficcato nel piede.
- Cosa? – domandò Gerard, aiutandolo a rialzarsi.
- Ray e il suo carica batterie di merda... –
- No, credo sia quello mio. –
Frank lo guardò, pseudo-incazzato: - Pensi davvero di migliorare le cose così? –
Il cantante scrollò le spalle e sbuffò.
Come sempre, le conversazioni fra di loro uscivano sempre bene.
- Dai, andiamo... – sospirò Frank, trascinandosi lungo lo stretto corridoio del tourbus.
- Magari lavati i denti, prima. -

 
   
  
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