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Autore: Asuka Kazama    06/05/2012    3 recensioni
Yukiko e Noriko erano due bambine che vivevano in villaggio di campagna nei pressi di East City. Quando i loro genitori sparirono in circostanze misteriose e vissero insieme al nonno paterno finché quest'ultimo non morì per malattia. Quando morì le due ragazze decisero di studiare l'alchimia e vennero istruite da un famoso alchimista di stato, ex allievo del loro nonno per poi passare sotto l'ala di un altro insegnante quando questo fu chiamato alle armi. Quando terminarono il loro tirocinio le ragazze decisero di diventare alchimista di stato, ognuna con le proprie ragioni differenti e così iniziò il viaggio delle due gemelle...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 1
新しい開始 - Atarashī kaishi

A New Begin

 
«Su, alzati! Immediatamente!»
Yukiko si svegliò di soprassalto. Qualcuno tamburellò di nuovo sulla porta.
«Sveglia!» urlò. Yukiko sentì i suoi passi avviarsi verso la cucina e poi il rumore della padella che veniva messa sul fornello. Si girò sulla schiena e cercò di ricordare il sogno che stava facendo. Era un bel sogno. C’era un uomo in divisa ed era innamorato di lei.
Ecco di nuovo qualcuno dietro la porta. Era la vocetta stridula di una ragazza e non doveva avere più di 15 anni.
«Non ti sei ancora alzata?» chiese.
«Sono quasi pronta» rispose Yukiko sbuffando.
«Be’ vedi di spicciarti, non voglio perdere il treno per colpa tua!».
Yukiko si lasciò sfuggire un gemito.
Come aveva potuto dimenticarlo? Oggi si sarebbero recate a Central City per tentare di diventare un alchimista di Stato. Erano anni che si esercitavano sotto la guida di svariati maestri e ora era giunto il momento di mettere alla prova le loro abilità. Si alzò velocemente e cominciò a cercare un bell’abito da indossare perché non voleva presentarsi al suo futuro marito come una stracciona. Controllò ancora una volta di aver preso tutto e di non dimenticare nulla, verificò di aver chiuso correttamente la valigia così da non perderne il contenuto, e corse in cucina veloce come un fulmine. Yukiko era una bella ragazza di circa quindici anni. Aveva un viso sottile a forma di cuoricino, lunghi capelli neri lisci e occhi marrone scuro come la cioccolata. Quando Yukiko entrò in cucina, la ragazza ai fornelli stava friggendo le crepes. Sollevò lo sguardo e lo posò su Yukiko sorridendo. Erano identiche. Gemelle. Si differenziavano solo per l’acconciatura, l’altra portava i capelli corti sempre neri e lisci mentre i suoi occhi erano blu come il mare creando un delizioso contrasto.
«Alla buon’ora! Ti avevo detto di non tornare tardi ieri sera ma tu non mi ascolti mai!» la rimproverò la ragazza mettendo in tavola i patti con le crepes e vi spalmò sopra la cioccolata per poi chiuderle in un triangolo. «A che ora sei tornata?».
Yukiko non ripose. Da quando i loro genitori erano spariti improvvisamente, Noriko aveva preso  le redini di casa, sostituendosi alla madre e svolgere da sola ogni mansione senza tralasciare i suoi impegni scolastici.
«A che ora sei tornata?» ripeté severe scoccandogli un’occhiataccia.
«Non sono affari che ti riguardano» borbottò seccata Yukiko spostando il piatto con le crepes e prendere i cereali.
«Sei stata con Mark non è vero?» insistette.
Yukiko versò i cereali nella tazza con il latte, chinò la testa e iniziò a mangiare in silenzio. Odiava quando Noriko la sottoponeva all’interrogatorio di terzo grado. Fra le due, lei era la sorella più grande essendo nata cinque minuti prima non Noriko.
Noriko preferì far cadere il discorso, lo avrebbe ripreso dopo. Non poteva farsi rovinare l’umore dalla sorella e dal suo amico irresponsabile, oggi era un giorno importante e sebbene non avesse dormito per l’emozione doveva arrivare lì tranquilla e serena. Non poteva di certo permettere a sua sorella o a un test di impedirle di diventare un’alchimista di stato!
Due ore dopo raggiunsero la stazione.
«Qual è il nostro binario?» chiese Yukiko spingendo il carrello con il suo baule.
«Il binario nove. Hai preso il biglietto vero?»
«Sì, certo che l’ho preso! Non sono mica stupida!»
«E sei andata in bagno prima di uscire da casa?»
