Credi nei Fantasmi?
No?
Eppure sono fra noi…
e ci cercano disperatamente…
non hanno finito di vivere.
Guardati bene intorno
Ombra
Tutto cominciò così.
- Strawberry, spostati!
- Come..?
L’eroina
coi capelli color confetto si voltò di scatto al grido di Quiche, l’alieno
contro cui stava combattendo assieme alle sue quattro compagne. C’era un disco
rotante in agguato, si stava dirigendo a velocità supersonica contro di lei. La
paura dominò il suo sguardo, sentiva che non si sarebbe mai spostata di lì in
tempo per schivar l’attacco sferrato dal chimero di Pie. Abbozzò un salto verso
destra, dove non c’erano niente e nessuno, ma schivò solamente in parte il
disco d’energia giallina: come un boomerang, questi girò su se stesso e tornò
sul suo obbiettivo principale: colpire mortalmente MewBerry.
La ragazza cadde a terra pesantemente, trascinandosi e rotolando per decine di metri, con una gamba completamente lacerata da un raggio del disco alieno; fu la parete del magazzino nel quale stavano combattendo a frenare la sua caduta.
La
prima ad accorrere fu MewPam, l’eroina giapponese con il DNA mescolato a quello
di un lupo grigio, e non poté far altro che constatare le sue pessime
condizioni: l’attacco le aveva reso una gamba completamente inutilizzabile e le
aveva ferito gravemente anche l’altra; inoltre la caduta non aveva di certo
mantenuto in forma gli arti superiori. Se la caricò sulle spalle cercando il
più possibile di non farle male ulteriormente, mentre incitava le compagne a
coprirle la ritirata.
Ma
Pie non sembrava esser affatto d’accordo.
-
Quiche! Che ti è saltato in mente, stavamo per farcela!
Spintonò
il compagno lontano da se e si diresse con fare deciso verso le MewMew, intento
a concludere l’opera iniziata.
Il
suo ventaglio assunse le sue dimensioni da battaglia, grandi più del decuplo
del normale. Alzò un braccio, il cielo si oscurò; un fulmine lo colpì sui bordi
dorati del triangolo arrotondato di velluto rosso, illuminandolo. “Muori…”
Tese
il braccio all’indietro e fece per scagliare tutta la sua furia contro MewPam e
MewBerry, obbiettivi del suo fulmine, ma qualcosa lo frenò. Di scatto, si
voltò.
Quiche.
-
Ma che stai facendo, ti è dato di volta il cervello? – sbraitò livido in volto.
-
Non ti permetterò di farle del male…- disse l’alieno in un sussurro – Non ti
permetterò di fare del male a Strawberry!
La
sua voce risuonò sul campo di battaglia.
-
Non ti permetterò di fare del male a Strawberry!
All’unisono,
i pensieri delle eroine giapponesi versero sulle parole di Quiche. E, sempre
all’unisono, si dissero che era un loro nemico, incapaci di comprendere quel
gesto.
Strawberry
aprì malamente un occhio, chiedendosi cosa stesse succedendo. MewPam aveva
interrotto la fuga ed era in ascolto, come tutte le altre ragazze, del resto.
-
Che succede..?- chiese flebilmente.
-
Non riesco a capire…- pensò la MewLupo ad alta voce – Pie stava per colpirci,
ma Quiche lo ha fermato.
-
Eh?
-
Non lo hai sentito, dice di non voler permettere che…
Ma
non fece in tempo a concludere la frase che l’alieno in questione si staccò dal
braccio del compagno. Pie digrignò i denti. – Traditore…- Quiche rispose
all’occhiataccia e afferrò i suoi tridenti, armi fedeli.
E
in un battito di ciglia si avventarono l’uno sull’altro.
I'm so tired of being here…
suppressed by all of my childish fears
-
Eri un ottimo elemento.
-
Mi spiace…
-
A me dispiace di più che tu sia stato così stupido, davvero.
-
Che ci vuoi fare…
Fece per andarsene, ma una
voce impercettibile lo fermò.
And if you have to leave
I wish that you would just leave,
because your presence still lingers here
and it won't leave me alone
- Non mi dai il colpo di grazia?
Pie
si voltò. Era disteso in una pozza di sangue. Faceva pena, col suo corpo
lacerato da mille ustioni mentre cercava di respingere i suoi fulmini per
proteggere “la sua gattina”, con quella sua aria beffarda che gli sarebbe
rimasta scolpita sul volto fino alla fine dell’eternità, con quel tridente
troppo lontano perché contrattaccasse, invece di soccombere… per amore.
