QUANDO LA VERITA’ SORPRENDE
L’auto era subito ripartita
diretta verso una destinazione sconosciuta sia a Kate sia a Rick.
Victoria Gates sapeva di doverli
nascondere per bene se non voleva far saltare la sua copertura, ma aveva già
individuato il nascondiglio perfetto. Nessuno li avrebbe cercati lì.
Accese la radio e, cercando una
stazione che trasmettesse un notiziario commentò: “Vediamo quanto ci mettono a
scoprire la sua fuga sig. Castle e da chi è stato aiutato. Vorrei proprio
godermi la faccia di quel pallone gonfiato del direttore del penitenziario
quando si renderà conto che il suo carcerato di spicco gli è fuggito sotto il
naso. Sarà un’enorme soddisfazione vederlo durante la conferenza stampa”.
A Kate scappò una risata, mentre
si appoggiò con la testa sulla spalla di Castle.
L’uomo le guardava interdetto:
cosa c’era di tanto divertente?
La giovane detective, notando la
sua faccia, commentò: “Non ci stai capendo niente, vero?”.
“Effettivamente no. Mi sembrate
entrambe poco lucide, con il dovuto rispetto capitano” si preoccupò di
sottolineare l’uomo.
“E’ naturale sig. Castle. Fa bene
a pensarla in questo modo. Ci sono tanti risvolti in questa faccenda che lei
ignora. Kate gli racconti ciò che è successo quella sera a casa sua”.
Kate
allontanò l’occhio dallo spioncino e chiuse gli occhi, maledicendo l’universo.
Non
ho già avuto abbastanza casini per oggi?
Si
stampò sulla faccia un sorriso di circostanza, cercando di nascondere gli occhi
rossi, ed aprì la porta.
“Buonasera
signore”.
Iron
Gates entrò nell’appartamento come una furia: “Beckett mi spieghi cosa non le è
chiaro della semplice frase –deve promettermi di non fare colpi di testa;
voglio essere informata di qualunque suo movimento?- Non mi sembrava un
concetto così difficile da capire, ma a quanto pare mi sbagliavo”.
“Ha
ragione signore, ma..”
Lo
sguardo inceneritore della Gates la fulminò lì: “Non esiste nessun “ma”
Beckett! Lo sa che se oggi avessi voluto parlare, rispettivamente nell’ordine,
col Presidente, col capo della CIA e col Papa avrei fatto meno fatica che
rintracciare lei?! Le sembra possibile? La richiamo in servizio, riceve notizie
compromettenti sul signor Castle e che fa? Sparisce. Su questo potrei anche
sorvolare, comprendendo la sua sorpresa e il suo dolore, ma dopo il colloquio
che le ho lasciato avere con lui, non può andarsene dal distretto in quel modo!
Se ne rende conto?
Lei
è il detective assegnato al caso e non può scorrazzare in giro per New York da
sola, senza la sua squadra. Crede che io sia felice di sapere uno dei miei
uomini in pericolo? Quell’assassino vuole lei Kate, non lo dimentichi!”.
Kate
era sbalordita, aveva rimosso la sfida dalla sua testa. Era troppo concentrata
su ciò che era accaduto a Rick.
“Lei
crede che Castle sia innocente?”.
La
Gates alzò gli occhi al cielo: “Signore del cielo, certo che lo credo
innocente! So ancora riconoscere un bugiardo! Un bugiardo molto innamorato per
giunta. Non faccia quella faccia per cortesia, perfino ogni singolo mattone del
dodicesimo ha capito i vostri veri sentimenti. Gli unici a negarlo siete voi
due! Sono arrivata da poco, ma non sono di certo una stupida”.
Kate
era decisamente arrossita e si stava mordendo il labbro inferiore: “Per questo
ha insistito perché gli mostrassi io quella prova? Per avere conferma della sua
innocenza. Voleva osservare la sua reazione vedendomi”.
La
donna rispose: “Non solo. Speravo ritrattasse la confessione una volta che lei
lo avesse messo con le spalle al muro, ma quell’uomo è un vero testone!
Chiedendo un avvocato le ha impedito di continuare. Ho dovuto arrestarlo, non
potevo evitarlo. Mi dispiace doverglielo dire Kate, ma è stato ricattato da
qualcuno di molto potente. È stato incastrato per arrivare a lei. Sappiamo
entrambe di chi stiamo parlando”.