«Sul treno il bagno c’è»
«Yukiko»
«Sì, sì, lo so. I bagni dei treni sono sporchi. Sì, ci sono già andata se è questo che vuoi sapere e no, non berrò bibite sul treno se avrò sete e morirò disidratata»
«Yukiko»
«Avanti Noriko, sto scherzando! Rilassati un po’! Sei troppo seria! Cavolo! Hai quindici anni sì o no? Ti comporti come una vecchia zitella di quarant’anni!»
«E tu come una bambina capricciosa di cinque!» ribatté Noriko seccata.
«Non perdiamo tempo a litigare, rischiamo di perdere il treno» mormorò Yukiko osservando la grossa locomotiva a vapore ferma lungo un binario gremito di gente.
Una nube di fumo proveniente dalla locomotiva si alzava in grossi anelli sopra la testa della folla rumorosa. Le prime quattro carrozze erano già gremite di persone, alcune si sporgevano dai finestrini a parlare con i familiari o amici.
«E così inizia il nostro viaggio» mormorò Yukiko salendo sul treno per poi aiutare Noriko con il suo baule.
«Già» rispose la ragazza guardando per un ultima volta la loro città, un piccolo sobborgo di East City. «Non possiamo più tornare indietro. Siamo qui»
«Già... beh, cerchiamo un posto a sedere. Non mi va di stare in piedi per tutto il viaggio».
Così le due sorelle girovagarono sul treno in cerca di un posto libero, finché non trovarono uno scompartimento quasi vuoto verso la coda del treno. Due ragazzi erano seduti uno di fronte all’altro intenti a giocare una partita a carte.
«Quei posti sono occupati?» chiese educatamente Noriko indicando i sedili accanto ai due ragazzi.
«Il treno è pieno zeppo...» aggiunse Yukiko.
Il ragazzo biondo scosse la testa e le due gemelle si sedettero. «Grazie».
Uno dei due ragazzi aveva i capelli e gli occhi del color dell’oro e indossava un giaccone rosso. I capelli erano legati in una treccia bassa. Nervoso mordicchiava lo stuzzicadenti che aveva in bocca, probabilmente era in difficoltà nel decidere la prossima carta da scartare. L’altro ragazzo, o almeno così Yukiko pensava, indossava un’armatura.
“Non sarà scomoda?” si ritrovò a pensare osservando il ragazzo armatura accanto a sé.
In un primo momento imbarazzata, Noriko iniziò a parlare del più e del meno, immaginando come sarebbe cambiata da quel momento la loro vita, quali persone di spicco avrebbero conosciuto, quale prezioso aiuto avrebbero dato ma Yukiko non l’ascoltava, troppo concentrata sulla partita di poker dei due ragazzi, osservando lo stile del suo compagno di viaggio. Era molto bravo. Mai una volta si mostrava confuso o intimorito, per quanto l’elmo lo permettesse, e ogni carta che poggiava sul tavolino di legno era una piccola strategia di vittoria. Si ritrovò a pensare che le sarebbe piaciuto molto giocare una partita a poker con quel ragazzo, ne sarebbe uscita una sfida avvincente piena di colpi di scena. 
Si udì un fischio.
Il treno si mosse.
Il ragazzo armatura lanciò sul tavolo il dieci di picche, sotto gli occhi increduli del biondino. «Scala reale»
«Mi arrendo» mormorò sbadigliando guardando le persone sui binari salutare i propri amici e parenti, alcuni rincorrevano il treno, tra il riso e le lacrime, ma quello guadagnò velocità e rimasero indietro fino a scomparire dietro la prima curva.
«Un’altra partita?»
«No»
«Se vuoi gioco io con te» disse d’impulso Yukiko. «Non ci siamo ancora presentati vero? Io sono Yuki e lei è mia sorella Noriko, siamo gemelle».
«Ciao» mormorò l’armatura. La voce metallica e vuota. «Io sono Al e lui è il mio fratellone Ed» e indicò il ragazzo biondo di fronte a sé.
«Non ti azzardare a giocare» s’intromise Noriko tesa come la corda di un violino.
Al rimase sconvolto dalla reazione della ragazza, reazione che attirò l’attenzione del biondino accanto a lei.
«Perché?»
«Vogliamo ripetere l’esperienza? L’ultima volta non ti è bastata?»
«Esperienza? Quale esperienza?» s’intromise titubante Al.
Yukiko stava per rispondere ma Noriko fu più veloce. «Oh nulla di ché. Ha solo rischiato di perdere tutto!»