Abbozzò
un ghigno. – Per la tua stupida convinzione che è meglio morire combattendo?
Quiche
esalò uno strano respiro, simile a rantolio. – Esatto…-
Pie
tornò sui suoi passi. – Sei pur sempre un mio compagno di squadra.
-
Vorresti lasciarmi marcire per chissà quanto?
“Strawberry,
perdonami”
L’alieno
impugnò il tridente della sconfitta.
-
Solo perché me lo hai chiesto come ultima volontà.
These wounds won't seem to heal
This pain is just too real,
“Io
ti a..”
There's just too much that time cannot erase...
Sul
lettino metallico del seminterrato del Caffè MewMew, Strawberry si svegliò di
colpo, tutta sudata ed ansimante. Era seduta a metà, con le gambe che le
facevano maledettamente male e le braccia che non erano da meno. La vista si
era appannata, continuava a rivivere gli ultimi momenti che ricordava dello
scontro contro Pie e Quiche.
“Quiche…”
Al
sol pensare il suo nome le venivano degli strani brividi, simili a brutte
sensazioni. Più ci pensava su e meno le dolevano gli arti del corpo. A
fargliene render conto furono i passi di Kyle e la sua voce pacata.
-
Oh!- esclamò entrando nella stanza – Hai avuto un incubo?
In
quel momento tutti le ferite parvero risvegliarsi completamente e tutte
assieme, costringendo la ragazza a sdraiarsi gemendo fra mille piaghe.
-
Eh, sì, è meglio che tu te ne stia bella ferma immobile…- si avvicinò a
constatare lo stato igienico delle bende – Almeno fino a quando non comincerà a
rimarginarsi qualcosa.
Due
giorni dopo, Strawberry fu di nuovo in grado di muoversi liberamente, anche se
una fitta alla gamba sfortunata rimaneva sempre presente quasi ad ogni suo
movimento. Le ricordava Quiche, e quelle sue strane parole. Perché l’aveva
avvertita del pericolo?
Non
aveva ancora scoperto il motivo di quell’avvertimento, convinta com’era
all’idea che fosse un suo nemico. I suoi pensieri si riempirono di immagini del
volto dell’alieno, dei suoi occhi ambrati, penetranti… In effetti, aveva sempre
tentato di portarla con se, aveva sempre tentato di baciarla, di renderla sua.
Lei però non gli aveva mai dato retta, lo aveva sempre rifiutato, talvolta
anche malamente, con insulti.
Faceva
questi pensieri mentre trotterellava sulla strada di casa, di ritorno dal cafè,
mentre i primi pali della luce illuminavano i lati dei marciapiedi.
Trovò
una panchina libera e vi ci sedette per riposare la gamba. Il tratto di strada
non era lungo, ma la ferita doleva ad ogni passo –anche se a Kyle aveva detto
il contrario per convincerlo a lasciarla andare- e poi le stava venendo il mal
di testa a suon di crearsi dubbi su Quiche.
Il
legno era freddo e, al contatto, ebbe un brivido lungo la schiena. Ancora
Quiche…
Possibile
che non riuscisse a levarselo dalla testa, che stava succedendo? Perché,
improvvisamente, era diventata un’ossessione? Che si fosse…
Strawberry
scosse la testa energicamente per estirpare quell’ambiguo pensiero. No, no che
non si era innamorata di lui, l’aveva solamente avvertita di un attacco del
chimero!
Alzò
lo sguardo al cielo, ormai scurito del tutto. I suoi ciuffi rossi che
incorniciavano il bel visino dondolarono al volere del vento, che si levava in
un freddo refolo d’autunno.
Profondo
Blu era ormai lontano, lei aveva il suo Mark e nessun problema era in vista.
Fino a qualche giorno prima, quando Pie e Quiche fecero la loro ricomparsa nel
centro di Tokyo con altri chimeri. Nemmeno in quel caso diedero spiegazioni
delle loro azioni.
Misteri,
segreti…
Il
suo ricordo tornò a sorvolare le battute centrali dello scontro contro il capo
alieno all’interno della sua fortezza volante. Il bel Cavaliere Blu compariva
ad intermittenza e..
…
..e
Quiche anche in quel caso l’aveva protetta. Lì, di fronte a lei, contro il suo
generale, contro la sua gente, contro.. sé stesso… l’aveva protetta. E
aveva fatto una brutta fine, scampata poi grazie all’acqua mew e ai suoi
effetti benefici.
