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Autore: scracho    06/05/2012    0 recensioni
Emma Howell é una ragazza comune; lei non ha una bellezza eterea, non ha poteri sopranaturali, né una famiglia fuori norma. Quello che la distingue é la sua storia, sovraffollata di avvenimenti. Di avventure, di notti spese a correre sotto le stelle. E tutto questo grazie a una vacanza in Jamaica, un posto dove le preoccupazioni non sono costantemente presenti.. un posto che va oltre ogni pensiero, che si svelerà essere più magico di quanto pensi. Questa é la storia di Emma Howell, il corso degli eventi di una ragazza in piena pubertà, che vuole cambiare il mondo. "And truth and right is yours to control now, there's no way no how." - SOJA
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.
Mentality

-Emma, scendi! Devo parlarti.-, la voce di sua madre suonò per tutta la stanza, facendola fermare nel suo intento di studiare.
-Arrivo.-, urlò in risposta, imboccando il corridoio. Scese al piano inferiore a piedi scalzi, ricevendo un'occhiataccia da sua madre, Caroline.
-Tesoro, quante volte ti ho detto di non andare in giro a piedi nudi? Poi mi sali sui letti e sono guai seri.-, le stava già facendo la ramanzina. Vabbé, ormai era fatta, si sarebbe messa le infradito al risalire.
-Sì, okay mamma, dimmi che c'é.-, sospirò gonfiando le guance.
-Ah, beh. Allora, io e tuo padre volevamo fare qualcosa di differente quest'estate, cambiare la solita routine. Così.. abbiamo pensato di andare in Jamaica, quel posto che ti piace tanto.-, disse sognante. All'idea di conoscere spiagge paradisiache, nuove culture, di essere all'estremo contatto con la natura, di fare nuove amicizie, di potersi sentire tranquilla, quando di notte avrebbe dormito con il suono delle onde infrangendosi al mare, Emma andò in tilt. Era sovreccitata, totalmente immersa nei suoi pensieri. Avrebbe visitato la Jamaica, terra natale di Bob Marley!
-Emma, uhu, ci sei?-, la ragazza si risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti. -Hmm.. che ne dici?-, chiese già sapendo la risposta.
-E' meraviglioso, mamma.-, l'abbracciò, transmettendole tutta la sua allegria. -Bene, perché partiremmo fra due giorni, e dovrai assolutamente aiutarmi a dare la notizia a tuo fratello.-, disse ridendo.
Quella si che era una pessima notizia. Suo fratello, James, era l'essere più scansafatiche del mondo, lo vedeva solo a cena, quando decideva che era arrivato il momento di uscire dalla sua stanza immonda. Emma non ci era mai entrata, e non lo voleva neanche fare; probabilmente il fratello ci nascondeva dentro un cadavere o qualcosa di simile. James era un ragazzino di appena 10 anni, timido e troppo dipendente dalla sua amata Playstation, e se ne stava tutto il giorno davanti alla TV, giocando a chissà cosa. Il problema, era che al contrario della sorella, lui odiava stare in mezzo alla natura, odiava anche uscire di casa al sabato, quando la famiglia faceva una camminata per la città. E dirgli della vacanza avrebbe significato sorbirsi le urla di rabbia per un giorno intero. Lei proprio non riusciva a capirlo. Ma adesso non voleva preoccuparsi, preferiva pensare alle vacanze imminenti. Salì in camera, pronta a gettare in valigia tutti i tipi d'indumenti necessari. Sarebbe stata proprio una vacanza da urlo.