«Perdere tutto... stai esagerando non trovi?»
«Esagerando? Io esagero? Tu ti sei giocata tutti i nostri soldi! Abbiamo rischiato di morire di fame!»
«Il signor S. è stato felice di dividere il suo cibo con noi»
«Abbiamo dovuto lavorare per ripagargli il disturbo»
«E lui è stato felice. Il suo lavoro dopotutto non era così difficile e faticoso come sembrava all’inizio»
«Tu non hai fatto nulla! Ho lavorato solo io!»
«E sei stata bravissima, sul serio. Il mio aiuto non ti serviva»
«Hai rischiato di perdere la nostra casa!»
«Ma non è successo»
«Solo perché il tizio contro cui giocavi si è sentito male per tutte le schifezze che aveva bevuto e ha dato forfè»
«Anche voi siete dirette a Central City?» chiese Al cercando di spostare l’attenzione delle due ragazze su un argomento più tranquillo.
«Sì» rispose raggiante Noriko. La rabbia era scomparsa dal suo viso.
Ed nel frattempo osservava il paesaggio fuori dal finestrino, facendo finta di non averle ascoltate.
«Come mai siete dirette lì?» chiese ancora Al sempre più curioso.
«Per sostenere l’esame di alchimista di stato!»
«Volete entrare nell’esercito?» chiede Ed voltandosi di scatto a guardarle.
«Sì»
«Perché? Non è una bella vita. I cittadini ti disprezzano chiamandoti cane dell’esercito, venduto, e sei costretto ad eseguire anche gli ordini più ingrati»
«È vero» rispose Noriko sorridendo al giovane dolcemente «ma io voglio cambiare tutto questo. Voglio rendere questo Paese migliore con l’aiuto dell’alchimia e per farlo devo entrare nell’esercito, solo così potrò servirlo». Si fermò un attimo e guardò fuori dal finestrino. Il panorama schizzava come una macchia d’inchiostro sulla tela di un’artista. «E poi... io voglio entrare nell’esercito per incontrare il mio idolo, l’alchimista d’acciaio. Lui è diverso da tutti gli altri, lui è schierato dalla parte del popolo e io voglio essere come lui... insomma! È un ragazzo molto giovane e anche se ricopre un titolo tanto importante non si è montato la testa e non accetta cose squallide come le mazzette. Voglio proteggere i deboli e più piccoli, voglio porvi fine alle ingiustizie, è stato lui ad ispirarmi e decidere di entrare nell’esercito».
Ed rimase colpito dalla risposta della fanciulla e arrossì. Continuò a stare seduto e a osservare Noriko per qualche istante; poi, come se di colpo si fosse reso conto di quel che stava facendo, si affrettò a guardare di nuovo fuori dal finestrino.
«Povero stupido...» mormorò annoiata Yukiko. Il pensiero di accettare una grossa somma di denaro in cambio di un piccolo favore non le sembrava una gran butta idea, avrebbe potuto comprare tutto quello che aveva sempre desiderato.
«Yuki!» la rimproverò la sorella, sorpresa da quel commento. «Ho convinto Yuki a entrare nell’esercito perché spero che si redime, è una ragazza come dire, difficile, ribelle. Non ascolta nessuno e non sa cosa sia la disciplina e il rispetto delle regole. Di certo stare nell’esercito non le farà male, potrà solo farle che bene»
«Sono d’accordo con te» concordò infine Al.
Yukiko iniziò a frugare dalla borsa e ne tirò fuori un metro da sarta.
«Cosa devi farci con quello?» chiese ancora Al sempre più curioso. Anche Ed l’osservava interessato.
Yuki sghignazzò. «A misurare lo stupido. Ho sentito dire che l’alchimista d’acciaio è basso, molto basso»
«A chi hai dato del fagiolino microscopico?» gridò il biondino scattando in piedi furioso.
«Calma fratellone» mormorò Al, cercando di immobilizzare il biondino. Sembrava un toro inferocito davanti un lenzuolo rosso.
«Be’ tu che vuoi?» chiese Yuki posando il metro nella borsa.
«Ripeti quella parola se hai il coraggio!» la sfidò.
«Quale parola?» un ghigno comparì nuovamente sul volto della giovane. «Basso?»
«Lasciami Al! Lasciami! Voglio riempirla di pugni!»
«È una ragazza!» le ricordò il ragazzo armatura.
«Non me ne frega un fico secco!» ringhiò il biondino continuando a scalciare.
«Tu sei... l’alchimista d’acciaio?» chiese d’impulso Noriko.