La
giovane donna sussultò e venne assalita da un dubbio atroce: quella donna
sapeva molte più cose di quanto avesse fatto intendere.
Come
poteva essere arrivata a quella conclusione?
Doveva
aver mostrato tutto il suo disappunto perché vide i lineamenti della sua
interlocutrice rilassarsi ed si avvicinò a lei.
“Kate,
io e lei dobbiamo parlare. Ci sono ancora molte cose che deve sapere ed è
venuto il momento di conoscerle. Avrei preferito passasse ancora un po’ di
tempo dal suo ferimento, ma il destino ha voluto diversamente. Posso avere un
bicchier d’acqua prima?”.
Kate
annuì e la fece accomodare sul divano. Andò in cucina, riempì due bicchieri e
la raggiunse. Quella giornata sembrava infinita..
Era
stanca e stava incominciando a perdere la pazienza. Voleva sapere cosa la donna
conoscesse e così decise di prendere la parola: “Signore per favore, mi dica
tutto quello che sa. Ho bisogni di farmi un quadro completo della situazione,
devo capire a cosa sto andando incontro”.
Victoria
Gates respirò profondamente ed iniziò il suo racconto: “Kate, lei è una donna
intelligente, non analizzi gli eventi solo dalla sua prospettiva, provi a
guardarli da diverse angolazioni. Non si ostini a cercare quella che lei
considera la “verità” unica ed indissolubile. Non esiste, non come si crede. La
verità ha mille volti e deve vederli uno ad uno prima di riuscire a mettere
insieme tutte le tessere di questo puzzle, se vuole riuscire ad avere giustizia
per riuscire quantomeno a curare la ferita devastante che ha dentro se stessa.
Guardi
me, per esempio, lavoravo per gli affari
interni, crede davvero che sia stata trasferita a caso? Che abbia deciso
volontariamente di voler gestire un distretto di polizia, dove il precedente
capitano era stato appena ucciso e il suo miglior elemento ridotto in fin di
vita? Con rispetto parlando, sarebbe stato da pazzi!”.
La
giovane donna trasalì a quella frase: “E’ stata costretta capitano?”.
“Vede
Beckett? Non riesce a staccarsi da ciò che le sembra la realtà. No, non sono
stata costretta. L’ho fatto per aiutare un amico. Roy Montgomery per me era un
vero amico, al quale dovevo molto.
Il
giorno dopo l’attentato ho ricevuto una sua lettera nella quale mi spiegava la
sua situazione, mi scongiurava di fare qualcosa per lui dopo la sua morte.
Immagina cosa mi ha chiesto detective?”.
Kate
dovette asciugarsi una lacrima, aveva capito perfettamente ciò che il nuovo
capitano stava cercando di dirle.
Roy
era stato fino all’ultimo il suo secondo padre, l’unico uomo, oltre a Castle,
ad aver compreso la complessità del suo animo tormentato. La sua mancanza era
sempre stata forte dentro di lei, ma, in quel momento, era diventata
insostenibile. Avrebbe fatto qualunque cosa per poter parlare ancora una volta
con lui, per potergli dire quel “grazie” che non era stata in grado di
pronunciare in quell’hangar, mentre tutto precipitava, mentre si stava
sacrificando per lei.
“Le
ha chiesto di badare a me” sussurrò con un filo di voce.
“Non
la metterei proprio su questo piano, perché io non sono una babysitter e, come
avrà potuto notare, il mio lato materno non è molto sviluppato, ma in parte è
così. Sapeva che dopo tutto quello che era stata costretta a vivere, venendo a
conoscenza del suo segreto, avrebbe avuto bisogno di una guida forte vicino a
lei sul posto di lavoro. Qualcuno che potesse controllarla e frenarla
all’occorrenza, quando neanche il signor Castle fosse riuscito a farla
ragionare. Chi meglio di Iron Gates?”.
La
donna le sorrise, ma Kate non riuscì a risponderle.
“Kate,
lei ha molti nemici, ma ha molte persone che le vogliono bene e darebbero la
loro vita per lei, se solo glielo chiedesse. E non sto parlando solo del signor
Castle. Non può impedir loro d’agire secondo coscienza. Le saranno sempre
accanto. Non è sola e, adesso, è venuto il momento di reagire. Il drago vi ha
teso una trappola, dobbiamo cercare di tirarvene fuori”.