Strawberry
si portò le mani fra i capelli e chinò la testa.
When you cried I'd wipe away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
Perché,
continuava a chiedersi, perché aveva fatto così!
Perché…
Il
ricordo di lui, morente fra le sue braccia, con quell’ultima cosa da dirle,
quella cosa… non gliela disse mai, ma nel momento in cui la lasciò sola con
Profondo Blu era sicura di aver capito. Temeva di aver capito.
And I've held your hand through all of these years,
Senza saperlo…
but you still have..
“Ti
amo, gattina”
…all of me…
Le
foglie secche volteggiarono frenetiche in un turbine davanti alla ragazza.
“Ti
amo, gattina”
Si
alzò di scatto dalla panchina, guardandosi furtivamente incontro. Chi aveva parlato?
Non era possibile quel che
aveva sentito. Solo lui la chiamava gattina, vuoi vedere che.. ciò che
le doveva dire.. era…
“Strawberry…”
-
Ancora questa voce… se non fossi presa dal panico, giuro che la riconoscerei!-
disse, allontanandosi da quella panchina buia come per fuggire chi la stava
chiamando. Era una voce roca, quasi sibilata.
Il
vento soffiò forte e la ragazza perse uno dei suoi nastrini per i codini. Si
chinò a raccoglierlo fra i rami di un cespuglio decorativo ma, quando si
rialzò, cadde all’indietro per la paura.
-
No…- disse in un sussurro, mentre l’aria usciva totalmente dai suoi polmoni –
No, no… no!
Si
alzò di scatto e corse, senza avere il coraggio di guardarsi alle spalle. Non
riuscì a trattenere un grido, era troppo spaventata.
La
sua corsa frenetica trovò fine con un inciampo dovuto ad una pietra sconnessa
del parco. Non riuscì a sollevarsi e a scappare ancora, era caduta su quella
gamba. Mentre gemeva per il dolore lancinante che si era procurata, si voltò su
se stessa e si ritrovò di fronte ciò che stava fuggendo.
E
in un soffio lo riconobbe.
[…]
Your face it haunts
- Quiche…-
.. my once pleasant dreams
Your voice it chased away all the sanity in me
L’alieno le era di fronte. Non era identico a quell’ultima volta, era
molto più ferito. Soprattutto all’addome.
Strawberry si lasciò scappare un gemito al vedere attraverso la sua
ferita maggiore, si portò una mano alla bocca e cominciò a chiedersi cosa si
fosse fatto, cosa lo avesse portato lì da lei. L’alieno parve leggerle nel
pensiero.
-Mi spiace tu ti sia fatta male.. non posso proprio perdonarmelo. Mi
spiace anche che… quello che provavo è sempre rimasto qui – si toccò il petto
in prossimità del cuore – Quante volte ho provato a dirtelo… e adesso…
La ragazza rimase immobile alle sue parole, non sapeva che fare. Presa
dall’incertezza, lo lasciò parlare.
Ma non parlò oltre.
Scomparve come un fantasma… mimetizzandosi nell’ombra della notte.
These wounds won't seem to
heal
This pain is just too real
There's just too much that time cannot erase
Rimase paralizzata nel parco per ore, che parvero istanti. Il tempo
giocò con lei come non aveva mai fatto. Strawberry aveva vissuto l’incontro con
Quiche come se fosse durato ore, ascoltando ogni parola ed assorbendola come
fosse stata di spugna, senza rilasciarla al vento. Non dimenticò mai nemmeno
una singola parola, un suo sospiro.. non dimenticò mai quell’incontro. L’aveva
finalmente resa partecipe di un vita che l’aveva sempre interessata da vicino,
senza essersene mai resa conto.
Quiche l’aveva amata fin dal loro primo incontro che, casualmente, era
avvenuto con un bacio.
Quiche l’amava. Era forse l’unico che l’avesse mai amata con tanta
passione…
When you cried I'd wipe
away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
And I've held your hand through all of these years
but you still have…
…e adesso era morto.
.. all of me…
In quel momento comprese ogni cosa.
Senza controllo, cominciò a piangere, piangendo come mai in vita sua.
Si potrebbe dire che pianse con passione, ma sarebbe un’interpretazione
sbagliata.
Pianse come una donna piange la sua persona più importante.
I've tried so hard to tell
myself..
Pianse perché non era stata capace di comprenderlo.
Pianse perché non poteva perdonarselo, perché non avrebbe mai potuto
perdonarselo.