Al annuì.
«Oh... be’, io non lo sapevo. Voglio dire...» disse Noriko.
«Io sono Alphonse Elric e lui è mio fratello maggiore Edward Elric, l’alchimista d’acciaio».
Noriko sentì un fremito d’eccitazione. «È... è un vero onore per me conoscerla, signore!» disse inchinando il capo in segno di rispetto.
«Ehm... grazie ma... non c’è bisogno di inchinarsi... alzati pure...» mormorò imbarazzato Ed.
Noriko lo guardò fisso fisso. I suoi occhi esprimevano tutta l’ammirazione che provava per lui. Forse pensava di aver detto troppo perché Ed tornò a guardare fuori dal finestrino.
«E tu Yukiko? Anche tu vuoi diventare un modello di virtù?» chiese Al.
«Oppure anche tu volevi incontrarmi?» aggiunse Ed.
«Io? Incontrare te?» ripeté Yuki stralunata poi scoppiò a ridere. «Non me ne frega un tubo di incontrare un nanetto come te!»
«Tu… brutta strega...»
«Ehm... Yuki allora qual è il motivo che ti spinge ad entrare nell’esercito?»
Gli occhi di Yuki scintillarono a quella domanda. «Vuoi davvero saperlo? Bene. Voglio entrare nell’esercito solo per stare vicino all’uomo che amo! Ho una vera passione per gli uomini in divisa! Sono bellissimi!»
«L’uomo che ami?» ripeté sgomento il biondo alchimista.
«Quindi... sei fidanzata?» chiese Al.
«No» s’intromise Noriko ancora una volta, «esiste solo nella sua testa»
«Ancora non lo sa ma noi siamo destinati a stare insieme per sempre!»
«Legge molti romanzi d’amore» la giustificò Noriko «e vive in un mondo di fantasia tutto suo»
«Capisco» mormorò Al «beh, anche noi stiamo andando al quartier generale, possiamo andarci insieme»
«Davvero?»
«No» disse Yuki.
«Come?»
«Ho detto no. Siete molto gentili ma rifiutiamo la vostra offerta»
«Perché? Non sappiamo neanche come arrivare al quartier generale!» ribatté Noriko «non possiamo andare da sole! Finiremo col perderci in città!»
«Mi dispiace ma io non mi fido di loro. Per quanto ne sappiamo potrebbero essere dei pericolosi serial killer psicopatici maniaci»
«Serial killer psicopatici? Maniaci? Ragazzina non ti sembra di esagerare un po’?» chiese Ed irritato. «Ti ho appena detto di essere l’alchimista d’acciaio! Come posso essere un serial killer psicopatico?!»
«No affatto perché?»
«Perché? Perché non puoi andare in giro a sparare sentenze su persone che non conosci!»
«Cosa ne so io, se non sei un pazzo omicida oppure no?»
«Ti sembro per caso un pazzo omicida?»
«Beh, di sicuro non lo vai a sbandierare ai quattro venti! Saresti il killer meno discreto e il più stupido che esiste se lo facessi!»
«Ascoltami bene ragazzina» mormorò Ed sempre più infuriato «io nono sono un serial killer, né uno psicopatico omicida e né un maniaco. Io sono l’alchimista d’acciaio Edward Elric!»
«Beh questo lo dici tu!»
«Cosa?!»
«Hai detto di essere chi dici di essere solo dopo aver saputo che Noriko è una fan di acciaio. Per quanto ne so, potresti fingere di essere chi in realtà non sei, attirarci con l’inganno in un vicolo cieco o in un palazzo abbandonato e Dio solo sa cosa ci succederebbe!»
«Yukiko!» la rimproverò Noriko per l’ennesima volta. «Scusatela. Oltre a leggere romanzi rosa, legge anche i polizieschi. Tanti, tanti polizieschi!»
«Il tuo discorso non ha alcun senso!» gridò Ed sempre più esasperato.
«Oh sì che ha un senso!»
«D’accordo, vuoi una prova? Te la darò» e così dicendo Ed tirò fuori dalla tasca del pantalone nero di pelle un oggetto metallico, l’orologio d’argento come prova inconfutabile di aver detto la verità.
Yuki lo guardò attentamente poi glielo ridiede. «Può essere benissimo un falso»
«Cosa?! Senti ragazzina, qual è il tuo problema?!»
«Sei tu il mio problema!»
«Cosa?! Ma se ti ho appena conosciuto! Come faccio ad essere un tuo problema?!»