***

Bikini, ciabatte, canotte, biancheria intima, felpe e scarpe vans, spazzola per capelli, un po' di make up.., Emma era frenetica, ripassava mentalmente il listino delle cose da portare da almeno un'ora e ogni volta che pensava di aver finito, si ricordava di un altro accessorio. Sfinita, guardò l'ora nello schermo del cellulare. Era già ora di cena. Il che significava che Jamie sarebbe uscito dalla sua stanza. Che Dio mi aiuti, pensò. Andò in bagno per lavarsi le mani e si fermò a mirarsi allo specchio. Emma Howell non era di quelle ragazze che pensava solo al'aspetto, mas poteva definirsi carina. Era alta per i suoi 17 anni, snella e abbronzata. Il viso era a forma di cuore, con lineamenti delicati, da bambolina. I capelli erano biondi, e scendevano incorniciandole il viso fino alla vita. Poi c'erano gli occhi. Blu zaffiro. Forse era quello che più la caratterizzava, gli occhi espressivi, che riuscivano a leggerti nell'anima. Ma lei era contenta del fatto di non avere niente che le mancava, aveva due gambe, due braccia, una testa; era apposto. Decise di scendere per aiutare Caroline a sistemare la tavola. Questa volta però, decise di mettersi le infradito, mai contrariare sua madre più di una volta. Arrivata al piano di sotto notò che suo padre era già arrivato dal lavoro e stava guardando il telegiornale seduto a tavola.
-Papà.-, corse ad abbracciarlo. Beh, insomma, anche lui aveva favorito per che passassero le vacanze in Jamaica, quindi in qualche modo doveva ringraziarlo. -Mamma, ti serve una mano?-, le chiese con un sorrisone. -Sì, metti i piatti sul tavolo, poi vai a chiamare tuo fratello.-, le ordinò amorevolmente.
Sistemò velocemente i piatti pensando a come di lì a qualche secondo si sarebbe scatenata la terza Guerra Mondiale. Quando ebbe finito, silenziosamente salì di nuovo le scale, (in efetti quello era il suo segreto per essere snella, scendere e salire da un piano all'altro non era cosa da poco). Arrivata davanti alla porta, sentì il suono del televisore e delle urla che facevano i poveri "personaggi" del gioco. Decise di bussare con cautela, tanto che quando lo fece, sembrò una piuma cadendo al suolo. Ma era sicura che quella testa di zucca avrebbe sentito anche se una formica stesse urlando (e poi, le formiche mica urlano). Ed eccolo lì, con quella sua faccia da annoiato, quella che le faceva venire voglia di prenderlo a pugni. Sembrava che si stesse sempre lamentando, che la vita gli facesse sempre schifo. Ma era suo fratello, e gli voleva un casino di bene.
-Jamie, é pronta la cena, lavati le mani e scendi.-, disse, lottando contra se stessa per non urlargli in faccia per la sua mancanza di rispetto. Di sicuro non sarebbe stata la miglior cosa da fare. Mentre lui si trascinava fino al bagno e poi usciva asciugandosi le mani nella maglietta, Emma l'aspettò in cima alle scale, per poi scendere insieme. Sederono tutti intorno alla tavola, quel giorno sua mamma aveva preparato un delizioso pollo con patate. Mentre mangiavano, George, suo padre, le chiese come andava a scuola; lei rispose come sempre, andava tutto bene. Non aveva mai avuto problema a scuola, era una studentessa impegnata sin da piccola. Mentre infilava un pezzetto di carne in bocca, sua madre le lanciò uno sguardo inquietante. Inquietate per il fato che fosse arrivato il momento di fare Quello. Masticò bene il pollo, poi poggiò le posate sul tavolo, preparandosi fisicamente e psicologicamente.
"Ne sono sicura, se la prenderà per tutta la vita con me. E se non avrò neanche un figlio, posso scordarmi di contare su mio fratello quando sarò una povera vecchia con sette gatti.", pensava in vena di crisi. Non c'era altro da fare, quindi cominciò il suo discorso.
-Jamie-, meglio cominciare con i nomignoli affettuosi. -Hmm, sai, ti voglio tanto bene, e.. so che ti piace passare tutto il giorno davanti alla TV, ma.. ecco.. quest'estateandiamoinJamaica.-, gli riversò una marea di parole senza senso, disconnesse, e veloci, in un tono di voce che sembrava un mantra. E in quel momento il silenzio era rotto solo dai grilli in sottofondo, che facevano il loro cricri, senza curarsi di quello che avveniva intorno a loro.
-Scusami, sorellina, ma non ho capito un cacchio di quello che hai detto, potresti ripetere gentilmente.. in modo che comprenda, forse in inglese, grazie-, disse sarcastico, il mostriciattolo.
-Certo caro-, disse gonfiando le guance, perdendo la tranquillità, - per vacanze, andiamo in Jamaica.- disse alzando le sopracciglia, per vedere se avrebbe ancora fatto lo smorfiosetto. poi si alzò dal tavolo, vedendo che sua madre si sbatteva il palmo della destra sulla testa, sconsolata e suo padre che roteava gli occhi, stanco. Inutile dire che James era rimasto impalato, cercando di mettere assieme le parole della sua sorella maggiore. Forse, pensò lei, non sa neanche cos'é la Jamaica. Magari pensa sia un dolce. Si dileguò, andando in camera sua, ormai, l'aveva detto, nel contratto non c'era scritto che doveva sorbirsi le urla per il resto della cena. Mentre s’infilava le cuffie nelle orecchie, riuscì solo a sentire pena verso i suoi genitori.

 

***

 

Quando decise di aver finito di sistemare tutto in valigia, decise di andare a sdraiarsi e di mandare un messaggio al suo migliore amico, Jared Skidmore. Lui era un ragazzo alto, snello, aveva capelli neri come la pece e occhi castani. Poteva fare paura a chiunque con il suo un metro e novanta. Non era esattamente un ragazzo molto brillante negli stupidi, ma era buono nell'anima, e riusciva a farla sorridere con una sola battuta. Lui era il fratello maggiore che non aveva mai avuto. Insomma, era più vecchio solo di due anni. Erano inseparabili, sin da quando avevano otto anni. Dove c'era lui, c'era lei, e viceversa. Gli inviò un messaggio incitandolo a indovinare la novità.

Jared - Non ne ho la minima idea, e adesso non ne ho proprio voglia di saperlo, dato il fato che mi hai svegliato, signorina
Emma - Bene, messier. Vorrà dire che terrò tutto per me.
Jared - Em, sai che scherzavo, avanti. Dimmi, di che si tratta.
Emma - Non ci crederai mai. Vado in JAMAICAAA.
Jared - Dio, parli sul serio? Non può essere vero. Oddio, sarai sognante. Quando parti?
Emma - Dopodomani, sono eccitatissima.
Jared - Ah, così presto. E quando torni?
Emma - Non ne ho la minima idea, e non lo voglio neanche sapere. Adesso vado a dormire, messier, devo riposarmi. A domani. Ti amo
Jared - Buonanotte. Ti amo anch'io, peste.


Aveva la sensazione che quelle vacanze avrebbero significato una grandissima risvolta nella sua vita. Non credeva molto in queste cose come il destino, o il fato. Credeva che quello che dovesse succedere, succedeva, e quando bramavi qualcosa, questa si avverava. Quindi cercava di essere molto positiva. Chiuse gli occhi e si addormentò immediatamente, sognando con spiagge paradisiache, dal mare azzurro e sabbia bianca e finissima, persone accoglienti, calorose, affabili. Tutto quello che più le piaceva.

 

 

 

   
 
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