..that you're gone…
Pianse perché le dispiaceva..
Pianse perché le dispiaceva di averlo perso!
Aveva scoperto i sentimenti che provava per lei solo quando era troppo
tardi, solo quando era già troppo lontano, solo quando si era accorta della sua
stupidità.
Pianse se stessa.
Pianse perché ormai lo aveva perso. E non riusciva a darsi pace, il suo
piccolo animo era più teso di una corda di violino, spezzato fra mille ricordi
ed incomprensioni, turbinava senza tregua, cercava colui che non si poteva più
cercare, impazziva all’idea di aver causato così tanto dolore ad un povero
innamorato!
In quel momento comprese ogni cosa. Ma era troppo tardi.
Con quel poco di lucidità che le era rimasto si alzò a fatica e si mise
di nuovo in cammino, questa volta tornando al cafè. Doveva dirlo a qualcuno, si
sarebbe uccisa dal dolore se avesse continuato a piangersi addosso. Le sue
amiche le avrebbero dato quel conforto di cui aveva bisogno, anche se,
improvvisamente, la vita le parve futile, senza senso.
Lungo la strada, mentre si reggeva a fatica trascinandosi sulle
ringhiere, cominciò a rendersi conto di essere attorniata da cose vuote, prive
del vero valore della vita.
Ogni lampione le riservava fitte dolorosissime al cuore, in ogni ombra
vedeva i suoi occhi color ambra, vedeva la sua esile figura sanguinante sbucare
da ogni angolo, vedeva il suo sguardo frustato e abbandonato mentre la
penetrava al centro esatto del suo animo, ora macchiato di quel qualcosa che
non sapeva come identificare. Forse, era solamente rimorso; forse, era
coscienza sporca.
Ormai lo vedeva dappertutto, ovunque ci fosse un’ombra lui era lì, per
lei. Più si voltava per evitarlo e più se lo ritrovava davanti, in un turbinar
di paure. – Vai via, Quiche…-
balbettava – Vai via da me, perché mi
perseguiti…
Era fra le foglie, dietro la staccionata, nelle finestre delle case;
sotto il lampione, nell’ombra, era laddove non riusciva a vedere, m sentiva che
c’era. Un fruscio proveniente dal cespuglio dietro di lei le fece toccare
l’apice della paura e cadde a terra, spaventata più che mai, senza scoprire mai
che la sua paura di ritrovarsi Quiche ancora una volta di fronte a lei era
dovuta ad un gattino, il quale fuggì rapido scappando dal suo nascondiglio nel
cespuglio. Appoggiandosi al bordo del marciapiede, si rannicchiò tremante
chiudendo gli occhi; singhiozzò ancora molte volte, ma era impossibile che si
calmasse: vedeva Quiche ovunque, era la conseguenza dei suoi rimorsi di coscienza,
il prezzo da pagare per la sua ottusità quando l’alieno era in vita. Il suo fantasma continuava a perseguitarla nell’ombra, senza lasciarle
tregua.
- Perché non mi lasci…
and though you're still
with me…
Il rumore della ruota la riportò lentamente alla realtà. Le si accostò
qualcuno in bici e, per fortuna, non suonò il campanello come avrebbe invece
dovuto fare secondo il codice stradale. Il trillo le sarebbe rimbombato nella
testa tormentandola ancora di più.
- Strawberry… che stai facendo?
La ragazza sentì una mano sulla spalla come una calda carezza. Chiunque
fosse, sicuramente era in pensiero per lei. Ma lei non aveva che una
determinata persona nei suoi pensieri.
- Sei tutta fredda.
“ Sì, ma lasciami sola. Nessuno può capire…”
- Alzati, su! Che ti metto una felpa, mica vuoi morire assiderata, no?
“ Non so dire se è meglio… forse sì…”
Venne scrollata da due forti mani, che la girarono su se stessa
facendola tornare alla luce.
“ In ogni caso, rivedrei Quiche..”
Il lampione stradale l’accecò benché non fosse una gran luce. Vide in
ombra colui che l’aveva trovata e vide un’altra figura maschile. Poi i suoi
occhi cedettero e li strizzò con una smorfia per non continuare ad essere
esposta alla luce.
- Ma.. Strawberry! Che ti è successo?
Riprese totalmente conoscenza. Era la voce di Mark. L’ultima che
avrebbe voluto sentire.
Quella notte, la morte di Quiche l’aveva portata a pensare che forse il
suo sentimento per Mark non era così profondo. Ma, ad ogni comparsa del
fantasma dell’alieno, non poteva che convincersi del contrario: lei era
innamorata di Mark, era Quiche ad essere innamorato di lei.