Improvvisamente
la giovane donna si destò dal suo limbo: “Lei sa chi è? Mi dica quel nome! Ho
il diritto di saperlo”.
La
Gates scosse la testa: “Mi dispiace, non conosco la sua identità, è un mistero
anche per me. So solo che è estremamente potente, lavora in polizia o in
qualche agenzia governativa. È un insospettabile.. Ha infiltrati ovunque, forse
anche al dodicesimo, e la sta tenendo d’occhio. La vuole fuori dai giochi in un
modo o nell’altro. Tutte cose che sa anche lei, non sono sicuramente delle
novità. Ora dobbiamo trovare il modo di ribaltare l’andamento di questa
sfida!”.
In quel momento il capitano Gates notò il foglio di carta e la penna appoggiati sul tavolo della sala. Li prese in mano e si
voltò verso la donna con aria interrogativa.
“Cosa
stava pensando di fare?”.
“Stavo
per scrivere la mia lettera di dimissioni” confessò Kate.
La
donna si alterò di nuovo: “Dimissioni? Sta scherzando, vero?”.
Poi alzando gli occhi al cielo disse: “Roy
doveva lasciarmi il libretto d’istruzioni per voi due. Ci provo, davvero, ma
proprio non vi capisco”.
Ritornò
a guardare Beckett: “Ora, per l’amore del cielo, vuole spiegarmi perché vuole
dimettersi?”.
Kate
respirò profondamente, poi cercò di spiegare le sue ragioni in maniera
tranquilla: “Non sopporto l’idea che Rick sia in prigione, lo rivoglio accanto
a me. Senza di lui nulla ha più significato, neanche la risoluzione del caso di
mia madre. Voglio che lui diventi il mio futuro e non voglio che il passato
continui a condizionarmi. Sarò patetica, ma è così”.
“Non
è patetica Kate, è solo innamorata. Prima di prendere qualunque decisione,
però, mi illustri il suo piano”.
“In effetti ne ho preparato uno, ma non posso
metterlo in pratica finchè sono un poliziotto. Creerei dei problemi a tutto il
distretto.. Insomma capitano, voglio farlo evadere!”.
Sul
volto di Iron Gates apparve un sorriso compiaciuto: “Finalmente Beckett! È la
prima idea sensata che le è uscita dalla bocca stasera. Sono pienamente
d’accordo con lei!”.
Kate
pensò che poliziotta davanti a lei fosse impazzita del tutto.
Come
poteva approvare?
“Capitano,
ma cosa sta dicendo? I poliziotti non
fanno evadere i carcerati, di solito”.
“Dettagli
Beckett, dettagli” minimizzò.
“Credo
che lei non abbia capito bene, signore. Se io lo faccio scappare, non potrò più
indagare sugli omicidi connessi al drago. Lui avrà vinto!”.
“E’
quello che gli faremo credere! Lui può giocare sporco e noi no? Dove sta
scritto? Io devo risolvere l’omicidio di Lucy Williams, non lo dimentichi. Se,
poi, riusciamoa prendere due piccioni con una fava, tanto meglio!
Ragioni: il drago la vuole fuori dalla polizia
e vedrebbe la sua rinuncia come un ulteriore punto a suo vantaggio. Cosa
penserebbe, invece, se il signor Castle rientrasse prepotentemente in scena con
una rocambolesca fuga? Si sentirebbe quantomeno minacciato. Castle deve aver
ceduto ad un loro ricatto, quindi avrà in mano degli elementi, a noi ancora
sconosciuti, a svantaggio di questo spietato criminale”.
Kate
capì finalmente dove la donna volesse andare a parare: “Così, quando renderemo
Rick un fuggitivo, lui sarà costretto a muoversi, a scoprirsi, ad uscire dal
bunker di segretezza nel quale si nasconde.. Invierà il nostro assassino a
cercarlo e quando lo farà..”
“noi
saremo lì ad aspettarlo! Perfetto, vedo che gli ingranaggi del suo cervellino
sono tornati a funzionare”. La Gates terminò la frase con aria trionfante.