«Basta così!» tuonò Noriko, il viso rosso per la rabbia. «Yukiko chiedi immediatamente scusa al signor Elric!»
Yuki si limitò a grugnire e a voltare lo sguardo al finestrino imbronciata.
Mentre litigavano il treno li aveva portati fuori East City. Adesso correvano lungo pascoli pieni di mucche e pecore.
«Yukiko»
«D’accordo» bofonchiò «Mi dispiace» fece una piccola pausa e sorrise. «Mi dispiace che tu sei così basso e maniaco»
«Yukiko!»
«Sta zitta brutta strega! Chi hai chiamato ultrasupermega microbo?!»
«Io non ho detto nulla del genere» ripose Yuki tirando fuori la lingua. «Basso!»
«Strega!»
«Piccolo!»
«Strega!»
«Yukiko adesso basta!» gridò Noriko dandole uno scappellotto dietro la nuca. «Scusati immediatamente con il signor Elric!»
«D’accordo» bofonchiò infine. Respirò profondamente. Quelle parole le pesavano quanto un macigno e non riusciva a parlare. Alcuni minuti dopo, con la voce strozzata disse flebilmente: «Mi dispiace».
Edward non rispose.
«Su fratellone, adesso il tuo turno» disse Alphonse. «Accetta le sue scuse e scusatati a tua volta»
«Cosa?!»
«Fratellone...»
«Va bene, va bene. Scuse accettate» disse frettoloso.
«Fratellone»
«Uff… scusa Yukiko... anche se non so esattamente per cosa» borbottò sottovoce.
«Bene» disse Al felice «quindi cosa avete deciso? Verrete con noi oppure preferite andare da sole?»
«Con voi» rispose Noriko sorridente.
«Bene»
«Ma Noriko» provò a ribattere Yuki inutilmente. Lo sguardo infuocato di Noriko era più che chiaro.
Imbronciata la ragazza dalla lingua tagliente volse il suo sguardo al finestrino. Ora, la campagna che sfrecciava sotto i suoi occhi si era fatta più selvaggia. Niente più campi pettinati. C’erano boschi, fiumi tortuosi e colline coperte di una vegetazione color verde scuro.
Il tempo passò rapido. Noriko era partita in quarta bombardando l’alchimista d’acciaio di domande, bramosa di conoscere le esperienze di vita fatte nell’esercito e lui rispondeva a monosillabi senza avere il tempo di formulare una frase coerente nella sua mente perché subito sopraggiungeva un’altra domanda.
Al invece aveva proposto a Yuki una partita a poker, senza scommettere soldi o roba varia, e lei aveva accettato, lanciando di tanto in tanto delle occhiatacce a Edward e osservarlo di sottecchi.
Yukiko sbirciò fuori dal finestrino. Stava calando la sera. Le montagne e foreste si stagliavano contro un cielo violaceo. Sembrò che il treno rallentasse.
Una voce risuonò per tutto il treno: «Tra cinque minuti arriveremo a Central City. Siete pregati di non dimenticare nulla».
Yukiko, che aveva lo stomaco chiuso per l’emozione, si accorse che Noriko era pallida.
Dopo aver rallentato, infine il treno si fermò. I passeggeri procedettero a spintoni verso lo sportello e poi scesero sul marciapiede stretto e buio. Yukiko rabbrividì all’aria gelida della notte.
«Ti avevo detto di portarti la giacca» l’ammonì materna Noriko.
Yuki non ci badò. La giacca l’aveva posata nella valigia.
«Seguitemi» mormorò Edward facendosi largo tra la folla fino a uscire dalla stazione e raggiungere una grossa auto scura parcheggiata in strada. Appoggiato allo sportello vi era un militare biondo con in bocca una sigaretta.
«Sottotenente» mormorò Ed attirando l’attenzione dell’uomo.
«Oh, Ciao Edward. Alphonse» li salutò l’uomo sorridente «il colonnello ha mandato me a prendervi». Notò le ragazze e un guizzo divertito lampeggiò negli occhi. «E loro chi sono? Le vostre fidanzate?»
«No! Non sono affatto le nostre fidanzate!» si agitò il biondo alchimista salendo in auto accanto al posto del guidatore e chiudendo la portiera dietro di sé con un gran tonfo.
«Le abbiamo conosciute sul treno» spiegò Al «sono qui per sostenere l’esame di alchimista di stato e ci siamo offerti di accompagnarle fino al quartier generale»
«Capisco, allora salite a bordo ragazze».
Una volta che tutti furono in auto, il biondo militare mise in moto l’auto e partì verso il quartier generale.
   
 
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