Le
guardie fecero tintinnare le loro mazze sulle sbarre di
ogni singola cella in cui le sei ragazze si trovavano a dormire. Quello
era il
giorno fatale. Il giorno dell'esecuzione. Morire
o vivere.
Lo avrebbe deciso il giudice Sylvester dopo aver ascoltato
la storia di ognuna di loro.
L'avvocato Jones attendeva che lei sei fossero portate, con
le loro divise nere, corte, in pelle, ornate da calze a rete e guanti
dello
stesso tessuto, dalle loro singole celle a una comune che stava al lato
sinistro del giudice, di fronte la corte d'appello.
Entrarono una ad una: Sugar Motta, Quinn Fabray, Brittany
Pierce, Tina Cohen-Chang, Rachel Berry e Santana Lopez.
Sfilarono a testa alta, sguardo deciso e duro. Combattenti,
ecco cos'erano. Assassine, le
chiamavano.
Il giudice Sue Sylveste iniziò l’udienza e
l’avvocato
Mercedes Jones prese subito parola. Spiegò brevemente che le
sei ragazze
avevano agito per legittima difesa, che avrebbero dimostrato, a modo
loro, che
erano innocenti.
And now the 6 marry
murderesses of the cook county
jail in their
rendition of the cell block tango
Le sei ragazze, da in piedi e con le mani dietro la schiena iniziarono a sedersi una ad una.
Pop
Sugar Motta fu la prima a sedersi. Gambe aperte, gomiti sulle ginocchia e mani alle guancie, masticava qualcosa che probabilmente avrebbe sputato subito dopo.
Six
L’eleganza di Quinn Fabray era inconfondibile in quel costume nero, con le spalline a sbuffo, il cinturino in vita, I pantaloncini inguinali. Le scarpette con il tacco da scolaretta e le calze a rete fitta a completare. Tutto metteva in risalto i suoi capelli oro e gli occhi glaciali. Si sedette composta, accavallando le gambe e tenne le ginocchia salde con le mani intrecciate su di esse.
Squish
Brittany Pierce, bionda come l’altra ragazza non era della stessa stoffa. Seppur sempre vestita di nero, sculettò al suo posto e portò le gambe alla spalliera della sedia, le mani tenevano i piedi della sedia stessa invece, i capelli a ricadere fino al pavimento dalla testa penzoloni.
Uh-uh
Altra ragazza, altro effetto. Corpetto nero con I lacci, gonnellina da ragazzina, anfibi neri, codini. Tina Cohen-Chang serrò le ginocchia al momento di sedersi e piazzò le mani in grembo.
Cicero
Rachel Berry, scarpe da brava bambina con il tacco e i calzettoni, capelli setosi e lisci, occhi grandi da cerbiatta. Non sembrava appartenere a quel mondo mentre con il corpetto senza spalline e la gonnellina ampia si andava a sedere portando i gomiti alla spalliera, accavallando le gambe e sfidando con lo sguardo, che tradiva la spavalderia, il suo pubblico.
Lipshitz
A chiudere fu Santana Lopez, seduta per ultima, un braccio sulla spalliera della sedia, le gambe accavallate e avvolte dalle calze a rete larga.
Le sei erano pronte ad iniziare le loro storie…