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Autore: ChiiCat92    06/05/2012    1 recensioni
"Credo di essere morta.
Dico “credo” perché vorrei non esserne tanto sicura.
Però è così: sono morta.
[...]" tratto dal Prologo
ATTENZIONE: la storia non contiene credenze religiose, tutto ciò che vi è scritto è pura fantasia atta a dare forma e scorrevolezza al racconto; vi sono presenti elementi autobiografici.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Credo di essere morta.
Dico “credo” perché vorrei non esserne tanto sicura.
Però è così: sono morta.
E non succede come in quei film dove lo spirito vede il suo corpo steso in una pozza di sangue dopo un incidente, o abbandonato in un letto di ospedale. Succede solo che intorno c'è solo nero, nulla, buio, silenzio. Non sembra esserci Paradiso, né Inferno, né una sala d'aspetto dove potersi sedere comodi.
È come essere morti. Per questo so di essere morta.
Vorrei arrabbiarmi con chi ha detto che nell'istante prima di morire si rivive tutta la propria vita come in un film, ma non posso perché sono morta.
Non ho rivisto la mia famiglia, non ho rivisto le mie conquiste, le mie sconfitte, non ho rivisto i miei fallimenti e i miei successi, la mia felicità e la mia tristezza, bhè non ho rivisto proprio un cazzo. Sono morta e basta. Questo sì che fa incazzare. Ma non c'è nessuno con cui incazzarsi.
C'è solo e ancora nero, nulla, buio, silenzio.
È un po' monotono e noioso. Non credevo di dover passare tutta l'eternità in questo modo. A dirla tutta non credevo neanche di morire a diciannove anni, ma nella vita, come nella morte, non si sa mai cosa possa succedere.
Per lo meno, me ne sono andata tranquillamente. Non ero arrabbiata con nessuno, né avevo particolari conti in sospeso. Certo è che avrei voluto laurearmi, andare in Germania almeno una volta, parlare inglese in America, esibirmi in concerto al teatro di Vienna, vedere sugli scaffali di una libreria un mio libro, fare sesso, vedere un'eclissi di sole anulare, osservare da un telescopio gli anelli di Saturno, studiare filosofia, psicologia, giornalismo, andare nel deserto del Gobi per trovare un osso di dinosauro come desideravo tanto da bambina...ah, cazzate, anche con una vita a disposizione non avrei mai potuto realizzare tutti quei sogni. Forse il sesso sì, ma d'altronde l'ho sempre detto ai miei: “vedrete che morirò vergine, accolta in Paradiso dagli Angeli e dagli Arcangeli”.
La verità è che avrei voluto avere più tempo per litigare ancora una volta con mia madre e le mie sorelle solo per potergli dire “ti voglio bene” e “scusa” dopo; dare tanti baci a Elena fino a farla arrabbiare; parlare di alieni con mio padre durante un lungo viaggio in macchina per non farlo addormentare; andare a pranzo dai nonni e finalmente farli smettere di dire “se vieni a pranzo la nonna ti fa il pollo arrosto che ti piace tanto” e farli felice per una volta; prendere per le orecchie mio fratello e dirgli che è stato un enorme cazzone a sposare quella puttana e che fa ancora in tempo a chiedere divorzio e affidamento; andare a casa da Elvira tutti i mercoledì, senza inventare scuse e non prendermela perché Nino continua a dirmi che dovrei smetterla di pensare ai Pokemon e essere così sentimentale; dire a Eleonora che tutto quello che ho fatto nella vita non sarebbe valso a niente senza la sua presenza al mio fianco, che mi ha fatto male con le sue parole e le sue insinuazioni, ma che l'ho amata fin da quando l'ho vista la prima volta in ospedale e che le perdono tutto se lei perdona tutto a me, dirle ancora una volta “tu sei tutto quello che sono io, sei il sangue che scorre nelle mie vene” e vederla piangere, e abbracciarla; parlare con Sonia, dirle per le duecentomillesima volta quanto le voglio bene e poi litigare ancora e ancora per cose per cui non smetteremo mai di discutere, ridere insieme e piangere insieme, uscire il sabato pomeriggio e andare sempre alle solite tre edicole per guardare sempre i soliti fumetti che non abbiamo i soldi per comprare, dirle ancora e ancora quanto è stato importante che lei sia stata mia amica e che mi abbia portato così lontano; vedere ancora Daniela, farle visitare Messina, portarla al Pilone, stare insieme a non dire niente, fissando il soffitto della stanza e straparlando quando non serve, conoscerci ancora meglio, forse, avere il tempo di affezionarci ancora di più l'una all'altra; tornare da Massimiliano e tirargli un calcio nelle palle tanto forte da fargli cambiare sesso una volta per tutte; prendermi una o due rivincite sulle persone che mi hanno fatto soffrire, Carolina, Martina, Giusy, Lucia, Giulia, Serena, perché, cazzo, io non mi sono dimenticata di nessuna di loro, ma loro hanno dimenticato tutte me;   avere il coraggio di urlare al mondo “cazzo, me la potete sucare, sono l'arpista più brava della classe” e rispondere a quella voltafaccia della mia insegnante che non basta la tecnica per dare quello che do io quando suono; scrivere, scrivere fino a finire tutte le storie incomplete, dargli un senso anche se non ce l'hanno; suonare, suonare fino a farmi sanguinare le dita, sentire ancora le corde tra le mie mani, gli accordi veloci, le terzine, gli armonici, le ottave, i pedali che non entrano, che fanno “miao”, gli omologhi, anche Walkiria, vorrei aver avuto più tempo per studiare Walkiria, e vedere cosa ne sarebbe stato dell'Incantesimo del Fuoco, riprendere tutti i vecchi pezzi, imparare la Sonata al Chiaro di Luna, chiamare la Gattoni e ringraziarla, abbracciarla, insieme a Valentina, anche lei, darle tutto l'affetto e la forza che mi ha trasmesso.
Probabilmente avrò tempo, in tutta questa eternità, a pensare ad altre cose che avrei voluto fare, ad altre cose che, avendo qualche anno in più, sicuramente avrei fatto.
Sono stata sempre troppo misantropa e chiusa per dare a chi se lo meritava l'amore che gli dovevo.
Sono stata proprio una merda di persona.
Quante bugie, quanti imbrogli, furti, peccati, quanto male fatto a me stessa e agli altri.
E in tutto questo girotondo di emozioni riesco solo a pensare che avrei tanto voluto, avrei proprio voluto, anzi lo desideravo e lo desidero, potergli dire “ti amo”, e non solo nei sogni sconsiderati delle mie lunghe notti; sentirmi tra le sue braccia e dirglielo: “ti amo”. Che liberazione. Ti amo, e non so perché, ti amo da poco, perché poco ho potuto amarti, ma ti amo lo stesso, ti amo e ti ho amato quando mi facevo male per te, ti amo e ti ho amato quando stavo bene e pensavo di poter andare bene a te, ti amo e ti amato quando ti sognavo e mi tenevi tra le braccia e potevo dirti che ti amavo.
Ma questo, non potrà succedere, perché ormai sono morta.
   
 
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