Kate
si passò una mano sul viso, sprofondando tra i cuscini del divano: “E meno male
che non volevo più mettere Rick in pericolo.. lo sto letteralmente lanciando
nell’occhio del ciclone”.
La
donna davanti a lei fece spallucce: “Non dica così Beckett, ci si è già
lanciato da solo, quando ha deciso d’assecondare i desideri di un criminale.
Non si preoccupi, lei sarà sempre accanto a lui, non lo perderà mai di vista.
Ho intenzione di lasciarvi soli soletti per alcuni giorni. Credo che dobbiate
chiarire alcuni aspetti strettamente personali o sbaglio? Trovate il coraggio
di essere felici.
Nel frattempo io cercherò di trovare un
possibile alleato disposto ad aiutarci. So che Roy deve aver mandato alcuni
importanti documenti ad un amico, devo scoprire chi è”.
La
donna sorrise: “Credo che Rick possa esserci d’aiuto anche in questo. So che è
stato contattato da un uomo misterioso, ma dovremo parlarne con lui”.
“Questo
scrittore è davvero pieno di risorse! Non mi sarei aspettata si rivelasse così
utile, devo ammetterlo. Sta incominciando a piacermi sul serio, ma non si osi
dirglielo. Devo mantenere la mia apparenza di donna dura e inarrivabile”.
Kate
riuscì finalmente a sorridere, si sentiva sollevata. Tra poco tempo avrebbe
riabbracciato l’uomo che amava. La loro situazione era, adir poco,
ingarbugliata, ma l’avrebbe risolta con lui al suo fianco.
Il
capitano si alzò e, dirigendosi verso la porta, si congedò dalla collega: “Mi
raccomando si tenga pronta Kate. Appena avrò sistemato tutto, agiremo. Cerchi
di riposare, avrà bisogno di molte energie. Buonanotte”.
“Buonanotte
a lei capitano. E.. grazie!”.
Victoria
Gates si voltò verso di lei e, sorridendole, rispose: “Dovere Beckett”.
Castle era decisamente
esterrefatto da quel racconto: “Fatemi capire, mi avete tirato fuori di galera
per usarmi come esca per catturare il drago?”.
Victoria Gates rispose sicura:
“Per quanto mi riguarda sì, ma credo che, da come la tiene stretto, non sia
quella l’intenzione della sua Kate. Lei avrebbe fatto da sola questa follia, io
ho solo cercato di trarne un vantaggio. Non si creda di piacermi Castle, mi
sembra di aver a che fare con i bambini dell’asilo a volte. Il convento passa
questo e mi devo adattare”.
Castle si accucciò e sussurrò
all’orecchio da Kate: “Mi ama anche lei, ma non lo ammetterà mai! Sta correndo
un grosso rischio aiutandoci in questo modo”.
Kate annuì: “Sono d’accordo Rick.
Le dobbiamo molto”.
Castle strinse le loro dite
ancora intrecciate e si accoccolò ancor di più alla sua musa.
“Piccioncini non mettetevi troppo
comodi, siamo arrivati” sentenziò la voce austera del capitano.
Angolo mio!!
Avrei dovuto pubblicare martedì,
ma lo faccio stasera perché non credo che l’8 di maggio sarò in possesso pieno
delle mie facoltà mentali, così anticipo.
Finalmente si è scoperto che a
bussare alla porta di Kate quella sera era stata Iron Gates (ma in realtà l’avevate
capito già tutte! J). Vi piace
il mio capitano?
Non so se nel telefilm la Gates
avrà un collegamento con Roy (quello è frutto della mia fantasia), ma sono
assolutamente convinta che non sia stata messa lì a caso, ma abbia una funzione
ben precisa. E non sarà un personaggio negativo legato ai cattivi, secondo me
aiuterà Kate (ho quest’idea dalla 4x12 quando davanti a quella lavagna le ha
detto, rivolto al caso del sindaco, “this is a long game Kate. Play piece by
piece”. Era la prima volta che la chiamava per nome, credo, e quella frase
aveva un doppio significato).
Naturalmente il barbuto mi
smentirà sicuramente, ma io mi sono fatta questo viaggio mentale e ne ho preso
spunto per il racconto. Spero vi sia
piaciuto!
Grazie mille a tutti!!