Calore. Stilla dai tagli del viso come sangue e sudore. Pulsa dal petto ansante e dilaniato, irradiandosi appena oltre ciò che resta della gloriosa armatura spezzata. Si irradia piano sul suo palmo gelido, contro le nocche diafane, sempre più intenso man mano che il dorso scorre lungo la piega del collo e segue le curve nette e altere del viso. Indugia, qualche istante, le dita che scostano qualche ciocca di serici capelli, dorati come il sole e il cuore dell’Universo lasciandole scorrere tra i polpastrelli e poi osserva rapito il loro defluire, silenzioso, lungo lo zigomo, ricadendo sulla spalla.

Thor ha un moto d’ira. Contrae spasmodico ogni muscolo, sforzandosi di liberarsi dei magici legacci che lo mantengono chino e silente, in ginocchio ai suoi piedi, falci di iridi ardenti che lo fissano furiose. Loki ride, morbido e mellifluo, le labbra che si schiudono sui denti bianchi e brillanti.

-Pazienza, fratello mio- mormora, soave –Pazienza. È quella la virtù dei forti-

Thor urla un insulto che si perde nel bavaglio. Loki si limita a sorridere, chinandosi con grazia crudele verso il suo viso, le unghie che indugiano sulle labbra contratte e poi incidono piano la carne scendendo verso il mento, la gola, il petto…

Per un istante, uno soltanto, i loro sguardi s’incrociano, e Loki si chiede, inconsciamente, che cosa veda suo fratello nei suoi occhi verdi e brillanti. Poi contrae le dita, piano, beandosi del sussulto di comprensione che attraversa il corpo ora alla sua mercè.

E il primo gemito, è pura perfezione.