Quiche…
Ryan e Mark la sollevarono e la misero a sedere su una panchina poco
distante. Strawberry si rese conto di esser scappata ai rimorsi solamente fino
alla parte opposta del grande parco in cui si era fermata a riposare la gamba.
Tutto era cominciato da lì, da quell’attacco del chimero. E Quiche l’aveva
salvata da morte certa.
Scrollò la testa ancora una volta: possibile che non ci fosse un modo
per non pensare solo all’alieno?
I due ragazzi erano venuti in suo soccorso, e addirittura insieme,
nonostante il loro rapporto non sia mai stato idilliaco.Seduti uno da una
parte, uno dall’altra, continuavano a parlarle e a farle domande, e la ragazza
li ascoltava e non li ascoltava. Non sapeva nemmeno lei giustificare le sue
condizioni. In preda al panico, doveva essersi strappata la gonna e sporcata
tutta, doveva aver rotto gran parte delle calze e dei bordi della maglia. Non
poteva spiegar loro cosa aveva provato, cosa aveva scoperto in quella gelida
notte d’autunno.
Non poteva spiegar loro, soprattutto a Mark, di aver compreso i veri
valori dell’amare qualcuno; non poteva dire che la sua vita era cambiata di
punto in bianco, anche perché voleva tenersi il ricordo di Quiche tutto per sé,
in stretta gelosia, dentro al suo animo.
Inoltre era stanca e non aveva assolutamente voglia di parlare con
qualcuno. Prima le ragazze le sarebbero state utili, prima.
Si alzò dalla panchina e fece per andarsene, ma il suo ragazzo la fermò
trattenendola per un braccio.
- Perché non parli, che ti è successo Strawberry!
Ryan tacque.
Strawberry pure.
- Rispondi, non è normale che tu scompaia di sera e poi ti faccia
ritrovare in queste condizioni, piangendo al bordo di un marciapiede!
“ Com’è premuroso.. ha ragione: starà pensando che sono stata
aggredita, o violentata…”
“I've been alone all along…”
Se ne andò, tornando all’interno del parco.
I due la seguirono fin dove li portò con quel suo fare assente e
silenzioso. Raggiunsero un posto non molto consigliabile ad una fanciulla come
lei, soprattutto di notte. Si possono fare brutti incontri.
- Qui?- chiese impaziente Mark, cercando di arrivare il più in fretta
possibile alla conclusione del caso.
Ryan alzò un braccio e lo fermò. Lasciò camminare Strawberry fino al
punto in cui aveva perso il suo nastrino per capelli. Si chinò come ad emulare
la scena vissuta non molto prima, ma il vento non ululò più.
E Quiche non ricomparve.
[ My Immortal /
Evanescence ]
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Questa fic ha
partecipato al 22° concorso di EFP, ovviamente nella categoria di Tokyo Mew
Mew. Non si è classificata, e il commento mi ha fatto capire che non è andata
molto bene, ma l’ho scritta di getto, avrei dovuto pensarci meglio su prima di
inviarla. Per esempio la grafica. L’ho aggiunta in un secondo momento, ma ormai
il 31 ottobre, data di scadenza, era già passato. Spero non cambi nulla, in fondo la fic è totalmente uguale ed è
quello che conta.
Riporto qui il
commento che Erika ha scritto nella pagina dei risultati:
L'amore
di un nemico, non compreso; dopo la morte di quest'ultimo, quasi fino a
diventare una persecuzione.
Una storia che tenta di esplorare un aspetto più cupo e serio dei caratteri e
sentimenti di due personaggi, riuscendoci in parte.
A volte a causa della scelta di spiegare quel che il lettore dovrebbe invece
intuire, a volte a causa di una narrazione un po' troppo
semplice per creare un'atmosfera adatta. La frase finale della storia, che in
poche parole conferisce un senso a parte di ciò che è successo, è invece un
buon esempio di quel che questa storia avrebbe potuto essere nella sua
interezza.
Avrei potuto fare di meglio, lo so.
Ma va bene lo stesso, dai!
Mi sarei preoccupata di più se, al primo concorso cui partecipo, avessi
subito vinto, ci pensate? Eh eh… invece sono contenta, scriverò ancora, non
sono affatto sconfitta!
Mi vedrete ancora, prossimamente… su questi schermi! Ah ah ah!
Alla prossima!
Shark Attack