Disclaimer: I personaggi di
Hetalia: Axis Powers non mi appartengono,
ma sono di proprietà di Hidekaz Himaruya ©
Se così non fosse, io che me starei qui a fare?
Non mi appartengono nemmeno le canzoni dei Beatles
Che vanno a chi detiene ancora oggi i loro
Copyright ©
Se fosse il contrario, me ne andrei nel cielo con Lucy e i diamanti
Su un sottomarino giallo.
.: Ticket To Ride :.
Non del buon vino, non il calore
di una donna sarebbero riusciti a farlo sorridere, quel giorno. Romanus si era sporto più volte sul
porto di Alessandria, si era tirato indietro, aveva piegato le ginocchia, aveva
raddrizzato la schiena, trattenuto il respiro, liberato il fiato in un fischio
di disappunto. Sarebbe stato facile spiccare un salto e gettarsi fra i flutti,
allontanarsi una bracciata dopo l’altra e issarsi sulla nave di papiro sempre
più lontana. Non avrebbe richiesto più fatica di una delle tante battaglie cui
aveva partecipato nella sua lunga vita, in fondo.
Non aveva nulla da temere dalle
onde.
Non aveva nulla da perdere -Gli
pareva di aver perso tutto.
Era stato stregato, come Marco
Antonio. La magia dell’Oriente, la sabbia del deserto…certo era stato vittima
di qualche sortilegio compiuto nel ventre freddo di templi distrutti. Divinità
senza nome avevano steso la mano su di lui, corrompendo il suo animo e la sua
mente con fiele dolce come il nettare.
Altrimenti, perché
quell’oppressione al petto? Non era il primo popolo di cui decretava la rovina
e nemmeno sarebbe stato l’ultimo. Il filo del gladio s’era abbeverato del
sangue di molte vittime,
Ma allora, perché quel gelo alle
membra? Non era la prima donna cui tagliava la gola dopo averla sfiorata con le
labbra. Non gli era concesso amare veramente. Solo la morte, la gloria, il
trionfo erano schiavi del suo volere. Non l’affetto. Non l’amore. Quelli erano
meri ninnoli con cui adornare la veste per rendere meno cupo il colore del
sangue.
Tuttavia..
Romanus alzò gli occhi sull’orizzonte.
Di lontano, una barca nera di sogno, traghettata da Dei curvi e rugosi, le ossa
scheletriche e i musi animaleschi contratti dalla fatica.
Roma si chiese se un tempo, quando
ad accompagnare il loro viaggio v’era il salmodiare dei sacerdoti e le accorate
preghiere della gente comune, quel navigare verso la luce morente fosse privo
di ogni fatica.
Di poppa, colse la figura di
Madre Egitto e lo sguardo d’ossidiana, tinto di rosso nello splendore del
tramonto, lo trafisse al petto. Quell’attimo di stasi tra il crepuscolo e la
notte più nera fu la fine, la comprensione.
Tese il braccio, allungò la mano,
chiamò il nome di lei tra il frangersi delle onde. Ma era inutile. Era troppo
tardi.
Il sole s’inabissò in un lampo
rosso di morte. La Barca di Atum si incagliò all’orizzonte, prua e poppa
alzarono le teste a fiore di loto in un crepitare di legno e pece, gli Dei
urlano, gridarono, ruggirono, levarono maledizioni, agitarono i remi spezzati,
il mare si levò alto in un gorgogliare di spuma, Nettuno richiuse feroce le
braccia nello stridore di creste scarlatte.
Madre Egitto era rimasta in
silenzio per tutto il tempo. Ad occhi chiusi aveva atteso che le onde a lei tanto
care le cingessero la vita, le strappassero le vesti, le spezzassero il collo,
le gonfiassero i polmoni. Non aveva detto nulla. Non una parola, non un grido,
non una preghiera.
E se solo avesse ringhiato contro
di lui, se solo l’avesse minacciato, se solo gli avesse promesso morte certa, Romanus avrebbe sentito il cuore farsi
più leggero: nella minaccia è insito il seme del ritorno.
Nel silenzio di quello sguardo
antico, Romanus cadde a terra, in
ginocchio.
La notte lo colse.
La Barca di Atum s’era
inabissata. Lo scarabeo non sarebbe più rinato.
Inerte aveva assistito all’ultimo
viaggio di Madre Egitto. Non sarebbe più tornata.
{ She said that living with me
Is bringing her down, yeah
For she would never be free
When I was around }
Note di fine capitolo
Sì, lo so. Ora è tecnicamente
lunedì, quindi avrei mancato l’aggiornamento di un giorno.
Chiedo venia. Ma
cause di forza maggiore :D
Bien! E’ collocata
temporalmente dopo la battaglia di Azio. La Barca di Atum (La forma del Sole al
tramonto) nella mitologia egizia è quella su cui Ra solca l’orizzonte al
crepuscolo per poi rinascere all’alba sottoforma di scarabeo.
Spero di essermi
fatta perdonare per la schifezza del capitolo precedente!
Al prossimo (e
ultimo!) capitolo!