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Autore: None to Blame    06/05/2012    3 recensioni
" John dormiva profondamente, il gomito appoggiato al bracciolo. Una mano reggeva la testa, reclinata sulla sinistra; l’altra era abbandonata sulla copertina logora di un libro polveroso, col pollice a tenere il segno fra le pagine. Il petto seguiva un ritmo lento nel sollevarsi ed abbassarsi.
Nel traffico ordinato della mente dell’investigatore, irruppe una parola.
Calore. "
*
Accompagnato dai versi di Catullo, Sherlock osserva John dormire.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« John, mi passi il telecomando? »

Era la terza volta che nell’appartamento veniva rivolta questa domanda.
Sherlock, non ricevendo risposta alcuna, si decise a focalizzare lo sguardo sulla poltrona che ospitava il proprio coinquilino.

John dormiva profondamente.
Il gomito appoggiato al bracciolo, una mano reggeva la testa, reclinata sulla sinistra; l’altra era abbandonata sulla copertina logora di un libro polveroso, col pollice a tenere il segno fra le pagine.
Il petto seguiva un ritmo lento nel sollevarsi ed abbassarsi.

Nel traffico ordinato della mente dell’investigatore, irruppe una parola.

Calore.

Abbozzò un sorriso autoironico mentre si alzava.
Sfilò, quindi, con molta attenzione il volume dalle mani dell’amico, correndo con gli occhi al titolo.
Tra due arabeschi stilizzati, sette lettere bordeaux finemente decorate capeggiavano sulla copertina.

Catullo.

Ancora letteratura. Stupida, banale e fatalmente inutile letteratura.
Invece di impegnare il proprio tempo – e le proprie diottrie – in letture più proficue ed interessanti, il suo coinquilino insisteva a mantenere quell’atteggiamento romantico nei confronti del mondo e della vita. 
E poi che razza di pseudonimo era “Catullo”? Solo un folle l’avrebbe scelto. *

Conclusasi l’invettiva mentale contro le letture d’intrattenimento, Sherlock decise di dare una scorsa alla pagina sulla quale l’altro si era assopito.

In cima al foglio, troneggiavano le parole “Liber, Carme V”.
Con orrore, identificò lo scritto come un componimento poetico.
Con sommo orrore, identificò la lingua come “latino”. Latino.
Imponendosi un briciolo di coraggio, portò lo sguardo sulle note a piè di pagina, che fornivano una traduzione del testo.


“Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e tutte le chiacchiere dei vecchi brontoloni
lasciale perdere, non valgono una lira.
Il sole può tramontare  e risorgere di nuovo:
a noi, una volta tramontata la nostra breve luce,
resta solo il sonno di una notte eterna.
Dammi mille baci, e ancora cento,
poi altri mille, e altri cento ancora,
e ancora altri mille, e poi cento.
Poi, quando ne avremo a migliaia,
li confonderemo, per non sapere,
o perché, saputo che sono così numerosi,
qualcuno non ci getti il malocchio.”
 

Patetico.

L’unico commento che gli venne in mente fu “Patetico”.
Richiuse il libro, poggiandolo sul tavolino storcendo il naso.

Si mosse verso il divano, afferrando una coperta, che appoggiò con incredibile delicatezza su John, lasciando quindi vagare lo sguardo su di lui.

Da mihi basia mille, dein centum

Quella parola che aveva preso forma nella sua testa – dove palpitava impercettibilmente – iniziò a coinvolgere anche le percezioni sensoriali.

Dein mille altera, dein secunda centum

Vedeva il calore emanato da John, un calore armonioso e musicale, che profumava. Lo poteva quasi toccare con la punta delle dita, un calore che si riposava tranquillo sulla sua lingua.

Dein usque altera mille, deinde centum.

E attraverso quell’intricata rete di calore , i versi di Catullo indirizzarono il suo sguardo verso le labbra dell'altro, sulle sue guance, sui capelli.

Basia..

Sherlock tese la mano, incapace di reprimere la curiosità che lo spingeva ad annegare nei suoi capelli.

Un fremito subitaneo delle dita di John ridestò Sherlock.

L’investigatore inspirò profondamente, girò i tacchi e si diresse verso la porta.

Sulla soglia, si voltò a guardare il suo migliore - unico - amico.
Ancora una volta. Ed ancora una volta, inspirò profondamente ed uscì dalla stanza.

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus

















* Arthur Conan Doyle ci presenta Sherlock Holmes come completamente ignorante in alcuni campi. Nella serie della BBC, sembra ignorare solo l'astronomia e il gossip. Nei romanzi, non sa nulla nemmeno di letteratura e filosofia.









NdA

Non ne potete più di vedermi in questo fandom, lo so. Vedrò di sparire al più presto, don't worry.

Ora, sia chiaro: io odio il latino. Sto al Classico e ODIO quella lingua schifosa che è il latino. Non so perché. (a mia discolpa devo dire che però AMO il greco..)
Tuttavia, la letteratura latina è molto interessante. Catullo l'ho disprezzato quando l'abbiamo studiato, ma segretamente l'ho sempre adorato.

Perché scrivere una cosa simile sui versi di un carme di Catullo?
Non ne ho idea. La mia mente bacata non mi consulta mai quando scrivo, perciò vengono fuori tali obbrobri.

Beh, accetto critiche costruttive e distruttive!   
   
 
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